Dopo che ieri ho preso una bella grandinata e mi sono fatto quasi 20km sotto l'acqua, in bdc, oggi non avevo voglia di umido. Alle 8 era tutto coperto: pioverà? Non pioverà? Ho guardato il Surly, lubrificato tutto ieri... no, via, prendo la mtb. E' una vita che non faccio una bella uscita off-road, fra la raccolta delle olive ed il tempaccio ho sempre ripiegato per uscite su strada... Parto e mi faccio un itinerario nel cervello... se non che, arrivato a un certo punto, vedo che è stato segnato con delle stricioline una strada che non avevo mai imboccato: pensavo andasse ad un'abitazione. Lo imbocco, scende per un po' e diventa sempre più stretto... il fondo è marcio per l'acqua caduta in questi giorni ma tutto sommato si va bene; inizia la salita: che pettate! Ad un certo punto lo stradello si allarga e si vedono tracce di ruspe e trattori dei taglialegna: mòta dappertutto, non c'è modo di evitarla... vabbe', mica avrò pensato di arrivare a casa pulito? Faccio 2 metri e la ruota davanti affonda fino al mozzo: sono fermo. Sgancio, appoggio il sinistro a terra e il piede sprofonda completamente nell'argilla. Tiro su... niente. Piantato lì. Mi vedo già a passare la notte all'addiaccio: che autonomia ho? Una banana e un Oro Saiwa Tiro di nuovo, più forte... PLOP! Esce il piede ma la scarpa rimane lì! Allora, con una gamba su come un fenicottero, inizio a guardarmi attorno: c'è niente per mestare nel fango? Macchè! Cerco qualcosa per appoggiare il piede scalzo... guarda, lì sembra terreno sodo: metto il piede a terra e... fischia, tutto dentro! NOOOO! Nel frattempo guardo dov'era la scarpa e non la vedo più: la mota l'ha chiusa dentro... allora rumo con la mano, non la trovo. Riprovo... niente. PANICO. Alla fine sento qualcosa, tiro ma non viene. Dopo due o tre tentativi (e offese alla trinità e tutti i santi) sono riuscito a tirarla fuori... MIRACOLO! Si sente la musichina di Fantozzi quando vede l'Arcangelo Gabriele. L'ho svuotata, mi sono pulito il piede alla meno peggio e me la sono riinfilata. Mi sembra di avere la palla dei carcerati, peserà 5 chili... e non vi dico come ho impiastricciato le manopole! E ora che fo, torno indietro? Ma nemmeno per sogno! Vado avanti, trovo sette o otto bivi e alla fine sbuco su una strada. Scendo, risalgo, giro... Ecco, sono in un posto conosciuto. Decido di continuare il giro come l'avevo programmato all'inizio, ma il terreno è veramente impossibile: le ruote si appiccicano, si dura un monte di fatica... poi sono passati diversi fuoristrada di cacciatori ed hanno fatto ancora più danno. La trasmissione poi è tutto un pastone: ogni tanto mi fermo a spruzzarci acqua dal Camelback ma l'effetto dura pochissimo. Mi fermo a fare colazione nel silenzio del bosco e penso agli inglesi: cavolo, loro sono in queste condizione 200 giorni all'anno, forse anche di più. E non mollano. E viaggiano anche, pensa a Peat e agli Atherton. E poi, in fin dei conti, sono sempre abbastanza pulito! Animo! Inizio la discesa e decido di fare una mulattiera abbastanza battuta per evitare i cinghialai... ma non è abbastanza: arrivato ad un certo punto sento gridare, dietro una curva: "Eccolo, eccolo!". Mi trovo davanti un ometto rincoglionito col giacchettino arancione che mi punta contro un fucile...
- "Oooooh! Leva quel fucile, bischero!"
- "Vai via, vai via!"
- "Siamo sulla strada, non lo vedi! Branco di prepotenti..."
Passo oltre e lo mando bene bene in culo: ci mancava lui, in una giornata così. Arrivo sull'asfalto, mi passa un branco di stradisti che mi sverniciano. Provo a tenere il passo ma il cambio salta e le gambe sono durine... ridendo e scherzando ho fatto più di trenta chilometri e ne mancano ancora un bel po' per tornare a casa. A questo punto inizio a pensare a come sarò accolto: sono in ritardo e sudicio come un bacchio da pollaio... Infatti, eccomi mentre prego la mia compagna per avere accesso alle mura domestiche:
Ecco anche la reliquia, la scarpa "miracolata" ritrovata nel mare di mòta qui rivestita di foglie, aghi di pino e altre amenità:
Da oggi, se non volete trovare il fango, dovete venire in pellegrinaggio ad adorarla
Il BEATO ZOORLEN vi benedice in nome dell'argilla
- "Oooooh! Leva quel fucile, bischero!"
- "Vai via, vai via!"
- "Siamo sulla strada, non lo vedi! Branco di prepotenti..."
Passo oltre e lo mando bene bene in culo: ci mancava lui, in una giornata così. Arrivo sull'asfalto, mi passa un branco di stradisti che mi sverniciano. Provo a tenere il passo ma il cambio salta e le gambe sono durine... ridendo e scherzando ho fatto più di trenta chilometri e ne mancano ancora un bel po' per tornare a casa. A questo punto inizio a pensare a come sarò accolto: sono in ritardo e sudicio come un bacchio da pollaio... Infatti, eccomi mentre prego la mia compagna per avere accesso alle mura domestiche:
Ecco anche la reliquia, la scarpa "miracolata" ritrovata nel mare di mòta qui rivestita di foglie, aghi di pino e altre amenità:
Da oggi, se non volete trovare il fango, dovete venire in pellegrinaggio ad adorarla
Il BEATO ZOORLEN vi benedice in nome dell'argilla