Una montagna, una cresta, e un single track in quota che la percorra. Forse il sogno di ogni biker: il mio l’ho avverato in Comelico.
Da Padola (BL) scendiamo verso Santo Stefano e dopo l’abitato di Dosoledo svoltiamo a sinistra salendo dolcemente verso Casamazzagno. Giunti in piazza, giriamo a sinistra e iniziamo a faticare seguendo la strada asfaltata che si dirige verso la chiesa di San Leonardo, risalendo il ripido versante sud del Monte Spina. Dopo circa 2,5 chilometri incontriamo un crocifisso sulla sinistra, e poco oltre inizia lo sterrato in prossimità di un bivio: teniamo la sinistra e saliamo lungo il segnavia 147 fino al bivio Sommo; svoltiamo a sinistra (segnavia 149) e affrontiamo una breve rampa che conclude temporaneamente la salita.
La sterrata procede ora nel bosco con numerosi saliscendi e qualche rampa impegnativa fino alla casera Campobon: qui la carrareccia si restringe fino a diventare single track. Alternando di continuo tratti ripidi e pianeggianti, lo stretto sentiero sale a mezza costa fino a quota 2000 metri rimanendo comunque quasi sempre ciclabile, permettendoci di ammirare ampi panorami sul Comelico e la Val di Sesto, non paragonabili però a ciò che ci aspetterà in cima. Un’ultima serie di logoranti saliscendi e arriviamo alle pendici del Col Quternà, in località La Punta.
Dopo una breve quanto necessaria sosta, torniamo a salire con decisione verso la Sella del Quaternà seguendo la mulattiera 173; in meno di due chilometri, ma con pendenze attorno al 14% e molti tornanti, arriviamo a una diramazione verso destra poco prima della sella: il single track che ci aspetta (segnavia 148) non lo scorderemo mai.
Tra stelle alpine e fischi di marmotte percorriamo la traccia che, a mezza costa, procede lungo il versante ovest della cresta, a pochi metri dalla sommità. Pedalando sempre tra i 2300 e i 2200 metri affrontiamo numerosi saliscendi ammirando il fondovalle e monti a perdita d’occhio. I pochi tratti che verranno percorsi a piedi lo saranno più per la soggezione del baratro a pochi centimetri che per la loro reale difficoltà.
Superato il Col Rosson il single track diventa più agevole e meno pericoloso, iniziando a scendere con più decisione e spostandosi sul versante est della cresta: abbiamo ora la possibilità di vedere davanti a noi le vette dei Monti Palombino e Cavallino, la Cima Vallona e i Longherin e, più in lontananza, le catene montuose austriache e friulane.
Ancora qualche centinaio di metri ed eccoci finalmente sulla Costa della Spina; ci troviamo proprio sulla cresta della montagna, e lo spettacolo che ci si presenta davanti lascia senza fiato: montagne a 360° per chilometri e chilometri, da quelle più vicine delle valli di Sesto, Digon, Padola, e Comelico fino a quelle più lontane di Cadore, Friuli e Austria.
La tentazione di non tornar più giù è forte, ma è ora di scendere: dalla Costa il sentiero diventa mulattiera e, passando per il Monte Spina, si inoltra nel bosco. Seguendo sempre la traccia principale sbuchiamo, dopo circa due chilometri, sulla sterrata già percorsa all’andata: teniamo la sinistra e arriviamo al bivio Sommo. Qui svoltiamo a sinistra (segnavia 147) e procediamo in salita per un chilometro per poi scendere a destra per la seconda strada bianca che incontriamo.
Lungo l’agevole carrareccia perdiamo rapidamente quota fino a raggiungere un’altra strada bianca, che seguiamo verso destra; inizialmente in piano, poi in discesa a tratti ripida raggiungiamo i fienili di Costa Secca per poi tornare in leggera salita nei pressi della chiesa di San Leonardo. Appena prima dell’asfalto scendiamo lungo la sterrata a sinistra e, poco dopo il crocifisso, deviamo a destra (traccia poco evidente) fino a ritrovare l’asfalto che ci ricondurrà alla piazza di Casamazzagno e, in pochi chilometri, a Padola.
L’itinerario è tanto panoramico e suggestivo quanto faticoso e pericoloso; per evitare rischi è consigliabile quindi affrontarlo in giornate soleggiate, in compagnia e senza fretta, prestando massima attenzione a dove si mettono le ruote: lungo la prima parte della Costa della Spina anche il minimo errore si paga con un salto nel vuoto di almeno duecento metri. Visti i panorami che si possono ammirare, non è da dimenticare la macchina fotografica.
