Più che parlare di dicotomie o di evoluzioni della specie, cercherei di non confondere i team italiani con i team di Coppa. Infatti quelli che noi in Italia chiamiamo team, in realtà sono associazioni sportive e non vanno confuse con i team così come li intende l'UCI. In Francia come in altre nazioni i nostri team vengono classificati come club e in alcune federazioni (Australia ad esempio) vengono riportati sulla tessera sia il club che l'eventuale team a cui si è iscritti (team UCI).
Nel mio intervento - che a quanto pare non è stato ben compreso - parlavo di team (intesi come team UCI) e non delle società sportive che a livello internazionale è come se non esistessero. Infatti i privateer - ovvero gli atleti non facenti parte di alcun team - si iscrivono in Coppa tramite le proprie federazioni nazionali, e di fianco al loro nome non compare nessun team. Un esempio? Quest'anno GT non si è iscritta all'UCI e se date un'occhiata alle classifiche di Pietermaritzburg sia Mick Hannah che Marc Beaumont non hanno alcun team specificato. Le società che in Italia hanno atleti che corrono in Coppa (troppo poche purtroppo) ma che non sono trade team UCI possono confermarlo: mandano la richiesta di iscrizione alla struttura tecnica della FCI che una volta fatte tutte le verifiche del caso (in primis i 20 punti UCI necessari) provvederà ad iscrivere l'atleta alla prova di Coppa.
Ora, visto che non esistono sport (se non in casi isolati) dove nel circuito mondiale vi sono atleti iscritti come nazionale, ed altri come team commerciali, se le federazioni cominciano a sostituirsi ai team, intesi come team uci, portando a proprie spese gli atleti in Coppa del Mondo, alla lunga si creerebbe una situazione simile a quella di altri sport, dove gli atleti corrono in coppa come nazionale, come ad esempio succede nello sci. Con la differenza però che lo sci è sport olimpico, per cui è supportato dai comitati olimpici nazionali in maniera differente rispetto a sport che olimpici non sono, e la downhill purtroppo è fra questi. Inoltre in Italia nel 99% per cento dei casi gli atleti di sport olimpici fanno parte di corpi militari, per cui hanno uno stipendio, mentre nella downhill questo non avviene.
Quindi un atleta che vuole correre a certi livelli ha due alternative (se escludiamo la fortuna di una famiglia agiata alle spalle...): o si cerca un team sottostando ai diritti/doveri contrattuali sottoscritti con il team (il contratto scritto è un prerequisito per iscrivere un atleta in un team), oppure si rimbocca le maniche e mette insieme un gruppo di sponsor che gli consentano di fare la Coppa da privateer. Se poi l'atleta è di livello, sia in un caso che nell'altro riesce magari a guadagnarci qualcosa.
Ad oggi non esiste nessuna federazione che porti a spese proprie un atleta in Coppa, se non junior e nelle tappe vicine. Questo è assolutamente condivisibile in quanto significa investire sul futuro di questo sport, così com'è altrettanto condivisibile che la federazione investa in prima persona in stage per far crescere esordienti ed allievi (il C.T. Silva sta già facendo qualcosa in questo senso). Portare un elite a correre in Coppa a spese della federazione leva risorse alla crescita dei giovani, visti i budget limitati di cui si dispone (la coperta è sempre più corta, ovunque la si tiri...).
Un atleta forte che sa gestirsi come si deve un team che gli copra tutte le spese lo trova, qualunque sia la nazione. Ce la fa da anni l'amico Filip Polc nonostante arrivi da un paese piccolo e poco interessante in termini di mercato come la Slovacchia. A pari risultati, vi garantisco che ha molto più appeal un atleta italiano, che proviene da un paese con 60 milioni di abitanti e un buon numero di aziende che sponsorizzano team di primissimo livello (oltre a
Marzocchi e
Formula pensate a tutti i produttori di selle...).
Ciao
Romano "Rommel"