Questa storia inizia il nove novembre scorso, è una lunga storia, quindi noiosa.
Ero al Monte a girare tra amici. Chi è stato al Monte sa di che si tratta: un enorme bike park che è nato per la particolare coincidenza di incuria del pubblico con conseguente abbandono, e la cura di qualcuno che ha lavorato sodo a scoprire, inventare, pulire e lavorare sentieri, gap, salti e rocce.
Il risultato di ciò è un posto fantastico, quasi fatato, che però ogni volta che ci vado mi procura sentimenti contrastanti.
Da un lato la bellezza dei sentieri che ha pochi altri esempi in Sardegna, dall'altro il bosco troppo fitto e quindi la poca luce, l'assenza di panorami e soprattutto l'incuria e l'abbandono di chi "usa" la natura senza curarsene. Il risultato è che quando vado via dal Monte da un lato sorrido pensando ai trail ma dall'altro mi intristisco.
Il nove novembre scorso, dicevo, ho avuto un incidente che mi ha fermato.
In un punto di cui non conosco il nome sono caduto, ho dato una facciata a terra e mi sono fatto male al polso destro. In un primo momento non sembrava niente di grave. Un taglio procuratomi dai denti all'interno del labbro inferiore, qualche graffio in faccia e il dolore al polso.
Aiutato dagli amici, mi do una pulita e mi rimetto in sella alla volta della macchina. Durante la discesa, però, mi accorgo che non riesco, col pollice destro, ad azionare la leva del cambio. Prendo la via di fuga più vicina e sull'asfalto raggiungo la macchina. Visto che sono a Nuoro mi sembra opportuno fare un salto al PS. Non stò a dire quale era la situazione che ho trovato. Incidenti gravi e gente sofferente che stava li dal primo pomeriggio...
Grazie al mio trauma facciale aspetto solo un paio d'ore e vado a fare le rx al polso. Nel frattempo il dolore è quasi passato ed inizio a convincermi che non ho nessuna frattura.
Vengo smentito del referto che mi accompagna in ortopedia. Frattura scomposta distale radiale. L'ortopedico che mi accoglie in sala gessi legge il referto, guarda le immagini e dice che il radiologo è pazzo. La mia è una frattura incompleta, altro che scomposta! Mi avvolge sommariamente il polso con le garze gessate e in cinque minuti sono fuori. Rimango basito dall'approssimazione, chiedo chiarimenti ma mi dice che solo che il mio polso inizia a soffrire di artrosi. Sai quanto mi frega in questo momento dell'artrosi...
A conferma dell'ingessatura di pessima fattura, l'indomani mattina ho il pollice gonfio per essere troppo stretto alla sua base. Col mio medico decidiamo di togliere al più presto il gesso e mettere un tutore.
Col tutore è un'altra vita, mi permette di lavarmi facilmente, lavorare e muovere liberamente le dita. Le mie sofferenze sono dovute ai dolori in tutto il corpo e dal taglio nel labbro che quasi mi impedisce di mangiare.
Le lastre successive confermano la frattura scomposta e mi fanno venire voglia di andare dall'ortopedico che mi ha ingessato e cantargliene quattro. Non si può essere superficiali in queste cose, ma mi rendo anche conto che c'è di mooolto peggio.
Quando tolgo il tutore, la sensazione è quella di avere una mano fragilissima. Sensazione che passa quando faccio fisioterapia. Il polso è quasi fermo e per muoverlo serve tanta forza. In tutto questo travaglio passano le feste e il mio progetto di fare un'uscita durante il periodo festivo deve essere rimodulato.
Arrivo così a ieri, diciotto gennaio. Sono passati settanta giorni lontani dalla bicicletta, in questo periodo ho fatto pulizie, manutenzioni e controlli vari al mezzo.
Sono pronto per una prima uscita di prova, ma mi faccio prendere la mano e con il Bros pensiamo di continuare il nostro lavoro nella valle di Aratu di cui sapete e conoscete in tanti. Forse sarà un giro un tantino lungo per una prima uscita dopo tanto tempo ma mi dico che posso tornare indietro in un qualsiasi momento. Metto le mani avanti e comunico il progetto ai soci avvertendoli sulla mia condizione fisica. :)
Si parte alle dieci dall'Hotel Taloro e si sale fino a Mihinari (per gli ovoddesi), panino nello zaino obbligatorio visto l'orario e il percorso.
La sera prima mi sottopongo al rito propiziatorio dei fuochi di Sant'Antonio a Mamujada con la prima uscita dei Mamuthones.
In rappresentanza del forum sono presenti personaggi inquietanti che rispondono ai nomi di Uron, Licani e DD. Ci incontriamo per caso... li lascio li e immagino come potranno finire la serata...
