Stamattina, come ogni mattina di un giorno feriale cavalcavo stressato la mia due ruote.
Ero stressato perché la mia due ruote in questo caso è a motore e ci vado a lavoro.
In più mi dirigo puntualmente e risolutamente in uno dei luoghi a più alta densità di traffico del mondo subito dopo il mercato rionale di Calcutta: il centro di Roma.
Avrete capito dunque il livello qualitativo del mio spostamento.
Ebbene, stamane dicevo, ho visto un ciclista da strada in mezzo a quell'inferno.
Non era, badate bene, un eroe che si recava a lavoro in bici, qui a Roma qualcuno lo fa, ma spesso si trasforma in breve tempo in una lapide sul ciglio della Tiburtina.
E non era neanche un pazzo che si stava allenando.
Era proprio uno che si andava a fare un giro.
Così ho riflettuto: a me dovrebbero dare non meno di 500 euro per mettermi al posto suo.
Allora la riflessione è esondata e mi sono chiesto se mi piace veramente pedalare.
Se mi piacesse veramente vorrei pedalare il più possibile, quindi anche sull'asfalto in mezzo al delirio.
Invece no, a me piace:
- andare nel nulla
- scoprire nuovi posti
- girare per parchi con gli amici
- fare qualche saltino sopra una radice
- guardare il panorama
- ecc...
Potrei andare avanti mezz'ora, ma non citerò mai il piacere di pedalare fine a sé stesso.
Io l'asfalto lo faccio, i migliori giri paradossalmente ne contengono a volte anche parecchio, ma lo percorro per uno qualunque dei motivi che ho citato sopra, non perché mi piace.
E allora, proseguendo con il metodo deduttivo, devo desumere che la bici mia è un mezzo, la bici di quel ciclista che ho visto oggi è il fine.
Se per lui era piacevole quello che per me era un inferno, significa che stava traendo piacere da quel che stava facendo, e per nessun altro motivo, perché non c'era nessun altro motivo che potesse provocare piacere.
Ora però devo smussare gli angoli, perché non tutto è bianco e nero.
Quel ciclista in effetti usciva da Roma, e magari, chissà, a 70 chilometri dalla capitale poteva anche trovare un fantastico nastro di asfalto sufficientemente libero, arioso e panoramico dove godere.
E al contrario anche a un biker, magari agonista, può risultare piacevole pedalare come un treno su strada a 30 all'ora e fare fondo, soddisfatto della resa del suo motore.
Ok, gli angoli li ho smussati, però il finale lo devo fare comunque abbastanza drastico.
A me piace fare escursionismo.
Uso la bici perché in due ore raggiungo posti che a piedi non potrei raggiungere.
Uso la bici perché raggiungo posti che con altri mezzi di trasporto non potrei raggiungere.
Uso la bici perché mi diverto di più a fare quel sentiero che potrei fare a piedi.
Ma non è che mi piaccia poi così tanto andare in bici.
Mi piace tutto quello che mi regala l'andarci.
Ciao
Claudio
Ero stressato perché la mia due ruote in questo caso è a motore e ci vado a lavoro.
In più mi dirigo puntualmente e risolutamente in uno dei luoghi a più alta densità di traffico del mondo subito dopo il mercato rionale di Calcutta: il centro di Roma.
Avrete capito dunque il livello qualitativo del mio spostamento.
Ebbene, stamane dicevo, ho visto un ciclista da strada in mezzo a quell'inferno.
Non era, badate bene, un eroe che si recava a lavoro in bici, qui a Roma qualcuno lo fa, ma spesso si trasforma in breve tempo in una lapide sul ciglio della Tiburtina.
E non era neanche un pazzo che si stava allenando.
Era proprio uno che si andava a fare un giro.
Così ho riflettuto: a me dovrebbero dare non meno di 500 euro per mettermi al posto suo.
Allora la riflessione è esondata e mi sono chiesto se mi piace veramente pedalare.
Se mi piacesse veramente vorrei pedalare il più possibile, quindi anche sull'asfalto in mezzo al delirio.
Invece no, a me piace:
- andare nel nulla
- scoprire nuovi posti
- girare per parchi con gli amici
- fare qualche saltino sopra una radice
- guardare il panorama
- ecc...
Potrei andare avanti mezz'ora, ma non citerò mai il piacere di pedalare fine a sé stesso.
Io l'asfalto lo faccio, i migliori giri paradossalmente ne contengono a volte anche parecchio, ma lo percorro per uno qualunque dei motivi che ho citato sopra, non perché mi piace.
E allora, proseguendo con il metodo deduttivo, devo desumere che la bici mia è un mezzo, la bici di quel ciclista che ho visto oggi è il fine.
Se per lui era piacevole quello che per me era un inferno, significa che stava traendo piacere da quel che stava facendo, e per nessun altro motivo, perché non c'era nessun altro motivo che potesse provocare piacere.
Ora però devo smussare gli angoli, perché non tutto è bianco e nero.
Quel ciclista in effetti usciva da Roma, e magari, chissà, a 70 chilometri dalla capitale poteva anche trovare un fantastico nastro di asfalto sufficientemente libero, arioso e panoramico dove godere.
E al contrario anche a un biker, magari agonista, può risultare piacevole pedalare come un treno su strada a 30 all'ora e fare fondo, soddisfatto della resa del suo motore.
Ok, gli angoli li ho smussati, però il finale lo devo fare comunque abbastanza drastico.
A me piace fare escursionismo.
Uso la bici perché in due ore raggiungo posti che a piedi non potrei raggiungere.
Uso la bici perché raggiungo posti che con altri mezzi di trasporto non potrei raggiungere.
Uso la bici perché mi diverto di più a fare quel sentiero che potrei fare a piedi.
Ma non è che mi piaccia poi così tanto andare in bici.
Mi piace tutto quello che mi regala l'andarci.
Ciao
Claudio