A Venezia ci sono nato, ho imparato lí ad andare in bicicletta anche se ovviamente era vietato. Fra amici la frase in caso di "pericolo" era, come ricorda DoubleT: GHEBI! 'riva i GHEBI! e via con il fuggi fuggi generale! Ricordo anche di aver quasi investito una anziana che portava le lische delle sardine di gatti della zona, pedalando a palla per le valli dietro casa mia, risultato: puzzavo come un pescivendolo a fine giornata lavorativa! Che belle le gare fra le calli, con staccate degne della MotoGP per evitare senza molto successo di stamparsi sui muri, con il manubrio che toccava sui lati facendo chiudere lo sterzo con conseguente caduta, o le discese dai ponti in tre su una bici sola, quelle Atala con i due ammortizzatori posteriori e i
freni a tamburo dipinta di nero con le
ruote dorate usandole bombolette. E l'
olio di semi per lubrificare la
catena? Bei tempi quelli! Oggi non ci sono quasi più bambini, in compenso i turisti sono decuplicato, con il risultato che non si passa quasi più...