[Comelico] Giro dei Longerin

  • Orbea lancia la nuova Rise, la sua ebike leggera che ha fatto discutere tantissimo i nostri lettori. Io e Stefano abbiamo avuto modo di provarla in anteprima a Terlago, da oggi la potete toccare con mano al Bike Festival di Riva del Garda.
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Il percorso qui descritto ci porterà ad effettuare il periplo del massiccio dei Longerin, gruppo montuoso poco lontano da Santo Stefano di Cadore, su sentieri e sterrati panoramici e scorrevoli.

Dalla piazza di Santo Stefano imbocchiamo via VI Novembre verso est, attraversando il torrente Padola e svoltando poi a destra sulla pista ciclabile; giunti in località Campitello la abbandoniamo per attraversare il corso d’acqua, imboccando poi la statale verso sinistra fino al cartello “Lacuna”, in prossimità del quale scendiamo a sinistra ritrovando la ciclabile. In località Gera proseguiamo verso la Val Digon senza attraversare il torrente, iniziando a salire dolcemente lungo l’asfalto della ciclabile che, oltrepassate le case di Sega Digon (sull’altra sponda del torrente), presenta una rampa impegnativa prima di innestarsi sulla larga carrozzabile che seguiamo in salita.

Alla Cappella Tamai teniamo la sinistra e iniziamo a pedalare a fianco dello spumeggiante torrente Digon, risalendo la stretta valle con pendenze mai proibitive. Percorsi circa dodici chilometri dalla partenza svoltiamo a destra verso la Malga Melin: dopo circa due chilometri al 10% raggiungiamo la casera e proseguiamo l’ascesa verso Cima Vallona. Percorse poche centinai di metri deviamo a destra sul segnavia 165, uno sterrato poco battuto che ricalca il tracciato di una vecchia strada militare la quale, con diversi tornanti e un breve tratto finale non ciclabile, conduce ai 2035m. del Passo Palombino.

Incastonato tra le guglie rocciose dei Torrioni dei Longerin (a sud) e i pendii erbosi della Cima del Palombino (a nord), il valico fu teatro di aspri scontri tra Italiani e Austriaci nel corso della Prima Guerra Mondiale; dal passo imbocchiamo in discesa il single track 167 che, inizialmente tecnico, procede poi più agevole tra i pascoli lungo un divertente toboga di curve e tornanti fino alla Casera Londo, dove lascia il posto a una veloce carrozzabile sterrata che, non senza qualche tratto asfaltato, conduce in Val Visdende.

Giunti in località Pra Marino il colpo d’occhio è spettacolare: la valle, soprannominata “Tempio di Dio” per la sua incredibile bellezza, si apre alle nostre spalle in una infinità di creste e valli secondarie, ricche di boschi e costellate di malghe e casere.

Dal Pra Marino svoltiamo a destra verso l’agriturismo Miravalle, da cui iniziamo l’ascesa alla Forcella Zovo: si tratta di una salita non troppo impegnativa, lunga meno di tre chilometri (in parte asfaltati) e dalle pendenze mai elevate. Una volta in cima raggiungiamo il rifugio e proseguiamo a destra sulla sterrata n° 154 verso il Monte Zovo.

Pedaliamo ora all’ombra del Monte San Daniele, estremità meridionale del massiccio dei Longerin, lungo un susseguirsi di veloci saliscendi; dopo qualche chilometro, tuttavia, il sentiero si restringe e si fa più ripido, presentando alcuni tratti sconnessi (ma comunque ciclabili) al termine dei quali conduce alla spianata ai piedi del Monte Zovo, la cui vetta è raggiungibile in pochi minuti deviando sulla destra; dalla spianata giriamo a sinistra sul segnavia 165 e, fatta una breve quanto panoramica risalita fino al Sasso Grigno, iniziamo la picchiata finale tenendo la sinistra a un bivio. Il fondo, un po’ tecnico all’inizio, si fa sempre più battuto man mano che si scende, diventando successvamente asfaltato e terminando con una lunga serie di tornanti fino al ristorante La Baita.

