h.14.00 di due giorni fa, al cellulare :
_“Ciao Maz”.
_”Heilà, allora andiamo?”.
_”Ma sì, io propenderei per una giornata all’insegna del tornantino tecnico, che ne dici?”.
_”Aggiudicato!” .
_”OK, sarò lì non prima delle cinque. Se vogliamo scendere con calma e provare per bene i passaggi ci tocca salire con l’auto, altrimenti viene buio”.
_”OK, ci si vede”.
h.17.00 :-? :
Il consueto mutanda-show nel piazzale del cimitero per passare dagli abiti civili a quelli di biker, le bici sull’auto e si parte…
h.17.30 :
La nostra discesa “didattica” ha inizio. Il singletrack è abbastanza impegnativo da subito, ed il fatto di partire a freddo ci rende un po’ “ingessati” nei primi metri. Quando giungiamo alla sezione più interessante, costituita da una serie di tornantini stretti dal fondo ben smosso, siamo però al giusto punto di “cottura” per poterli affrontare. Ci fermiamo a lungo in questo tratto, provando e riprovando i passaggi più divertenti ed impegnativi, fino a giungere all’ultimo tornantino della serie, neppure troppo stretto ma con un gradone in uscita piuttosto esposto.
h.18.15 ( :
Affronto il tornante in qustione e mi fermo qualche metro oltre per osservare il prode Maz alle prese con quest’ultima grana. Il tornante lo passa pulito, in uscita dal gradone però si scompone….frena….il posteriore della bici si alza….i piedi cercano disperatamente il terreno….per un istante la situazione sembra tornare sotto controllo, dopodiché ecco i classici due secondi che sembrano un’eternità: la bicicletta si impenna, e con il suo cavaliere a bordo si catapulta nel dirupo di lato. Nessun baratro immane, pochi metri di volo, l’atterraggio però è in caduta libera, il fondo è cosparso di massi e soprattutto non si tratta della solita sequenza di crash alla fine dei soliti video FR: quello che sta volando è un mio amico ed io uno spettatore impotente! I lamenti che provengono dal fondo della valletta mi gelano il sangue: l’impressione è che l’atterraggio sia avvenuto di schiena e non oso pensare a quali potrebbero essere le conseguenze. Mi catapulto nel punto dove giace il Maz intimandogli, come nei migliori film, di rimanere immobile. Gli tolgo il casco e vedo che ne manca un pezzo, una scarpa è schizzata via e giace qualche metro più sotto. Chiedo dove ha battuto, che cosa gli fa male: “La spalla, la spalla!”. Per quanto la situazione non sia certo idilliaca tiro un sospiro di sollievo, per un attimo me lo sono figurato su una sedia a rotelle.....Insiste perché non chiami i soccorsi (in effetti lì un elicottero non potrebbe certo atterrare, inoltre si sta facendo buio) e dice di poter scendere da solo. Tenta di rialzarsi, ma pur con il mio aiuto non ce la fa e si sente mancare (in fin dei conti ne avrebbe tutto il diritto!). Gli metto il mio zaino sotto la testa e rimaniamo lì, senza far nulla per qualche minuto, semplicemente in attesa che l'adrenalina rallenti un po’ il suo flusso. Quando ci riproviamo le cose vanno un po' meglio ed una traccia ci permette di risalire al sentiero principale, dopodiché comincia il calvario per lo sventurato Maz: la discesa a piedi nel bosco con l’oscurità che incombe e la frattura scomposta alla clavicola (questo sarà il responso ospedaliero) che lo fa gemere di dolore ad ogni passo. Raggiungiamo la strada asfaltata che ormai è buio, in bicicletta recupero l’auto e quando finalmente sono di ritorno cadono le prime gocce di pioggia. Ora sono solamente storie di pronto soccorso, lastre, reparto di ortopedia, pizze mangiate a tarda ora, auto recuperate ad ore ancora più tarde e, finalmente, il letto quando sono quasi le due del mattino.
