I Pirati della C2C

Muhlo

Biker poeticus
14/5/06
3.647
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Katalfan Mt.- Bahar (Sicily West Coast)
www.facebook.com
Bike
DAG Carbon race
[FONT=&quot]Uno[/FONT]​

[FONT=&quot]Siamo alle solite.[/FONT]
[FONT=&quot]Avevo cercato un ingaggio fino al giorno prima e quando avevo ormai perso ogni speranza di salpare, ecco che si presentava l’occasione di un altro viaggio.[/FONT]
[FONT=&quot]A quel tempo le rotte erano segnate sulle rughe dei comandanti tosto che nelle pseudo carte nautiche.[/FONT]
[FONT=&quot]Le merci viaggiavano verso luoghi dal sapore ignoto, attraverso vie ancora più ignote, e con ignote possibilità di giungere a destinazione.[/FONT]

[FONT=&quot]Il Coaster sarebbe salpato dal porto di Leon all’alba del giovedì santo.[/FONT]
[FONT=&quot]Avrebbe seguito la rotta di Roncis, attraversando le gole dei ruggenti, o almeno ci avrebbe provato: quella rotta era di per se molto insidiosa per i continui mutamenti del moto ondoso, ma negli ultimi tempi era diventata un incubo per qualsiasi comandante, sicché si preferiva evitarla circumnavigando l’intera isola di Caomao, anche se questo significava pagare dazi irragionevoli ed esporre il trasporto a tempi di realizzazione lunghissimi.[/FONT]
[FONT=&quot]Oltretutto i mari di roncis erano ormai diventati luogo di pesca per i pirati dei grillas, per lo più reietti bastardi che pensavano solo a sfogare la loro noia nella violenza sugli equipaggi attaccati.[/FONT]
[FONT=&quot]Nessuno, nessuno era più tornato incolume da quei mari.[/FONT]
[FONT=&quot]Nessuno considerava possibile che ci fosse la seppur remota possibilità di tornare sano di mente[/FONT]
[FONT=&quot]Nei giorni precedenti all’imbarco, avevo passato le mie giornate a girovagare senza pensieri per le strade di turk, divertendomi a mercanteggiare con i locals nella loro lingua.[/FONT]
[FONT=&quot]Mi alzavo tardi la mattina e passeggiavo senza una meta precisa per le strade in multicolor di stamb aspettando che i languori allo stomaco crescessero a tal punto da prendere il comando delle operazioni di bordo, pilotando il mio corpo stanco verso il più vicino venditore di kebab.[/FONT]
[FONT=&quot]Ormai erano settimane che oziavo appresso al pensiero di dare un taglio a quella vita senza arrivi, certo ad alcuni la vita così poteva sembrare bella ma quanto poteva mai valere un piatto senza il sale dell’avventura?[/FONT]
[FONT=&quot]Mi ricordai del vecchio zifrank e del suo pensiero fisso di riuscire a raggiungere la costa occulta passando per la gola di roncis e veleggiando attraverso i mari del pericoloso pedaltor.[/FONT]
[FONT=&quot]Qualche tempo prima mi aveva mandato una lettera con la quale mi chiedeva di partire con lui per quel viaggio, forse l’ultimo prima dell’avvento dei giubbiès, organismi metà umani e metà navigatori, uno scherzo della natura proiettata verso un futuro “a fari spenti nella notte”.[/FONT]
[FONT=&quot]Dovevamo scortare un gruppo di prigionieri da un penitenziario per pazzi criminali ad un centro di riabilitazione sperimentale dalle parti dell’isola di panoscurus.[/FONT]
[FONT=&quot]Qualche tempo prima un ricercatore macrorobotico del Lusa mount University aveva scoperto la profonda interrelazione tra la saliva dei criminali internati nel carcere di UCrdon e il miglioramento delle condizioni geopolitiche dei sistemi sociali di paesi decadenti come Lottolia.[/FONT]
[FONT=&quot]Questo tale dr. Binittu aveva dichiarato che l’ingestione di suddetta saliva avrebbe ingenerato un processo di svecchiamento della classe amministrativa tale da rendere necessarie immediate nuove votazioni all’interno di nuovi schieramenti apullanici.[/FONT]
[FONT=&quot]Sempre secondo lui, il solo fatto di respirare aria addittivata con saliva criminale avrebbe causato la deflagrazione immediata dei corpi dei morti viventi e la liberazione dal giogo del potere.[/FONT]
