La cosa che mi ha sempre più colpito girando per montagne in Sicilia è la totale e cronica ignoranza dei siciliani riguardante la conoscenza del proprio territorio. Sarà strano ma su Etna, Peloritani, Nebrodi, Madonie, Monti della conca doro, Sicani etc
, si incontrano più turisti stranieri che siciliani. I poveretti sono quasi sempre alle prese con sentieri non segnati, privi di manutenzione e, quando gli dice bene, una cartina a 50.000 del 1973 se non addirittura una 25.000 del 1946. Ci sono delle igm della zona delle Madonie che addirittura non riportano neanche lautostrada. Per non parlare delle nuove splendide ctr (carte tecniche regionali) a 10.000 ricavate d ortofoto senza rilevamento sul territorio, il che significa addio sentieri piccoli o sottobosco. I pochi siciliani che frequentano la montagna, a parte i pochi e oserei dire anche eroici appassionati, sono quelli che lo fanno per motivi di lavoro. Così troviamo le guide etnee che accompagnano i turisti stranieri, i pastori dei Peloritani che per evitare le transumanze hanno ricavato ovunque strade carreggiabili al posto dei vecchi sentieri. Un dissesto spaventoso ed una perdita inestimabile di patrimonio sentieristico montano (considerate solo la stradella che ha distrutto monte Scuderi arrampicandosi quasi fino alla cima). Sui Nebrodi troviamo sempre i pastori, o possiamo andar a far visita a quei poveretti di Villa Miraglia che da soli dovrebbero tener testa alla richiesta turistica (anche qui per lo più di origine straniera) essendo praticamente lunica struttura ricettiva della zona. Per non parlare delle Madonie. Proprio laltro giorno sono stato a piano Battaglia con due amici tedeschi, loro erano assolutamente estasiati dallambiente, non avrebbero mai immaginato che la Sicilia fosse piena di montagne, in più con questo clima a dicembre. Erano entrambi decisamente convinti che non aver portato la bici da casa fosse stata proprio una cattiva idea. Eppure arrivati lì incontriamo i gestori degli impianti intenti a costruire un nuovo nastro trasportatore per la nuova pista baby e che, con ancora più soddisfazione, ci annunciavano la possibilità della sostituzione dello skilift con una seggiovia per la prossima stagione. Tutto questo entusiasmo si è ovviamente spento immediatamente, è bastato solo ascoltare due piccole risposte a due nostre ancor più piccole domande: «
dove potremmo andare a prendere un caffè?» « come? No, no, qui è tutto chiuso perché siamo ancora fuori stagione». « Ma avete mai pensato di costruire un bike-park?» «Cchi è ca dicisti?!» (qui riconosco lassurdità, per non dire linsolenza, della mia domanda, ammetto di aver peccato di ingenuità). Ora, come è noto a tutti i primi bike park europei sono stati costruiti nella zona cosiddetta delle Deutches Mittelgebirge, ossia le montagne del centro o centro sud della Germania che, essendo zone prealpine, con la sola neve restavano aperte meno tempo delle fortunate stazioni alpine. Tutti riusciranno facilmente a capire che vantaggio può dare un bike park ad un comprensorio sciistico, soprattutto in quei comprensori dove la neve è poca e dura ancora meno. Ma da noi no, noi siamo molto originali in questo. A piano Battaglia si lavora a Natale (badate bene che per lavorare agli impianti occorre la totale mancanza di neve) per costruire un nastro trasportatore che aiuterà nelle risalite gli appassionati di neve che affolleranno il territorio per addirittura 1 mese lanno (forse anche un mese e mezzo se vi piace sciare sulla granita). A ruota seguono alberghi, caffè e rifugi, ovviamente chiusi perché fuori stagione. Così il povero tedesco che vorrebbe venire a svernare in Sicilia con la bici, anche solo per trovare 15 gradi a dicembre, deve rassegnarsi a trovare tutto chiuso. Niente bike park, niente sentieri segnati per tour indimenticabili con discese fino al mare, nessun posto dove dormire, nessun posto dove mangiare o prendere il tanto amato cappuccino italiano. Ma come, come è possibile che i tedeschi si meraviglino di ciò, ancora non hanno capito che le Madonie sono un comprensorio sciistico? Senza voler passare agli splendidi monti della Conca doro o ai Sicani, praticamente abbandonati.
