Approfondirò nei prossimi giorni.
Per adesso una lettera che ho scritto un anno e mezzo fa a proposito dei divieti. Il quotidiano cui si fa riferimento è il Gazzettino (edizione di Belluno, luogo dove abito).
Per inciso il divieto di circolare sui sentieri in mtb esiste anche in Veneto, e non da ieri: legge 31 marzo, n° 14 del 1992 (Disciplina della viabilità silvo pastorale)
E molto triste leggere sui giornali notizie come quella riportata dal Vostro quotidiano riguardante la circolazione delle mtb sui sentieri di montagna. E triste non solo per chi, come il sottoscritto, ama la montagna in modo viscerale, ma dovrebbe esserlo per chiunque ritenga che la tolleranza e la regolamentazione, e non il divieto, debbano essere alla base della convivenza civile, soprattutto in un contesto, quello della montagna appunto, in cui sono sempre state le regole non scritte dettate dallintelligenza a guidarne i movimenti e la sua gente.
Ciò che maggiormente colpisce sono le motivazioni che spingono chi dovrebbe unire e avvicinare chi frequenta la montagna, come il sig. Zandonella che occupa un ruolo di rilievo nel CAI, a creare e fomentare attriti nella quasi totalità dei casi inesistenti, tra chi percorre a piedi i sentieri e chi li percorre in bicicletta. Cè una legge regionale, è vero, che non viene per fortuna applicata, forse proprio perché anche chi la deve applicare sul posto è consapevole della sua stupidità retrograda e la sente priva di quella ratio che ogni legge dovrebbe avere.
I casi di incidenti tra ciclisti e pedoni sui sentieri delle nostre montagne sono pressoché inesistenti.
Capita di leggere qualche (una allanno?) lettera di camminatore spaventato da questi pazzi che corrono con le loro biciclette giù per chissà quale sperduto sentiero. Chissà Percorro chilometri e chilometri in bici, vado e continuerò ad andare in luoghi che sono vietati, scambio sorrisi e saluti con chi cammina a piedi. Ci fermiamo, mi fanno i complimenti, li ringrazio. Dieci anni di mountain bike senza un solo attrito, ma tanti forza e bravo. Così tutti i miei amici Tutti. Chissà
Vogliamo vedere cartelli di divieto davanti i sentieri? Vogliamo creare malumori e far diventare la montagna terra di denunce? Chi vuole questo inaridisce ogni entusiasmo verso listituzione che rappresenta.
Ma le biciclette rovinano i sentieri. Mai ho percorso un sentiero già percorso in cui abbia visto segno di precedente passaggio. Ma quante immondizie ho dovuto recuperare e mettere nello zaino, abbandonate dagli eletti della montagna. Non facciamo demagogia: le mtb non rovinano i sentieri più di chi va a piedi. I sentieri anzi sono montagna consumata da chi cammina. Vietiamo a chi cammina di andare in montagna. No, loro possono rovinare perché il CAI poi aggiusta.
E non mettiamo neppure per scherzo la bici alle moto. Questo sì è patetico e vergognoso.
Chi va in mtb in montagna è più rispettoso di chi ci va a piedi. Perché? Perché parte più in basso e al rifugio ci arriva con le proprie gambe veramente. Spesso sono stato costretto a scansarmi per fare passare la macchina di chi, lo sappiamo bene tutti, non prendiamoci in giro, arriva fino allultimo metro dove può arrivare e se potesse arrivare oltre andrebbe anche oltre, fino al rifugio, anche dentro se ci fosse spazio per tutti!
Chi per andare al rifugio Carducci parte a piedi da Misurina? Basta guardare il parcheggio, lassù. Con la mtb si fa, lho fatto, per poi godermi la Val Giralba (orrore, lho deturpata!) in discesa, con i complimenti di tutti, perché chi va in montagna e ama la montagna fa parte della stessa gente e chi ci va in bici con rispetto e intelligenza, merita rispetto e intelligenza al di là delle leggi stupide e di chi vuole che queste leggi intelligentemente inapplicate vengano con rigore fatte rispettare.
Poi cè chi sale con gli impianti di risalita con bici al seguito e chi in nome di un turismo che sta prostituendo la montagna, rovina i sentieri perché non si è fatto 2000 metri di dislivello con le proprie gambe e la discesa la fa 100 volte e a 100 allora. Non facciamo di un erba un fascio. Ma cè chi ci guadagna, sia in Veneto sia in Trentino (..in Trentino di più, ahimé) e contro costoro il CAI dovrebbe alzare la voce, in modo intelligente e utile per la nostra montagna.
Sono demoralizzato e dopo dieci anni non rinnoverò più la tessera del CAI e così invito a fare tutti coloro che oltre ad arrampicare e a camminare in montagna ci vanno anche in bicicletta. Perché la montagna, purtroppo, è totalizzante e chi la ama, la ama e la frequenta anche in bici anche perché in bici è meglio, è più faticoso, ma è più ecologico, più silenzioso, meno impattante: non servono a noi bikers deturpatori metri di corda di ferro che strangolano la montagna e chiodi e strade asfaltate che vanno sempre più su, troppo su, dove le auto non le vorrei nemmeno immaginare.