Anche altri personaggi da forum si sottopongono a riti propiziatori: nuoresi, olianesi e gavoesi cenano in Osteria e si dedicano a grasse bevute di superalcolici.
All'appuntamento delle dieci siamo il Bros, Bakunin, Badore, Antonio, Mauro ed io.
Partiamo dal bivio per Fonni e risaliamo la valle sulla sponda destra del fiume Aratu, il versante fonnese della valle. Incontriamo alcuni proprietari dei terreni bagnati dal fiume che rimettono ordine dopo la piena di qualche tempo fa. Ci rendiamo conto di quanto è salito il livello del fiume e la portata d'acqua quando vediamo grossi alberi sradicati e i detriti ancora impigliati a oltre tre metri di altezza rispetto all'attuale livello del fiume.
Uno di questi proprietari, ci impedisce di percorrere VENTI metri nel suo fondo e ci costringe a tornare indietro lungo una salita dissestata. E' vero che il terreno è suo, ma...
Proseguiamo lungo la mulattiera tra cavalli al pascolo brado che galoppano e greggi di mucche. E' bello sentire l'aria in faccia, stare al sole di una tiepida e confortevole giornata d'inverno dopo tanto tempo passato lontano dalla bike.
Arrivati al guado obbligato che ci porta sul versante ovoddese siamo costretti a perlustrare un centinaio di metri della riva per vedere se riusciamo a guadare agevolmente.
Solo Mauro si lancia in sella nonostante ci sia da portare la bici a spinta in salita fino alla strada sulla sponda opposta. Tutti gli altri siamo decisi a guadare vicino alla strada e dobbiamo togliere le scarpe tuffandoci nell'acqua trasparente e fresca che arriva da Aarcu Artilai... l'impatto è decisamente frizzantino, ma dura solo pochi secondi. Alla fine direi piacevole. ;)
Da qui in poi abbiamo solo salita e dobbiamo trovare una strada che siamo sicuri ci sia, dobbiamo solo avere la fortuna di trovarla senza perdere troppo tempo.
Ci va alla grande e non sbagliamo quasi niente, ma io la faccio per oltre metà a spinta. Sapevo che avrei dovuto soffrire, e soffro felice.
Antonio e Mauro vanno come treni e si fermano solo per aspettare noi. Il rito propiziatorio alcolico dell'Osteria ha dato i suoi frutti, quello dei fuochi un pò meno...
La salita finisce poco sotto il tornante della SP7 e sentiamo le macchine passare sulla Fonni-Desulo a pochi metri da noi. Il paesaggio cambia. Passiamo da un fondo granitico ad uno scistoso, dai lecci della valle alle querce delle quote leggermente superiori e poi ai grossi castagni. Siamo indubbiamente a Desulo...
Dopo un meritato panino decidiamo di affrontare qualche km extra e arrivare fino al bar vicino Tascusì per un altrettanto meritato e indispensabile caffè.
Il ruolino di marcia ora prevede l'attacco al Belvedere, ma visto che si provano varianti, oggi si cerca un'altro passaggio che probabilmente eviterà un tratto di portage. Chiaramente io lo spingo per lunghi tratti, ma è pedalabile nella la sua totalità...
in cima ci si apre il sorriso, godiamo di un panorama a trecentosessanta gradi, guardiamo dove siamo passati qualche ora prima e scrutiamo i passaggi che ci attenderanno tra qualche minuto.
Da qui la discesa è quasi verticale. Per me una caduta sul polso non ancora in ordine sarebbe un dramma, quindi tiro i freni e vado piano, lascio sfogare i più veloci che ogni tanto mi aspettano. Nonostante la velocità del sottoscritto, in pochi minuti siamo giù. Puntiamo nuraghe Osseli, studiamo alcune possibilità di passaggi che potrebbero portarci a Lopene ma alla fine optiamo per un paio di km di asfalto.
Abbiamo appuntamento a Lopene con Lello, Enrico e Paolo che sono usciti nel pomeriggio. Da li passiamo per una serie di singles che non tutti conoscevano e, passando per nuraghe Leonardedda (grazie [MENTION=146689]nuraghes[/MENTION]) e nuraghe Su Demaniu, raggiungiamo il punto di partenza.
Ci aspetta una birra fresca a chiusura di una giornata speciale che ha contato trenta km in sette ore compreso tutto.
Giornata speciale soprattutto per me che, come ho detto, ero lontano dalla bike mio malgrado da settanta giorni. Il mio polso ha retto benissimo alla lunga giornata in sella. Ho passato finalmente una intera giornata all'aria aperta a ridere e godere di una buona compagnia e un sole insolito per l'inverno.
Se il polso ha retto bene ella fatica, tutto il resto del mio corpo è crollato. Quasi non riuscivo a fare le scale per salire a casa, mi tremavano le gambe e avevo una sete e una fame di frutta che non provavo da tempo.