Tornando ai nostri sentieri, perché non esiste la manutenzione? Perché sono tutti sprovvisti di segnaletica. La risposta sembra ovvia: perché le istituzioni (ente parco e forestale) non fanno il loro lavoro. Come tutte le risposte troppo semplici però non funziona. La scorsa estate il cai di Palermo ha partecipato alla realizzazione di un progetto che prevedeva la sistemazione di alcuni sentieri nel parco delle Madonie. In collaborazione con la forestale sono stati sistemati e segnalati quasi 100km di sentieri (di più non si poteva fare). Il lavoro ha trovato sbocco nella recente realizzazione di una nuova cartina del parco. In questa circostanza è naturalmente venuto fuori lannoso problema: « perché non ci sono sentieri segnati sulle Madonie? Perché la forestale non fa il suo lavoro di manutenzione?»; risposta della forestale « noi faciamo manutenzione solo fino a quando non incontriamo un recinto. Poi ci fermiamo perché u zù Totò e u zù Calogero non vogliono gente sui loro terreni, anche se i terreni sono vincolati e dovrebbero dare per legge servitù di passaggio». Larcano è scoperto, allora non è solo la forestale. Verità amara ma chiarissima, sono gli stessi autoctoni, pastori e contadini che non vogliono gente nel teritorio, non vogliono gente a casa loro. Ed ogni buon siciliano, purtroppo, sa bene cosa significa pastore quando si possiede un terreno vincolato sulle Madonie o sui Nebrodi. Ma siete mai stati sui Peloritani? La stessa cresta di monte Poverello è recintata, la parte sud a zù Totò e la parte nord a zù Calogero. Sui Peloritani cè anche una strada che parte dal passo dellacqua menta e arriva a Fiumedinìsi (una delle tre esistenti). Bene, la strada è privata e sbarrata da un cancello chiuso con lucchetto. Solo alcuni pastori e cacciatori amici (questo per ammissione della gente della zona) hanno le chiavi per passare.
Tutto questo per dire cosa? Una sola cosa per me fondamentale: i primi colpevoli della mancata valorizzazione del nostro territorio montano siamo tutti noi, con la nostra mentalità, le nostre abitudini ed i nostri limiti. Noi per primi sconosciamo il nostro territorio. Da quando sono venuto a Palermo ho chiesto info ai biker della zona, quasi tutti mi hanno detto che Monte Pellegrino aveva solo le due strade asfaltate (lato Mondello, lato Palermo) e al massimo un giro nella stradella della pinetina arrivati sopra al santuario, ma niente single track e niente freeride. Non ho fatto granchè, ho solo guardato le cartine, parlato con la gente del posto e preso la bici, risultato? Dal pizzo della Rufuliata scende giù un single track splendido di poco più di due km, roba da lago di Garda. Stessa cosa dal pizzo del Volo dellaquila. Avevo sperato anche nel sentiero della valle del Porco ma è troppo tecnico (praticamente un burrone tipo la scaletta dellAddaura alla Perciata). E a quanto mi dicono esiste almeno ancora un altro single track come questi, una sequenza spettacolare di tornanti, e tutto ad un passo dalla città. Anche a Pizzo Manolfo avevano detto che non cera nulla, ora invece cè una discesa di 7 km, molto tecnica e potenzialmente ce ne sono almeno altre 3. Noi siamo i primi a disconoscere le potenzialità del nostro territorio. E noi pensiamo ancora che per fare del buon freeride bisogna andare il fine settimana a Catania. Io sono catanese e amo la mia città ma volete che sia sincero? LEtna, levando lesperienza del vulcano che è certamente suggestiva un paio di volte nella vita, è forse uno dei posti meno adatti alla mtb ed al freeride di tutta la Sicilia. E ve lo dice uno che ci ha girato parecchio e che ancora spende sudore, fatica e denaro nella realizzazione di percorsi decenti in quella zona. Volete alcuni motivi dellinadeguatezza dellEtna? Eccoli:
