Ciclisticamente parlando sono definibile come utente medio o meglio ancora come “weekend warrior” ovvero 3 uscite settimanali più o meno furtive tra impegni lavorativi e familiari conditi da tanta passione. Predilezione per terreni tecnici e propensione per la discesa, vado in mtb da circa 15 anni. Nel corso di questi ultimi la preferenza per quello che viene definito Am ha preso il sopravvento, di conseguenza le ultime bici possedute sono state biammortizzate con circa 140 mm di escursione e schemi fsr e monopivot. In questo ultimo anno e mezzo la mia attenzione si è spostata sulle 29 pollici, oltre la Rip ho posseduto una kona delux e ora una stambek in acciaio.
Informazioni e quote geometriche
Taglia: M
Tubo sella: 457 mm
Tubo Orizzontale: 603 mm
Lunghezza carro: 455 mm
Tubo sterzo: 120 mm
Angolo di sterzo: 71,5°
Passo: 1119 mm
Stand-over height: 748 mm
Escursione anteriore: 120 mm
Escursione posteriore: 115 mm
Peso senza pedali: 13,30
Niner non da la possibilità di acquistare bici già assemblate di tutti i componenti ma solo telaio o moduli comprendenti il telaio, la forcella e le ruote. Vista l’indole prettamente AM del telaio ho deciso di completarla coerentemente con i seguenti componenti;
Forcella: Reba Team da 120 mm e perno passante maxlite
Ruote: custom con mozzi hope raggi dt revolution e cerchi notubes ARCH
Gomme: Anteriore Kenda Nevegal DTC da 2.20 e posteriore maxxis Ignitor da 2.10 entrambe latticizzate
Trasmissione: Comandi cambio e deragliatore xt con pacco pignoni xtr 12-34 e guarnitura Race Face Deus XC trasformata in doppia con bash
Appoggi: Thomson per attacco e reggisella e Race face per il manubrio
Nel corso di quest’anno di utilizzo e quindi maggiore conoscenza delle possibilità offerte dalla bici ho sostituito i freni xt con gli hope m4, i raggi dt revolution con i competition e la gomma anteriore con un Panaracer Rampage da 2.35.
Come per tutte le altre mtb possedute ho voluto esprimere le prime impressioni dopo il primo utilizzo che trovate qui, ora a distanza di circa un anno proverò a recensirla in modo più approfondito e più in generale esprimere un giudizio personale su questo nuovo standard. In questo senso mi è stato sicuramente di aiuto apprezzare e utilizzare altri telai da 29 come la kona delux e l’attuale stambek. Difatti anche se sempre di biciclette si parla, le 29 pollici hanno delle peculiarità che non sempre, o perlomeno così e stato per me, vengono capite e sfruttate sin da subito.
Impressioni statiche
Le finiture sono di ottimo livello, a differenza del telaio 2010 (triangolo anteriore idroformato), questo ha i fazzoletti di rinforzo in zona sterzo e ancoraggio dell’ammortizzatore posteriore. Nel corso del 2009 sono state richiamate e sostituite le bielle di rinvio della sospensione con un modello più rigido e robusto. Il telaio completo di ammortizzatore non è esattamente leggero, circa 3 kg, ma comunque in linea con quelli da 26 con escursione 140/150 se si eccettuano alcuni telaio in carbonio.
La sospensione della RIP (CVA) ricalca un po’ le attuali tendenze del mercato, ovvero si tratta di un sistema 4 link a bracci corti. Tralasciando i “proclami del marketing” e anche i schemi al linkage, che non so ne sviluppare ne leggere correttamente, l’ho apprezzata perché performante in molte delle situazioni che poi descriverò. L’ammortizzatore montato è l’ormai onnipresente Fox RP23 in questo caso custom per la RIP con un freno in compressione accentuato.
