Hahahah no Sampei, io avevo promesso di chiudere la fila e gli impegni si onorano!
Ultimo dei forumendoli classificati mi sa che sono io, ben 7h25 per completare il lungo...
Sono comunque strafelice di essere arrivato in fondo, dato che sono stato per un mese fermo causa problema ad una spalla (caduta in mtb) e ho solo 800 km e molto meno dislivello di altri anni nelle gambe. Arrivavo anche da un pessimo periodo personale e lavorativo per cui le mie speranze di arrivare in fondo erano risicate e invece...questa stupenda gara ha saputo tirare fuori il meglio di me e con tanta fatica l'ho portata a casa!
Mi pare che avessero detto che eravamo ca. 900 iscritti, non ho capito se solo per il lungo o lungo + classic assieme. Vedo che siamo arrivati in 600, quindi 1/3 della gente si è ritirata o non ha superato i cancelli, bella selezione!
Mi spiace non aver conosciuto nessuno di voi, o magari si, ma non ce ne siamo accorti! Speriamo nella prossima...
Sulla gara che dire: bella, bella, bella!
Da "collezionista" di più blasonati e famosi traguardi (SRH, DSB, 3EPIC, Alta Valtellina, ecc...) dico che questa gara, potenzialmente, non ha nulla, ma proprio nulla da invidiare alle altre!
Anzi, se devo proprio dirla tutta, mi ha proprio stregato!
I paesaggi sono praticamente al livello della Hero (mia gara preferita in tal senso), gli ambienti attraversati forse sono i più belli da me calcati in bici (i boschi dell'ampezzano sono magici!) e il tracciato è un mix veramente variegato di scorrevole, tecnico, pedalabilità e durezza davvero sorprendente!
PERCORSO: 9
Il tracciato è suddiviso in 3 (4) salite vere e proprie, 4 discese e 2 "mangia e bevi".
Le salite hanno tutte personalità differenti.
La prima (Mietres), pur pedalabile per lunghi tratti, possiede dei muri micidiali per fondo e pendenza, e in tanti siamo dovuti scendere diverse volte onde "salvare" la gamba e per mancanza di aderenza (le roccette e sassi smossi offrivano pochissimo grip e nella concitazione della partenza era difficile che qualcuno davanti non mettesse piede a terra!). Diciamo che è stata una dura presa di coscienza rispetto a quello che ci sarebbe stato propinato più tardi…
Dopo questa salita più faticosa del previsto si scende con tracciato molto molto flow e scorrevole lungo una ghiaiosa, veloce, divertente e talvolta rocciosa forestale (mamma mia che brutti voli che si è fatto qualcuno nei tratti più "ruvidi"!) fino al centro Fiames, percorrendo in parte le piste di fondo del comprensorio.
Di lì inizia un lungo tratto "mangia e bevi" molto vario e suggestivo che porta, in gran velocità, fino al ponte quasi all’ingresso del magnifico “Plan de Loa”, remoto anfratto dolomitico posto tra le maestose Tofane e il gruppo di Fanes/Sennes/Braies, per poi girare indietro e svilupparsi ora tra magici e profumati boschi, ora su suggestivi prati aperti, su e giù in sponda idrografica destra, con ampie vedute della conca ampezzana, alternando single track semplici e scorrevoli a tratti in mulattiera e brevi pezzi di asfalto, sempre con grande vista.
Alla fine di questo divertente e rapido saliscendi si inizia la salita alla “Tofanina”, seconda salita vera e propria, che risulterà essere quella più lunga ma anche quella più pedalabile, all’ombra di un infinito bosco che si sviluppa tra la Croda da Lago e la vallata principale. Molti tratti sono comodamente pedalabili ma sono intervallati da “muretti” piuttosto corti e duri, qua e là. Salita comunque tutta pedalabile senza mettere piede a terra, da fare senza patemi d’animo particolari.
Attraversata la strada statale del Falzarego/Giau la salita prosegue lungo mulattiere ancora più ampie, ma su fondo molto più fangoso e “appiccicoso” che non nella prima parte più “drenante”. La fatica si sente dunque un po’ di più fino a giungere alla Tofanina.
Di lì fino al vero e proprio “attacco” della salita al passo Posporcora si sale e si scende per quello che definirei il secondo “mangia e bevi” di giornata (e anche ultimo).
