Premetto che non sarò breve
Nella scorsa settimana ho sottoposto ad un test approfondito una RIP9 gentilmente fornitami da Crested B. La bici è esattamente quella la cui prova è stata pubblicata su MTBWorld nel numero di novembre 2007: taglia M, montata con forcella Maverick DUC32 a perno passante, ruote American Classic, gomme Kenda Small Block 8, pedivelle Truvativ Stylo, comandi Sram X9, cambio X0, deragliatore e pignoni XT. Ci ho percorso 165 km in quattro uscite su terreni diversi nella Montagnola Senese, nel Chianti, nella Macchia della Magona ed infine intorno a Massa Marittima.
Premetto che già possiedo una 29er, e precisamente una front OnOne Scandal, oltre ad una Stumpjumper FSR 2006 "tradizionale"; è quest'ultima che ho preso come metro di paragone per le caratteristiche e prestazioni della RIP9, visto che sono bici abbastanza simili per impostazione generale.
Ho utilizzato una taratura dell'ammortizzatore RP23 con 95 psi ed il ritorno ad un click dal tutto aperto. La forcella consente di regolare dall' esterno solamente la pressione della camera positiva, che ho settato a 90 psi.
[NdA: si può regolare anche il ritorno ma non avevo capito come: il tappo dello stelo ruota e non me ne sono accorto]
La posizione in sella è leggermente più alta, ed allo stesso tempo l'attacco integrato alla forcella posiziona il manubrio ad una quota più elevata del normale. La posizione del manubrio è modificabile in lunghezza, ma in ogni caso la presenza di un attacco integrato rende modifiche dell' assetto meno semplici ed intuitive.
La sospensione della RIP9 ha un comportamento di ottimo livello: l'ondeggiamento è limitato anche con il ProPedal al minimo, tanto che si sente la necessità di attivare la piattaforma stabile solo su asfalto o sterrato liscio. La sensazione è che la sospensione posteriore, al contrario di quanto sostiene il produttore nelle sue pagine web, sia progressiva e non regressiva: il controllo dell'oring sullo stelo dell' ammortizzatore dice invece che la corsa viene sfruttata interamente. Evidentemente lo schema sospensivo è stato ben studiato e realizzato, vista anche l'assenza di irrigidimento del carro in frenata. Sui percorsi tecnici non è difficile sfiorare le asperità affioranti dal terreno con i pedali, sebbene in maniera più sporadica e meno decisa che con la SJ 26": il movimento centrale è infatti leggermente più alto (circa 1,5 cm).
La forcella dà una buona sensazione di controllo e rigidità; per le mie abitudini e caratteristiche di guida non mi sarebbe dispiaciuta una maggiore, sebbene lieve, frenatura sia in compressione che in ritorno: queste regolazioni sono però possibili solo aprendo gli steli, in quanto dall' esterno l'unica regolazione possibile è la pressione della della camera positiva. [vedi nota precedente] Il meccanismo di bloccaggio dell'asse passante del mozzo è molto efficace e pratico, e si riesce ad azionarlo anche con i guanti invernali. La ghiera per abbassare la corsa è invece un po' troppo spigolosa e dura da azionare e probabilmente il suo uso è più fastidioso a mani nude.
In salita anche minimamente sconnessa o tecnica le doti delle ruote da 29" vengono fuori chiaramente, con la maggior trazione che non fa percepire la diversa (e teoricamente svantaggiosa) lunghezza dei rapporti; nei ripidi la RIP9 addirittura arrampica meglio della SJ 26", in quanto l'alleggerimento dell'anteriore è decisamente inferiore pur con un manubrio più in alto di 4 cm. Sulle salite scorrevoli la presenza di ruote molto leggere come le American Classic e di coperture scorrevoli aiuta a contenere l'aumento dell'inerzia, inevitabile con ruote dal diametro maggiore.
La maneggevolezza è buona per una bici di questa categoria, sia in velocità che nel lento: si riesce agevolmente a scartare ostacoli all'ultimo istante o ad impostare e seguire la traiettoria voluta, ho anzi rilevato una certa nervosità quando la velocità sale, il che consente una guida aggressiva a patto di essere dotati della necessaria sensibilità. Le ruote grandi in discesa fanno il resto, aiutando il lavoro delle le sospensioni per far passare la bici sopra agli ostacoli; il manubrio flat da 66 crea qualche problemino di ingombro nei single molto stretti ma oltre a aumentare la sensazione di "comodità" della bici riesce a contrastare con successo il maggiore effetto giroscopico in velocità.