Perché una 29 AM
Le motivazioni che mi hanno portato a scegliere un telaio da 29 per utilizzo AM sono riconducibili sicuramente ad una naturale predisposizione per le novità tecniche. Allo stesso tempo molti degli attuali telai votati all’escursionismo più spinto, ritengo soffrano a causa del progressivo innalzamento delle escursioni, di un movimento centrale particolarmente alto che a mio modo di vedere rende impacciata le guida sul tecnico lento. In questa ottica ho immaginato che unire la pedalabilità della corte escursioni con la propensione delle 29 a superare gli ostacoli sarebbe stata un’ottima opzione. Credo infatti che in pedalata difficilmente si incontrano tratti per quanto tecnici in cui 115 mm uniti ad un angolo di attacco favorevole non bastino. Dover gestire escursioni maggiori suppongo porti solo ad una penalizzazione della pedalata (antisquat). Allo stesso tempo l’angolo di sterzo piuttosto verticale della RIP aiuta nel tecnico lento a non perdere direzionalità e a impostare anche in discesa (sempre lenta) le traiettorie con più facilità.
Sempre in ottica Am, la peculiarità delle 29 di avere la linea dei mozzi sopra al movimento centrale aiuta molto nei tratti ripidi e tecnici ad inspirare più sicurezza ed evitare o comunque limitare il rischio di ribaltamento:
In questo senso mi sento di dire che le 29 si trovano veramente a proprio agio quando, vuoi per la pendenza, vuoi per la morfologia del terreno, ci siano repentine mutazioni, nel primo caso ad aiutare è il baricentro, nel secondo il fatto che le ruotone avendo un angolo d’attacco maggiore superano gli ostacoli con più facilità e con un rischio di impuntamento limitato. Evidentemente Darwin quando diceva”Non è la specie più forte che sopravvive nè la più intelligente, ma quella più ricettiva ai cambiamenti”si riferiva proprio alle 29.
Naturalmente tutto ciò ha anche un rovescio della medaglia. Infatti per poter sfruttare questa predilezione per i terreni tecnici e le spiccate doti discesistiche appieno, si deve appesantire là proprio dove fa più male, ovvero sulle ruote. Queste caratteristiche intrinseche delle 29 se non coadiuvate da coperture e ruote idonee portano a una forte limitazione delle potenziali prestazioni.
Gli effetti di questo appesantimento per le mie possibilità atletiche si notano soprattutto in salite toste per pendenza e tecnicità dove le velocità sono basse e l’effetto volano funziona al contrario ovvero la maggior inerzia mi fa fare più fatica.
Lo sterzo particolarmente verticale se aiuta sul tecnico, nel veloce è un grosso limite, questa caratteristica unita a una forcella con steli da 32 e 120 mm di escursione limita un po’ le prestazioni nelle pietraie prese a velocità sostenuta. La Reba team montata è stata nel corso dell’anno modificata aggiungendo un po’ di olio nella camera positiva per renderla un più progressiva nell’affondamento ma i benefici non sono stati rimarchevoli. A mio parere l’ideale per la R.I.P sarebbe una forcella con steli da 35/36 da 140 mm di escursione con sistema tipo talas per ridurne la corsa. Così facendo l’angolo sterzo alla massima escursione verrebbe portato < 70° aiutando a limitare la troppa reattività nel veloce.
Prestazioni della rip
Salita sterrata o su asfalto
In questo frangente la Niner si lascia pedalare senza particolari problemi, il propedal si puo benissimo lasciare sulla posizione intermedia 2, la sospensione non bobba e trasferisce diligentemente la spinta impressa sui pedali, una volta raggiunta una velocità di crociera di almeno 10/15 km/h l’evidente effetto volano delle ruote aiuta a mantenere una buona velocità anche in presenza di ostacoli di media entità.