Il tratto si sviluppa su comodi sterratoni in ambiente suggestivo sotto alle pareti verticali delle Tofane. Solo alcuni brevi tratti di single track nascondo brevi insidie, dato che risultano fangosi, “radicosi” e scivolosi, ma questa è solo una piccola anticipazione di quello che deve ancora venire…
La salita al passo Posporcora conferma che il soprannaturale esiste: i paesaggi che si aprono lungo il comodo e ampio sentiero, mai troppo verticale, sono davvero tra i più belli che si possano vedere. Il brecciolino a bassa pezzatura garantisce la stabilità anche se ci si distrae a guardare altrove: dal Cristallo e Pomagnon, al Faloria, Sorapis e Antelao, dal gruppo di Fanes fino ai Cadini, la vista spazia su tutto l’ampezzano e anche oltre: un sogno!
E quella “spessa” linea che si sviluppa serpeggiante e flow flow flow a cavallo del dirupo, un inno alla gioia delle
ruote grasse! SPETTACOLARE ambiente, spettacolare paesaggio, spettacolare pedalare lassù…
Se al Posporcora si arriva sul “velluto”, la discesa verso la val di Fanes mostra invece i suoi artigli: pur essendo essa lungo una mulattiera, il fondo muta perennemente stato, mettendo a dura prova gli ammortizzatori e la perizia di guida, ora su rocce e piccoli drop, ora su radici, ora su sassi smossi. Superato il belvedere sulla celeberrima cascata di Fanes (chi è riuscito a fermarsi ad ammirarla??), in un tratto addirittura si “naviga” sui ciottoloni cercando di stare in piedi…di lì a breve, dopo qualche spavento e colpo di fortuna, si arriva intonsi alla velocissima forestale che, passando dal magico Plan de Loa, si inerpica poi per guadagnare quota verso Ospitale.
Ad Ospitale è ubicato il primo cancello di giornata…missione compiuta!
Gli avvertimenti dei simpatici volontari del ristoro non rendono giustizia a quello che ci aspetta successivamente. L’attacco della Val Padeon è veramente un “mostro” stile Ornella della Hero, per intenderci!
Si pedala poco e si spinge molto, anche perché ormai le forze sono un po’ logore e oltre alle brutali pendenze (fino a quasi il 30%) il fondo è tutt’altro che comodo…per fortuna questo calvario dura relativamente poco (2-3 km) e, non appena la strada che sale il versante per traverso cambia direzione, la mulattiera diventa comodamente pedalabile. Scortati sulla destra dal Pomagnon e sulla sinistra dal superbo Cristallo si pedala comodamente fino agli ultimi strappi del Son Forca, davvero tosti quando ormai si è “alla frutta” ma comunque meno impegnativi di quelli iniziali della salita.
Il fondo anch’esso peggiora a tratti ancora, ma per una gamba allenata sono fattibili.
L’arrivo al passo è anch’esso straordinario: la vista che si apre ogni dove è spettacolare e lascia attoniti, dalle imperiose torri del Cristallo alle forcelle che separano Veneto da Alto Adige: il passo Tre Croci sembra piccolo laggiù e la discesa che si apre davanti agli occhi fa venire pensieri impuri…
Ebbene si, la discesa è uno spettacolo: un single track disegnato da una mano sapiente lungo un ripidissimo versante serpeggia talvolta mettendo le coronarie a rischio…si scende in 1-2 passaggi a scalette (ma cosa sarebbe la mtb senza un po’ di sano “portage”?), bisogna concentrarsi sulla guida ma che belloooooo! Questi sono i sentieri che mi fanno amare questo sport!
Il sentiero ahimè finisce troppo in fretta e si scende su ripidissima e sdrucciolevole pista di discesa verso il passo Tre Croci, ultimo “cancello” prima dell’arrivo.
Da lì inizia la cosiddetta ultima discesa che in realtà è divisa in vari “tronconi”; dopo un breve falsopiano al cospetto del Faloria si scende comodamente su erbosa mulattiera e si imboccano via via tratti più scassati e tecnici, fino ad un tratto molto scivoloso con sassi e radici che ti fanno vibrare le budella, in pendenza talvolta sostenuta. Molto molto divertente il passaggio tra alcuni brevi tratti flow e altre porzioni da guidare con
cura, non ci si può consentire una minima disattenzione!
