Teo, da una prospettiva diversa ma in un certo senso posso essere d'accordo con te sul fatto che pare ci siano poche occasioni di confronto "nudo e crudo", in modo da formarsi per poi andare a correre all'estero. Se è questo quello che vuoi dire quando parli di realtà italiana.
Con "pionieri" intendendo presenziare con continuità a tutte le manifestazioni di livello e per tutta la stagione, quindi non a spot perché non posso andare a tutte quelle che vorrei o magari come dici tu, perché il fine è forse quello di farsi una vacanza, cosa che spero non sia perché poi la classifica la andiamo a vedere, e conta di più del seflie fatto in spiaggia.
Pionieri nel creare una solidità tra media-sponsor-atleta, perché se ci fai caso all'estero questa cosa è diffusa, qui si, è giusto per i nomi che citi, ma meno diffusa sicuramente.
Che l'enduro sia cambiato non c'è dubbio, non sono d'accordo con te sul fatto che sia stato distrutto dall'agonismo perchè a mio parere l'enduro è sinonimo di agonismo, è un termine direttamente legato ad esso dal principio. Altrimenti è altro e non aggiungo etichette perché a quello ci pensa il marketing.
@marco, si lo capisco perfettamente e hai ragione. La
cura per la propria immagine si ferma li in effetti. Evidentemente agli sponsor non interessa o non pretendono di più o forse alcuni lo vorrebbero ma gli atleti non sono in grado di produrre contenuti accattivanti e personali.
Mi chiedevo però se non ci fosse curiosità nell'approfondire determinate esperienze, da parte dei media dico, che tra l'altro sanno di avere a che fare con atleti non proprio esperti di comunicazione (cosa in cui non c'è nulla di male).
Comunque, se l'enduro attira sempre meno visite capisco che le risorse si spostino verso altro.
Peccato, perché se diamo per debole anche questa disciplina, il DH nostrano all'estero fa fatica, l'XC boh, non me ne intendo, forse va bene...alla fine di agonismo in Italia meglio non parlarne più, altro che scuole, gare di enduro per bambini, pumptrack, maestri e così via.