''Deluso e amareggiato''. Così Riccardo Riccò dopo la sentenza del tribunale del Coni, che lo ha condannato a 24 mesi di squalifica. Due anni lontano dalle gare per un ciclista di 25 anni, nel pieno del vigore fisico, sono una tassa pesante da pagare. Ma la sanzione rispetta i parametri dello sport internazionale, che individua in un biennio la pena-tipo per assunzione di sostanze stupefacenti. Riccò, che si è proposto nei panni del pentito e ha collaborato con la giustizia sportiva, svelando nomi e retroscena del triste mercato del doping, sperava in uno sconto di pena più consistente. Rispetto ai venti mesi rischiesti dalla procura antidoping del Coni, ne sono arrivati solo 18, ma gli altri sei sono stati comminati per la frequentazione del dottor Santuccione, un medico già inibito a vita dalla giustizia sportiva per le sue pratiche illegali. In altrte parole il ciclista modenese è andato a cercarsi lo ''stregone'' che gli avrebbe cosentito di migliorare la qualità del suo sangue, ben conscio di quel che faceva.
Con il caso Riccò il Coni ha voluto dare un segnale forte, un messaggio chiaro di intolleranza verso il mondo del doping, che ha appena valicato l'ultima frontiera: quella dell'epo di terza generazione,che consente di sfuggire più facilmente ai controlli medici, rinnovando il sangue dell'atleta nei momenti topici della stagione. Questi nuovi farmaci sono basati sugli agenti che stimolano l'eritropoietina, una proteina-ormone prodotta dai reni che stimola la produzione di nuovi globuli rossi nel midollo osseo. Il grande vantaggio, da parte di chi bara, è che questi farmaci possiedono una lunga ''emività''. In altre parole chi ne fa uso può assumerli in poche occasioni, anche una sola volta al mese, continuando poi a godere dei loro effetti.
Tocca a Riccò, digerito il rospo della squalifica, dimostrare che le sue imprese al Tour, gli scatti imperiosi e i sensazionali finali di gara non erano solo figli del doping e delle manipolazioni mediche, ma di un talento vero, nutrito di potenza fisica e di classe cristallina. Tutte qualità che non possono certo sparire in 24 mesi. (fonte: quotidiano.net)
Come, "deluso e amareggiato" per la sentenza, ho sentito la dichiarazione del suo avvocato che diceva pressapoco che: "Riccò dopo essere stato scoperto positivo al doping, ha deciso di collaborare in buonafede per ottenere uno sconto di pena".
e la buonafede di chi tifava per lui, dove la mettiamo?
Per la serie: Hanno la faccia come il
Con il caso Riccò il Coni ha voluto dare un segnale forte, un messaggio chiaro di intolleranza verso il mondo del doping, che ha appena valicato l'ultima frontiera: quella dell'epo di terza generazione,che consente di sfuggire più facilmente ai controlli medici, rinnovando il sangue dell'atleta nei momenti topici della stagione. Questi nuovi farmaci sono basati sugli agenti che stimolano l'eritropoietina, una proteina-ormone prodotta dai reni che stimola la produzione di nuovi globuli rossi nel midollo osseo. Il grande vantaggio, da parte di chi bara, è che questi farmaci possiedono una lunga ''emività''. In altre parole chi ne fa uso può assumerli in poche occasioni, anche una sola volta al mese, continuando poi a godere dei loro effetti.
Tocca a Riccò, digerito il rospo della squalifica, dimostrare che le sue imprese al Tour, gli scatti imperiosi e i sensazionali finali di gara non erano solo figli del doping e delle manipolazioni mediche, ma di un talento vero, nutrito di potenza fisica e di classe cristallina. Tutte qualità che non possono certo sparire in 24 mesi. (fonte: quotidiano.net)
Come, "deluso e amareggiato" per la sentenza, ho sentito la dichiarazione del suo avvocato che diceva pressapoco che: "Riccò dopo essere stato scoperto positivo al doping, ha deciso di collaborare in buonafede per ottenere uno sconto di pena".
e la buonafede di chi tifava per lui, dove la mettiamo?
Per la serie: Hanno la faccia come il