Ma sono tornato! Sono rinato! ;)
Ero al Monte a girare tra amici. Chi è stato al Monte sa di che si tratta: un enorme bike park che è nato per la particolare coincidenza di incuria del pubblico con conseguente abbandono, e la cura di qualcuno che ha lavorato sodo a scoprire, inventare, pulire e lavorare sentieri, gap, salti e rocce.
Il risultato di ciò è un posto fantastico, quasi fatato, che però ogni volta che ci vado mi procura sentimenti contrastanti.
Da un lato la bellezza dei sentieri che ha pochi altri esempi in Sardegna, dall'altro il bosco troppo fitto e quindi la poca luce, l'assenza di panorami e soprattutto l'incuria e l'abbandono di chi "usa" la natura senza curarsene. Il risultato è che quando vado via dal Monte da un lato sorrido pensando ai trail ma dall'altro mi intristisco.
Il nove novembre scorso, dicevo, ho avuto un incidente che mi ha fermato.
In un punto di cui non conosco il nome sono caduto, ho dato una facciata a terra e mi sono fatto male al polso destro. In un primo momento non sembrava niente di grave. Un taglio procuratomi dai denti all'interno del labbro inferiore, qualche graffio in faccia e il dolore al polso.
Aiutato dagli amici, mi do una pulita e mi rimetto in sella alla volta della macchina. Durante la discesa, però, mi accorgo che non riesco, col pollice destro, ad azionare la leva del cambio. Prendo la via di fuga più vicina e sull'asfalto raggiungo la macchina. Visto che sono a Nuoro mi sembra opportuno fare un salto al PS. Non stò a dire quale era la situazione che ho trovato. Incidenti gravi e gente sofferente che stava li dal primo pomeriggio...
Grazie al mio trauma facciale aspetto solo un paio d'ore e vado a fare le rx al polso. Nel frattempo il dolore è quasi passato ed inizio a convincermi che non ho nessuna frattura.
Vengo smentito del referto che mi accompagna in ortopedia. Frattura scomposta distale radiale. L'ortopedico che mi accoglie in sala gessi legge il referto, guarda le immagini e dice che il radiologo è pazzo. La mia è una frattura incompleta, altro che scomposta! Mi avvolge sommariamente il polso con le garze gessate e in cinque minuti sono fuori. Rimango basito dall'approssimazione, chiedo chiarimenti ma mi dice che solo che il mio polso inizia a soffrire di artrosi. Sai quanto mi frega in questo momento dell'artrosi...
A conferma dell'ingessatura di pessima fattura, l'indomani mattina ho il pollice gonfio per essere troppo stretto alla sua base. Col mio medico decidiamo di togliere al più presto il gesso e mettere un tutore.
Col tutore è un'altra vita, mi permette di lavarmi facilmente, lavorare e muovere liberamente le dita. Le mie sofferenze sono dovute ai dolori in tutto il corpo e dal taglio nel labbro che quasi mi impedisce di mangiare.
Le lastre successive confermano la frattura scomposta e mi fanno venire voglia di andare dall'ortopedico che mi ha ingessato e cantargliene quattro. Non si può essere superficiali in queste cose, ma mi rendo anche conto che c'è di mooolto peggio.
Quando tolgo il tutore, la sensazione è quella di avere una mano fragilissima. Sensazione che passa quando faccio fisioterapia. Il polso è quasi fermo e per muoverlo serve tanta forza. In tutto questo travaglio passano le feste e il mio progetto di fare un'uscita durante il periodo festivo deve essere rimodulato.
Arrivo così a ieri, diciotto gennaio. Sono passati settanta giorni lontani dalla bicicletta, in questo periodo ho fatto pulizie, manutenzioni e controlli vari al mezzo.
Sono pronto per una prima uscita di prova, ma mi faccio prendere la mano e con il Bros pensiamo di continuare il nostro lavoro nella valle di Aratu di cui sapete e conoscete in tanti. Forse sarà un giro un tantino lungo per una prima uscita dopo tanto tempo ma mi dico che posso tornare indietro in un qualsiasi momento. Metto le mani avanti e comunico il progetto ai soci avvertendoli sulla mia condizione fisica. :)
Si parte alle dieci dall'Hotel Taloro e si sale fino a Mihinari (per gli ovoddesi), panino nello zaino obbligatorio visto l'orario e il percorso.
La sera prima mi sottopongo al rito propiziatorio dei fuochi di Sant'Antonio a Mamujada con la prima uscita dei Mamuthones.
In rappresentanza del forum sono presenti personaggi inquietanti che rispondono ai nomi di Uron, Licani e DD. Ci incontriamo per caso... li lascio li e immagino come potranno finire la serata...
Anche altri personaggi da forum si sottopongono a riti propiziatori: nuoresi, olianesi e gavoesi cenano in Osteria e si dedicano a grasse bevute di superalcolici.
