@mirc0 : ovviamente i "giovani sfaticati" è un' ipersemplificazione che vale il "in questo paese non ti fanno fare nulla".
La questione è ovviamente più complessa e sfaccettata, che va effettivamente ricondotta ad una "questione di mentalità".
Prendiamo il caso di Maes che proviene da un paese (il Belgio) in cui il ciclismo è lo sport nazionale e la bicicletta un mezzo di trasporto quotidiano per milioni di persone e dove praticamente ogni strada ha la sua corsia ciclabile (ma solo se non c'è lo spazio per la pista ciclabile in sede separata). Oppure prendiamo la Francia, dove alle biglietterie dei grossi domain/bike park oltre ai giovanotti con neckbrace e integrale in mano trovi le famiglie con i bambini che fanno il giro facile in quota sulle carrarecce. Paesi insomma dove esiste una consolidata cultura ciclistica a tutti i livelli.
Poi però esistono anche gli australiani o i britannici, che provengono da paesi dove non c'è questa cultura ciclistica diffusa ma esiste una solida e diffusa organizzazione dello sport dai livelli giovanili fino a quelli agonistici, ben finanziata dai comitati olimpici ed anche dagli sponsor.
Insomma, c'è chi ha tanta "cultura di base" e può attingere ad una base enorme ma anche chi ha "solo" l'organizzazione per far crescere i campioni.
In Italia noi non abbiamo nè l'una nè l'altra, ci si affida alla tradizione ed allo "stellone", ma senza programmazione e risorse non ci si può aspettare che ogni cinque anni nasca un Nibali o una Pezzo. Ed infatti anche nella strada, che ha comunque un forte radicamento in alcune aree del paese, alle spalle di Nibali (che ha 35 anni) non si intravvede nessuno che possa primeggiare nè in un GT nè in una classica, non c'è non dico un Alaphilippe ma neppure un VanAert (non parliamo di un van der Poel o di un Avanepoel). Figuriamoci nella mtb, dove le società specializzate sono poche e non hanno (non possono avere) neppure quelle poche risorse che girano in ambito strada. E figuriamoci poi in ambito gravity, che è oggettivamente più complesso da praticare ed organizzare e che viene visto, non so quanto a ragione, come "uno sport estremo" (girate in bdc su certi statali e poi ne riparliamo...).
Non è questione di "giovani sfaticati", visto che di junior o di U23 che "si fanno il culo" ce ne sono. Però sì, di fronte a ipersemplificazioni alla "non ti fanno fare niente", "non abbiamo le strutture" o "corrono i raccomandati" viene da credere che siano scuse che aleggiano in un ambiente che preferisce piangersi addosso e affibbiare colpe a "qualcun altro" piuttosto che rimboccarsi le maniche e provare a fare qualcosa.