Alcuni appunti sul montaggio. I comandi X9, abbinati ad un cambio cambio X0 e ad un deragliatore XT, non mi hanno entusiasmato: hanno un funzionamento molto preciso, ma richiedono uno sforzo per far salire la catena decisamente superiore a quanto necessario con i comandi Rapidfire Plus XT 2008 + cambio Shadow. Mi ha invece favorevolmente colpito la sella BelAir RL: diffido istintivamente delle selle morbide, ma in questo caso l'imbottitura ha una consistenza che rende la seduta piuttosto comoda anche per le uscite di più ore. Una bici di questo genere dovrebbe essere fornita di serie di un collarino reggisella a sgancio, e non solo perchè così sarei riuscito a caricarla in auto con meno difficoltà . Un piccolo "fastidio" se siete come me dei "tecnomaniaci", è rappresentato dalla difficoltà di montaggio del ciclocomputer sulla Maverick. La struttura a steli rovesciati non consente il montaggio in modo tradizionale: credo che la soluzione stia nel realizzare una piccola staffa portasensore, da fissare alla gamba destra della forcella sfruttando le viti di montaggio del parastelo. Io ho risolto al volo montando il sensore sulla ruota posteriore e il ciclocomputer sul ponticello tra tubo superiore e tubo di sella...
Le gomme rappresentano un ottimo compromesso tra trazione e scorrevolezza, punto critico quest'ultimo a mio parere delle coperture da 29. Come ho avuto modo di scrivere più volte infatti, la maggiore impronta a terra delle ruote da 29 richiede un disegno e spessore del battistrada meno consistente rispetto alle gomme usate tradizionalmente sulle 26", per evitare di ritrovarsi con un surplus di trazione e di attrito a scapito della scorrevolezza. Le Small Block 8 hanno brillato sui percorsi compatti ma anche sulle mulattiere della Montagnola Senese, in questa stagione coperte di foglie bagnate; detto questo, almeno all'anteriore sui percorsi più impegnativi o ghiaiosi vedrei meglio una una gomma un po' più larga e/o tassellata.
Alcune foto:
Il nodo di sterzo irrobustito da fazzoletti di rinforzo consente il montaggio di una forcella a doppia piastra come la Maverick DUC32
Vista d'insieme della sospensione e dettaglio della bielletta inferiore e della biella principale
Il mozzo dedicato a perno passante e il meccanismo di bloccaggio della DUC32
Il mastodontico forcellino sostituibile
Come montare un ciclocomputer su una forcella a steli rovesciati: ovvero come montarlo da qualche altra parte
Nella scorsa settimana ho sottoposto ad un test approfondito una RIP9 gentilmente fornitami da Crested B. La bici è esattamente quella la cui prova è stata pubblicata su MTBWorld nel numero di novembre 2007: taglia M, montata con forcella Maverick DUC32 a perno passante, ruote American Classic, gomme Kenda Small Block 8, pedivelle Truvativ Stylo, comandi Sram X9, cambio X0, deragliatore e pignoni XT. Ci ho percorso 165 km in quattro uscite su terreni diversi nella Montagnola Senese, nel Chianti, nella Macchia della Magona ed infine intorno a Massa Marittima.
Premetto che già possiedo una 29er, e precisamente una front OnOne Scandal, oltre ad una Stumpjumper FSR 2006 "tradizionale"; è quest'ultima che ho preso come metro di paragone per le caratteristiche e prestazioni della RIP9, visto che sono bici abbastanza simili per impostazione generale.
Ho utilizzato una taratura dell'ammortizzatore RP23 con 95 psi ed il ritorno ad un click dal tutto aperto. La forcella consente di regolare dall' esterno solamente la pressione della camera positiva, che ho settato a 90 psi.
[NdA: si può regolare anche il ritorno ma non avevo capito come: il tappo dello stelo ruota e non me ne sono accorto]
La posizione in sella è leggermente più alta, ed allo stesso tempo l'attacco integrato alla forcella posiziona il manubrio ad una quota più elevata del normale. La posizione del manubrio è modificabile in lunghezza, ma in ogni caso la presenza di un attacco integrato rende modifiche dell' assetto meno semplici ed intuitive.
La sospensione della RIP9 ha un comportamento di ottimo livello: l'ondeggiamento è limitato anche con il ProPedal al minimo, tanto che si sente la necessità di attivare la piattaforma stabile solo su asfalto o sterrato liscio. La sensazione è che la sospensione posteriore, al contrario di quanto sostiene il produttore nelle sue pagine web, sia progressiva e non regressiva: il controllo dell'oring sullo stelo dell' ammortizzatore dice invece che la corsa viene sfruttata interamente. Evidentemente lo schema sospensivo è stato ben studiato e realizzato, vista anche l'assenza di irrigidimento del carro in frenata. Sui percorsi tecnici non è difficile sfiorare le asperità affioranti dal terreno con i pedali, sebbene in maniera più sporadica e meno decisa che con la SJ 26": il movimento centrale è infatti leggermente più alto (circa 1,5 cm).