[FONT=&quot]Io non ne capivo nulla di medicina socialcombattente, e al di là delle parole fialntropizzanti di zifrank, fu la promessa di riuscire a mettere da parte un bel gruzzolo che mi spinse a far cadere una goccia del mio sangue sulla carta d’imbarco, dato che mi era stato vietato di apporre firma scritta.[/FONT]
[FONT=&quot]Mi sarei presentato sul molo del coaster la sera prima della partenza. Mi misi d’accordo con altri tre marinai per raggiungere l’appuntamento e la sera del mercoledì mia moglie Gea mi trasbordò a bordo della scialuppa di svirt con la quale sarei partito di li a poco.[/FONT]
-[FONT=&quot]mi raccomando, riguardati e non volare fuori coperta.[/FONT]
-[FONT=&quot]Tranquilla Gea, stattene buona e aspettami che torno sano stavolta.[/FONT]
-[FONT=&quot]Tanto lo so che sarebbe assurdo dirti di smettere di navigare, lo so che per te navigare è vivere![/FONT]
-[FONT=&quot]Grazie, e a presto.[/FONT]
[FONT=&quot]Lasciai che Gea si allontanasse all’orizzonte prima di girarmi verso i miei nuovi compagni: a bordo della barchetta a remi di svirt c’erano lapponen e josex.[/FONT]
[FONT=&quot]Il primo faceva coppia fissa con svirt, erano da poco avvezzi alla navigazione notturna ma erano assetati di vedere l’orizzonte oltre il golfo di imer.[/FONT]
[FONT=&quot]Insieme formavano un duo incredibilmente spassoso, sempre sull’orlo della comicità alla stanlio e ollio reloaded.[/FONT]
[FONT=&quot]Josex invece era un bastardo capellone sessantottino post liberista proletario; aveva lavorato per anni sull’isola di sorstik deflorando le giovani sorstikkiane, e ora al limite degli anta aveva deciso di tagliare col suo barbiere e dare una svolta alla sua pettinatura da wwf.[/FONT]
[FONT=&quot]Quel mercoledì posteggiò a casa i suoi piccoli quattro pensieri e dopo avere accondisceso ad una miriade di promesse di cambiamento dell’ordine costituito della disposizione dei mobili della casa, riuscì a convincere la sua datrice di felicità a lasciarlo vagare da solo per i mari di roncis.[/FONT]
[FONT=&quot]Nessuno dei marinai del coaster sapeva quale fonte di pericolo josex sarebbe stato.[/FONT]
[FONT=&quot]Al tramonto del mercoledì mi ritrovai seduto a bordo di quella bagnarola bianca con la prua diretta verso l’imboccatura del porto di leon.[/FONT]
[FONT=&quot]Una fastidiosa stretta alla bocca dello stomaco provocava un’onda d’urto che spingeva ogni mio neurone verso il pensiero di Gea.[/FONT]
[FONT=&quot]A pochi giorni dal nostro matrimonio la “lasciavo” per dare sfogo al mio personale desiderio di libertà; potevo mai essere così egoista? [/FONT]
[FONT=&quot]Qualunque risposta non sarebbe andata bene, perché era la domanda che faceva acqua.[/FONT]
[FONT=&quot]Ogni essere umano deve essere lasciato libero di essere se stesso in ogni circostanza, libero di cercarsi e di provarsi, libero di dire quello che pensa, di sputare fuori dalle sue viscere quello che gli pesa, libero di amare e vivere la vita come più gli aggrada.[/FONT]
[FONT=&quot]Questa verità è la base di qualsiasi sodalizio, il collante di qualsivoglia concatenamento.[/FONT]
[FONT=&quot]Un sorriso nacque solitario tra le assi di quella barca lanciata nella notte.[/FONT]
[FONT=&quot]Un sorriso si stampò dentro la mia mente assieme ad una certezza: sul coaster io mi sarei divertito a vivermi la vita! O sarei morto col coltello tra i denti![/FONT]
[FONT=&quot]Arrivammo a leon a notte fonda.[/FONT]
[FONT=&quot]Il mare era una padella colma d’olio e nessuno notò la barchetta entrare dentro al cuore del porto.[/FONT]
[FONT=&quot]Il piccolo trasbordo aveva ingenerato un buon feeling tra noi quattro scanazzati.[/FONT]
[FONT=&quot]Avevamo riso per tutto il tempo che manco un cinese si sarebbe sognato mangiarne tanto.[/FONT]
[FONT=&quot]Appena messo piede a terra, corsi ad avvisare zifrank.[/FONT]
-[FONT=&quot]biddazzu, quando siete arrivati?[/FONT]
-[FONT=&quot]Proprio ora: sono con altri tre marinai. Dove piazziamo le nostre brande?[/FONT]
