Impianto elettrico montato e testato a sufficienza da poter tirare le prime somme.
Innanzitutto, una premessa: la luce anteriore che avevo scelto (B&M IQ-X) è morta nel giro di un paio di brevi uscite sotto la pioggia e un po' di commuting (100km ca.). Fino a quando non si è rotta devo dire che mi è piaciuta molto, per via soprattutto della notevole potenza luminosa, ma ha una marcata zona di transizione più scura tra il fascio di prossimità e quello di profondità che non si nota molto quando si guarda ben avanti in discesa ma può risultare fastidioso a velocità più basse. Non aggiungo altro perché la mia esperienza è troppo ridotta. Ad ogni modo spulciando su internet parrebbe un faretto affidabile, quindi evidentemente ho avuto sfortuna io. Al momento sto aspettando che torni all'e-shop da cui l'ho comprato, per avere il rimborso in garanzia e sostituirlo con uno Schmidt Edelux II (perché con l'IQ-X avrò sicuramente avuto sfiga io, ma preferisco a sto punto non rischiare e puntare su quello che probabilmente è il faretto meglio costruito attualmente in commercio).
Nel frattempo mi sono preso un B&M Cyo premium, che terrò come backup quando mi arriverà l'Edelux, quindi in questa sorta di recensione il faretto anteriore è il Cyo.
Dunque iniziamo dalla parte più facile: il mozzo. Ora, la sintesi non è il mio forte, ma qui si fa davvero presto: non si avverte assolutamente nulla. Ruotandolo a mano prima di raggiarlo gli scatti delle coppie di poli sono molto netti, dando l'idea di una forte resistenza al rotolamento, ma una volta montato l'inerzia rotazionale cambia tutto: a fari spenti ho avuto il dubbio che fosse addirittura più scorrevole dell'
Xt che montavo prima, specie dopo qualche decina di km di rodaggio; a luci accese è difficile notare una differenza, per quanto dati alla mano ci sia. Ho fatto varie prove accendendo e spegnendo i fari in rapida successione, sia pedalando che a ruota libera, e l'unica cosa che ho notato è una leggera vibrazione quando le luci sono accese (di cui non mi ero reso conto prima di fare il test acceso/spento in successione). Queste vibrazioni sono minime, sicuramente inferiori a quelle prodotte da una tassellatura anche minimale; suppongo che con una gomma tassellata non si notino più, anche se è probabile che nel mio caso siano mitigare dal setup della bici (gomme con carcassa sottilissima di sezione abbondante, telaio e forcella in acciaio con tubazioni leggere, nastro in silicone...). Una volta notato ciò, ho iniziato a percepire una certa resistenza al rotolamento, ma non so quanto questa percezione sia dovuta all'attrito del mozzo (che comunque dati di laboratorio alla mano c'é) e quanto all'impatto psicologico delle suddette vibrazioni. Ad ogni modo, al massimo si può dire che è percepibile, ma solamente se si ha una discreta sensibilità e con un test back to back. Inutile dire che il peso in più è assolutamente impossibile da avvertire.
L'attrito si sente, invece, con l'alimentatore USB (provato con smartphone). Nulla di drammatico, però basta farci caso per avvertirlo senza troppe difficoltà. In compenso posso dire che ricarica meglio di quel che credevo: lo ho giusto provato 10min, ma appena ci si muove sopra la velocità di camminata il telefono segnala che gli sta arrivando corrente; non sono per ora in grado di dire a che velocità inizi a caricare (oltre a mantenere la carica), né quanto rapidamente ricarichi, vedrò di fare altre prove nei prossimi giorni.
Venendo alle luci, il discorso si complica parecchio. Per chi non avesse voglia di leggere tutta la mia interminabile pappardella, anticipo che ne sono estremamente soddisfatto per uso stradale (strada asfaltata o sterrata): la pura quantità di luce non è niente di impressionante, ma il fatto che sia interamente focalizzata dove serve (sulla strada) la rende estremamente efficace, con un'efficacia che diventa sempre più marcata proporzionalmente al calare della luminosità ambientale, grazie al fascio luminoso privo di zone più intense nel campo di prossimità che non compromette la visione di profondità, fondamentale sopra i 15-20kmh. Per utilizzi off-road seri, invece (mtb pura, singletracks) la ridotta velocità (che peraltro limita la potenza del fascio) e il maggior numero di ostacoli richiedono un'illuminazione più marcata e ampia nel campo di prossimità ed estesa sopra la linea dell'orizzonte, e forse questa non è la soluzione migliore (pur rimanendo più che accettabile).
