In un ambiente già antropizzato, sia nel breve, nel medio, che nel lungo termine, la cosa migliore è di ripristinare ciò che è stato fatto, sempre nel limite della logica. Mi spiego... se esiste come nel nostro caso un sentiero, cioè un opera di un uomo, che è stato creato per un passaggio, la cosa migliore sarà fargli una manutenzione ordinaria.... PUNTO! Ci sono sentieri, strade, mulattiere, ecc. che hanno nella maggior parte dei casi storie di centinaia, se non addirittura di migliaia di anni. Fare una manutenzione su questi percorsi, a livello meccanico, non si deturpa l'ambiente, lo deturpiamo se lo facciamo in eccesso o sconsideratamente con questi ultimi o con mezi chimici. Fare un taglio di un rovo o rimuovere una pianta da un percorso, se fatto con criterio, è sensato: logico che se mi metto a cavare una pianta di certe dimensioni o di valenza ambientale o specie rare, certo che sto facendo caxxate, allora basta deviare il percorso e il gioco è fatto... in genere....
Il tuo discorso è valido in quelle zone dove l'azione dell'uomo è già limitata nel tempo, come x esempio nelle zone delle riserve integrali (vedi Sasso Frattino). Con questo non voglio dire che la natura non deve avere un proprio ciclo, ma IMO quando siamo in un sentiero in un bosco, la cosa migliore è che possiamo "utilizzarlo" mantenedo un giusto equilibrio con esso, ma senza abbandonarlo a se stesso, altrimenti si rischia di aver creatonel tempo un utilità (sentiero o via che sia) che non servirà a nessuno e che nel tempo andrà a sparire: meglio usare ciò che abbiamo già a disposizione che crearne delle nuove e mantenerle... no?