News Il Dolomiti Paganella Bike Park compie 10 anni

Vettore2480

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Io sono stato due anni fa in Paganella ed è stupendo, è stato un weekend di massimo divertimento e molta emozione poiché era la prima volta che vedevo dei flow trails. Ci vorrei tornare a fine settembre, spero che le piste verranno comunque manutenute e non lasciate alla “stanca” di fine stagione. Ritengo che i flow debbano essere flow. Se vado in uno shared accetto solco e pietraia, se vado on un flow deve essere flow e non ha molto senso trovare brake bumps a ripetizione. Quando ci andai io era inizio ottobre, c’erano i bike days pertanto avevano tirato a nuovo Molveno, Andalo era un pelo trasandato.

Riguardo al dibattito pedoni vs bici, voi minimizzate ma il problema è serio e ci aspettano tempi molto duri nei prossimi anni, io consiglierei a tutti di raidare più possibile finché siamo in tempo. Località come Paganella in parte si salveranno, al costo di raddoppiare i sentieri “natural” ed abbandonare il concetto shared.
Tuttavia la lettera della signora, per quanto un po’ “pallosa” il suo senso ce l’ha. Il concetto shared può funzionare in località poco battute, ma in un posto come Paganella è pura follia, io penso che non potrà durare a lungo…

Il rischio concreto è che, presto, le MTB potrebbero essere ingabbiate e relegate nei parks, un po’ come se per lo sci fosse obbligatorio andare solo sulle piste battute e vietato assoluto il fuoripista e anche lo scialpinismo. Tuttavia c’è una differenza da non sottovalutare, chi fa fuoripista con gli sci, a parte casi particolari, non dà fastidio a nessuno, mette in pericolo solo sé stesso ed impegna i soccorsi. Al contrario, chi va in bici nei sentieri, oltre ai rischi citati, dà fastidio a MOLTISSIMI e in particolare ad una categoria che sta assumendo grande potere di lobby, quella del cd “turismo lento”… ma anche a quella degli ambientalisti integralisti che, in termini di crescente potere, non è da meno…

Scusandomi per allungare troppo l'intervento, vorrei esprimere una mia opinione personale, che risulterà antipatica a molti. La bici su trail naturale nel bosco dovrebbe essere protetta a tutti i costi, perché ha molto senso. La bici sui crinali ripidi e ghiaiosi di alta quota per me non ha senso, molti si divertono da matti nel cd "trai epico" con poco flow e molta tecnica, questione di gusti, ma davvero agli occhi di un escusionista la bici che scende di lì è atiestetica ed intollerabile, in termini di rumire di freni e sgommate, in termini di timore, e anche in termini di danni al sentiero...
Secondo me noi dovremmo limitare le uscite sui trails di alta quolta solo alle località con bassissima frequentazione e quindi quasi impossibilità di incrocio con camminatori.
 
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paolop72

Biker superioris
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considerazioni molto sensate
personalmente ho notato che malgrado il polverone che possano alzare articoli "mirati" come quello della signora in Paganella il problema della convivenza non sembra tale, la gente è piuttosto abituata e formata, forse sarà l'educazione, la comunicazione, etc..
Sugli shared trails ho visto una disponibilità da parte dei pedoni che non mi sarei mai aspettato e che rimane immaginabile in altri contesti , dalle alpi agli appennini, dove il lobbysmo e il divietisimo trovano terreno fertile nelle carenze gestionali o organizzative.
Se i numeri delle bici crescessero ancora probabilmente faranno percorsi natural il più possibile alternativi alla salita (magari adiacente) dei pedoni, piuttosto che ghettizzare tutti al trail park flow, che è si grande ma rappresenta comunque una parte dell'attuale offerta per le bici.

Le suddette lobby, soprattutto gli integralisti/divietisiti hanno potere inversamente proporzionale all'organizzazione e potenza economica delle stazioni su cui si confrontano, la fanno da padrone in quasi tutto l'appennino (difficilmente esempio di gestione o organizzazione, a parte Roccaraso dove infatti non esistono) ma anche in altri contesti alpini/dolomitici dove sono spalleggiati da enti locali pigri o ondivaghi, cultura di aversione al turista, al diverso al forestiero, spesso radicata in molti contesti montani che non siano il trentino.
 