All'appuntamento delle dieci siamo il Bros, Bakunin, Badore, Antonio, Mauro ed io.
Partiamo dal bivio per Fonni e risaliamo la valle sulla sponda destra del fiume Aratu, il versante fonnese della valle. Incontriamo alcuni proprietari dei terreni bagnati dal fiume che rimettono ordine dopo la piena di qualche tempo fa. Ci rendiamo conto di quanto è salito il livello del fiume e la portata d'acqua quando vediamo grossi alberi sradicati e i detriti ancora impigliati a oltre tre metri di altezza rispetto all'attuale livello del fiume.
Uno di questi proprietari, ci impedisce di percorrere VENTI metri nel suo fondo e ci costringe a tornare indietro lungo una salita dissestata. E' vero che il terreno è suo, ma...
Proseguiamo lungo la mulattiera tra cavalli al pascolo brado che galoppano e greggi di mucche. E' bello sentire l'aria in faccia, stare al sole di una tiepida e confortevole giornata d'inverno dopo tanto tempo passato lontano dalla bike.
Arrivati al guado obbligato che ci porta sul versante ovoddese siamo costretti a perlustrare un centinaio di metri della riva per vedere se riusciamo a guadare agevolmente.
Solo Mauro si lancia in sella nonostante ci sia da portare la bici a spinta in salita fino alla strada sulla sponda opposta. Tutti gli altri siamo decisi a guadare vicino alla strada e dobbiamo togliere le scarpe tuffandoci nell'acqua trasparente e fresca che arriva da Aarcu Artilai... l'impatto è decisamente frizzantino, ma dura solo pochi secondi. Alla fine direi piacevole. ;)
Da qui in poi abbiamo solo salita e dobbiamo trovare una strada che siamo sicuri ci sia, dobbiamo solo avere la fortuna di trovarla senza perdere troppo tempo.
Ci va alla grande e non sbagliamo quasi niente, ma io la faccio per oltre metà a spinta. Sapevo che avrei dovuto soffrire, e soffro felice.
Antonio e Mauro vanno come treni e si fermano solo per aspettare noi. Il rito propiziatorio alcolico dell'Osteria ha dato i suoi frutti, quello dei fuochi un pò meno...
La salita finisce poco sotto il tornante della SP7 e sentiamo le macchine passare sulla Fonni-Desulo a pochi metri da noi. Il paesaggio cambia. Passiamo da un fondo granitico ad uno scistoso, dai lecci della valle alle querce delle quote leggermente superiori e poi ai grossi castagni. Siamo indubbiamente a Desulo...
Dopo un meritato panino decidiamo di affrontare qualche km extra e arrivare fino al bar vicino Tascusì per un altrettanto meritato e indispensabile caffè.
Il ruolino di marcia ora prevede l'attacco al Belvedere, ma visto che si provano varianti, oggi si cerca un'altro passaggio che probabilmente eviterà un tratto di portage. Chiaramente io lo spingo per lunghi tratti, ma è pedalabile nella la sua totalità...
in cima ci si apre il sorriso, godiamo di un panorama a trecentosessanta gradi, guardiamo dove siamo passati qualche ora prima e scrutiamo i passaggi che ci attenderanno tra qualche minuto.
Da qui la discesa è quasi verticale. Per me una caduta sul polso non ancora in ordine sarebbe un dramma, quindi tiro i freni e vado piano, lascio sfogare i più veloci che ogni tanto mi aspettano. Nonostante la velocità del sottoscritto, in pochi minuti siamo giù. Puntiamo nuraghe Osseli, studiamo alcune possibilità di passaggi che potrebbero portarci a Lopene ma alla fine optiamo per un paio di km di asfalto.
Abbiamo appuntamento a Lopene con Lello, Enrico e Paolo che sono usciti nel pomeriggio. Da li passiamo per una serie di singles che non tutti conoscevano e, passando per nuraghe Leonardedda (grazie [MENTION=146689]nuraghes[/MENTION]) e nuraghe Su Demaniu, raggiungiamo il punto di partenza.
Ci aspetta una birra fresca a chiusura di una giornata speciale che ha contato trenta km in sette ore compreso tutto.
Giornata speciale soprattutto per me che, come ho detto, ero lontano dalla bike mio malgrado da settanta giorni. Il mio polso ha retto benissimo alla lunga giornata in sella. Ho passato finalmente una intera giornata all'aria aperta a ridere e godere di una buona compagnia e un sole insolito per l'inverno.
Se il polso ha retto bene ella fatica, tutto il resto del mio corpo è crollato. Quasi non riuscivo a fare le scale per salire a casa, mi tremavano le gambe e avevo una sete e una fame di frutta che non provavo da tempo.
Ma sono tornato! Sono rinato! ;)