Imboccata a destra la strada verso Costalissoio, alle prime case del paese svoltiamo a sinistra sul viottolo che, sceso verso alcuni fienili, prosegue sterrato tra i prati; quando la carrareccia presenta un tornante destrorso noi continuiamo dritti sulla traccia erbosa, superando una costruzione sulla destra e proseguendo sul sentiero che scende, tecnico e veloce, fino a Campolongo. Giunti su asfalto attraversiamo la statale e successivamente il ponte sul Piave, imboccando la pista ciclabile sulla sponda sinistra del fiume e affrontando un’ultima variante sterrata che inizia, sulla sinistra, poco dopo la centrale elettrica. Tornati su asfalto, il rientro a Santo Stefano avviene rapidamente in pochi minuti.

Mappa, foto e traccia GPS su www.tmb.135.it - sez. ITINERARI (http://www.webalice.it/stefano.demarchi/page/itinerari/comelico/longerin/longerin.htm)

Altimetria:
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thefast

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....dopo circa due chilometri al 10% raggiungiamo la casera e proseguiamo l’ascesa verso Cima Vallona. Percorse poche centinai di metri deviamo a destra sul segnavia 165, uno sterrato poco battuto che ricalca il tracciato di una vecchia strada militare la quale, con diversi tornanti e un breve tratto finale non ciclabile, conduce ai 2035m. del Passo Palombino....

ciao tmb, puoi descrivere meglio il tratto dalla malga melin al Palombino. tu dici che solo un breve tratto non è pedalabile. alla malga mi hanno detto il contrario.....
 

thefast

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Vorrei fare il giro che ha descritto, non è che hai anche la traccia per GPS?

Che cartina hai usato?

io posso darti questo (allegato) con la GPX relativa. difatto quel giorno ho percorso parte del tracciato Pedalonga (fino a casera Silvella) e poi causa maltempo sono tornato indietro divagando fino alla malga Melin (tratto rosso)
 

Allegati

  • Uscita_valdigon_20070814.doc
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ciao tmb, puoi descrivere meglio il tratto dalla malga melin al Palombino. tu dici che solo un breve tratto non è pedalabile. alla malga mi hanno detto il contrario.....

allora, fino alla malga ci arrivi bene.

da lì prosegui per un breve tratto sullo sterrato principale, per poi trare dritto quando questo piega bruscamente verso sinistra. La traccia continua ora erbosa e larga più o meno 1-1,5 metri, con pendenze all'inizio non troppo elevate e si snoda con alcuni tornanti sul tracciato di una vecchia strada militare.

Prosegue così fin quasi in cima, presentando però in diversi punti delle pendenze anche molto elevate, ma il fondo batutto (terra e erba, niente ghiaia) permette, volendo e con la potenza giusta, di superarle in sella, nonostante il fondo presenti delle buche che possono essere di ostacolo. Il mio consiglio è, comunque, di scendere nei punti più ripidi, pena arrivare in cima con la lingua di fuori... :zapalott:

In vista della cima il sentiero si restringe notevolmente e il fondo diventa ghiaioso avvicinandosi al ghiaione della croda dei longerin: questa parte è pressochè impossibile farla in sella, anche perchè i 4-5 tornantini finali sono praticamente "in piedi". Ma si tratta di circa 2-300 metri, durante i quali si coprono gli ultimi 40-50 metri di dislivello. Tempo a piedi: neanche 10 minuti.

Per la discesa: la prima volta ho fatto diversi passaggi a piedi "per prudenza" (sai già cosa mi è capitato in quel di Sappada... :-) ), ma già dalla seconda volta che ci sono stato il loro numero si era già più che dimezzato.
ciao!!!
 

kala

Biker novus
Quello del Passo Palombino è veramente un gran bel giro!
Il panorama dal Passo è impagabile ed anche il ritorno per il Monte Zovo non è da meno passando tra bellissimi boschi (posti da funghi ;) ). Confermo la ciclabilità del tratto sopra la Melin (io lo feci la prima volta nel '98 e da allora non sembra cambiato), attenzione al fondo che per quanto regolare è piuttosto "pesante" (erboso) ed accentua la fatica nonostante le pendenze inizialmente non molto elevate.

Ah, la salita fino a Malga Melin, tutta la discesa dalla Londo e la risalita a Forcella Zovo sono fattibili anche con bici da città. :D
 

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