-[FONT=&quot]Scendi al molo del coaster, puoi piazzartii accanto al molo.[/FONT]
-[FONT=&quot]Ok, ci vediamo tra poco.[/FONT]
[FONT=&quot]Andammo al luogo pattuito. Il cancello chiuso non rappresentò un problema per quattro scassinatori come noi.[/FONT]
[FONT=&quot]Saltammo dentro l’area di rimessaggio del coaster e montammo le nostre brande al coperto dagli sguardi indiscreti dei passanti akraghiani.[/FONT]
[FONT=&quot]Il comandante aveva nel frattempo organizzato una cena di benvenuto.[/FONT]
[FONT=&quot]Ci riunimmo dentro una taverna e cominciai a nuotare controcorrente dentro una fiumara di birra agghiacciata, entro cui spuntavano ogni tanto morsi di pizza napoli senza camorra.[/FONT]
[FONT=&quot]Non sapevo ancora della capacità di metamorfosi della bufala mediatica, capace di entrare in un corpo sotto le sembianze di una innocua prelibatezza tutta mediterranea, ed uscirne dopo poco come acida lava spumeggiante.[/FONT]
[FONT=&quot]Non lo sapevo, ma entro qualche ora una parte di me ne avrebbe patito le conseguenze.[/FONT]
[FONT=&quot]Al banchetto si unirono altri vecchi marinai: caius, pannamoscia, corrent e tanti altri[/FONT]
[FONT=&quot]Fu una bella festa e ci volle una passeggiata sul lungomare per aiutare la mente a dissipare i fumi dell’alcol, anche se invero avrei ben accettato un bel digestivo al fumo di fumo.[/FONT]
[FONT=&quot]Ero stanco e dopo poco andai a distendermi nella branda.[/FONT]
[FONT=&quot]Josex e gli altri mi seguirono a ruota.[/FONT]
[FONT=&quot]Calai in un sonno piombigno, interrotto a tratti dai cambi di melodia del naso di josex in concerto.[/FONT]
[FONT=&quot]Sognai distese di grano e il ronzare delle vespe sui fiori, sognai di scivolare sotto le lenzuola…ma questi sono cazzi miei.[/FONT]
[FONT=&quot]Mi svegliai all’alba, appesantito da un carico pesante e sconosciuto.[/FONT]
[FONT=&quot]Provai a spacciarne una dose come rimedio per l’apatia ma non ci fu verso di separarsi dalla parte più grande.[/FONT]
[FONT=&quot]Nel frattempo tutta la ciurma si era radunata in coperta e zifrenk, quale primo comandante, si apprestava a dare ad ognuno i propri compiti.[/FONT]
[FONT=&quot]Tutto l’equipaggio era elettrizzato e non vedeva l’ora di mollare gli ormeggi.[/FONT]
[FONT=&quot]Alle nove in punto il coaster lasciò la banchina del porto di leon.[/FONT]
[FONT=&quot]Attaccato alla poppa del coaster fu legato un piccolo scafo di cartapesta a quattro vele motrici pilotato dal mulatto Sissin detto l’incompiuto.[/FONT]
[FONT=&quot]Il coaster era una fregata d’alto bordo, tanto veloce quanto ben armata.[/FONT]
[FONT=&quot]Possedeva 12 cannoni per lato, 24 rollatori e altrettanti fumatori.[/FONT]
[FONT=&quot]Era stato costruito da mastri d’ascia ubriachi e degenerati che lo avevano attrezzato di strani opzional tra cui un trinchetto di rovere cui si annodava una vela di pura canapa indiana.[/FONT]
[FONT=&quot]Il comandante di presentò sul ponte di comando armato di una skybike: un’eccentrico attrezzo per stabilire il grado di equilibrio dei marinai di guardia.[/FONT]
[FONT=&quot]Eravamo pronti a solcare il mare aperto e ignoto, a combattere per la riuscita del viaggio.[/FONT]
[FONT=&quot]Tutto l’equipaggio era felice nell’aria frizzante del mattino, almeno finchè il comandante non comunicò il primo cambiamento di rotta:[/FONT]
[FONT=&quot]Dal ponte di comando risuonò un ordine che ci fece tremare:[/FONT]
-[FONT=&quot]barra a dritta, puntiamo quella prua verso le isole morte di ragon.[/FONT]
[FONT=&quot]Zifrenk aveva deciso di giocare d’azzardo tagliando per lo stretto dei bruciati per provare a raggiungere in poche ore il golfo di muxar.[/FONT]
[FONT=&quot]Strinsi le spalle: sapevo che non sarebbe stato facile, ma bisognava crederci nel proprio destino.[/FONT]
[FONT=&quot]Avevamo navigato per poche decine di miglia su una tavola di caldo olio lucido, che il mare d’un tratto aveva preso a ingrossarsi e ora alte onde nere tentavano di salire in coperta e tirarci giù in fondo agli abissi.[/FONT]
