"...quando l'allievo è pronto allora il maestro appare.."
Ci ho pensato sapete?
Ci ho pensato davvero.
Erano mesi che proponevo a mio fratello di guardare assieme il dvd del film "Il Cammino per Santiago".
Non insistevo, ma ci tenevo. Un pò perchè sapevo che gli sarebbe piaciuto e un pò, forse (anzi sicuramente) perchè volevo io, perchè di nuovo, una volta di più, io volevo rivedere quei luoghi, riempirmi gli occhi di quei colori, di quel verde infinito, di quel giallo bruciato dal sole e di quel cielo azzurro che..."look at the sky" dicevano le scritte sull'asfalto..
Mio fratello era perplesso: temeva un pippone sentimental religioso buonista.
Non era dell'umore e, ne sono certo, temeva in cuor suo di dover fare i conti con tante risposte che non vuole ammettere di doversi dare...
Alla fine piangeva. Occhi stretti, una mano a reggere il viso e una smorfia come di chi sta per scoppiare, di chi non ce la fa più a tenere tutto dentro e allora deve urlare, buttare fuori, liberarsi.
Non mi ha guardato, è scappato in cucina con la scusa di una birra.
Il giorno dopo mi ha scritto una mail di poche parole: "mi piacerebbe farlo, sai?"
Ho pianto anche io.
In fondo non sono mai tornato. Ho tutto davanti, tutto dentro, tutto è ancora vivo.
Hontanas, Estrella, i pellegrini che russano, quelli con la mascherina per dormire, quelli con i biscottini come spuntino di mezzanotte, il cartello "Caballeros" sui bagni, Puente la Reina, Pamplona, i fazzoletti per terra nei bar, il fumo denso perchè nei bar in Spagna si può ancora fumare, Logrono e un ragazzo allampanato a Fromista che mi chiede se quella che ha rinchiuso in un fazzoletto che tiene in mano sia davvero una zecca, i gattini a Sahagun che giocano vicino alla chiesa, la zuppa de Ajo di Leon, il mio spagnolo maccheronico a Burgos, le pale eoliche e l'alto del perdon, il vento, i pellegrini che mi incitano sulle salite, le mesetas, le voci portate dal vento, il caldo, le ombre sullo sterrato...
E poi la Cattedrale, Santiago, gli strumentisti, il tramonto.
Lacrime di gioia, sfrenate e totalmente impreviste, come di qualcosa che era li da sempre e non sei riuscito a controllare.
Ho pianto anche nel 2010, lacrime di dolore tornando in fretta e furia da Bilbao per assistere i miei gattini. Non avrei dovuto partire ma mi ero illuso che tutto sarebbe andato bene.
E invece ho i sensi di colpa ancora oggi. Miao dolci amori miei, dovunque voi siate.
Nessuna lacrima nel 2011, Via Francigena: bella ma, tra tutte le mie avventure, quella meno coinvolgente. NOn ero pronto io, me ne rendo conto solo adesso.
Ho pianto, eccome, nel 2012: Cammino di Francesco.
In solitaria.
Io, la mia Nerina (la mia ormai vetusta Specy Epic 2008) e tanta incertezza.
Sono partito spinto per lo più dalla fiducia che altri riponevano in me.
Hanno avuto ragione loro.
Mancavano dieci chilometri alla fine dell'ultima tappa. Ho incrociato due ragazzi, una coppia, bardati e attrezzati di tutto punto. Ci siamo guardati in uno di quegli attimi che sembrano durare secoli e che invece volano via all'istante: "è duro il viaggio?"
Lei mi ha guardato con occhi colmi di speranza e paura, voleva le dicessi che era una passeggiata.
Non ce l'ho fatta: "E' dura, durissima".
Ed era vero, non avrei potuto mentire.
Solo in quel momento ho realizzato: pianto incontrollato, libero, senza pudore.
Ce l'avevo fatta!
E ho pianto anche l'anno scorso, Via Gotica Mtb, coast to coast da Marina di Massa a Pesaro (città che mi hanno insegnato ad amare e che amo follemente).
Quando realizzi che ce l'hai fatta, quando realizzi che le fatiche sono alle spalle e tutto ti sembra lieve.
Quando pensi che hai sofferto, urlato, smadonnato.
Quando ripensi agli incontri fatti, alle emozioni vissute e al tuo io messo completamente a nudo.
Quando pensi a come ti sei sentito libero, vero, felice, orgoglioso.
Quando vuoi ancora il vento in discesa e quell'euforia che ti assale, quando pensi che, metro dopo metro, il traguardo si sta avvicinando, quando pensi che hai vissuto, attraversato, respirato, visto e fotografato posti magici che nemmeno sapevi esistessero.
Quando pensi che questo è il più bel modo di vivere che tu conosca allora ti senti sereno.
Ti senti forte.
Ti senti come se tutto stia trovando senso.
E ti senti di nuovo, come quella sera a Santiago o come quella sera di Assisi nel 2012 o sul porto di Pesaro nel 2013.
Ti senti un sognatore che ha realizzato un sogno e che non vuole smettere di sognare.
Ti senti ricco, ti senti bene, ti senti parte di un mosaico, di senti parte della storia.
E ti senti parte, piccolissima parte, di un luogo che resterà sempre dentro di te.
Non so quando tornerò a Santiago.
Spero presto.
E mio fratello verrà con me.
Ciao amici pellegrini, è bello ritrovarvi!