Quando pensi di esser quasi sulla ciclabile finale ecco che si presentano alcune perfide salite…sparse qua e là dove meno te l’aspetti! La più ignobile è quella di Freina, che lungi da essere uno strappetto, ti fa guadagnare più di 100 m di dislivello…certo ne vale ancora una volta la pena, visto il bel flow successivo che ti trasporta infine alla ciclabile, da fare poi di un fiato per il bellissimo arrivo nel cuore di Cortina, con la gente che ti incita e applaude fino all’ultimo respiro!
MA-GNI-FI-CA GARA!
PAESAGGIO e AMBIENTE NATURALE: 10
Sinceramente io, pedalatore della domenica che non si allena ma esce solo per godere dei monti e delle emozioni che questo sport ti dona, partecipo solo alle gare che per ambiente e paesaggio mi fanno sognare. Lo stimolo per arrivare in fondo non è dettato dall’agonismo (che non mi appartiene) ma dal puro godimento dell’ambiente naturale e umano circostante e, in primis, dalla curiosità di procedere oltre per “divorare” sempre nuovi paesaggi...lo faccio nelle mie uscite domenicali, ma in gara questo viene arricchito dalla compagnia degli altri concorrenti, conosciuti sempre nelle rilassate retrovie, e dai volontari/spettatori, che ti danno quello stimolo in più per fare dislivelli che normalmente non farei.
Mi ero iscritto alla Cortina perché conoscevo alcune delle zone in cui la gara si sviluppa, e sapevo di amare profondamente quel territorio.
La realtà ha però superato le attese, e considero che, come panorami, questa gara sia assolutamente in cima a quelle da me provate: impossibile non distrarsi a guardarsi intorno, con praticamente tutte le maggiori cime dell’ampezzano tutto intorno!
Solo la Hero secondo me possiede paesaggi così grandiosi…e quella sensazione di toccare con mano, da vicino, i giganti dolomitici…
Per quanto riguarda l’ambiente considero che, pur essendo impossibile stilare una lista delle zone più belle delle Dolomiti (sono incredibili ogni dove e non saprei scegliere il mio gruppo preferito!) le Dolomiti bellunesi siano in realtà più magiche e selvagge di quelle altoatesine o trentine, IMHO più “civilizzate” da infrastrutture. I boschi infiniti che si estendono da Cortina verso Fanes o verso il passo Giau e Falzarego, oppure sotto alle Tofane (come avviene anche alla 3 Cime Epic), sono veramente grandiosi! Appena svetti sopra la quota limite degli alberi ti accorgi dell’estensione che hanno, e quando ci sei dentro gli aromi del pino cembro, mugo e dei larici ti inebriano quale sanissimo “doping” naturale…il Parco delle Dolomiti Bellunesi è veramente un patrimonio da preservare!
ORGANIZZAZIONE: 8,5
Non avevo grandi aspettative avendo letto alcuni pareri passati ma devo dire che questa gara mi è parsa molto bene organizzata, soprattutto per gli aspetti essenziali.
Darei i seguenti voti:
· 15 ai tanti volontari che, con la loro simpatia e il loro perenne incitamento ci hanno accudito fisica e moralmente durante l’evento
· 10 per il tracciato da urlo che hanno saputo confezionare, vario, divertente, panoramico e tecnico il giusto
· 10 per l’ubicazione dei tantissimi ristori, molti di più dei 4 pubblicati prima della gara, sempre in posizione eccellente per rifornirsi, allentare il ritmo e riprendersi un attimo
· 10 per la cartellonistica che indicava i punti pericolosi, sempre molto precisa, raffigurante addirittura diversi indici di pericolosità (da 1 a 3!)
· 10 per l’arrivo in centro a Cortina con il rettilineo contornato di gente nel cuore della cittadina
· 8 per i generi di conforto presenti nei ristori: acqua, sali, coca-cola, banane, mele, talvolta biscotti (e forse in 1-2 ristori crostate e frutta secca? Non ricordo bene); nulla di più dello stretto necessario, ma comunque disponibile anche per i più lenti fino all’ultimo, come me (cosa non sempre scontata!)…avrei sicuramente gradito anche qualche alimento salato e un po’ più di varietà (le cose dolci mi nauseano dopo un po’!), ma non mi lamento
· 7,5 per le indicazioni di tracciato, quasi sempre chiare ma in almeno 2-3 punti “equivocabili” e non evidentissime, con il conseguente rischio di sbagliare strada (cosa che per fortuna non mi è successa”!)