Entrando più in dettaglio, le luci iniziano a far luce tra i 4 e i 5kmh, ma a velocità così basse c'è un certo sfarfallamento. Questo scompare intorno agli 8kmh, e già a tale velocità si ha un'illuminazione sufficiente ad affrontare una salita asfaltata senza dover strabuzzare gli occhi. Dai 10-12kmh in su si pedala tranquillamente, con la profondità massima che inizia a superare i 30m. Solo affrontando i tornanti più ripidi dal lato interno e in piedi sui pedali il fascio pulsa un po' corrispondentemente al ritmo di pedalata meno regolare; alle stesse velocità, pedalando seduti il fenomeno non si presenta. Aumentando la velocità aumenta anche la potenza luminosa, che già a 15kmh è più che discreta. Dai 20kmh in su si ha praticamente tutta la la luce che il sistema è in grado di produrre. Fino ai 35-40kmh continua ad aumentare, ma già quella prodotta a 20kmh sarebbe bastevole ad affrontare serenamente una discesa su asfalto a ritmo sostenuto.
Al massimo della sua potenza, si ha un'illuminazione del manto stradale che va ben oltre i 50m, con un focus compreso tra i 15 e i 20m e un'illuminazione di prossimità -più larga- che permette di tenere ottimamente sotto controllo la visione periferica senza sovraesposizione che comprometterebbe quella, più importante, di profondità. Il punto di maggiore illuminamento (quello tra i 15 e i 20m) è decisamente più stretto delle altre parti del fascio, ma è posizionato esattamente dove naturalmente punta lo sguardo quando si sta scendendo rapidi. Per chi scende più in tranquillità, è sempre possibile angolare leggermente verso il basso il faretto, anche se ciò inevitabilmente compromette la gittata del fascio di luce. In sintesi, é un faretto pensato per chi preferisce divertirsi in discesa anche di notte; per chi invece ha un'impostazione più turistica, ci sono le versioni "r", che sacrificano parte della gittata in favore di una più larga illuminazione del campo di prossimità e medio. Mai provate però.
Una inevitabile conseguenza di un fascio così elaborato è che nelle curve a raggio stretto, in particolar modo nei tornanti, la luce punta nettamente nella direzione cui è puntata la bici, lasciando l'interno della curva praticamente buio. Ma per ovviare a questo basta un faretto di media potenza (150-300lm) montato sul casco: nei tratti dritti o con curve aperte è praticamente invisibile, ma quando il raggio si stringe permette di avere quel qualcosa in più necessario ad affrontare in sicurezza anche i tornanti più stretti presi a ritmo sostenuto. In pianura e salita non ce n'è alcuna necessità.
Come già accennato, i migliori risultati si hanno in condizioni di buio pressoché totale, quando cioè la conformazione del fascio luminoso permette di trarre il massimo dalla visione notturna, senza sforzarla con macchie di luce più intense così da avere una visione omogenea e calibrata da 5 a 50 e più metri di distanza.
Per gestire tutto l'impianto mi sono costruito uno scatolotto che ho posizionato sul portapacchi tra la borsa e il tratto posteriore verticale del portapacchi stesso. In questo modo ho tutti i controlli che mi servono concentrati in un solo punto facilmente raggiungibile (particolarmente utile nel mio caso in cui il faretto anteriore è avvitato al portapacchi sotto la borsa e l'alimentatore USB é dentro la medesima).
