Grazie Marco per la scelta della copertina!
È di una delle tante giornate indimenticabili del 2022, probabilmente nell'unico giorno freddo di quell'autunno caldissimo in Vallese centrale.
Ero col mio amico fotografo Søren Rickards.
Saliti dalla Combe d'Arbaz, avevamo dovuto cambiare programma a 2800m, perché la tempesta di neve era troppo violenta e anche un gruppo di alpinisti aveva appena rinunciato ad affrontare le scalette verticali del famigerato Col des Audannes.
La mia ambiziosa traversata sarà riproposta nel 2023.
Quindi avevamo ripiegato sul Scex Rouge 2893m, già toccato a inizio estate.
La neve "cadeva" orizzontale. Il vento violento sospingeva con forza degli ammassi neri nella nostra direzione. Meteosuisse aveva un po' ciccato quel giorno.
Ma erano di una bellezza mozzafiato quei fasci di luce che squarciavano le nubi a est, creando degli spotlight teatrali su gruppi di larici dorati, giù lontanissimi, sul fondovalle.
Con le mani ibernate scendiamo controvento sulla cresta nera, morbida. Poi una tentazione irresistibile mi spinge ad osare un suinissimo freeride sul versante nord, approfittando del manto bianco. La pendenza e l'incognita di ciò che nasconde il lenzuolo luccicante generano un'adrenalina da sentirne l'eco ancora adesso.
Via, si surfa, lasciando una serpentina effimera e solitaria, come nei gioiosi giorni di sci.
Freeride!
Il resto della discesa, tra le mie preferite, richiede molta fantasia, per non incastrarsi nelle numerose trappole sul sentiero. Poi con varie macchie di neve spessa, le varianti sono d'obbligo, per poter attraversare i nevai con il giusto angolo e impeto.
Lì tra il Wildhorn e il Scex Rouge l'orogenesi si è sbizzarrita con i colori. Si attraversano sottili pietraie nere, ammassi detritici bianchi di calcare, placche rossastre, altre grige con venature di quarzo. Freeride psichedelico tra neige, cailloux et dalles.
Il rifugio chiuso non ci dà conforto con la bella torta ai mirtilli sognata. Ma timidi raggi di sole illuminano il lago verde-grigio sotto al rifugio.
Un sentiero ben difficile, esposto taglia la falesia in alto, per poi zigzagare nella ripida pietraia nel vallone più austero del settore.
Qualche fotone interrompe una leggera pioggerella gelata, facendo brillare i larici infuocati d'autunno nella desolazione atroce di quei sassisassisassisassi.
Le alte pareti scure a sud e le montagne massacrate dal più violento sisma del secolo scorso in Svizzera, incorniciano la discesa esposta, su fondo smosso. Meglio non alzare gli occhi dal sentiero.
Poi finalmente la pendenza si placa, si apre la manetta, cercando di essere precisissimi e leggeri nella guida, perché la pietraia potrebbe far seri danni, e si attraversa quel boschetto magico della foto.
Poi ci sono ancora 1600m di discesa, flow elettrizzante nei boschetti tra i pascoli, lunghi trasferimenti bucolici su tre bisse, due tunnel stretti, e ancora del freeride segretissimo e ancora flow supersonico e il sole arriva... in ritardo.
È appena il primo pomeriggio, si potrebbe risalire per far un'altra discesa da urlo, ma siamo ben sazi di belle emozioni. Per quel giorno è stato sufficiente poco tempo per riempirsi di sogni.
Per il video bisogna aspettare la pensione, ma se volete altre foto, posso provvedere più in fretta.
Buon 2023!
Sognate duro!