Ero a Roma. Mancavano pochi giorni alla mia prima Maratona delle Dolomiti. Dopo tanti anni che mia moglie insisteva per andare, mi lasciai convincere. Non l’avessi mai fatto. Un casino indicibile, l’elezione del Papa alle porte, l’insediamento del nuovo parlamento, il 6 Nazioni di Rugby, la Maratona di Roma…………
La solita trafila: Piazza Venezia, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, il Pantheon, il Colosseo, il Foro Romano…tutta a piedi . E finalmente Piazza San Pietro. Piena di gente in ogni dove, forze dell’ordine di ogni arma (se li impiegassero sul territorio....) persino i Carabinieri in alta uniforme storica col pennacchio e col mantello, come non li vedevo dai tempi del libro di Pinocchio, quando ero bambino. Assistiamo anche alla messa Pro Eligendo Romano Pontefice.
Ero distrutto, mia moglie che insisteva, per salire sulla Cupola di San Pietro….. 537 devastanti scalini in un corridoio strettissimo e tortuoso peggio di un single track, per un dislivello di 130 mt. La mia pessima forma mi ha portato a salirla in oltre 40 minuti con la ridicola v.a.m. di 195 metri l’ora.
Nulla da dire, bel panorama di lassù.
Riscendiamo i 537 gradini in altro single track parallelo al primo e, con un paio di nose press, impaziente di tornarmene disteso in albergo, riesco a superare una famigliola giapponese che si fermava a far le foto anche delle formiche sul muro.
Figata, ora si va a casa, pensai fra me e me. Niente da fare.
"Manca ancora la Cappella Sistina!!!!" fece mia moglie.
Provai a dirle che con l’elezione del Papa la stavano per chiudere, che dovevano farci il Conclave e che non avremmo fatto mai in tempo. Nulla da fare, comanda lei, andammo in Sistina.
Dopo una coda interminabile, (sembrava l’ingresso in griglia alla Dolomiti Superbike), entriamo dentro. Tutto bello, tutto fantastico, ma io son stanco, mi metto in un angoletto riparato a schiacciare un pisolino, mentre lei ammira gli affreschi di Michelangelo, di Botticelli, del Perugino, di Pinturicchio (non Del Piero)…… sento trambusto, poi all’improvviso una voce decisa che intima: Extra_omnes!!!! Non ho mai capito a cosa servisse il latino e a scuola avevo sempre pessimi voti. Mi rimetto tranquillo a sonnecchiare. Vengo svegliato di soprassalto, proprio mentre stavo staccando sullo Stelvio Alberto Contador. I sogni si interrompono sempre sul più bello. Un gruppo di preti, con zucchetto rosso, attorno a me mi guardano con occhi severi. Mi si rivolgono in latino. Non capisco. Finalmente, uno di loro, decide di infrangere il millenario protocollo che impone l’uso del latino durante il Conclave e, con tono severo e sguardo accigliato, mi dice:
“Sono il Camerlengo cardinale Maurizio Nocarb, della Diocesi di Merano. Non hai sentito l’extra omnes? Cosa ci fai qui? Dobbiamo eleggere il nuovo Papa, non puoi stare..…ma ora non puoi nemmeno uscire, la porta è ormai chiusa. Se si sapesse che sei qui, dovremmo essere tutti scomunicati dal nuovo Papa che poi essendo eletto fra noi dovrebbe autoscomunicarsi a sua volta.”
L’atmosfera è pesante, invoco l’indulgenza. Chiedono, come nel medioevo, se posso pagarla. Maledizione, ho speso gli ultimi soldi per l’acquisto del cambio xtr sul mercatino del forum.
Uno di loro, il Protodiacono, il più anziano, un arzillo 87enne con ancora la barba nera che sembrava averne 38 e indossava una cappa di ermellino che sembrava di “pecora” con l’aria di uno che sa sempre cosa dire, propone di far votare anche me, tanto non se ne accorgerà nessuno, le schede le bruciano a fine votazione. Faccio notare che non ho votato nemmeno alle recenti politiche, che non sono cardinale e che la mia carriera ecclesiastica si è fermata al grado di chierichetto quando avevo 10 anni. Il parroco mi sorprese a mangiare le ostie non consacrate della sacrestia (dopo la messa dovevo uscire in bici e pensavo fossero un ottimo surrogato delle barrette energetiche che avevo dimenticato a casa), e la mia carriera si fermò lì.