Lo scatolotto ha due switch: quello di dx gestisce quale funzione usare - USB, luci o tutto spento) mentre quello di sx è un semplice interruttore per il fanale post. Avrei preferito un dimmer gestito da un potenziometro, ma dal momento che il faretto lavora in AC le mie conoscenze elettrotecniche non si sono dimostrate sufficienti. L'idea comunque era di poter escludere la luce posteriore nei tratti non asfaltati, dove il traffico sostanzialmente assente (soprattutto di notte) e le velocità più basse rendono inutile l'illuminazione posteriore e allo stesso tempo richiedono più corrente possibile da inviare all'anteriore. E il risultato è niente male: in modalità "turbo", la potenza luminosa aumenta così ad occhio di almeno un 30-40%. Non avevo poi considerato che la luce di parcheggio del faretto post (o
standlight) lo mantiene acceso, sia pur a luminosità ridotta, per diversi minuti prima che inizi a spegnersi lentamente; il risultato è che la modalità "turbo" diventa utilizzabile anche su asfalto nel caso di brevi discese, o anche per discese lunghe avendo l'accortezza di riaccendere la luce dietro ogni 5-6' per ricaricare i condensatori (a velocità elevate un paio di minuti sono più che sufficienti)
Nonostante ciò, finora ho utilizzato ben poco questa impostazione, perche anche col faretto posteriore acceso la visibilità è eccellente...una volta accettato che non è la pura potenza luminosa quanto piuttosto la distribuzione del fascio e la sua capacità di armonizzarsi con la visione notturna a permettere di pedalare al buio in scioltezza. Ma questo mi sa che l'avevo già detto...!
Infine, due considerazioni riguardo l'uso in mtb (intendendo per mtb percorsi tecnici impestati di ostacoli grossi e ravvicinati e sovente su pendenze marcate sia in discesa che in salita, non strade bianche e carrarecce). Il setup che ho appena descritto certamente non è adeguato: permette di cavarsela in qualche modo, ma quelli che su strada sono i suoi punti forti nei boschi diventano limiti. Uno su tutti, il cut-off sulla linea dell'orizzonte: su strada permette di concentrare la luce dove serve anziché disperderla nel cielo, facilitare il setup iniziale e non abbagliare il traffico nella direzione opposta. Su sentiero ci si trova ad avere un fascio luminoso che sballonzola in su e giù a seconda delle asperità modificando di continuo la visione (percezione) del trail davanti a noi. Anche la gittata così lunga è penalizzante, poiché impedisce di concentrare il fascio in maniera indistinta nei primi metri davanti alla ruota in modo da tenere sotto controllo i numerosi ostacoli, e anche perché inevitabilmente ne compromette la larghezza.
Ma soprattutto, in mtb spesso si sta sotto i 20kmh anche in discesa, e quindi la potenza luminosa rischia di non essere sufficiente.
Probabilmente un diverso setup, come una dinamo da 3W, nessun fanale post (o al massimo uno a batteria per i trasferimenti) e un faretto specifico per la mtb potrebbe rendere la dinamo un'idea valida anche in questo campo. Mi incuriosisce particolarmente il faretto della Sinewave, che oltre ad avere l'alimentatore USB incorporato ha una piccola batteria che lavora in sincronia con la dinamo (quando possibile la dinamo carica la batteria, quando la dinamo produce poca corrente la batteria la rafforza). Ho letto molto bene anche dei
K-Lite.
Ce ne sono altri, tutti accomunati dal fascio simmetrico (non stratificato per avere un'illuminazione omogenea da vicino come da lontano e non tagliato ai lati e sull'orizzonte). Sicuramente la gittata è minore, ma l'illuminazione nei primi 10-15m più marcata; suppongo anche che consumino di più, di fatto creando maggior resistenza al rotolamento, ma visto quanto questa è ridotta con un setup stradale, per farci mtb -dove l'efficienza del mezzo già da sé è minore, e le dispersioni dovute al fondo irregolare e ai pneumatici tassellati e di spalla robusta sono marcate- non credo rappresenti un problema. Anzi, probabilmente è percepibile solo nei trasferimenti su strada o sterrato semplice.
Peccato solo che costino un'occhio...
Spero di non avervi annoiato troppo!!! Come dicevo all'inizio, la sintesi non è il mio forte, in più di cose da dire ce ne sono parecchie! Spero anche possa essere utile a chi è interessato all'argomento.