Ode al Palazzetti
Sempre caro mi fu lo Sfoacandalla,
ma il Palazzetti, che con i suoi scalonchi
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma scendendo e ponzando, interminate
buche di fronte al Secco, e sovrumani
balzoni, e profondissima quiete
io nel sentier mi sfango, ove per poco
il Gepy si sfracella. E come il Leo
amo sfoar tra queste balze, io quello
infinito silenzio a questa traccia
vo comparando: e mi sovvien leterno,
ed il crepuscolo, e lAlbertone, e il suon di lui.
Così tra questo immenso godere
s'annega il caro Bornoc:
ed il ponzare m'è dolce in questo mare.
T. Pollo