La forcella dà una buona sensazione di controllo e rigidità; per le mie abitudini e caratteristiche di guida non mi sarebbe dispiaciuta una maggiore, sebbene lieve, frenatura sia in compressione che in ritorno: queste regolazioni sono però possibili solo aprendo gli steli, in quanto dall' esterno l'unica regolazione possibile è la pressione della della camera positiva. [vedi nota precedente] Il meccanismo di bloccaggio dell'asse passante del mozzo è molto efficace e pratico, e si riesce ad azionarlo anche con i guanti invernali. La ghiera per abbassare la corsa è invece un po' troppo spigolosa e dura da azionare e probabilmente il suo uso è più fastidioso a mani nude.
In salita anche minimamente sconnessa o tecnica le doti delle ruote da 29" vengono fuori chiaramente, con la maggior trazione che non fa percepire la diversa (e teoricamente svantaggiosa) lunghezza dei rapporti; nei ripidi la RIP9 addirittura arrampica meglio della SJ 26", in quanto l'alleggerimento dell'anteriore è decisamente inferiore pur con un manubrio più in alto di 4 cm. Sulle salite scorrevoli la presenza di ruote molto leggere come le American Classic e di coperture scorrevoli aiuta a contenere l'aumento dell'inerzia, inevitabile con ruote dal diametro maggiore.
La maneggevolezza è buona per una bici di questa categoria, sia in velocità che nel lento: si riesce agevolmente a scartare ostacoli all'ultimo istante o ad impostare e seguire la traiettoria voluta, ho anzi rilevato una certa nervosità quando la velocità sale, il che consente una guida aggressiva a patto di essere dotati della necessaria sensibilità. Le ruote grandi in discesa fanno il resto, aiutando il lavoro delle le sospensioni per far passare la bici sopra agli ostacoli; il manubrio flat da 66 crea qualche problemino di ingombro nei single molto stretti ma oltre a aumentare la sensazione di "comodità" della bici riesce a contrastare con successo il maggiore effetto giroscopico in velocità.
Alcuni appunti sul montaggio. I comandi X9, abbinati ad un cambio cambio X0 e ad un deragliatore XT, non mi hanno entusiasmato: hanno un funzionamento molto preciso, ma richiedono uno sforzo per far salire la catena decisamente superiore a quanto necessario con i comandi Rapidfire Plus XT 2008 + cambio Shadow. Mi ha invece favorevolmente colpito la sella BelAir RL: diffido istintivamente delle selle morbide, ma in questo caso l'imbottitura ha una consistenza che rende la seduta piuttosto comoda anche per le uscite di più ore. Una bici di questo genere dovrebbe essere fornita di serie di un collarino reggisella a sgancio, e non solo perchè così sarei riuscito a caricarla in auto con meno difficoltà . Un piccolo "fastidio" se siete come me dei "tecnomaniaci", è rappresentato dalla difficoltà di montaggio del ciclocomputer sulla Maverick. La struttura a steli rovesciati non consente il montaggio in modo tradizionale: credo che la soluzione stia nel realizzare una piccola staffa portasensore, da fissare alla gamba destra della forcella sfruttando le viti di montaggio del parastelo. Io ho risolto al volo montando il sensore sulla ruota posteriore e il ciclocomputer sul ponticello tra tubo superiore e tubo di sella...
Le gomme rappresentano un ottimo compromesso tra trazione e scorrevolezza, punto critico quest'ultimo a mio parere delle coperture da 29. Come ho avuto modo di scrivere più volte infatti, la maggiore impronta a terra delle ruote da 29 richiede un disegno e spessore del battistrada meno consistente rispetto alle gomme usate tradizionalmente sulle 26", per evitare di ritrovarsi con un surplus di trazione e di attrito a scapito della scorrevolezza. Le Small Block 8 hanno brillato sui percorsi compatti ma anche sulle mulattiere della Montagnola Senese, in questa stagione coperte di foglie bagnate; detto questo, almeno all'anteriore sui percorsi più impegnativi o ghiaiosi vedrei meglio una una gomma un po' più larga e/o tassellata.
Alcune foto:
Il nodo di sterzo irrobustito da fazzoletti di rinforzo consente il montaggio di una forcella a doppia piastra come la Maverick DUC32
Vista d'insieme della sospensione e dettaglio della bielletta inferiore e della biella principale
Il mozzo dedicato a perno passante e il meccanismo di bloccaggio della DUC32
Il mastodontico forcellino sostituibile
Come montare un ciclocomputer su una forcella a steli rovesciati: ovvero come montarlo da qualche altra parte