Finalmente il Camerlengo meranese che doveva avere certamente un passato da biker, con uscite all’alba e ritorno giusto in tempo per dire messa alle 7 del mattino, squadrandomi, trovò la soluzione. Con l’iphone si collegò ad internet ed in pochi minuti, dopo una serrata trattativa sul mercatino di bdc-forum, fece giungere una bdc montata al top con tanto di rulli virtuali e cuffie sonore, per occuparmi a far qualcosa senza sentire nulla.
Li vidi prendere subito il loro posto, mentre io attaccavo la prima ripetuta in salita. In breve il Conclave sembrava la peggior riunione di condominio delle più malfamate favelas di Rio. Non capivo cosa dicessero, ma sembravano discutere animatamente di quale fosse la foto più bella che avevano scattato, con i salti o con postproduzione fraudolenta, piuttosto che valutare l’introduzione dell’ergal come materiale leggero per i loro begli anelloni cardinalizi. Solo uno rimaneva silenzioso in disparte, il decano della diocesi di Siena, cardinal Nicola Sembo. Lo chiamavano il cartesiano, dicevano che fosse ineleggibile, perché la notte prima del Palio del 1971 aveva disturbato il cavallo della Contrada del Bruco, nemica giurata della Giraffa ove lui era nato, parlandogli tutta la notte senza sosta. Intervenne solo quando qualcuno si chiedeva quali fossero le norme sulla garanzia degli anelli in ergal o per rivendicare la cura e la manutenzione dei sentieri Vaticani.
Giorni e giorni passati così, io sui rulli a preparare l’imminente Maratona delle Dolomiti e loro a discutere del più e del meno. Ad ogni discussione seguiva una votazione, che sembrava ogni volta non dare l’esito sperato (maledetta maggioranza del 66%) e immancabilmente si concludeva con il cardinale della diocesi di Kingston (Jamaica) che estraeva un involucro nero simile ad una barretta al cioccolato e dopo averne tagliato un pezzetto lo metteva mischiato a del tabacco dandogli fuoco in una sorta braciere centrale da cui i cardinali aspiravano per rilassarsi dopo l’intensa giornata. Un acre fumo nero pervadeva la stanza, venendo aspirato da un comignolo che diffondeva la fumata nera verso l’esterno comunicando al mondo l’esito della votazione. Era il momento più critico delle giornate per me. Avevo presto imparato a non farmi sorprendere nello step a soglia al momento della “fumata”, ma il bollino doping che avevo visto sull’involucro del giamaicano, mi induceva a non respirare per lunghi minuti, sino al dissolversi della nube, per non incappare positivo ad un controllo e ritrovarmi anche io nel salotto di Oprah Winfrey a fare outing.
Finalmente dopo una settimana, parecchie fumate per loro e centinaia di km sui rulli per me, il Decano della Diocesi di Lugano, cardinal Lotonio (luganese di adozione ma dal cognome chiaramente originario di Napoli), tuonò minacciando il ban (ehm volevo dire la scomunica) a tutti coloro che non lo avessero votato. La votazione decisiva si svolse in poco tempo. Stavolta, invece del giamaicano, fu il cardinale colombiano a estrarre un involucro con della polvere bianca che subito, una volta accesa, provocò una grossa fumata bianca. Non notai il bollino doping, respirai a pieni polmoni e mollai un tale scatto sui pedali che nemmeno Cavendish sarebbe stato capace. La bici si staccò dai rulli partendo a velocità mach 2 spiaccicandomi su un dipinto del Botticelli. Mi fu data dal colombiano una pasticchetta “coprente” e di dire in caso di controllo antipoding che avevo mangiato delle caramelle provenienti da Bogotà.
Finalmente le porte della Sistina si riaprirono. Uscirono frettolosi per affacciarsi ad un balcone. Mentre facevo stretching, dopo giorni di rulli, intravedevo da un finestrone scene di giubilo, in Piazza San Pietro e il Protodiacono 87enne barbutonero che sembrava averne 38, che affacciatosi al balcone centrale annunciava:
(maledetto latino) Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus_Papam! Eminentissimum Ac reverendissimum dominum,……..dominum Marcus Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem LOTONIO, qui sibi nomen imposuit Marcus Ionannes II.
Fui liberato solo dopo che tutta la folla fu fatta defluire.
