Qui sotto trovate la "mail di accompagnamento" inviata agli organi di stampa in data 15 ottobre 2010, ditemi cosa ne pensate.
Vi allego il comunicato stampa, due pagine, relativo allo scambio di vedute tra l'Associazione Sportiva e la Comunità Montana e riguardante i lavori relativi all'Area di Tutela Ambientale del Ponte del Diavolo.
La copia integrale dello stesso verrà pubblicata anche sul sito ufficiale dell'Associazione,
www.montecantiere.com sulla pagina Facebook di sede Operativa Monte Cantiere e su altri network dedicati alle attività outdoor.
Ho potuto constatare, mio malgrado, come a volte certi argomenti vengano "corretti", "accentati", "travisati" o ignorati da alcune testate giornalistiche.
Visto che l'allegato non contiene, a mio parere, note polemiche o tendenziali, Vi pregherei, qualora foste intenzioni all'eventuale pubblicazione integrale del testo.
Buon lavoro, Torri Gianpaolo
Comunicato stampa
Lama Mocogno, 15 ottobre 10
Ponte del Diavolo, due punti di vista ma un obbiettivo comune?
Riferendosi alla questione dei lavori nellArea di Tutela Ambientale del Ponte del Diavolo, sullAppennino Modenese, alcuni organi di stampa hanno usato parole come lite e guerra tra la Comunità Montana e lAsd Emissioni Zero-Monte Cantiere, a mio parere nessuno ha intenzione di fare la guerra a nessuno, il dialogo, anche se attraverso i giornali, si è sempre mantenuto su un livello dialettico civile da ambo le parti. Certo, qualche battuta pungente cè stata, nessuno lo nega, ma penso che non faccia altro che spingere le parti ad un punto dincontro verso quello che può essere considerato il comune obbiettivo, la reale tutela del bene comune.
La questione, semmai, è il diverso punto di vista: da una parte lEnte che, materialmente, deve ordinare e organizzare i lavori; dallaltra chi ne deve usufruire, intendendo da questa parte chi, come noi, vive lambiente come luogo dove passare qualche ora o giorno facendo attività fisica, sportiva o amatoriale che sia.
Il punto di vista di chi opera nellEnte non lo posso sapere, posso solo presumere che sia tecnico, intendendo con questo dire che venga tenuto in considerazione più laspetto pratico delle varie problematiche relative ai lavori piuttosto che quello, diciamo così, estetico, o meglio passionale, nellesecuzione dei lavori.
Passionale, si, noi siamo così, e quando dico noi intendo la stragrande maggioranza di chi pratica le attività outdoor, che siano trekking, mountain bike, equitazione, alpinismo, corsa daltura e quantaltro.
Grazie a internet, ai social network e ai vari programmi TV dedicati una cosa posso assicurare senza ombra di dubbio, su qualunque montagna o in qualunque bosco, deserto o crinale noi siamo, in Italia come in Bolivia, in Iran piuttosto che in Norvegia una cosa ci accomuna: lamore rispettoso per lambiente in cui ci piace muoverci. Che siamo in mountain bike, a piedi, a cavallo o con gli sci.
Ci piace sentire il profumo dellerba bagnata di rugiada al mattino, dissetarci nelle fontane, sentire lo scricchiolare delle foglie secche in autunno, la brezza sulla pelle, solcare la neve con le ciaspole o riempirci gli occhi con i colori allo sbocciare della primavera.
Amiamo sentire il cuore pompare nelle salite, sentire ladrenalina scorrere durante le discese, gli occhi riempirsi della bellezza di quello che ci circonda quando, stanchi ma contenti, arriviamo sulla cima o sul crinale.
Non amiamo chi non rispetta questo, come chi, spacciandosi per amante della natura, lascia in giro limmondizia di quello che ha consumato durante la passeggiata nel bosco, magari bastonando i funghi matti o raccogliendo piante o fiori forse protetti.
Certo, i mezzi motorizzati non ci sono molto simpatici, il più delle volte causa il comportamento arrogante o sconsiderato di chi li usa senza aver collegato il cervello. Altra cosa, almeno dal mio punto di vista personale, quando questi mezzi vengono usati nel modo giusto, con le giuste condizioni, nei luoghi adatti e soprattutto, con la testa sulle spalle.
Tornando al nocciolo della questione, e a questa zona dItalia in particolare, viviamo in un territorio in cui insistono migliaia di chilometri di antiche strade, la Bibulca e la Vandelli tanto per citarne due, sentieri semplicemente fantastici, come il mitico 00 del CAI, vie minori come le vecchie comunali e sentieri la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Ho percorso sentieri tracciati nel Tempo su terre abitate da Popoli Antichi, ho udito leggende, nel fitto dei boschi, librarsi nei cieli di Spazi Infiniti
Questa frase, pensata da me durante una mattinata in mountain bike, racchiude un po lessenza di quello che noi sentiamo andando per sentieri.
Noi siamo gelosi di queste vie di comunicazione, si avete letto bene, GELOSI di queste tracce, di questi segni che, dai tempi più remoti, hanno raccolto i passi di animali, di uomini e donne, di ragazzi, di soldati, di contadini, di guerrieri e di nobili.
Noi queste tracce non le usiamo e basta, le viviamo. Per noi rappresentano la nostra storia, le nostre emozioni, i nostri pensieri. Le tracce che noi lasciamo si vanno a confondere con quelle di chi è passato prima di noi.
Di chi, giorni, anni o secoli prima, ha provato le stesse emozioni, per questo quando qualcuno, anche se con intenzioni buone, tocca i nostri sentieri noi ne risentiamo.
Per questo, lunica cosa che chiediamo quando certi lavori vengono eseguiti, è quella di pensare che non si sta operando in un cantiere, si sta operando in qualcosa di vivo, in un ambiente che viene vissuto e che ha vissuto, dove il rispetto delluomo verso la natura deve essere la priorità, soprattutto se questi lavori sono fatti per tutelare lambiente stesso.
Torri Gianpaolo responsabile di Sede