Dopo un weekend senza bici, sciando alla grande ad Alagna con una neve bellissima in pista e un sole fantastico, avrei voluto sciare ancora, sabato 16, cercando fresca in Ossola o Svizzera, ma il sabato è un giorno problematico per molti, quindi non ho trovato soci e andar da solo è una spesa inopportuna.
Allora nella notte di venerdì concepisco un giretto bello porco da fare da solo.
Andare a veder l'alba sul Monte Marca, sopra Bielmonte! Wow!
Mmm... cor caz! Sono le 2 di notte... sposto la sveglia e opto per una partenza più umana, che tanto non ho spade di Damocle pendenti sul mio pomeriggio.
traccia registrata
Torno a Coggiola, sperando di trovare qualche biker da convincere e portarlo sulla brutta via. Nessuno. Magari quando torno dal tour, becco qualcuno per fare un giro su una PS...
Lascio la macchina a Coggiola e comincio a salire su asfalto verso Trivero.
Un freddo pungente all'ombra lascia spazio ad un flebile tepore che mi spinge a scrutare i prati alla ricerca di qualche primula.
Salgo con un buon passo deciso. Il ginocchio pare volermi dare fastidio, ma due massaggini lo mettono a tacere e si prosegue.
A Trivero mi attira il cartello "Chiesa sec. XIII". Approfitto dell'essere solitario per una deviazione culturale, ma davanti alla facciata si capisce subito che sul cartello hanno dimenticato una "V", perché è palesemente del settecento.
Il mercato di quattro banchi semplici e i salumi e formaggi sulle assi davanti alla jeep del pastore, dà una dimensione rurale alla piazza, in contrasto con il free-wifi disponibile. Fabbriche, montagne, rododendi, paesini, eremi. Ma che cacchio di idea di costruire tutte questi stabilimenti così lontano dalle grandi strade e ferrovie?! Forse per dare lavoro senza provocare migrazioni verso le città... bah. Logistica pessima e paesaggio non proprio idillico.
Immerso nei pensieri, continuo a pedalare, uscendo dal paese. La Panoramica Zegna sale dolcemente e fa presto dimenticare le brutture delle fabbriche.
Al di sopra della Valle dei rododendri, imbocco la stradina che sale a destra, pestando la prima neve. Coperta di aghi di pino, pigne e qualche centimetro di neve, fa intendere che ci sarà da faticare quando non si starà su asfalto.
Quel pezzo di strada ogni volta mi fa riaffiorare nella memoria quel turbine di petali di ciliegio che nel buio di una notte precoce aveva sorpreso me e fabio-no-drop, alla fine di un tour troppo lungo per la stagione (giro della val Sessera). Sembrava una magia giapponese ad allietare le preoccupazioni e la stanchezza. Avevo ancora la Slayer con la forca nuova. [Ladri bastardi...]
Aggirato il cimitero di Trivero, continuo su asfalto fino allo slargo da cui si diparte la sterrata pratosa verso la Cascina Oro degli Zegna. La strada è coperta da poca neve e la pendenza è blanda, quindi si pedala bene se si sta sulle tracce delle ciaspole. Un allegro signore a passeggio mi rassicura sullo stato del resto del percorso; infatti poi non ci sarà nessun problema di ciclabilità sulla sterrata parzialmente innevata.
Incrocio l'L2, uno dei pochi sentieri della Panoramica Zegna che non ho ancora percorso: mette sesso solo a guardarlo. Ma ci sono sentieri brutti su quel versante?! non credo. Beh, oggi ho altre idee. Il monte Marca è ancora lontano.
Ho dimenticato il gorillapod, quindi ogni autoscatto porta via più la pazienza che il tempo, nel cercare/creare un supporto.
Dopo la Ca d'Oro, il sentiero sale alternando tratti morbidi a strappi tecnici, che quand'ero in forma facevo di potenza, mentre ora mestamente faccio a piedi.
Salendo al Bocchetto Luvera non posso non ricordare tutte le discese esaltanti su quel singletrack (e altri) fatte con Fabio e MarcoVpower. Figate spaziali.
Ora lo sto percorrendo al contrario, in salita, come avevo fatto con Ryu80. Così bello da fare in discesa che sembra demenziale farlo in questa direzione...
Dal Bocchetto Luvera riprendo l'asfalto fino a Bielmonte.
Sulla strada chiacchiero con un pedone a cui chiedo info per aggirare esternamente le gallerie, ma me lo sconsiglia fortemente, perché la traccia è sottile, esposta e disagevole.
Da Bielmonte comincio a pedalare su neve con qualche difficoltà verso la vetta del Monte Marca.
