Ciao a tutti, mettetevi comodi a leggere che è lunga
come tutte le estati, anche quest'anno mi è venuta voglia di organizzare un bel girettone di quelli un po' impegnativi, con il duplice scopo di passare una giornata divertendoci insieme e di far conoscere anche ad altri qualche scorcio della Val di Scalve. Purtroppo no è conosciuta come altre località ben più blasonate, ma nel suo piccolo nasconde dei posti estremamente affascinanti.
Domenica facendo un lungo giro a piedi, che tra parentesi mi ha scassato le gambe, ho riscoperto la bellezza di una vallata che non percorrevo più da moltissimi anni. E guarda guarda, rivista ora con gli occhi da biker è ancora più attraente. E allora mentre soffrivo per il dolore all'anca e pietosamente zoppicavo verso valle, per distrarmi ho incominciato a esaminarla metro per metro, valutandone la discendiblità in bicicletta e arrivando a definire un paio di itinerari che ora voglio proporvi.
Versione "light":
partenza dal Passo del Vivione (1828m) dove si arriva comodamente con le macchine. Da qui si pedala per circa 1km sostanzialmente in piano su strada sterrata.
Purtroppo (per quel che riguarda la salita) le buone notizie finiscono qui. La nostra destinazione è il Passo del Gatto (2416m) e per raggiungerlo si alternano tratti di sentiero "pedalabili" e tratti decisamente accidentati e/o ripidi, oltre ad alcuni passaggi un pochino esposti. Purtroppo non ho mai provato a fare questo tratto in bici e non vi posso dare indicazioni più precise, ma direi che la pedalabilità sarà deciamente scarsina. In compenso il tragitto offre dei begli scorci di paesaggio montano.
Più o meno a un terzo della salita si può sostare al Laghetto di Valbona (2055m) circondato da un piacevole anfiteatro di monatgne.
Proseguendo per l'ardua ascesa, una volta arrivati al Passo del Gatto inizia il divertimento.
Si scende!
Conviene aver dato una bella revisionata ai freni perchè ci attendono sostanzialmente 1400 metri di dislivello in discesa interrotta solo ogni tanto da qualche tratto pianeggiante o qualche piccola salita. La discesa è idealmente divisa in due parti.
Dal Passo del Gatto ai Laghetti del Veneroccolo (2250m) è una lunga discesa, su sentiero prevalentemente ghiaioso/terriccio, che si sviluppa a mezza costa attraversando diversi ghiaioni.
Al Veneroccolo è d'obbligo una pausa più o meno lunga, meglio più, e i più arditi possono anche farsi un bel bagnetto, ma l'acqua è fredda... molto fredda, siamo pur sempre a 2250m !
Tirato il fiato e riempite le panze nuovamente (mica c'è qualcuno che ci rincorre!) si riparte per l'ultimo tratto di discesa. Un lungo sentierone militare che si snoda tranquillo e sinuoso per una decina abbondante di chilometri lungo la valle del Veneroccolino (anche nota come valle
del Rame) sotto lo sguardo benevolo del Pizzo Camino che si staglia contro l'orizzonte in fondo alla Vallata.
Arrivati al Vò, nel comune di Schilpario, la nostra destinazione, un gruppetto di volenterosi andrà a recuperare le puzzolenti macchine abbandonate al passo del vivione, usando un'altra puzzolente, ma gradita, macchina lasciata appositamente in zona. Gli altri si potranno sollazzare nell'attesa in riva al torrente oppure sotto un ombrellone a scolare birre...
Versione "hard":
uguale identica alla precedente ma partendo direttamente da Schilpario e sciroppandosi la salita al Passo del vivione in bici. Sono 12km di salita discretamente impegnativa tutti su asfalto, tuttavia inseriti in un'ambiente particolarmente piacevole, circondati da pinete e dalle bianche montagne del gruppo del cimon della Bagozza/Camino.
Passiamo ora alle note tecniche/fisiche
la salita, dal passo del Vivione in poi, è fisicamente impegnativa e in ambiente prettamente montano. Ciò significa che fino al Passo del gatto ci sarà sicuramente da sudare, faticare, maledire la bicicletta che pesa e che intralcia. In un ambiente del genere e meglio essere sempre preparati, e nello zainetto è bene avere tutto ciò che può servire in un normale giro a piedi. Le scarpe da tennis possono andare bene ma un paio di scarpe da trekking sono sicuramente meglio. Ci sarà qualche torrentello da attraversare, quindi non si può escludere di pucciarci dentro i piedi per errore. Impermeabile e maglione nel caso faccia freddo, qualche cerotto che non si sa mai, e anche una bustina di aulin/nimesulide.
per quel che riguarda la discesa: il fondo è cositituito principalmente da sassi di medie dimensioni con presenza in diversi tratti di sassi smossi generalmente abbastanza piccoli, e diversi tratti su terreno liscio. Praticamente nulla la presenza di passaggi particolarmente tecnici. Pendenze praticamente ovunque modeste e/o moderate. Saper condurre la bicicletta su un terreno un po' accidentato è comunque indispensabile vista la lunghezza della discesa. Data la natura rocciosa del terreno è bene avere con se kit riparazione e/o camere d'aria di scorta.
L'unica parte veramente non agibile della discesa sono le ultime centinaia di metri di strada, devastate da una valanga e dall'acqua che ha eroso la mulattiera finale o l'ha coperta di sedimenti.
Raccomandata una bici full, più che altro per comodità dati i sassi lungo il percorso. Io farò il giro con la Reign.