Per adesso una lettera che ho scritto un anno e mezzo fa a proposito dei divieti. Il quotidiano cui si fa riferimento è il Gazzettino (edizione di Belluno, luogo dove abito).
Per inciso il divieto di circolare sui sentieri in mtb esiste anche in Veneto, e non da ieri: legge 31 marzo, n° 14 del 1992 (Disciplina della viabilità silvo pastorale)
E molto triste leggere sui giornali notizie come quella riportata dal Vostro quotidiano riguardante la circolazione delle mtb sui sentieri di montagna. E triste non solo per chi, come il sottoscritto, ama la montagna in modo viscerale, ma dovrebbe esserlo per chiunque ritenga che la tolleranza e la regolamentazione, e non il divieto, debbano essere alla base della convivenza civile, soprattutto in un contesto, quello della montagna appunto, in cui sono sempre state le regole non scritte dettate dallintelligenza a guidarne i movimenti e la sua gente.
Ciò che maggiormente colpisce sono le motivazioni che spingono chi dovrebbe unire e avvicinare chi frequenta la montagna, come il sig. Zandonella che occupa un ruolo di rilievo nel CAI, a creare e fomentare attriti nella quasi totalità dei casi inesistenti, tra chi percorre a piedi i sentieri e chi li percorre in bicicletta. Cè una legge regionale, è vero, che non viene per fortuna applicata, forse proprio perché anche chi la deve applicare sul posto è consapevole della sua stupidità retrograda e la sente priva di quella ratio che ogni legge dovrebbe avere.
I casi di incidenti tra ciclisti e pedoni sui sentieri delle nostre montagne sono pressoché inesistenti.
Capita di leggere qualche (una allanno?) lettera di camminatore spaventato da questi pazzi che corrono con le loro biciclette giù per chissà quale sperduto sentiero. Chissà Percorro chilometri e chilometri in bici, vado e continuerò ad andare in luoghi che sono vietati, scambio sorrisi e saluti con chi cammina a piedi. Ci fermiamo, mi fanno i complimenti, li ringrazio. Dieci anni di mountain bike senza un solo attrito, ma tanti forza e bravo. Così tutti i miei amici Tutti. Chissà
Vogliamo vedere cartelli di divieto davanti i sentieri? Vogliamo creare malumori e far diventare la montagna terra di denunce? Chi vuole questo inaridisce ogni entusiasmo verso listituzione che rappresenta.
Ma le biciclette rovinano i sentieri. Mai ho percorso un sentiero già percorso in cui abbia visto segno di precedente passaggio. Ma quante immondizie ho dovuto recuperare e mettere nello zaino, abbandonate dagli eletti della montagna. Non facciamo demagogia: le mtb non rovinano i sentieri più di chi va a piedi. I sentieri anzi sono montagna consumata da chi cammina. Vietiamo a chi cammina di andare in montagna. No, loro possono rovinare perché il CAI poi aggiusta.
E non mettiamo neppure per scherzo la bici alle moto. Questo sì è patetico e vergognoso.
Chi va in mtb in montagna è più rispettoso di chi ci va a piedi. Perché? Perché parte più in basso e al rifugio ci arriva con le proprie gambe veramente. Spesso sono stato costretto a scansarmi per fare passare la macchina di chi, lo sappiamo bene tutti, non prendiamoci in giro, arriva fino allultimo metro dove può arrivare e se potesse arrivare oltre andrebbe anche oltre, fino al rifugio, anche dentro se ci fosse spazio per tutti!
Chi per andare al rifugio Carducci parte a piedi da Misurina? Basta guardare il parcheggio, lassù. Con la mtb si fa, lho fatto, per poi godermi la Val Giralba (orrore, lho deturpata!) in discesa, con i complimenti di tutti, perché chi va in montagna e ama la montagna fa parte della stessa gente e chi ci va in bici con rispetto e intelligenza, merita rispetto e intelligenza al di là delle leggi stupide e di chi vuole che queste leggi intelligentemente inapplicate vengano con rigore fatte rispettare.
Poi cè chi sale con gli impianti di risalita con bici al seguito e chi in nome di un turismo che sta prostituendo la montagna, rovina i sentieri perché non si è fatto 2000 metri di dislivello con le proprie gambe e la discesa la fa 100 volte e a 100 allora. Non facciamo di un erba un fascio. Ma cè chi ci guadagna, sia in Veneto sia in Trentino (..in Trentino di più, ahimé) e contro costoro il CAI dovrebbe alzare la voce, in modo intelligente e utile per la nostra montagna.
Sono demoralizzato e dopo dieci anni non rinnoverò più la tessera del CAI e così invito a fare tutti coloro che oltre ad arrampicare e a camminare in montagna ci vanno anche in bicicletta. Perché la montagna, purtroppo, è totalizzante e chi la ama, la ama e la frequenta anche in bici anche perché in bici è meglio, è più faticoso, ma è più ecologico, più silenzioso, meno impattante: non servono a noi bikers deturpatori metri di corda di ferro che strangolano la montagna e chiodi e strade asfaltate che vanno sempre più su, troppo su, dove le auto non le vorrei nemmeno immaginare.