C'è chi scia su quella sottile lingua di neve e mi guarda come un alieno.
Per non attraversare la pista da sci seguendo la sterrata, comincio a spingere su dritto tra neve molle e prato dissestato sotto la seggiovia.
Appena arrivo in vetta, si alza un vento teso e gelido che si sostituisce improvvisamente e malignamente alle piacevoli carezze del sole nell'aria ferma.
Via i guanti, su subito la maglia, un po' di cioccolato, su i guant... dove cacchio è finito l'altro guanto?! Che freddo porco!
Nello zaino non c'è, nei dintorni non si vede, nella maglia schiena/pancia non c'è. Ma non è possibile! Faccio cadere l'altro guanto per vedere se il vento avesse potuto portarmelo via. Non pare che possa portarlo via lontano dalla vista, però, magari una raffica... oh, qui non c'è! Guardo e riguardo dappertutto, mano ghiacciata, scendo un po' per il pendio, ma non si vede. Ma porca miseria. Mi palpeggio la maglia ma non sento imbottiture anomale. Sarà in giro... ricerco intorno.
Niente. Non è possibile! beh, insomma, mi iberno, e alla fine mi tolgo la maglia completamente e ritrovo il guanto nell'avambraccio. Assurdo! si vede che ero così intirizzito dal freddo che non lo riuscivo a percepire. Basta
Mi corazzo e riparto sulle creste.
Si alternano pezzi con la neve ghiacciata dove si galleggia, pezzi con la neve molle dove si sprofonda di colpo e pezzi con l'erba.
Non è banale procedere anche dove potrebbe apparire facile.
Il panorama a 360° è bellissimo, anche se l'ho visto altre volte con l'aria più limpida; ma i ricordi completano quella parte di vista offuscata dalla foschia sulla pianura e da qualche nuvola sulle Alpi.
Mi figuro anche l'appennino e il Monviso, la centrale nucleare di Trino... nella mia mente nella cartella di Bielmonte ho abbastanza dati per mischiare realtà e memorie. Spiace non stupirsi per l'ennesima volta per lo spettacolo totale, ma l'azzurro sopra di me è intenso, mentre i padani sono nella melmosa nebbia e mi sento privilegiato. Poi cmq... è strabello anche così!
La cresta verso est, dopo due dolci dossi, raggiunge la "Baby Pineta" e si fa ripido, tecnico. Le dita ghiacciate come la neve che oscura il sentiero, i guanti invernali che scivolano sulle leve come le gomme sul ghiaccio. Dopo le prime due curve, la traccia sparisce, la pendenza è preoccupante, ghiaccio e rododendri non danno punti fermi sicuri. Scendo prudentemente con la bici per mano per una decina di metri, poi riprovo in sella quando il rischio di cadere sembra non comportare grossi scivolate e traumi.
ma sì. Peso indietro e ruotone, pensaci tu! Surfando su neve e cespugli arrivo alla colmetta dove riappare il sentiero della baby pineta sulla destra. Il bel singletrack F7 sul lato nord è ovviamente coperto di neve, quindi non praticabile in queste condizioni, ma senza neve è sicuramente consigliabile ripiegare free a sinistra per riagganciare quel tratto di sentiero che riporta al Bocchetto di Magrosio senza toccare l'asfalto.
Io invece scendo sul bel sentiero sul lato sud, decisamente più praticabile adesso.
Sul lato sud però non c'è modo di evitare l'asfalto per tornare a Magrosio.
Vado personalmente a constatare che i sentieri all'esterno delle gallerie non sono praticabili in bici... quindi scendo su asfalto per quel pezzetto.
Da Magrosio comincio a pedalare con grosse difficoltà e fatica sul sentiero a nord in falsopiano, per raggiungere il Bocchetto Luvera senza asfalto. Fame e fatica!
equilibrio precario sulla neve un po' pestata e un po' molle. Per lo più devo spingere. Ci vorrebbe la fatbike di yoda.
Dal Bocchetto Luvera salgo sulla strada asfaltata vietata che porta ai radar militari. Aggiro la recinzione seguendo le indicazioni per il Cippo di Fra' Dolcino, ma oltre a questo cippo, non c'è una cippa. fuckoff. Ridiscendo fino all'ultimo tornante e spingo sulla cresta parzialmente innevata. [Con l'asciutto si può pedalare integralmente]. Allora in sella su e giù su queste belle creste panoramiche, con la val Sessera sulla sinistra, coronata dalla moltitudine di vette bianche e a destra il mare di foschia che si alza sempre di più dalla pianura. Sopra BLU.