Voglio forse persuadere qualcuno a non andare sullEtna? Me ne guarderei bene visto che è un posto che adoro e ci sono nato, ma cerco però di essere obiettivo. Visto che siamo noi i primi che disconoscono il proprio territorio, e adesso parlo di noi bikers, allora dobbiamo fare di tutto per valorizzare il nostro territorio, cominciando con il conoscerlo bene. Quello che fa un comprensorio adatto alla mtb è innanzitutto il dislivello, quanto dislivello utilizzabile pensate abbiano alla megavalanche? Bene, meno di quello che cè da pizzo Carbonara fino al mare. Noi abbiamo il mare che rende le nostre montagne, non altissime in senso assoluto, dei giganti per quanto riguarda la mtb. Recentemente ho saputo che a monte S.Calogero esiste un sentiero splendido, 1200 mt di dislivello solo di singletrack. Cifre da Alpi praticamente. Vogliamo parlare dei single track che scendono dalla Moarda verso Altofonte, o quelli della Costa del Carpineto o ancora quelli della Pizzuta e della Kumeta? E chissà quanti altri visto che la Conca dOro è un paradiso di montagne attaccate al mare. E i Peloritani, e i Nebrodi, e le Madonie? Tutti questi comprensori hanno un lato che dà verso il mare, aumentando così il dislivello utile in modo esorbitante. Senza pensare allo splendido comprensorio di Chiaramonte Gulfi sugli Iblei (vera palestra di freeride e single track). Queste in più sono montagne e non vulcani, hanno le pietre giuste, la terra giusta, i boschi giusti e sono piene di singletrack che aspettano solo di essere scoperti. Per il freeride poi è un terreno molto più tecnico che non quello etneo, parliamo veramente di serpentine stile lago di Garda o Vertriding. Questo è quello che noi appassionati dobbiamo valorizzare attraverso la nostra passione. Senza dare la colpa agli altri ma rimboccandoci le maniche e andare in mtb. Noi soltanto siamo i responsabili del futuro di questo sport nella nostra isola e dobbiamo essere consapevoli di questa responsabilità. Senza chiuderci in luoghi comuni del tipo il freeride in Sicilia si fa solo in quel posto o in Siclia si droppa solo in questaltro posto. Tutto quello che si può fare in Sicilia dipende solo da quello che faremo noi. Ma vi immaginate un Vertriders che si mette la bici in spalla e conquista la vetta di Rocca Busambra o il Monte S. Calogero? Terreni tecnici da morire e dislivelli alpini. In più si può fare quasi tutto lanno, in più ci scappa anche un bagnetto nel mediterraneo allarrivo.
La mtb è e sarà quello che noi tutti siamo, facciamo e faremo.
Adesso vado a fare una passeggiata al Volo dellaquila, per vedere in che condizioni è il singletrack, e spero vivamente di incontrare ognuno di voi in sella, in una bella giornata sicula (ma anche con la pioggia va bene) e ridare insieme con lunico obiettivo di stare insieme e sentirsi liberi.