Salita tecnica
La RIP fa sfoggio di una trazione superiore alla media. Infatti il maggior grip delle ruote da 29 unito ad una sospensione che non disturba la pedalata fa si che i tratti più dissestati vengano superati senza perdite di aderenza. Su salite estremamente ripide le quote geometriche del telaio unite ad un baricentro più basso aiutano il biker a non stare appollaiato ma “dentro” la bici in posizione più eretta con un notevole beneficio sia per la respirazione che per la guida. Come gia accennato secondo me, la fatica a spostare i ruotoni a velocità bassissime è maggiore rispetto ad altre bike provate o possedute con peso e gommatura similare. Va detto anche che lo sviluppo metrico delle ruote da 29 è maggiore rispetto ad una 26, quindi il rapporto minimo che ho sulla R.I.P, ovvero 22-34, è comunque più lungo del minimo del 22-32 a cui faccio riferimento sulle bici da 26, comunque sto parlando di sensazioni non suffragate dati cronometrici inconfutabili.
Discesa veloce
Se parliamo di terreno mediamente tecnico una volta aperto il propedal la sospensione e le ruote divorano tutto e permettono di viaggiare a velocità molto sostenute. In questo frangente i 115 mm dietro e i 120 davanti bastano e avanzano perché sono le ruote a fare il lavoro di superamento degli ostacoli di media e piccola dimensione. Il maggior grip in curva dovuto ad una maggiore impronta a terra fa percorrere le curve a velocità maggiore rispetto alle 26. Questa caratteristica l’ho provata quest’estate in Vallunga nei pressi di Selva. Si scende per 5 km con una pendenza più o meno costante del 4/5%, il terreno non è quasi mai tecnico, le velocità e la sicurezza con cui si impostano le curve l’ho trovata disarmante. Discorso diverso se il terreno diventa seppur veloce ma tecnico, ovvero pietraie, lastre più o meno mobili ecc ecc. Per me questo è il terreno dove la rip soffre di più. Infatti l’angolo di sterzo verticale e la relativa escursione della forcella, impediscono di tirare fuori tutto il potenziale che il telaio e la sospensione posteriore garantirebbero. Il tuning alla forcella prima descritto, non ha migliorato troppo le lacune dovute alla troppo linearità e l’affondamento repentino della forcella. Gli ostacoli presi a velocità sostenuta riducono ancor più l’angolo sterzo costringendo a rallentare l’andatura. I benefici ci sono stati invece con il cambio di raggi, presuntuosamente avevo montato i DT revolution 2-1.5-2 e la ruota in questo frangente fletteva sul piano trasversale in modo evidente. Sicuramente questa sezione soffre molto i 2 pollici di lunghezza maggiore dei raggi. Ora con i dt competition le ruote hanno raggiunto un’ottima rigidità.
Discesa lenta
Ottima in tutti i frangenti, è la prima mtb con cui non sento la necessità di scendere sui tornantini, qui la presunta minore agilità delle 29 viene sconfessata senza ombra di dubbio. Uniche accortezze sono un manubrio abbastanza largo, il mio è 70 cm e un attacco manubrio non troppo lungo (70 mm). La mia tecnica non eccelsa ringrazia non poco questa caratteristica che non obbliga quasi mai al nose press. In questo caso l’escursione delle sospensioni la ritengo sufficiente, in alcuni gradoni o salti naturali i fine corsa si raggiungono abbastanza facilmente ma niente di particolarmente allarmante. Molto d’aiuto è anche il minor rischio di impuntamento dato dalle ruote di maggior diametro. Il test più probante effettuato (soprattutto per le mie possibilità atletiche), per questa tipologia di terreno è stato quest’estate il giro del Sassolungo e del Sassopiatto tutto in quota, giro descritto sul forum dal grande Nonnocarb. Piccolo OT: Mi raccomando se decidete di fare un giro proposto dal nostro prode esploratore in cui non ci sono dati riguardo a km e dislivelli metteteci una tara adeguata; ricordatevi che stiamo parlando di un biker che in un giorno si è fatto il Similaun con 5.000 m di dislivello, una percorrenza superiore ai 100 Km con una bici da 17 kg.