[FONT=&quot]Ci tenevamo forti alle cime lottando contro la tempesta d’acqua che ci inzuppava le ossa.[/FONT]
[FONT=&quot]Bagnati fin dentro al midollo, ci aiutavamo l’un l’altro cercando di pensare che presto sarebbe tutto finito..in un modo o nell’altro.[/FONT]
[FONT=&quot]E infatti poche miglia a nord di capo ragon, ci apparvero le più misteriose e putrescenti isole dei mari conosciuti, le isole di ragon.[/FONT]
[FONT=&quot]Popolate da piccoli cazzilli vocianti e da poche glandie rivoluzionarie, le isole segnano il mare di makkalub. Il paesaggio pare tinto di verde rame e perfino il cielo pare fondersi con la terra ramata.[/FONT]
[FONT=&quot]Qualche marinaio dice di aver assistito a vere e proprie esplosioni di appezzamenti di terra, come se esseri infernali risalissero fin quasi in superficie per rivoltar la terra, inghiottendo chi astava innanzi.[/FONT]
[FONT=&quot]Stessa sorte vivevo dentro le mie viscere fumanti, attraversate da un magma incandescente che mi faceva sentir freddo sotto il sole ora ardente di ragon.[/FONT]
[FONT=&quot]Appena al centro dell’arcipelago fummo affiancati da una sirena: accostata al fianco destro del coaster, ella iniziò a incantare parte dell’equipaggio raccontando delle saghe di makkalub.[/FONT]
[FONT=&quot]Fu solo grazie all’intervento di sissin che la sirena, atterrita dalla mostruosa effige dell’incompleto, si inabissò per sempre dentro una brioches vulcanica.[/FONT]
[FONT=&quot]Verso le dodici mi ritrovai a poppa, zona a me particolarmente gradita, per sistemare le vele di tribordo, quando notai a bordo la presenza di un paio di marinai infiltrati.[/FONT]
[FONT=&quot]Appartenevano chiaramente alla setta dei bitumari, e la loro ansia da prestazione lasciava ben intendere quanto dovessero soffrire a casa le loro donne.[/FONT]
[FONT=&quot]Questi esseri erano costantemente soggiogati dal desiderio di arrivare “prima”, senza neanche pensare che è il vero sapore si gusta nel fare, non nell’essere fatti.[/FONT]
[FONT=&quot]Probabilmente gli era stato iniettato da piccoli in gene del bitumaro, e non era colpa loro se ora tentavano in tutti i modi di affrettare le nostre operazioni di navigazione.[/FONT]
[FONT=&quot]Sta di fatto che nel momento in cui si accorsero che dietro di loro la costa era sparita, un assintomo li colse tutti insieme e come cura immediata decisero di tornare di corsa (ovviamente) a casa.[/FONT]
[FONT=&quot]Abbandonati al loro asfaltato dentino, il coaster continuò lungo la sua rotta, puntando la prua verso muxar.[/FONT]
[FONT=&quot]Già un'altra volta mi ero trovato a solcare quelle acque dense e il pensiero mi faceva ribollire lo stomaco, se mai ve ne fosse bisogno.[/FONT]
[FONT=&quot]Fu a poche miglia da muxar che presi il timone del coaster: avevamo beccato un vento costante da poppa che ci spingeva veloci.[/FONT]
[FONT=&quot]Dovevo solo far scivolare tra le secche la filante fregata, evitando di farla derivare troppo perdendo velocità.[/FONT]
[FONT=&quot]Il coaster possedeva un’intera serie di sottoprue e ogni timoniere poteva scegliere quella secondo lui più adatta alle condizioni ambientali.[/FONT]
[FONT=&quot]Quella volta scelsi la reba 1.00; era bello lasciarsi andare lungo le onde sferzate dal vento, una sensazione di potenza e una di libertà si libravano dentro le mie pupille spiritate mentre le braccia muovevano meccanicamente a dritta e a manca la grossa ruota che comandava il timone.[/FONT]
[FONT=&quot]Diversi delfini si erano avvicinati alla prua del coaster usando la propulsione delle poderose code e dell’onda sollevata dall’avanzamento dello scafo sull’acqua, spiccavano salti di decine di metri divertendo gli spettatori sopra coperta.[/FONT]
[FONT=&quot]Erano dei delfini “frirai”, dei veri e propri giocolieri acrobati del mare.[/FONT]
[FONT=&quot]Sarebbero stati in grado di continuare in quel modo per tutte le miglia che ci separavano da roncis.[/FONT]