Foto, mappa, altimetria e traccia GPS su www.tmb.135.it
(http://www.webalice.it/stefano.demarchi/page/itinerari/comelico/spina/spina.htm)
Da Padola (BL) scendiamo verso Santo Stefano e dopo l’abitato di Dosoledo svoltiamo a sinistra salendo dolcemente verso Casamazzagno. Giunti in piazza, giriamo a sinistra e iniziamo a faticare seguendo la strada asfaltata che si dirige verso la chiesa di San Leonardo, risalendo il ripido versante sud del Monte Spina. Dopo circa 2,5 chilometri incontriamo un crocifisso sulla sinistra, e poco oltre inizia lo sterrato in prossimità di un bivio: teniamo la sinistra e saliamo lungo il segnavia 147 fino al bivio Sommo; svoltiamo a sinistra (segnavia 149) e affrontiamo una breve rampa che conclude temporaneamente la salita.
La sterrata procede ora nel bosco con numerosi saliscendi e qualche rampa impegnativa fino alla casera Campobon: qui la carrareccia si restringe fino a diventare single track. Alternando di continuo tratti ripidi e pianeggianti, lo stretto sentiero sale a mezza costa fino a quota 2000 metri rimanendo comunque quasi sempre ciclabile, permettendoci di ammirare ampi panorami sul Comelico e la Val di Sesto, non paragonabili però a ciò che ci aspetterà in cima. Un’ultima serie di logoranti saliscendi e arriviamo alle pendici del Col Quternà, in località La Punta.
Dopo una breve quanto necessaria sosta, torniamo a salire con decisione verso la Sella del Quaternà seguendo la mulattiera 173; in meno di due chilometri, ma con pendenze attorno al 14% e molti tornanti, arriviamo a una diramazione verso destra poco prima della sella: il single track che ci aspetta (segnavia 148) non lo scorderemo mai.
Tra stelle alpine e fischi di marmotte percorriamo la traccia che, a mezza costa, procede lungo il versante ovest della cresta, a pochi metri dalla sommità. Pedalando sempre tra i 2300 e i 2200 metri affrontiamo numerosi saliscendi ammirando il fondovalle e monti a perdita d’occhio. I pochi tratti che verranno percorsi a piedi lo saranno più per la soggezione del baratro a pochi centimetri che per la loro reale difficoltà.
Superato il Col Rosson il single track diventa più agevole e meno pericoloso, iniziando a scendere con più decisione e spostandosi sul versante est della cresta: abbiamo ora la possibilità di vedere davanti a noi le vette dei Monti Palombino e Cavallino, la Cima Vallona e i Longherin e, più in lontananza, le catene montuose austriache e friulane.
Ancora qualche centinaio di metri ed eccoci finalmente sulla Costa della Spina; ci troviamo proprio sulla cresta della montagna, e lo spettacolo che ci si presenta davanti lascia senza fiato: montagne a 360° per chilometri e chilometri, da quelle più vicine delle valli di Sesto, Digon, Padola, e Comelico fino a quelle più lontane di Cadore, Friuli e Austria.
La tentazione di non tornar più giù è forte, ma è ora di scendere: dalla Costa il sentiero diventa mulattiera e, passando per il Monte Spina, si inoltra nel bosco. Seguendo sempre la traccia principale sbuchiamo, dopo circa due chilometri, sulla sterrata già percorsa all’andata: teniamo la sinistra e arriviamo al bivio Sommo. Qui svoltiamo a sinistra (segnavia 147) e procediamo in salita per un chilometro per poi scendere a destra per la seconda strada bianca che incontriamo.
Lungo l’agevole carrareccia perdiamo rapidamente quota fino a raggiungere un’altra strada bianca, che seguiamo verso destra; inizialmente in piano, poi in discesa a tratti ripida raggiungiamo i fienili di Costa Secca per poi tornare in leggera salita nei pressi della chiesa di San Leonardo. Appena prima dell’asfalto scendiamo lungo la sterrata a sinistra e, poco dopo il crocifisso, deviamo a destra (traccia poco evidente) fino a ritrovare l’asfalto che ci ricondurrà alla piazza di Casamazzagno e, in pochi chilometri, a Padola.
L’itinerario è tanto panoramico e suggestivo quanto faticoso e pericoloso; per evitare rischi è consigliabile quindi affrontarlo in giornate soleggiate, in compagnia e senza fretta, prestando massima attenzione a dove si mettono le ruote: lungo la prima parte della Costa della Spina anche il minimo errore si paga con un salto nel vuoto di almeno duecento metri. Visti i panorami che si possono ammirare, non è da dimenticare la macchina fotografica.
Foto, mappa, altimetria e traccia GPS su www.tmb.135.it
(http://www.webalice.it/stefano.demarchi/page/itinerari/comelico/spina/spina.htm)