Tornando ai nostri sentieri, perché non esiste la manutenzione? Perché sono tutti sprovvisti di segnaletica. La risposta sembra ovvia: perché le istituzioni (ente parco e forestale) non fanno il loro lavoro. Come tutte le risposte troppo semplici però non funziona. La scorsa estate il cai di Palermo ha partecipato alla realizzazione di un progetto che prevedeva la sistemazione di alcuni sentieri nel parco delle Madonie. In collaborazione con la forestale sono stati sistemati e segnalati quasi 100km di sentieri (di più non si poteva fare). Il lavoro ha trovato sbocco nella recente realizzazione di una nuova cartina del parco. In questa circostanza è naturalmente venuto fuori lannoso problema: « perché non ci sono sentieri segnati sulle Madonie? Perché la forestale non fa il suo lavoro di manutenzione?»; risposta della forestale « noi faciamo manutenzione solo fino a quando non incontriamo un recinto. Poi ci fermiamo perché u zù Totò e u zù Calogero non vogliono gente sui loro terreni, anche se i terreni sono vincolati e dovrebbero dare per legge servitù di passaggio». Larcano è scoperto, allora non è solo la forestale. Verità amara ma chiarissima, sono gli stessi autoctoni, pastori e contadini che non vogliono gente nel teritorio, non vogliono gente a casa loro. Ed ogni buon siciliano, purtroppo, sa bene cosa significa pastore quando si possiede un terreno vincolato sulle Madonie o sui Nebrodi. Ma siete mai stati sui Peloritani? La stessa cresta di monte Poverello è recintata, la parte sud a zù Totò e la parte nord a zù Calogero. Sui Peloritani cè anche una strada che parte dal passo dellacqua menta e arriva a Fiumedinìsi (una delle tre esistenti). Bene, la strada è privata e sbarrata da un cancello chiuso con lucchetto. Solo alcuni pastori e cacciatori amici (questo per ammissione della gente della zona) hanno le chiavi per passare.
Tutto questo per dire cosa? Una sola cosa per me fondamentale: i primi colpevoli della mancata valorizzazione del nostro territorio montano siamo tutti noi, con la nostra mentalità, le nostre abitudini ed i nostri limiti. Noi per primi sconosciamo il nostro territorio. Da quando sono venuto a Palermo ho chiesto info ai biker della zona, quasi tutti mi hanno detto che Monte Pellegrino aveva solo le due strade asfaltate (lato Mondello, lato Palermo) e al massimo un giro nella stradella della pinetina arrivati sopra al santuario, ma niente single track e niente freeride. Non ho fatto granchè, ho solo guardato le cartine, parlato con la gente del posto e preso la bici, risultato? Dal pizzo della Rufuliata scende giù un single track splendido di poco più di due km, roba da lago di Garda. Stessa cosa dal pizzo del Volo dellaquila. Avevo sperato anche nel sentiero della valle del Porco ma è troppo tecnico (praticamente un burrone tipo la scaletta dellAddaura alla Perciata). E a quanto mi dicono esiste almeno ancora un altro single track come questi, una sequenza spettacolare di tornanti, e tutto ad un passo dalla città. Anche a Pizzo Manolfo avevano detto che non cera nulla, ora invece cè una discesa di 7 km, molto tecnica e potenzialmente ce ne sono almeno altre 3. Noi siamo i primi a disconoscere le potenzialità del nostro territorio. E noi pensiamo ancora che per fare del buon freeride bisogna andare il fine settimana a Catania. Io sono catanese e amo la mia città ma volete che sia sincero? LEtna, levando lesperienza del vulcano che è certamente suggestiva un paio di volte nella vita, è forse uno dei posti meno adatti alla mtb ed al freeride di tutta la Sicilia. E ve lo dice uno che ci ha girato parecchio e che ancora spende sudore, fatica e denaro nella realizzazione di percorsi decenti in quella zona. Volete alcuni motivi dellinadeguatezza dellEtna? Eccoli:
- lEtna non è una montagna ma un Vulcano. La terra è sabbia vulcanica, assolutamente inadatta alla costruzione di paraboliche o table o dirt perché non fa mai fango e rimane polverosa e ferrosa (distruggendo il cambio e le componenti meccaniche).
- Per questo motivo non esistono single track sullEtna. Trovarne un abbozzo a Scalazza è stato un vero e proprio miracolo. Sopra i duemila metri finisce il bosco e nel deserto lavico non esistono single track ma solo distese di ripidoni sabbiosi più o meno compatti.