[FONT=&quot]Dopo qualche miglio, invece, si allontanarono di colpo.[/FONT]
[FONT=&quot]Solo dopo capimmo che avevano “sentito” quello che trasportavamo, e quello che stava per succederci.[/FONT]
[FONT=&quot]Il sole cocente del mattino diventò arsura mano a mano che si alzava sull’orizzonte, trasformando l’aria in fuoco che bruciava le nostre carni.[/FONT]
[FONT=&quot]Le scorte d’acqua erano continuamente sotto l’assedio di una ciurma assetata di liquidi.[/FONT]
[FONT=&quot]Alcuni dei mozzi fecero addirittura a pugni per bere, e come al solito fu il terzo a godere di quella baruffa.[/FONT]
[FONT=&quot]Zifrank frattanto armeggiava col telemark non riuscendo a stabilire che una debolissima disturbata connessione con la centrale sulla terraferma: eravamo soli! E per di più le nostre scorte alimentari erano già ridotte all’osso mentre sempre più membri dell’equipaggio manifestavano i primi segni di squilibrio.[/FONT]
[FONT=&quot]Fu allora chiaro che una qualche epidemia si stava diffondendo sul coaster.[/FONT]
[FONT=&quot]Il comandante mi ordinò di andare a chiamare il medico di bordo, un ubriacone malefico sempre pronto a sodomizzare i suoi pazienti. Nessuno sul coaster si fidava della sua medicina “anallogica”, ma anche questo sarebbe stato messo in dubbio dagli avvenimenti che si apprestavano all’orizzonte del tempo.[/FONT]
[FONT=&quot]Accompagnai il dottor runn nella stiva dove stavano rinchiusi i detenuti del centro di salute mentale di leon.[/FONT]
[FONT=&quot]Ammassati dentro celle sporche e maleodoranti, si lamentavano delle loro condizioni.[/FONT]
[FONT=&quot]Ebbi come la sensazione di essere guardato da molti più occhi di quelli dovevano essere presenti la sotto.[/FONT]
[FONT=&quot]Un freddo m’aggelò il collo togliendomi il fiato.[/FONT]
[FONT=&quot]Il dottor runn indicò uno di quei poveri cristi e mi ordinò di legarlo dentro una gabbia più piccola su un lettino di lapazze marcescenti.[/FONT]
[FONT=&quot]Trovi un paio di cime appese alla murata di babordo, ma riuscire a catturare il detenuto non fu cosa affatto facile: ebbi il tempo di infilarmi dentro la grande gabbia armato di appendici al manubrio e camelback che già quello sporco figlio di buttana si era andato a nascondere chissà dove.[/FONT]
[FONT=&quot]Eppure la cella non offriva nascondigli…infatti fu solo alzando lo sguardo al soffitto della cella che i miei occhi incrociarono i suoi, e potei vedere il suo sorriso beffardo mentre si prendeva gioco di me.[/FONT]
[FONT=&quot]Gli altri detenuti nel frattempo si erano radunati sul lato destro della gabbia, spaventati forse dal mio vestiario northwave fluorescente.[/FONT]
[FONT=&quot]Allungai una appendice del manubrio e stavo per afferrare il detenuto quando dal gruppo di pazzi uscì una voce sorda:[/FONT]
-[FONT=&quot]scappa rottolo![/FONT]
[FONT=&quot]Mi girai solo per un attimo che già quel bastardo si era smaterializzato sottraendosi alla cattura.[/FONT]
[FONT=&quot]Diventai un unico fascio di nervi pronto a scattare. [/FONT]
[FONT=&quot]Sentivo la rabbia salirmi dentro lo stomaco paralizzando qualsiasi altro movimento che non potesse essere destinato ad agguantare quel farabutto che aveva osato prendersi gioco di me.[/FONT]
[FONT=&quot]Accesi le montature ai raggi infraverdi e lo vidi.[/FONT]
[FONT=&quot]Stava diritto con le spalle addossate ai ferri della gabbia, cercando forse di mimetizzarsi col nulla che ora lo attendeva.[/FONT]
[FONT=&quot]Feci roteare un’appendice e quando si mosse per evitarla, con l’altra lo afferrai per la gola tirandolo a me.[/FONT]
[FONT=&quot]Non poteva più scappare.[/FONT]
[FONT=&quot]Lo spinsi a terra e lo mazzai di brutto come prevedeva il codice di procedura del coaster.[/FONT]
[FONT=&quot]Quando smisi di colpirlo ebbi di nuovo la sensazione che il numero di sguardi proiettati su di me fosse ben più numeroso dei detenuti che potevo vedere dentro la stiva.[/FONT]