Lungo il giro la disponibilità di acqua è discreta, ma conviene comunque portarsene una buona scorta. Due borracce o meglio ancora il camelback.
come tutte le estati, anche quest'anno mi è venuta voglia di organizzare un bel girettone di quelli un po' impegnativi, con il duplice scopo di passare una giornata divertendoci insieme e di far conoscere anche ad altri qualche scorcio della Val di Scalve. Purtroppo no è conosciuta come altre località ben più blasonate, ma nel suo piccolo nasconde dei posti estremamente affascinanti.
Domenica facendo un lungo giro a piedi, che tra parentesi mi ha scassato le gambe, ho riscoperto la bellezza di una vallata che non percorrevo più da moltissimi anni. E guarda guarda, rivista ora con gli occhi da biker è ancora più attraente. E allora mentre soffrivo per il dolore all'anca e pietosamente zoppicavo verso valle, per distrarmi ho incominciato a esaminarla metro per metro, valutandone la discendiblità in bicicletta e arrivando a definire un paio di itinerari che ora voglio proporvi.
Versione "light":
partenza dal Passo del Vivione (1828m) dove si arriva comodamente con le macchine. Da qui si pedala per circa 1km sostanzialmente in piano su strada sterrata.
Purtroppo (per quel che riguarda la salita) le buone notizie finiscono qui. La nostra destinazione è il Passo del Gatto (2416m) e per raggiungerlo si alternano tratti di sentiero "pedalabili" e tratti decisamente accidentati e/o ripidi, oltre ad alcuni passaggi un pochino esposti. Purtroppo non ho mai provato a fare questo tratto in bici e non vi posso dare indicazioni più precise, ma direi che la pedalabilità sarà deciamente scarsina. In compenso il tragitto offre dei begli scorci di paesaggio montano.
Più o meno a un terzo della salita si può sostare al Laghetto di Valbona (2055m) circondato da un piacevole anfiteatro di monatgne.
Proseguendo per l'ardua ascesa, una volta arrivati al Passo del Gatto inizia il divertimento.
Si scende!
Conviene aver dato una bella revisionata ai freni perchè ci attendono sostanzialmente 1400 metri di dislivello in discesa interrotta solo ogni tanto da qualche tratto pianeggiante o qualche piccola salita. La discesa è idealmente divisa in due parti.
Dal Passo del Gatto ai Laghetti del Veneroccolo (2250m) è una lunga discesa, su sentiero prevalentemente ghiaioso/terriccio, che si sviluppa a mezza costa attraversando diversi ghiaioni.
Al Veneroccolo è d'obbligo una pausa più o meno lunga, meglio più, e i più arditi possono anche farsi un bel bagnetto, ma l'acqua è fredda... molto fredda, siamo pur sempre a 2250m !
Tirato il fiato e riempite le panze nuovamente (mica c'è qualcuno che ci rincorre!) si riparte per l'ultimo tratto di discesa. Un lungo sentierone militare che si snoda tranquillo e sinuoso per una decina abbondante di chilometri lungo la valle del Veneroccolino (anche nota come valle
del Rame) sotto lo sguardo benevolo del Pizzo Camino che si staglia contro l'orizzonte in fondo alla Vallata.
Arrivati al Vò, nel comune di Schilpario, la nostra destinazione, un gruppetto di volenterosi andrà a recuperare le puzzolenti macchine abbandonate al passo del vivione, usando un'altra puzzolente, ma gradita, macchina lasciata appositamente in zona. Gli altri si potranno sollazzare nell'attesa in riva al torrente oppure sotto un ombrellone a scolare birre...
Versione "hard":
uguale identica alla precedente ma partendo direttamente da Schilpario e sciroppandosi la salita al Passo del vivione in bici. Sono 12km di salita discretamente impegnativa tutti su asfalto, tuttavia inseriti in un'ambiente particolarmente piacevole, circondati da pinete e dalle bianche montagne del gruppo del cimon della Bagozza/Camino.
Passiamo ora alle note tecniche/fisiche
la salita, dal passo del Vivione in poi, è fisicamente impegnativa e in ambiente prettamente montano. Ciò significa che fino al Passo del gatto ci sarà sicuramente da sudare, faticare, maledire la bicicletta che pesa e che intralcia. In un ambiente del genere e meglio essere sempre preparati, e nello zainetto è bene avere tutto ciò che può servire in un normale giro a piedi. Le scarpe da tennis possono andare bene ma un paio di scarpe da trekking sono sicuramente meglio. Ci sarà qualche torrentello da attraversare, quindi non si può escludere di pucciarci dentro i piedi per errore. Impermeabile e maglione nel caso faccia freddo, qualche cerotto che non si sa mai, e anche una bustina di aulin/nimesulide.
per quel che riguarda la discesa: il fondo è cositituito principalmente da sassi di medie dimensioni con presenza in diversi tratti di sassi smossi generalmente abbastanza piccoli, e diversi tratti su terreno liscio. Praticamente nulla la presenza di passaggi particolarmente tecnici. Pendenze praticamente ovunque modeste e/o moderate. Saper condurre la bicicletta su un terreno un po' accidentato è comunque indispensabile vista la lunghezza della discesa. Data la natura rocciosa del terreno è bene avere con se kit riparazione e/o camere d'aria di scorta.
L'unica parte veramente non agibile della discesa sono le ultime centinaia di metri di strada, devastate da una valanga e dall'acqua che ha eroso la mulattiera finale o l'ha coperta di sedimenti.
Raccomandata una bici full, più che altro per comodità dati i sassi lungo il percorso. Io farò il giro con la Reign.
Lungo il giro la disponibilità di acqua è discreta, ma conviene comunque portarsene una buona scorta. Due borracce o meglio ancora il camelback.