Affidabilità
In un anno di utilizzo non ho riscontrato nessuna rottura ne riguardante il telaio ne i componenti montati. Unico appunto che mi sento di fare è la propensione della catena a cadere tra rampichino e telaio quando la sospensione è compressa. Sulle altre bici da me possedute non è mai stato un problema sulla R.I.P invece il particolare sovraffollamento tra bielle, guarnitura e scatola del movimento centrale in quella zona, fa si che la catena si vada ad incastrate tra rampichino e la brugola che tiene il braccetto inferiore della sospensione, Sembola noto moderatore cartesiano del forum ha risolto così.
Il pomellino rosso di regolazione di intervento del propedal dopo poco si è bloccato, una volta ripristinato non ha più dato problemi. La particolarità di questi schemi ammortizzanti fa si che la catena soprattutto in discesa vada a strusciare sul fodero basso rovinandone la vernice, un po di nastro auto agglomerante ne limita i danni. La ridotta altezza da terra fa spesso venire a contatto con il terreno sia le pedivelle che i braccetti inferiori della sospensione.
Conclusioni
La Rip è secondo me un riuscitissimo telaio da Am, montato coerentemente può dare ottime soddisfazioni sia in salita che in discesa. Montaggi troppo leggeri visti nei primi mesi di commercializzazione ne limitano il grande potenziale discesistico. L’utilizzo ideale di questo telaio è quello fatto in occasioni di giri epici in zone di montagna, dove c’è da sudare in salita e scendere su percorsi lenti e tecnici. L’equazione che spesso viene fatta per paragonare la destinazione d’uso rispetto ad una 26, mi trova sostanzialmente d’accordo. Bisogna però ricordarsi, che quando si staccano le ruote da terra, l’escursione reale con tutti i suoi limiti rispetto ad esempio ad una 150 mm da 26 non può essere nascosta dalle ruote di maggiore diametro. Naturalmente come spesso accade comunque di in compromesso si tratta, ovvero preferire le corte escursioni unite alle doti peculiari delle 29 e rinunciare alle corse più lunghe e angoli più distesi di una 26 con la stessa destinazione d’uso, è una scelta personale dettata dalle proprie esperienze, attitudini e preferenze.
Informazioni e quote geometriche
Taglia: M
Tubo sella: 457 mm
Tubo Orizzontale: 603 mm
Lunghezza carro: 455 mm
Tubo sterzo: 120 mm
Angolo di sterzo: 71,5°
Passo: 1119 mm
Stand-over height: 748 mm
Escursione anteriore: 120 mm
Escursione posteriore: 115 mm
Peso senza pedali: 13,30
Niner non da la possibilità di acquistare bici già assemblate di tutti i componenti ma solo telaio o moduli comprendenti il telaio, la forcella e le ruote. Vista l’indole prettamente AM del telaio ho deciso di completarla coerentemente con i seguenti componenti;
Forcella: Reba Team da 120 mm e perno passante maxlite
Ruote: custom con mozzi hope raggi dt revolution e cerchi notubes ARCH
Gomme: Anteriore Kenda Nevegal DTC da 2.20 e posteriore maxxis Ignitor da 2.10 entrambe latticizzate
Trasmissione: Comandi cambio e deragliatore xt con pacco pignoni xtr 12-34 e guarnitura Race Face Deus XC trasformata in doppia con bash
Appoggi: Thomson per attacco e reggisella e Race face per il manubrio
Nel corso di quest’anno di utilizzo e quindi maggiore conoscenza delle possibilità offerte dalla bici ho sostituito i freni xt con gli hope m4, i raggi dt revolution con i competition e la gomma anteriore con un Panaracer Rampage da 2.35.