_“Ciao Maz”.
_”Heilà, allora andiamo?”.
_”Ma sì, io propenderei per una giornata all’insegna del tornantino tecnico, che ne dici?”.
_”Aggiudicato!” .
_”OK, sarò lì non prima delle cinque. Se vogliamo scendere con calma e provare per bene i passaggi ci tocca salire con l’auto, altrimenti viene buio”.
_”OK, ci si vede”.
h.17.00 :-? :
Il consueto mutanda-show nel piazzale del cimitero per passare dagli abiti civili a quelli di biker, le bici sull’auto e si parte…
h.17.30 :
La nostra discesa “didattica” ha inizio. Il singletrack è abbastanza impegnativo da subito, ed il fatto di partire a freddo ci rende un po’ “ingessati” nei primi metri. Quando giungiamo alla sezione più interessante, costituita da una serie di tornantini stretti dal fondo ben smosso, siamo però al giusto punto di “cottura” per poterli affrontare. Ci fermiamo a lungo in questo tratto, provando e riprovando i passaggi più divertenti ed impegnativi, fino a giungere all’ultimo tornantino della serie, neppure troppo stretto ma con un gradone in uscita piuttosto esposto.
h.18.15 ( :
Affronto il tornante in qustione e mi fermo qualche metro oltre per osservare il prode Maz alle prese con quest’ultima grana. Il tornante lo passa pulito, in uscita dal gradone però si scompone….frena….il posteriore della bici si alza….i piedi cercano disperatamente il terreno….per un istante la situazione sembra tornare sotto controllo, dopodiché ecco i classici due secondi che sembrano un’eternità: la bicicletta si impenna, e con il suo cavaliere a bordo si catapulta nel dirupo di lato. Nessun baratro immane, pochi metri di volo, l’atterraggio però è in caduta libera, il fondo è cosparso di massi e soprattutto non si tratta della solita sequenza di crash alla fine dei soliti video FR: quello che sta volando è un mio amico ed io uno spettatore impotente! I lamenti che provengono dal fondo della valletta mi gelano il sangue: l’impressione è che l’atterraggio sia avvenuto di schiena e non oso pensare a quali potrebbero essere le conseguenze. Mi catapulto nel punto dove giace il Maz intimandogli, come nei migliori film, di rimanere immobile. Gli tolgo il casco e vedo che ne manca un pezzo, una scarpa è schizzata via e giace qualche metro più sotto. Chiedo dove ha battuto, che cosa gli fa male: “La spalla, la spalla!”. Per quanto la situazione non sia certo idilliaca tiro un sospiro di sollievo, per un attimo me lo sono figurato su una sedia a rotelle.....Insiste perché non chiami i soccorsi (in effetti lì un elicottero non potrebbe certo atterrare, inoltre si sta facendo buio) e dice di poter scendere da solo. Tenta di rialzarsi, ma pur con il mio aiuto non ce la fa e si sente mancare (in fin dei conti ne avrebbe tutto il diritto!). Gli metto il mio zaino sotto la testa e rimaniamo lì, senza far nulla per qualche minuto, semplicemente in attesa che l'adrenalina rallenti un po’ il suo flusso. Quando ci riproviamo le cose vanno un po' meglio ed una traccia ci permette di risalire al sentiero principale, dopodiché comincia il calvario per lo sventurato Maz: la discesa a piedi nel bosco con l’oscurità che incombe e la frattura scomposta alla clavicola (questo sarà il responso ospedaliero) che lo fa gemere di dolore ad ogni passo. Raggiungiamo la strada asfaltata che ormai è buio, in bicicletta recupero l’auto e quando finalmente sono di ritorno cadono le prime gocce di pioggia. Ora sono solamente storie di pronto soccorso, lastre, reparto di ortopedia, pizze mangiate a tarda ora, auto recuperate ad ore ancora più tarde e, finalmente, il letto quando sono quasi le due del mattino.