[FONT=&quot]Legai il detenuto sulla panca, a pancia sotto come mi aveva chiesto il dottore.[/FONT]
[FONT=&quot]Nella mia mente un pensiero di schifosa complicità si andava formando, rinforzato dalla vista del dottore che calava i pantaloncini al detenuto.[/FONT]
[FONT=&quot]Ma la corsa di tutti i neuroni fu bloccata quando sulle chiappe pallide del prigioniero rotttol potei scorgere marchiato a fuoco il numero della bestia, il triplo sei.[/FONT]
[FONT=&quot]Raggelai completamente, rapito da quella visione.[/FONT]
[FONT=&quot]Non molto tempo prima Rottol era stato sottoposto a una degenerata tortura di cui non capivo la motivazione, irregolari e ancira sanguinanti disegni gli erano stati praticati nella schiena fino ai glutei; lì questo surrealista disegnatore si era accanito manifestando una immaginazione immonda.[/FONT]
[FONT=&quot]Il povero rottol giaceva sospirante con l'anima in pena.[/FONT]
[FONT=&quot]Il dottore invece pareva sapere il fatto suo: mi disse di slegare il prigioniero e di salire poi nella sua cabina.[/FONT]
[FONT=&quot]Il tempo di sistemare gli altri detenuti.[/FONT]
[FONT=&quot]Slegai rottol e lo portai dentro la gabbia più grande, poi riempii dei fusti di acqua e racimolai del pane raffermo nella cambusa.[/FONT]
[FONT=&quot]Quando i detenuti poterono cibarsi capii in che disumane condizioni erano stati costretti a vivere: tutti avevano lo stesso sguardo di paura, e, potei vedere, avevano subito lo stesso trattamento.[/FONT]
[FONT=&quot]Ciò che non capii fu che quel gesto di normale umanità mi avrebbe permesso in seguito di continuare a vivere.[/FONT]
[FONT=&quot]Salii nella cabina del dottore e vi trovai pure il comandante e caius.[/FONT]
[FONT=&quot]Mi stavano aspettando.[/FONT]
[FONT=&quot]Fu il dottore a parlare per primo:[/FONT]

  • [FONT=&quot]muhl, lei si è fatto una idea di cosa sta succedendo?[/FONT]
[FONT=&quot]La presi alla lontana:[/FONT]
-[FONT=&quot]Credo che i prigionieri avessero fame, e sete. So che siamo a corto di provviste ma sono esseri umani anche loro…[/FONT]
-[FONT=&quot]Non mi riferivo solo a questo: che ne pensa del nostro equipaggio?[/FONT]
-[FONT=&quot]Bhe, sarà il caldo e …poi una buona parte è nuova a traversate come quella cui ci sta esponendo il comandante…[/FONT]
-[FONT=&quot]Muhl, il comandante non ha scelto di tagliare per le gole di roncis per un suo personale capriccio; lei deve sapere che questo tipo di prigionieri non è mai riuscito a resistere oltre tre giorni ad un viaggio, e quindi l’unico modo di sottrarli ad una morte certa era quello di accorciare...[/FONT]
-[FONT=&quot]Non lo sapevo…ma...che c’entra l’equipaggio?[/FONT]
[FONT=&quot]Giungendo i palmi delle mani e guardandomi fisso disse:[/FONT]

  • [FONT=&quot]Caro muhl, questa è una brutta storia, e inizia molto molto lontano: ho trovato dei libri che parlano di strani accadimenti cominciati con semplici fobie di ricchi capitalisti che dicevano di voler seguire le stelle del cielo, e si mettevano in marcia portando in mano caldaie fumanti di hashmirra, prigionieri e altri doni da offrire a un non meglio peecisato essere venuto a scardinare il mondo di front…[/FONT]
  • [FONT=&quot]E come si sono conclusi questi viaggi?[/FONT]
-[FONT=&quot]Nessun sopravvissuto.[/FONT]
-[FONT=&quot]Neanche tra i prigionieri?[/FONT]
-[FONT=&quot]Nessuno.[/FONT]
[FONT=&quot]Dicono altro i vostri libri?[/FONT]

  • [FONT=&quot]Si, che tutti i prigionieri portavano i segni del nuovo mondo.[/FONT]
[FONT=&quot]Calò il silenzio.[/FONT]
-[FONT=&quot]Cosa intendete fare?[/FONT]
[FONT=&quot]Il comandante, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, si alzò:[/FONT]
[FONT=&quot]- dobbiamo assolutamente arrivare allo scalo di muxar entro mezzogiorno.[/FONT]
[FONT=&quot] - ma questo significa evitare le grotte di gesso.[/FONT]
[FONT=&quot] - non c’è altra soluzione.[/FONT]
[FONT=&quot] - ho capito.[/FONT]
[FONT=&quot]- muhl, non faccia parola con nessuno delle nostre parole, e si tenga armato: la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro.[/FONT]