Come per tutte le altre mtb possedute ho voluto esprimere le prime impressioni dopo il primo utilizzo che trovate qui, ora a distanza di circa un anno proverò a recensirla in modo più approfondito e più in generale esprimere un giudizio personale su questo nuovo standard. In questo senso mi è stato sicuramente di aiuto apprezzare e utilizzare altri telai da 29 come la kona delux e l’attuale stambek. Difatti anche se sempre di biciclette si parla, le 29 pollici hanno delle peculiarità che non sempre, o perlomeno così e stato per me, vengono capite e sfruttate sin da subito.
Impressioni statiche
Le finiture sono di ottimo livello, a differenza del telaio 2010 (triangolo anteriore idroformato), questo ha i fazzoletti di rinforzo in zona sterzo e ancoraggio dell’ammortizzatore posteriore. Nel corso del 2009 sono state richiamate e sostituite le bielle di rinvio della sospensione con un modello più rigido e robusto. Il telaio completo di ammortizzatore non è esattamente leggero, circa 3 kg, ma comunque in linea con quelli da 26 con escursione 140/150 se si eccettuano alcuni telaio in carbonio.
La sospensione della RIP (CVA) ricalca un po’ le attuali tendenze del mercato, ovvero si tratta di un sistema 4 link a bracci corti. Tralasciando i “proclami del marketing” e anche i schemi al linkage, che non so ne sviluppare ne leggere correttamente, l’ho apprezzata perché performante in molte delle situazioni che poi descriverò. L’ammortizzatore montato è l’ormai onnipresente Fox RP23 in questo caso custom per la RIP con un freno in compressione accentuato.
Perché una 29 AM
Le motivazioni che mi hanno portato a scegliere un telaio da 29 per utilizzo AM sono riconducibili sicuramente ad una naturale predisposizione per le novità tecniche. Allo stesso tempo molti degli attuali telai votati all’escursionismo più spinto, ritengo soffrano a causa del progressivo innalzamento delle escursioni, di un movimento centrale particolarmente alto che a mio modo di vedere rende impacciata le guida sul tecnico lento. In questa ottica ho immaginato che unire la pedalabilità della corte escursioni con la propensione delle 29 a superare gli ostacoli sarebbe stata un’ottima opzione. Credo infatti che in pedalata difficilmente si incontrano tratti per quanto tecnici in cui 115 mm uniti ad un angolo di attacco favorevole non bastino. Dover gestire escursioni maggiori suppongo porti solo ad una penalizzazione della pedalata (antisquat). Allo stesso tempo l’angolo di sterzo piuttosto verticale della RIP aiuta nel tecnico lento a non perdere direzionalità e a impostare anche in discesa (sempre lenta) le traiettorie con più facilità.
Sempre in ottica Am, la peculiarità delle 29 di avere la linea dei mozzi sopra al movimento centrale aiuta molto nei tratti ripidi e tecnici ad inspirare più sicurezza ed evitare o comunque limitare il rischio di ribaltamento:
In questo senso mi sento di dire che le 29 si trovano veramente a proprio agio quando, vuoi per la pendenza, vuoi per la morfologia del terreno, ci siano repentine mutazioni, nel primo caso ad aiutare è il baricentro, nel secondo il fatto che le ruotone avendo un angolo d’attacco maggiore superano gli ostacoli con più facilità e con un rischio di impuntamento limitato. Evidentemente Darwin quando diceva”Non è la specie più forte che sopravvive nè la più intelligente, ma quella più ricettiva ai cambiamenti”si riferiva proprio alle 29.
Naturalmente tutto ciò ha anche un rovescio della medaglia. Infatti per poter sfruttare questa predilezione per i terreni tecnici e le spiccate doti discesistiche appieno, si deve appesantire là proprio dove fa più male, ovvero sulle ruote. Queste caratteristiche intrinseche delle 29 se non coadiuvate da coperture e ruote idonee portano a una forte limitazione delle potenziali prestazioni.