- La roccia vulcanica è leggera e non levigata, prendere una pietraia sullEtna significa fine del divertimento. Le rocce sono spesso a forma di lame di coltello e troppo leggere, per questo la pietraia smossa diventa pericolosa.
- Anche se alta più di 3000 metri il dislivello utile da usare è molto meno. Sopra i 2000 metri abbiamo il deserto lavico e sotto i mille è assolutamente tutto edificato, cementazione selvaggia.
- I due spot finora così celebri, Salto del cane, e Scalazza, sono stati sfruttati proprio perché gli unici nella zona del catanese a presentare ancora tracce di terreno argilloso. Ma nessuno dei due offre né il dislivello né la lunghezza dei percorsi come ad esempio Pizzo Manolfo. Se volete aggiungere il Citelli considerate che lunico periodo veramente bello è quello autunnale, quando non cè ancora la neve e il freddo compatta un poco il sabbione.
- Differentemente dalle altre montagne siciliane sullEtna, su molti percorsi, la mtb è uno sport stagionale, vista la neve.
Voglio forse persuadere qualcuno a non andare sullEtna? Me ne guarderei bene visto che è un posto che adoro e ci sono nato, ma cerco però di essere obiettivo. Visto che siamo noi i primi che disconoscono il proprio territorio, e adesso parlo di noi bikers, allora dobbiamo fare di tutto per valorizzare il nostro territorio, cominciando con il conoscerlo bene. Quello che fa un comprensorio adatto alla mtb è innanzitutto il dislivello, quanto dislivello utilizzabile pensate abbiano alla megavalanche? Bene, meno di quello che cè da pizzo Carbonara fino al mare. Noi abbiamo il mare che rende le nostre montagne, non altissime in senso assoluto, dei giganti per quanto riguarda la mtb. Recentemente ho saputo che a monte S.Calogero esiste un sentiero splendido, 1200 mt di dislivello solo di singletrack. Cifre da Alpi praticamente. Vogliamo parlare dei single track che scendono dalla Moarda verso Altofonte, o quelli della Costa del Carpineto o ancora quelli della Pizzuta e della Kumeta? E chissà quanti altri visto che la Conca dOro è un paradiso di montagne attaccate al mare. E i Peloritani, e i Nebrodi, e le Madonie? Tutti questi comprensori hanno un lato che dà verso il mare, aumentando così il dislivello utile in modo esorbitante. Senza pensare allo splendido comprensorio di Chiaramonte Gulfi sugli Iblei (vera palestra di freeride e single track). Queste in più sono montagne e non vulcani, hanno le pietre giuste, la terra giusta, i boschi giusti e sono piene di singletrack che aspettano solo di essere scoperti. Per il freeride poi è un terreno molto più tecnico che non quello etneo, parliamo veramente di serpentine stile lago di Garda o Vertriding. Questo è quello che noi appassionati dobbiamo valorizzare attraverso la nostra passione. Senza dare la colpa agli altri ma rimboccandoci le maniche e andare in mtb. Noi soltanto siamo i responsabili del futuro di questo sport nella nostra isola e dobbiamo essere consapevoli di questa responsabilità. Senza chiuderci in luoghi comuni del tipo il freeride in Sicilia si fa solo in quel posto o in Siclia si droppa solo in questaltro posto. Tutto quello che si può fare in Sicilia dipende solo da quello che faremo noi. Ma vi immaginate un Vertriders che si mette la bici in spalla e conquista la vetta di Rocca Busambra o il Monte S. Calogero? Terreni tecnici da morire e dislivelli alpini. In più si può fare quasi tutto lanno, in più ci scappa anche un bagnetto nel mediterraneo allarrivo.
La mtb è e sarà quello che noi tutti siamo, facciamo e faremo.
Adesso vado a fare una passeggiata al Volo dellaquila, per vedere in che condizioni è il singletrack, e spero vivamente di incontrare ognuno di voi in sella, in una bella giornata sicula (ma anche con la pioggia va bene) e ridare insieme con lunico obiettivo di stare insieme e sentirsi liberi.