[FONT=&quot]Salii in coperta e tutto sembrava relativamente tranquillo.[/FONT]
[FONT=&quot]Il sole non dava tregua e non c’era molto vento.[/FONT]
[FONT=&quot]Per quelli che ancora non l'avessero capito, ordinai di spiegare tutte le vele disponibili sul coaster.[/FONT]
[FONT=&quot]In meno di mezz’ora il coaster cominciò a prendere velocità e ora veleggiavamo di gran lena avvicinandoci al porto, mentre l’equipaggio a mia disposizione continuava a diminuire.[/FONT]
[FONT=&quot]Poco prima di mezzogiorno una serie di raffiche di libeccio gonfiarono tutte le vele della fregata, permettendoci di attraccare allo scalo di muxar.[/FONT]
[FONT=&quot]Entrammo stanchi dentro il porto di muxar.[/FONT]
[FONT=&quot]E ancora non eravamo che all’inizio del giovedì.[/FONT]
 
opium20denym5.jpg
 

Muhlo

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Due



  • Stazione base chiama beta, rispondi beta.
  • Stazione base chiama beta, rispondete beta.
Da oltre venti minuti si erano interrotti i collegamenti con una parte del gruppo di spedizione.
Le navicelle avevano avuto il tempo di caricare le riserve di biopropellente e già qualcuno si era lanciato in avanscoperta, anticipando le direttive del servizio di controllo rotta, sbagliandola di fatto.
Questo colpo di testa ci sarebbe costato tempo prezioso.
Il comandante ernesto guefranco detto il "che?", (perché alla prima spiegazione non si comprendevano mai i suoi propositi), restò in posizione mantenendo compatti i ranghi di coloro che, attardandosi, non avevano preso parte alla realizzazione dell'avanguardia preguefranchista.
Per loro fortuna, giunti ad un bivio, i fautori di quell'exploit si bloccarono in preda alla ormai inutile scelta tra destra e sinistra: le strade erano comunque sbagliate, bisognava forzatamente tornare indietro.
Ancora di più se ciò significava avere il vento astrale che ti investe in direzione contraria.
Fossimo stati soggetti alla sola gravità planetaria, avrei detto che tra i venti dello spazio e le salite della terra non c'è differenza; invece c'era il carico allo stomaco che creava una differenza sostanziale, se non altro con quelle gelide temperature.
Appena il gruppo fu ricompattato,il comandante fu costretto a ricordare allo sqadrone che bisognava aspettare gli ordini prima di muoversi, ma l'ammonimento fu compreso "proprio da tutti" solo quando il sergente caius finì di elencare le punizioni che sarebbero toccate a chi si fosse reso colpevole di un'altra bravata: perfino quel masochista di peppox pareva ora temerne.


  • Da ora in poi - finì il comandante - Nessuno osi allontanarsi dalla navicella base.

  • Noi pensavamo che si dovesse prendere da...
  • Perché? Perché il tuo navigatore digitale ti ha mostrato così?
  • Bhe, si.
  • Invece No! Siamo pirati dello spazio, siamo fuorilegge. E ora andiamo, non possiamo stare fermi a farci beccare.
Conoscevo bene il significato di quelle affermazioni: ero cresciuto nella costellazione di bahar, in una zona del pianeta ancora vergine degli attacchi bitumari.
Conoscevo il prezzo che questo aveva significato, e portavo con me le cicatrici del duro vivere in quelle condizioni, con le ginocchia ornate da strati sovrapposti di croste da sembrare il disegno di un pittore futurista in preda a visioni psichedeliche dopo che ha mangiato la pasta col sugo di mia madre.
Ma avevo pure conosciuto il profumo della polvere delle vie sterrate, la gelività delle pozze d'acqua d'inverno quando le attraversi senza parafanghi, il rumore del cuore che vuole uscirti dal petto e scappare via veloce mentre un branco di cani selvaggi ti insegue e la tua mente già pensa a come fargliela pagare, la dolcezza dell'erba alta in cui tuffarsi a riposare sdraiati guardando il cielo con gli occhi sbarrati a cercare un futuro ancora più avventuroso.
E sapevo che solo restando compatti saremmo arrivati vivi a destinazione.