Gli effetti di questo appesantimento per le mie possibilità atletiche si notano soprattutto in salite toste per pendenza e tecnicità dove le velocità sono basse e l’effetto volano funziona al contrario ovvero la maggior inerzia mi fa fare più fatica.
Lo sterzo particolarmente verticale se aiuta sul tecnico, nel veloce è un grosso limite, questa caratteristica unita a una forcella con steli da 32 e 120 mm di escursione limita un po’ le prestazioni nelle pietraie prese a velocità sostenuta. La Reba team montata è stata nel corso dell’anno modificata aggiungendo un po’ di olio nella camera positiva per renderla un più progressiva nell’affondamento ma i benefici non sono stati rimarchevoli. A mio parere l’ideale per la R.I.P sarebbe una forcella con steli da 35/36 da 140 mm di escursione con sistema tipo talas per ridurne la corsa. Così facendo l’angolo sterzo alla massima escursione verrebbe portato < 70° aiutando a limitare la troppa reattività nel veloce.
Prestazioni della rip
Salita sterrata o su asfalto
In questo frangente la Niner si lascia pedalare senza particolari problemi, il propedal si puo benissimo lasciare sulla posizione intermedia 2, la sospensione non bobba e trasferisce diligentemente la spinta impressa sui pedali, una volta raggiunta una velocità di crociera di almeno 10/15 km/h l’evidente effetto volano delle ruote aiuta a mantenere una buona velocità anche in presenza di ostacoli di media entità.
Salita tecnica
La RIP fa sfoggio di una trazione superiore alla media. Infatti il maggior grip delle ruote da 29 unito ad una sospensione che non disturba la pedalata fa si che i tratti più dissestati vengano superati senza perdite di aderenza. Su salite estremamente ripide le quote geometriche del telaio unite ad un baricentro più basso aiutano il biker a non stare appollaiato ma “dentro” la bici in posizione più eretta con un notevole beneficio sia per la respirazione che per la guida. Come gia accennato secondo me, la fatica a spostare i ruotoni a velocità bassissime è maggiore rispetto ad altre bike provate o possedute con peso e gommatura similare. Va detto anche che lo sviluppo metrico delle ruote da 29 è maggiore rispetto ad una 26, quindi il rapporto minimo che ho sulla R.I.P, ovvero 22-34, è comunque più lungo del minimo del 22-32 a cui faccio riferimento sulle bici da 26, comunque sto parlando di sensazioni non suffragate dati cronometrici inconfutabili.
Discesa veloce
Se parliamo di terreno mediamente tecnico una volta aperto il propedal la sospensione e le ruote divorano tutto e permettono di viaggiare a velocità molto sostenute. In questo frangente i 115 mm dietro e i 120 davanti bastano e avanzano perché sono le ruote a fare il lavoro di superamento degli ostacoli di media e piccola dimensione. Il maggior grip in curva dovuto ad una maggiore impronta a terra fa percorrere le curve a velocità maggiore rispetto alle 26. Questa caratteristica l’ho provata quest’estate in Vallunga nei pressi di Selva. Si scende per 5 km con una pendenza più o meno costante del 4/5%, il terreno non è quasi mai tecnico, le velocità e la sicurezza con cui si impostano le curve l’ho trovata disarmante. Discorso diverso se il terreno diventa seppur veloce ma tecnico, ovvero pietraie, lastre più o meno mobili ecc ecc. Per me questo è il terreno dove la rip soffre di più. Infatti l’angolo di sterzo verticale e la relativa escursione della forcella, impediscono di tirare fuori tutto il potenziale che il telaio e la sospensione posteriore garantirebbero. Il tuning alla forcella prima descritto, non ha migliorato troppo le lacune dovute alla troppo linearità e l’affondamento repentino della forcella. Gli ostacoli presi a velocità sostenuta riducono ancor più l’angolo sterzo costringendo a rallentare l’andatura. I benefici ci sono stati invece con il cambio di raggi, presuntuosamente avevo montato i DT revolution 2-1.5-2 e la ruota in questo frangente fletteva sul piano trasversale in modo evidente. Sicuramente questa sezione soffre molto i 2 pollici di lunghezza maggiore dei raggi. Ora con i dt competition le ruote hanno raggiunto un’ottima rigidità.