Feci la mia prima Maratona delle Dolomiti arrivando penultimo ,ovviamente sorteggiato all’antidoping su oltre 9.000 partecipanti. La giustificazione delle pasticchette colombiane non fu creduta. Il procuratore antidoping mi disse che quelle le hanno solo in un antichissimo convento colombiano sulle Ande e sono di uso esclusivo dei prelati di quel convento. Fui per questo declassato all’ultimo posto e rinchiuso nelle segrete di Castel_Sant’Angelo da cui scrivo la mia storia
La solita trafila: Piazza Venezia, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, il Pantheon, il Colosseo, il Foro Romano…tutta a piedi . E finalmente Piazza San Pietro. Piena di gente in ogni dove, forze dell’ordine di ogni arma (se li impiegassero sul territorio....) persino i Carabinieri in alta uniforme storica col pennacchio e col mantello, come non li vedevo dai tempi del libro di Pinocchio, quando ero bambino. Assistiamo anche alla messa Pro Eligendo Romano Pontefice.
Ero distrutto, mia moglie che insisteva, per salire sulla Cupola di San Pietro….. 537 devastanti scalini in un corridoio strettissimo e tortuoso peggio di un single track, per un dislivello di 130 mt. La mia pessima forma mi ha portato a salirla in oltre 40 minuti con la ridicola v.a.m. di 195 metri l’ora.
Nulla da dire, bel panorama di lassù.
Riscendiamo i 537 gradini in altro single track parallelo al primo e, con un paio di nose press, impaziente di tornarmene disteso in albergo, riesco a superare una famigliola giapponese che si fermava a far le foto anche delle formiche sul muro.
Figata, ora si va a casa, pensai fra me e me. Niente da fare.
"Manca ancora la Cappella Sistina!!!!" fece mia moglie.
Provai a dirle che con l’elezione del Papa la stavano per chiudere, che dovevano farci il Conclave e che non avremmo fatto mai in tempo. Nulla da fare, comanda lei, andammo in Sistina.
Dopo una coda interminabile, (sembrava l’ingresso in griglia alla Dolomiti Superbike), entriamo dentro. Tutto bello, tutto fantastico, ma io son stanco, mi metto in un angoletto riparato a schiacciare un pisolino, mentre lei ammira gli affreschi di Michelangelo, di Botticelli, del Perugino, di Pinturicchio (non Del Piero)…… sento trambusto, poi all’improvviso una voce decisa che intima: Extra_omnes!!!! Non ho mai capito a cosa servisse il latino e a scuola avevo sempre pessimi voti. Mi rimetto tranquillo a sonnecchiare. Vengo svegliato di soprassalto, proprio mentre stavo staccando sullo Stelvio Alberto Contador. I sogni si interrompono sempre sul più bello. Un gruppo di preti, con zucchetto rosso, attorno a me mi guardano con occhi severi. Mi si rivolgono in latino. Non capisco. Finalmente, uno di loro, decide di infrangere il millenario protocollo che impone l’uso del latino durante il Conclave e, con tono severo e sguardo accigliato, mi dice:
“Sono il Camerlengo cardinale Maurizio Nocarb, della Diocesi di Merano. Non hai sentito l’extra omnes? Cosa ci fai qui? Dobbiamo eleggere il nuovo Papa, non puoi stare..…ma ora non puoi nemmeno uscire, la porta è ormai chiusa. Se si sapesse che sei qui, dovremmo essere tutti scomunicati dal nuovo Papa che poi essendo eletto fra noi dovrebbe autoscomunicarsi a sua volta.”
L’atmosfera è pesante, invoco l’indulgenza. Chiedono, come nel medioevo, se posso pagarla. Maledizione, ho speso gli ultimi soldi per l’acquisto del cambio xtr sul mercatino del forum.
Uno di loro, il Protodiacono, il più anziano, un arzillo 87enne con ancora la barba nera che sembrava averne 38 e indossava una cappa di ermellino che sembrava di “pecora” con l’aria di uno che sa sempre cosa dire, propone di far votare anche me, tanto non se ne accorgerà nessuno, le schede le bruciano a fine votazione. Faccio notare che non ho votato nemmeno alle recenti politiche, che non sono cardinale e che la mia carriera ecclesiastica si è fermata al grado di chierichetto quando avevo 10 anni. Il parroco mi sorprese a mangiare le ostie non consacrate della sacrestia (dopo la messa dovevo uscire in bici e pensavo fossero un ottimo surrogato delle barrette energetiche che avevo dimenticato a casa), e la mia carriera si fermò lì.
Finalmente il Camerlengo meranese che doveva avere certamente un passato da biker, con uscite all’alba e ritorno giusto in tempo per dire messa alle 7 del mattino, squadrandomi, trovò la soluzione. Con l’iphone si collegò ad internet ed in pochi minuti, dopo una serrata trattativa sul mercatino di bdc-forum, fece giungere una bdc montata al top con tanto di rulli virtuali e cuffie sonore, per occuparmi a far qualcosa senza sentire nulla.
