Niente di più di quanto non abbiamo fatto da ragazzini di periferia fino a metà anni Ottanta.
La pista ricavata nel campo in cui il Comune scaricava i cumuli di terra ricavati dagli scavi per le fognature, tutta curve, paraboliche, dossi, half pipe e quarter da salire e da scendere, solo che non sapevamo si chiamassero così. Costruita col lavoro comunitario, ognuno portava il suo attrezzo e in una settimana era roba migliore di quanto si vede spesso oggi in giro.
Già c'erano due linee politiche: quella borghese che voleva il campionato limitato alle cross (prime fra tutte l'Atala Hop), sostenuta ovviamente dai ragazzini ricchi possessori di cross, che erano bellissime ma di fatto bassini tremendi che non si muovevano neanche trainati da una macchina, e quella proletaria che ammetteva tutte le bici, comprese le 28, in cui chi aveva la Graziella spesso dava filo da torcere a tutti. Peccato non avere neanche una foto.
Quando sono arrivate le
bmx, qualche anno dopo, si sono trovati la pista bella e pronta, ma noi ormai eravamo grandi e questi della bmx non avevano più lo spirito, la televisione a colori aveva già rovinato i bambini togliendo loro la fantasia. Questi in bmx guardavano Drive-In (mai vista una puntata) mentre noi con la 28 o con la Graziella facevamo la salita - e la discesa - della Baita (Pineta di Sinnai).
Piacerebbe anche a me restaurarmi una Graziella, chi ne sta buttando una...
Ciao