Su e giù divertente. Ultima breve salita a spinta nella neve, poi giù sul bel trail innevato, ripido, tecnico.
I nosepress non sono il massimo da fare quando la ruota ant scivola sulla neve molliccia, ma si può fare. Per il resto il ruotone e la Dorado tolgono ogni preoccupazione. Goduria!
Forza, un ultima fatica per raggiungere l'oratorio di San Bernardo e finalmente pranzare.
Sono decisamente stanco su quella salita sterrata, fortunatamente con un fondo non troppo appiccicoso. In cima mi gusto finalmente la bresaola e formaggio (pranzo eccessivamente dietetico per lo sforzo fatto), su una panchina al sole, guardando lo stupendo panorama.
Bel sentierino ripido e bianco appena percorso
cum magno gaudio
Ho ancora molta strada da fare e l'arietta ghiacciata sottolinea l'urgenza di ripartire.
Sono abbastanza cotto. S'è fatta tanta fatica con quella neve!
Tempo di allacciare il casco e ripartire che l'adrenalina mi ricarica completamente e ricomincio a godere come in un harem di ninfomani finlandesi.
Tornantini, gradoni, neve, macino e vado felice. Abbandono le tracce dei pedoni e mi inoltro nella fresca, seguendo il mio sentiero con un bel jolly (distratto da numerose impronte di ungulati). Poi pratoni sconnessi con un manto candido su cui surfare liberi... emetto adrenalina al posto del sudore.
Al Bocchetto di Stavello sono in estasi e manca ancora un fottio di dislivello!!
Consulto per la prima volta la mappa. Dovrei scendere per 50m su asfalto per prendere il sentierino più diretto verso la mia meta, ma anche se è tardi, non ci penso due volte e aggiro il Monte Tirlo sul lato nord. Devo esplorare. Mi manca quel pezzo,
devo andare. Non mi fermo a pensare neanche un istante e, drogato dalla mia adrenalina, subito scatto sui pedali sulla bella sterrata morbida di aghi di pino. Il falsopiano iniziale in salita è pedalabile con poca neve (cmq ciuciaforze), poi sul lato nord-est in ombra la neve è più spessa, ma s'inverte la pendenza e si può galleggiare senza frenare.
Alla bocchetta di Pontiggia lascio la sterrata bianca e proseguo per il bel sentierino che va verso la Punta della Civetta, la cui croce si vede svettare da Coggiola.
Con lievi salite morbidissime si arriva al balcone sulla bassa val Sessera. Si è a picco sopra Coggiola.
"Questa è la mia Coggiola!"
Turi, cazzo, dove sei?
Come sono felice di non essere un appassionato di competizioni a girare sempre come criceti negli stessi posti, con il tipico tappo davanti che ti frena o la supposta dietro che preme.
Freeride.
Dai Kicco, il sole scende e ho una picchiata di 700m di dislivello sotto di me. Via! :-?
[non so se capisce... sono passati 5 giorni dal tour, ma ho ancora un'overdose di adrenalina esaltante. Mi scuso, ma quanto mi fa felice questo sport!?]
L'inizio è maledettamente ostico, ma delle staccionate tolgono la vertigine.
Il secondo tornante è impossibile. Neanche da provare, chiuso in un canale ripido, la bici non si riesce quasi a girare neanche per mano. Dopo un altro breve tratto ripido, un po' preoccupante per la neve e fango e il pendio pendentependente, si inizia a danzare nelle pinete su un singletrack flow superlativo. Giusto per stare in tema del video della settimana "Flow" dei Vertriders: altri parametri, ma con simile inizio trialistico e prosecuzione scorrevole.
I pallini azzurri sul sentiero sono numerosissimi, quindi non si perde neanche un secondo ad orientarsi. Prima un po' di neve, poi morbidi aghi, è veramente un valzer... derviscio.
WOW!
Castagni e querce prendono il posto delle conifere: ci "siamo" quasi.
Negli ultimi metri, mi stacco dalla traccia segnata e seguo un altro sentierino che mi porta nei pressi di una cascina sulla sterrata che da Castagnea si inoltra nella valle della Dolca.
Chiedo info al gruppetto di gentilissimi boscaioli slavi davanti alla cascina, che mi indicano il sentiero che già anni fa avevo cercato senza successo.
Scendo sul falsopiano ghiacciato fino al Santuario della Novareia, dove mi abbevero, prima di riprendere a scendere sull'altro sentiero con segnavia rosso-bianco-rosso, che parte nei pressi di una staccionata poco più avanti.
