Il tuo sforzo è stato apprezzabile, devi però capire che l'ermeneutica di una narrazione filmica designa un incontro. Fonda un dialogo mai "conchiuso", cioè un rapporto reciproco fra interprete e testo nel tentativo di superare una "distanza", una estraneità, verso una fusione di orizzonti. Attraverso questo processo viene ad espressione un oggetto, "l'interpretazione" che non è dell'autore o della narrazione, ma qualcosa di comune che unisce. La comprensione non è ripetizione di una esperienza passata, ma partecipazione ad un senso presente, cioè bisogno di sempre nuove appropriazioni.
Ora ti è più chiaro?