Li vidi prendere subito il loro posto, mentre io attaccavo la prima ripetuta in salita. In breve il Conclave sembrava la peggior riunione di condominio delle più malfamate favelas di Rio. Non capivo cosa dicessero, ma sembravano discutere animatamente di quale fosse la foto più bella che avevano scattato, con i salti o con postproduzione fraudolenta, piuttosto che valutare l’introduzione dell’ergal come materiale leggero per i loro begli anelloni cardinalizi. Solo uno rimaneva silenzioso in disparte, il decano della diocesi di Siena, cardinal Nicola Sembo. Lo chiamavano il cartesiano, dicevano che fosse ineleggibile, perché la notte prima del Palio del 1971 aveva disturbato il cavallo della Contrada del Bruco, nemica giurata della Giraffa ove lui era nato, parlandogli tutta la notte senza sosta. Intervenne solo quando qualcuno si chiedeva quali fossero le norme sulla garanzia degli anelli in ergal o per rivendicare la cura e la manutenzione dei sentieri Vaticani.
Giorni e giorni passati così, io sui rulli a preparare l’imminente Maratona delle Dolomiti e loro a discutere del più e del meno. Ad ogni discussione seguiva una votazione, che sembrava ogni volta non dare l’esito sperato (maledetta maggioranza del 66%) e immancabilmente si concludeva con il cardinale della diocesi di Kingston (Jamaica) che estraeva un involucro nero simile ad una barretta al cioccolato e dopo averne tagliato un pezzetto lo metteva mischiato a del tabacco dandogli fuoco in una sorta braciere centrale da cui i cardinali aspiravano per rilassarsi dopo l’intensa giornata. Un acre fumo nero pervadeva la stanza, venendo aspirato da un comignolo che diffondeva la fumata nera verso l’esterno comunicando al mondo l’esito della votazione. Era il momento più critico delle giornate per me. Avevo presto imparato a non farmi sorprendere nello step a soglia al momento della “fumata”, ma il bollino doping che avevo visto sull’involucro del giamaicano, mi induceva a non respirare per lunghi minuti, sino al dissolversi della nube, per non incappare positivo ad un controllo e ritrovarmi anche io nel salotto di Oprah Winfrey a fare outing.
Finalmente dopo una settimana, parecchie fumate per loro e centinaia di km sui rulli per me, il Decano della Diocesi di Lugano, cardinal Lotonio (luganese di adozione ma dal cognome chiaramente originario di Napoli), tuonò minacciando il ban (ehm volevo dire la scomunica) a tutti coloro che non lo avessero votato. La votazione decisiva si svolse in poco tempo. Stavolta, invece del giamaicano, fu il cardinale colombiano a estrarre un involucro con della polvere bianca che subito, una volta accesa, provocò una grossa fumata bianca. Non notai il bollino doping, respirai a pieni polmoni e mollai un tale scatto sui pedali che nemmeno Cavendish sarebbe stato capace. La bici si staccò dai rulli partendo a velocità mach 2 spiaccicandomi su un dipinto del Botticelli. Mi fu data dal colombiano una pasticchetta “coprente” e di dire in caso di controllo antipoding che avevo mangiato delle caramelle provenienti da Bogotà.
Finalmente le porte della Sistina si riaprirono. Uscirono frettolosi per affacciarsi ad un balcone. Mentre facevo stretching, dopo giorni di rulli, intravedevo da un finestrone scene di giubilo, in Piazza San Pietro e il Protodiacono 87enne barbutonero che sembrava averne 38, che affacciatosi al balcone centrale annunciava:
(maledetto latino) Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus_Papam! Eminentissimum Ac reverendissimum dominum,……..dominum Marcus Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem LOTONIO, qui sibi nomen imposuit Marcus Ionannes II.
Fui liberato solo dopo che tutta la folla fu fatta defluire.
Feci la mia prima Maratona delle Dolomiti arrivando penultimo ,ovviamente sorteggiato all’antidoping su oltre 9.000 partecipanti. La giustificazione delle pasticchette colombiane non fu creduta. Il procuratore antidoping mi disse che quelle le hanno solo in un antichissimo convento colombiano sulle Ande e sono di uso esclusivo dei prelati di quel convento. Fui per questo declassato all’ultimo posto e rinchiuso nelle segrete di Castel_Sant’Angelo da cui scrivo la mia storia