News Amaury Pierron e le sue domande sulla sicurezza delle piste

marco

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ymarti

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Specialized Demo 8 26 oldschool & Nukeproof Mega 29 newschool
In pratica si parla di via di fuga, come nelle piste di F1 o motogp ecc.
Non mi trova d'accordissimo, nel senso che valutando lo sport specifico (dh) quello che c'è a lato della pista potrebbe essere ponderato come elemento di rischio e con ciò essere approcciato in maniera diversa che il full gas. Se tieni la manetta aperta, hai valutato il rapporto rischio beneficio...
Questo è il mio pensiero.
Nei rally auto fanno delle ps dove se sbagli muori...
Famosa era questa PS: guardate il video!


In ogni caso, pronta guarigione a AP...scritto anche su IG!
 

Claudiop77

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Mondraker Raze Carbon custom , una Alutech Fanes 29 ed una Gravel Marin Nicasio +
A volte la pista stessa è più sassosa della via di fuga dove è andato a cadere. Poi mi sembra un punto dove nessuno mai si sarebbe sognato che uno uscisse.... sfiga e caduta abbastanza stupida .
Unica soluzione è discese più lente e tecniche, ma poi lo spettacolo ne perde ( ora come ora che è diventato un evento televisivo a pagamento...)
 

Mauro-TS

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Per fare vie di fuga adeguate bisognerebbe sventrare i boschi, togliere tutti i sassi, piallare ogni ostacolo, mettere barriere adeguate. Insensato.
Forse delle reti migliori potrebbero ridurre il problema.
La domanda che si pone è:
Quanto addomesticare la natura circostante alla gara di uno sport che si svolge nella natura, di cui gli ostacoli naturali sono parte integrante dello sport stesso?

L'unica soluzione sensata (?) sarebbe quella di creare delle piste di discesa "fisse" delle quali i tracciati non cambiano mai di anno in anno (come i circuiti di moto GP) sacrificando, oltre alla pista stessa, il terreno a lato della pista dove occorrono vie di fuga.

Ma ne vale la pena? Secondo me la risposta è contenuta nella domanda che ho scritto in apertura.
Poi sono d'accordo che fare passare una pista di gara sui ceppi d'albero tagliati è piuttosto discutibile (poiché poco naturali).
 

tarhan

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Sul percorso battuto il limite tra sicurezza, spettacolarità e livello tecnico è molto combattuto ed è difficile definire cosa è meglio piallare e cosa è bene lasciare.

Quello che c'è in torno al tracciato lo si può però protegge con reti e cuscini. Più punti espositi si proteggono meno rischio ci sarà.
 
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Lord_Gine

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graziella
Le piste sono quelle che sono perchè questo è lo sport. Come dice giustamente Pierron servirebbero medici pronti ad intervenire ogni 3x2, ma sopratutto maggiori protezioni individuali ai rider più che reti e cuscini ai bordi. Secondo me servono certificazioni più stringenti su caschi, collari e paraschiena, oltre che sensori che vedano le forze di impatto sul casco e nel caso stoppino immediatamente il rider dal riprendere la gara.
 

alexLith

Biker superis
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24bicycle
le cose dette da un pro mi fanno riflettere su questo:
1) la bici é uno sport in cui i pericoli soggettivi sono elevatissimi con conseguenze importanti (a volte fatali come nel caso del giro di slovenia)
2) un atleta DEVE correre sempre e lo fa cercando gestire i pericoli (allenandosi) e valutando il rischio accettabile. Atleti meno esperti, atleti poco interessati alla sopravvivenza valutano differentemente da un pro che corre da qualche stagione. in ogni caso vincerà sempre quello che si prende piú rischi (=o- consapevolmente)
3) non si puó azzerare il pericolo, non puoi azzerare il rischio -> fa parte delle variabili della competizione, ma il primo lo puoi valutare in sede di programmazione, il secondo dipenderà dalle capacità (mentali, tecniche, fisiche, emotive) dell'atleta.
4) a noi spettatori piace il crash, vedere quello che si schianta e si disintegra (ma poi si rialza sperabilmente)... go big or go home
in questo contesto (mtb) se cadi, perdi, e magari perdi alla grande... se caschi male ciaone. Quindi che si fa?!?! boh.
La mia ipotesi concorda con AP: avere medici specializzati che aiutano il "circuito" a prendere decisioni ragionevoli sulla base di fattori medici oggettivi ed obiettivi potrebbe essere una buona strategia. Poi anche migliorare la sicurezza "attiva", quella "passiva" e anche la cultura della sicurezza potrebbe avere senso. Sono mie idee che non corro, e non sono un atleta.. I pensieri di un ragazzo (atleta pro) che si é fatto male e che scrive dal letto dell'ospedale... beh mi fanno riflettere cosi!
 

impeto72

Nel dubbio, non mollare! https://community.mtb-mag
26/4/04
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Personalmente, sono sempre dalla parte degli atleti! Se uno "matto" come lui, ravvisa che la situazione è pericolosa, allora qualcosa bisogna fare; come in F1 e MotoGP, o si allungano gli spazi delle vie di fuga (che in DH non ci sono), oppure si riduce la velocità dei percorsi. Poco vale l'assioma "la DH è la F1 della bici e allora che si ammazzino pure...".
Non aspettiamoci il morto o il paraplegico per intervenire con misure draconiane...
 

cianci

Biker tremendus
2/5/06
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Mtb
A quei livelli non si tratta di essere "matti"
Hanno una preparazione inconcepibile a noi comuni mortali, una coscienza di sé stessi che molti di noi non abbiamo, e riflessi che ci sognamo.
Se lui, uno dei numeri uno al mondo si interroga sulla sicurezza sanitaria e dei percorsi, sarebbe meglio dargli ascolto. Io la penso così.
Non sarebbe un problema tagliare qualche ceppo inutilmente pericoloso e limitare i rischi con un occhio più clinico che solo loro hanno.
 

Etien

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La mancanza di uno staff medico secondo me è inaccettabile; in merito alla sicurezza delle piste, non si possono certo tagliare radici e macinare pietre ma (forse?) alcune vie di fuga potrebbero venire semplicemente coperte da terra o sabbia.. non credo che manchi il denaro per questo.
 

Maiella

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Il tema sicurezza é molto in voga in questo periodo presso il DH e il ciclismo su strada. Sono discipline bellissime, ma la sicurezza degli atleti é messa a repentaglio maggiormente da fattori esterni. E questa tendenza si é accentuata a causa della ricerca dello spettacolo che, purtroppo, é una forma di tacita imposizione forzata da parte delle TV e degli sponsor.
Rimane certamente una percentuale legata alla velocità e alla fatalità, ma i professionisti bene o male sanno guidare e se la cavano, almeno fino a quando chi organizza non pretende cose fuori da ogni logica.
Giusto anche pretedere dei medici pronti ad intervenire, assenza della quale francamente non capisco la motivazione.
 

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