Questo sentiero non è pulito come il precedente, anzi, un mare di foglie e scarsi segnavia rendono difficile il primo tratto. Di fatto bisogna girare intorno ad una casetta (a destra) e piegare decisi a sinistra in un canale pieno di foglie. Dopo poco le foglie danno meno fastidio, ma il fondo parecchio roccioso è interrotto da gruppi di detriti misti a ghiaccio in corrispondenza di ciascun piccolo ruscelletto immobile. Passo via di slancio su tutti, ma con non poca imprudenza. È discretamente tecnico anche se veloce, soprattutto in virtù di questi attraversamenti delicati.
Superata una passerellina stretta più del manubrio, coi corrimano gialli, si è quasi in paese e stando a destra ho fatto un pezzo dietro le case, col prato gelato in contropendenza, pregando di non scivolare... ma non potevo rallentare... ero troppo esaltato!
Yeah! ultime scalinate in paese, poi risalgo per prendere un ponte pedonale arrugginito che mi riporta sul lato Coggiola. Non è lo stesso che ho fatto andando. Ma quanti ponti pedonali ci sono a Coggiola? poco male, ma chiedendo info, non avrei mai pensato che mi indicassero un ponte sbagliato! Ihih.
Vabbeh. Sono veramente felice e carico. La stanchezza sembra sotto la soglia di attenzione. Quasi quasi ci sta anche un giro sulla SuperEnduro. Massì... vado a lasciare lo zaino in macchina, così salgo più leggero, tanto una fontana su c'è...
Mi rimetto a pedalare tranquillo, insaziabile.
Dopo neanche 100m mi supera a velocità doppia della mia un biker-missile.
Avendo fatto tante ore in sella da solo (sono in giro dalle 9.30 e adesso sono quasi le 16!), scatto ancora per riprenderlo e fare due chiacchiere.
Purtroppo lui deve tenere quel passo per raggiungere la sua ragazza che l'aspetta, quindi io devo adeguarmi al suo passo forsennato (lui aveva la metà del dislivello nelle gambe). Dopo un po' lo mollo e mi faccio progressivamente seminare, benché cerco di tenere buon ritmo. Boia com son stanco! comincio a rendermi conto che non sto per entrare in riserva, ma sto per esaurire la riserva!
Fatico molto ad arrivare alla fontana.
Aver lasciato lo zaino in macchina è stata una pessima idea, perché con me ora non ho provviste. Kicco, vai, insisti!
Arrivato all'inizio dello sterrato vacillo, comincio ad essere appannato. Sono sull'orlo dello svenimento, sono sudatissimo e ogni pedalata sembra farmi cadere. Cammino. Ogni 10 passi devo fermarmi a cercare di fare arrivare sangue al cervello, per non svenire, per far rallentare il cuore, che non è fuori-giri, ma batte forte.
Ad un certo punto devo proprio sdraiarmi. So/spero che gli altri due ragazzi mi stiano aspettando, ma non riesco proprio ad andare avanti. Sono completamente stordito dalla crisi di fame.
Faccio ancora molte pause nella mia ascensione. L'auto del 118 che avvisto in cima alla salita mi dà speranza, ma c'è anche quel ragazzo-missile e la sua ragazza che mi hanno gentilmente aspettato. Mi danno della frutta secca e in stato quasi confusionale, la mangio e mi sdraio due minuti. Il freddo comincia ad entrare nelle ossa. Per fortuna molto in fretta gli zuccheri mi entrano in circolo e mi riprendo.
Vorrei fare la PS più lontana e bella, ma loro due fanno la PS2, allora evito di andare a svenire da solo chissà dove. Parto con loro. La frutta secca mi fa riprendere quasi completamente e in discesa ci do dentro ancora a bomba, sempre meglio, man mano che recupero energie.
Alla terza sosta per aspettare la ragazza, non ho dietro nessuno. Aspetto un po', poi sto gelando e proseguo da solo a manetta. Il fanghetto è bastardo ed è facile sottosterzare pericolosamente, così su una lunga curva veloce, esposta, mi spalmo come la nutella, fortunatamente senza cadere del tutto, nonostante la velocità. Giù solo il gomito. Ok, ultimi toboga a fiamma e via!
Aspetto un po', per vedere se arrivano gli altri due per ringraziarli, ma non si sentono arrivare. Sto congelando, quindi con i crampi che stanno per partire, vado alla macchina e torno a casa sgranocchiando i miei amati Plasmon.
45.2km per 1905m di dislivello. E il ginocchio non mi fa male.
Spettacolo!
Devo tornar a fare questo giro con i miei amici!!!!!
[non quotare il messaggio intero, please]