In marcia allora.
Voltammo all'ombra del terzo satellite di muxar e ci tuffammo verso il fiume di Scinnut, attratti dall'energia magnetica della sua valle astrale.
Appena il tempo di uscire da un lungo ponte di bitume e dovetti lasciare la navicella madre per tornare indietro: qualcuno aveva avuto l'accortezza di evitare di seguire il rigido protocollo di manutenzione della sua biga e ora si trovava in difficoltà a superare le forze interplanetarie.
La mia mente prese a lavorare in piena sintonia con le mie orbite infrascrotali stabilendo all'unisono che trattavasi di un chiaro tentativo di sabotaggio.
Preferii tralasciare qualsiasi azione, riponendo la massima fiducia nel destino e ancor di più nella maggiore forza attrattiva dei pianeti che di li a poco avremmo sfiorato.
La navicella intanto aveva continuato il suo cammino risalendo oltre la nebulosa di Platan.
Incontrai Sicsic intento a raccogliere campioni di polvere interstellare e come al solito gliene regalai un pieno.
Ebbi il tempo di iniziare l'attraversamento della nebulosa, reso ancor più problematico dalla bassissima temperatura e dalla presenza a bordo del pieno di provviste in corso di trasformazione; che incontrai un gruppo di ritardatari: si erano staccati dalla navicella adducendo improbabili cali di potenza dei rispettivi propulsori.
Capì subito che il vero problema era un alro: non ascoltavano il loro cuore, fidandosi solo degli occhi.
Li invitai a ripartire: non esiste nebulosa che non possa essere superata, a patto di rispettare il respiro del proprio cuore.
Mi limitai a supportare i leggeri cali di velocità di Mars, una novizia coraggiosa e combattente, che pareva aver capito appieno le mie parole come di fatto mise in pratica poco tempo dopo allorquando, come riportarono poi le cronache, riuscì a superare in solitaria le cime ventose di Buxambr, sospinta solo dal tifo di milioni di ormoni festanti.
La nebulosa di Platan era abitata dai quads, esseri a quattro ruote metà meccanici e metà teste di minkia, che per uno scherzo della natura vagano per la nebulosa nei pomeriggi assolati del loro inverno mentale in cerca di occhi disposti a guardarli.
Il comandante, ben coscio dei rischi che stavamo correndo restando esposti sul bitume, pilotò la navicella oltre Platan, verso la cava dei non pedalanti, un buco nero nello spazio tempo attraverso cui ogni biker riesce ad entrare in contatto con i fantasmi dei propri limiti.
Ci avvicinammo piano alla base energetica, cercando di rendere quanto più graduale il passaggio nell'altra dimensione.
Man mano che la quota di penetrazione aumentava, ogni pirata si avvicinava al proprio fantasma in attesa dello scontro finale. Mi distesi quanto più possibile sulla biga per abbassare il baricentro e mi concentrai solo sul respiro e sul tracciato segnato sul monitor.
Ogni tanto una folata di polvere solare veniva ad investire il mio essere in movimento provando a scuotere l'incerto equilibrio dinamico che i computer di bordo mentenevano costante.
Nel cammino superai i biker che stavano già combattendo per spostare lontano il proprio limite, in silenzio li superai.
Riuscii a superare il buco nero della cava senza scendere dalla biga scoprendomi fantasma di me stesso: nessuna ombra, solo felicità pedalante.
Dopo la cava iniziava l'ultimo tratto: duecento lunghi istanti di sofferenza.
Radunai un drappello e iniziammo una lenta avanzata nei territori di juan.
La rotta ci portò sul lato buio del bosco.
Pedalavamo senza sosta quando fummo colti da una visione collettiva: probabilmente a causa degli effluvi aromatici che si erano sprigionati dalle ascelle sudate di ....., fummo in grado di vedere sanjubal da gipiès.
In trance demmo ragione alle sue parole che ci invitavano per la via più facile verso un banchetto servito da nude odalische danzanti.
Per nostra fortuna, appena pochi tornanti più sotto, il dubbio emerse dal mare dei desideri e nel buio della rabbia iniziammo una folle corsa verso la stazione di Goldyn.
Il drappello si riunì con la navicella madre, mentre gli ultimi comoagni arrivavano aiutati dal servizio scopa.
Ci riunimmo stanchi ma felici attorno a tavoli pieni di cibarie.
Ancora una volta la volontà del comandante aveva permesso a qualcuno di elevarsi oltre i propri confini.
Il sonno avrebbe scaldato i nostri corpi, mentre il vento già consegnava all'eternità l'eco di quelle gesta.
 

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