Discesa lenta
Ottima in tutti i frangenti, è la prima mtb con cui non sento la necessità di scendere sui tornantini, qui la presunta minore agilità delle 29 viene sconfessata senza ombra di dubbio. Uniche accortezze sono un manubrio abbastanza largo, il mio è 70 cm e un attacco manubrio non troppo lungo (70 mm). La mia tecnica non eccelsa ringrazia non poco questa caratteristica che non obbliga quasi mai al nose press. In questo caso l’escursione delle sospensioni la ritengo sufficiente, in alcuni gradoni o salti naturali i fine corsa si raggiungono abbastanza facilmente ma niente di particolarmente allarmante. Molto d’aiuto è anche il minor rischio di impuntamento dato dalle ruote di maggior diametro. Il test più probante effettuato (soprattutto per le mie possibilità atletiche), per questa tipologia di terreno è stato quest’estate il giro del Sassolungo e del Sassopiatto tutto in quota, giro descritto sul forum dal grande Nonnocarb. Piccolo OT: Mi raccomando se decidete di fare un giro proposto dal nostro prode esploratore in cui non ci sono dati riguardo a km e dislivelli metteteci una tara adeguata; ricordatevi che stiamo parlando di un biker che in un giorno si è fatto il Similaun con 5.000 m di dislivello, una percorrenza superiore ai 100 Km con una bici da 17 kg.
Affidabilità
In un anno di utilizzo non ho riscontrato nessuna rottura ne riguardante il telaio ne i componenti montati. Unico appunto che mi sento di fare è la propensione della catena a cadere tra rampichino e telaio quando la sospensione è compressa. Sulle altre bici da me possedute non è mai stato un problema sulla R.I.P invece il particolare sovraffollamento tra bielle, guarnitura e scatola del movimento centrale in quella zona, fa si che la catena si vada ad incastrate tra rampichino e la brugola che tiene il braccetto inferiore della sospensione, Sembola noto moderatore cartesiano del forum ha risolto così.
Il pomellino rosso di regolazione di intervento del propedal dopo poco si è bloccato, una volta ripristinato non ha più dato problemi. La particolarità di questi schemi ammortizzanti fa si che la catena soprattutto in discesa vada a strusciare sul fodero basso rovinandone la vernice, un po di nastro auto agglomerante ne limita i danni. La ridotta altezza da terra fa spesso venire a contatto con il terreno sia le pedivelle che i braccetti inferiori della sospensione.
Conclusioni
La Rip è secondo me un riuscitissimo telaio da Am, montato coerentemente può dare ottime soddisfazioni sia in salita che in discesa. Montaggi troppo leggeri visti nei primi mesi di commercializzazione ne limitano il grande potenziale discesistico. L’utilizzo ideale di questo telaio è quello fatto in occasioni di giri epici in zone di montagna, dove c’è da sudare in salita e scendere su percorsi lenti e tecnici. L’equazione che spesso viene fatta per paragonare la destinazione d’uso rispetto ad una 26, mi trova sostanzialmente d’accordo. Bisogna però ricordarsi, che quando si staccano le ruote da terra, l’escursione reale con tutti i suoi limiti rispetto ad esempio ad una 150 mm da 26 non può essere nascosta dalle ruote di maggiore diametro. Naturalmente come spesso accade comunque di in compromesso si tratta, ovvero preferire le corte escursioni unite alle doti peculiari delle 29 e rinunciare alle corse più lunghe e angoli più distesi di una 26 con la stessa destinazione d’uso, è una scelta personale dettata dalle proprie esperienze, attitudini e preferenze.