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reddummies

Biker tremendus
2/10/17
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C'è anche da dire che i sentieri condivisi in Paganella, sono i classici sentieri da turista, magari poco avvezzo alle escursioni (soprattutto se non sono servite da seggiovie), e più suggestionabile da una bici che gli arriva contro sul suo percorso, esempio lampante la lettera delle signora che si lamenta anche degli orsi, e magari se poteva avrebbe anche bacchettato il CAI di zona, in quanto i sentieri sono pieni di sassi e lei cammina a fatica.
Io faccio anche molto trekking, ormai quasi più quello che bici, e non ho fastidio se trovo delle bici sul mio percorso (mi danno fastidio gli imbecilli, ma quelli ci sono sia a piedi che in bici!).
In Paganella ho fatto ore di camminate su sentieri, senza incontrare nessuna bici e pochissimi pedoni (trekking non difficili, ma sicuramente più faticosi di quelli a portata di seggiovia), quindi non trovo che sia una convivenza difficile o ai ferri corti, lo può diventare in quelle poche zone ad alta affluenza turistica servite da impianti dove arriva il camminatore\ciclista occasionale, ma sono già normate e regolamentate come appunto la Paganella, e quindi non penso avranno altre conseguenze.
 
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Vettore2480

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Mi piace molto questa riflessione alla quale non avevo pensato. Molte volte mi sono chiesto perché questi individui devono attaccarsi ferocmente alle Pal*e di noi "appenninici" soffocando ogni progettualità, mentre sulle Alpi si riesce a fare un po' tutto ciò che gioca allo sviluppo. Conseguenza, montagne appenniniche sempre più spopolate e depresse, località alpine sempre più vittime della troppa pressione turistica e quindi rovinate.
E' proprio così, attaccano dove sanno di poter vincere facile...
 

paolop72

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anche in appennino guarda che differenza di accanimento c'è sui tuoi sibillini, i simbruini o sul terminillo e GS, che hanno enormi potenziali ma oggi contano pochissimo come numeri di turismo ed economia (favorendo i potenziali concorrenti e l'abbandono) e come la polemica sia pressoché nulla in Altosangro, dove l'economia turistica ha indotto enorme, la gestione impianti florida e potente e ogni anno fanno piu cabinovie che a plan. Un altra chiave di lettura sarebbe la facilità di approvvigionarsi di investimenti pubblici, ma anche quello denota capacità manageriali e determinazione, rispetto a chi dorme, si lamenta e aspetta la manna dal cielo

Tornando alla Paganella io sono ottimista e non penso che il destino dei biker sia di diventare criceti chiusi nei bike park, vedo realistica la posizione di @reddummies di un contesto dove trekker prediligono percorsi molto facili ( e i trail di Paganella non lo sono ) oppure gli esperti si muovono su altri scenari, considerato che la zona di maggiore rilievo sarebbe quella dolomitica sul versante opposto dove praticamente non ci sono trail (o meglio quelli di Molveno sono sotto la zona escursionistica rilevante). Quei trekkers che girano dove ci sono anche le bici sono mediamente consapevoli, istruiti e disponibili, il conflitto che l'articolo della signora (che avrebbe a ridire anche sugli scoiattoli che fanno cadere le pigne) farebbe pensare non è reale per fortuna.

Anche in chiave alpi e dolomiti ci sono grandi diversità di approccio e gestione turistica e il conseguente proliferare di "divietismo" e lobby pesudoambientaliste . Gli esempi sono a pochi km, basti pensare al versante veneto delle dolomiti con grande tradizione divietistica (percorsi cai vietati alle bici da decenni), e la differente propensione turistica, economica e pubblicitaria tra territori anche vicini e simili..
E' indubbio che alcune località del TAA hanno una capacità di fare turismo, comunicazione, brand, valorizzazione, incoming, qualità che è un eccellenza mondiale, che si riversa sul turismo invernale e su quello estivo. A mio avviso in estate il gap con i concorrenti è ancora più notevole che in inverno o poco ci manca. Il resto sono piccole isole felici in contesti che non valorizzano appieno il proprio potenziale, basti pensare all'eccellenza di Livigno (mtb e sport invernali) rispetto al resto della montagna Lombarda. Anche in vda ci sono molte differenze tra le stazioni, ma a livello complessivo del turismo, ma malgrado l'eccellenza di vette mondiali la ritengo ancora indietro rispetto all trentino.
La Paganella è un esempio assoluto di massimo rendimento/sfruttamento delle potenzialità, ci sono stazioni sciisticamente ed anche dal punto di vista estivo con potenzialità superiori, ma la connotazione dell'offerta la rende incredibilmente competitiva, sulle mtb una eccellenza assoluta.
 
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