· 7 per il presidio lungo il percorso, soprattutto nei punti più pericolosi; se in alcuni tratti a rischio erano presenti presidi di controllo, in tanti momenti si aveva infatti la sensazione di essere completamente abbandonati, in particolare lungo l’ultima viscida e più tecnica discesa dal Tre Croci
· 7 per gli eventi che il CO ha organizzato i giorni precedenti e per il clima in zona partenza/traguardo
· 6,5 per il pacco gara, abbastanza standard, contenente qualche prodotto alimentare e poco più
· 5 per non aver premiato i master più meritevoli e, soprattutto, per non aver pensato ad un premio (medaglia?) per i finisher
· 5 per la mancanza di merchandising dell’evento: mi sarei volentieri portato via una maglietta, maglia, copricollo, cappellino ricordo, ma ho visto che c’era solo un piccolo stand con nerissime magliette e una normale scritta sopra…spero che qualche gara faccia maglie non nere, sono stufo di averle tutte scure, soffro il caldo!
In ultimo un suggerimento (lo scriverò per mail al CO!): se il cancello all’imbocco della Val Padeon era raggiungibile anche per scarsoni come me, non capisco il senso di quello al 3 Croci, solo 1h15 dopo. La salita è infatti mostruosa nei primi km e chi superasse il primo cancello per pochi minuti non ce la può fare a superare quello seguente.
Se la Cortina vuole diventare un evento più popolare almeno l'ultimo cancello va "rivisto" e ampliato...
AMBIENTE AL CONTORNO DELL’EVENTO: 6,5
Su questo gli organizzatori non c’entrano niente ma in effetti a Cortina non si respirava quel clima di festa ciclistica che in tante altre occasioni permea l’aria delle cittadine che accolgono questi eventi.
Sarà la mancanza di storia dell’evento, l’esiguo numero di partecipanti (mi pare fossimo in 900 ca.), sarà che Cortina rimane sempre molto legata agli sport invernali, ma girando per la città sembravamo un po’ pesci fuor d’acqua! La gente ci guardava con strana curiosità, come se fossimo fuori contesto; nulla di sgradevole, ma semplicemente “alieno”!
Probabilmente Cortina non ha “bisogno” di un evento di questo tipo, essendo meta di turismo internazionale e intercontinentale di suo…
L’offerta turistica per la mtb è invece di altissimo livello, con tantissime proposte ben organizzate e fruibili grazie a mappe, segnaletica e tanti negozi di
noleggio e vendita cicli sparsi un po’ ogni dove.
Nulla da dire sul calore della gente che, passando tra le baite o casette, soprattutto sotto alle Tofane, ha infuso la giusta dose di affetto a tutti noi…
CONCLUSIONI
Nonostante mi sia già fatto i lunghi e corti di alcune delle GF alpine più famose, questa gara entra prepotentemente nel mio top3, a condividere il podio delle gare del cuore con Sellaronda Hero e Alta Valtellina.
IMHO questo evento meriterebbe numeri MOLTO maggiori: il percorso è vario, super panoramico, divertente e impegnativo. Per me è un ottimo “condensato” di quello che dovrebbe essere la MTB: qua la bici devi saperla guidare ma ci sono anche tanti tratti da pedalare in fluidità, e le discese non sono mai impossibili.
I ristori sono molto ben ubicati, potrebbero essere resi leggermente più ricchi (così come il pacco gara), ma penso anche che con il costo di iscrizione così “basso”, sia anche ingiusto pretendere di più. Il merchandising e la comunicazione dovrebbero rendere giustizia ad un evento che potrebbe sbaragliare la concorrenza.
Il CO credo abbia fatto un ottimo lavoro e penso che, con qualche ritocco qua e là, questa gara avrebbe tutti i numeri per “competere” con le più blasonate GF nazionali.
Io ci credo, diamogli fiducia, accorrete in massa l’anno venturo e non ve ne pentirete!