AM e FR bike&ski in Vallese, VdA e VCO (Gennaio&Febbraio 2012) - info e punt

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Cambio costole alla Befana

Puntuali 10e05 ci troviamo a Gravellona io, Pol e Andrea Buscaglia.
Pedaliamo su asfalto verso l'alpe Ompio, passando da Bieno. Le rampe più impegnative lasciavano fiatare subito dopo con tratti più pianeggianti e i bellissimi scorci sui laghi rendevano la salita sopportabile, quasi piacevole. Andrea uomo-muco però ha patito moltissimo per i tentacoli dell'influenza che avvinghiavano ancora i suoi polmoni.



Finito l'asfalto abbiamo imboccato il sentiero che porta all'alpe Vercio: ben tenuto, soprattutto nella seconda metà, con tratti scorrevoli e passaggi tecnici, resi ostici dalle foglie infingarde. Pochi brevi pezzi a spinta. Gli alberi spogli permettevano di essere accompagnati sempre dal luccicare dei laghi sottostanti.
Partiamo col sole caldo, senza vento, e arriviamo in cima alla salita con un vento tagliente, nevischio e nuvoloni.



Andrea però parte male e dopo neanche 100m viene proiettato a terra con violenza da un sasso tra le foglie in un tratto veloce. Ciapa 'na botta forte al torace, che gli procurerà dolori al costato per tutto il giro, la notte e il giorno seguente. Incrinata? no.. ieri era già in sella senza la lancia nel costato (ma sempre la corona di spine in testa). o-o



Andrea è vessato dalla sfiga quel maledetto 6 Gennaio 2012: non passano 10 minuti che spacca il cambio e deve farsi il resto del giro con le costole doloranti e senza catena.

Arrivati all'alpe Vercio, gli alberi non velano più la vista sui laghi e lo spettacolo argentato del lago Maggiore, Mergozzo, Orta, Varese e Comabbio fa da contraltare alle cime innevate dell'Ossola, ammantate da grigie nubi.



Sorprendente lo scorcio sul Lago d'Orta, del quale si vede la Madonna del Sasso sopra la penisola di Pella, oltre la Punta di Crabbia.



Mangiamo al riparo di una chiesetta. C'è un vento forte che fa gelare il sudore. Ma il clima non è così freddo, tant'è che per tutta la discesa ho tenuto solo la maglia-poco-terimica a maniche lunghe e la maglia estiva da FR. Niente più.

Quando stiamo per ripartire un vecchio sdentato ci viene incontro con fare scorbutico, dicendo che la chiesa è su terreno privato e non possiamo andare per di lì (?). In breve cambia atteggiamento e da rumpacujun passa a gentile. Ci accompagna all'imbocco della mulattiera verso Bracchio e alla pista forestale privata che scende a valle, mentre ci racconta un sacco di cose. E' un eremita a pagamento... roba mai sentita. Tiene in ordine l'alpeggio e la casa per i "ritiri spirituali (snob)" organizzati dal parroco (don verzé dell'Ossola?! ).
Intanto si rifiuta di indicarci il sentiero che volevo fare, dopo averlo individuato sulla cartina tempo fa. No no no... è troppo pericoloso... è un sentiero da cinghiali... va giù verticale dritto... ecc.
Ci sono pezzi esposti? no no. Va solo giù dritto. E' pericoloso!
Detto da questo esperto biker che si vanta d'aver rotto il casco sulla mulattiera per Bracchio, capiamo che si può fare. Ghgh.
Ci guardiamo, scendere sulla pista forestale non se ne parla, dalla larga noiosa mulattiera spaccapolsi neanche. "Ci cerchiamo il sentiero". Allora vinto dalla nostra ostinazione, l'eremita ci accompagna sul sentiero finché effettivamente si butta in picchiata in un canalone sporco. Non il vecchio, il sentiero si butta nel canalone.
Grazie Grazie Arrivederci.

Il sentiero è segnato, ma in uno stato di abbandono totale. Tante parti franate, lunga erba gialla scivolosa, piode sparse, radici... brutale insomma.
Pol è in gran giornata. Facciamo qualche tratto a piedi, per evitare di cadere nei passaggi esposti che non dovevano esserci, ma per il resto "si fa" tutto in sella. Andrea dolorante e senza catena invece è costretto ad una lunga scomoda camminata.



Circa a metà perdiam un bivio e dobbiamo tornare indietro per un centinaio di metri, ritrovando subito i segni gialli sugli alberi.
Dopo altri passaggi infidi, il sentiero riprende consistenza e permette a tutti e tre di star in sella senza grosse difficoltà.



Ripido è ripido. Sconnesso, friabile, con cumuli di foglie in buchette di incalcolabile profondità. C'è da mettersi d'impegno.

I segni gialli ad un certo punto spariscono. Vaghiamo a piedi per cercare una direzione, poi individuo un alpeggio in lontananza tra le fitte fronde secche dei castagni e puntiamo su quel prato free su quel manto di foglie fruscianti. E' fatta. Ancora poco e il sentiero ci conduce ad un gruppo di case a sud di Candoglia, proprio alla gelateria. Yeah!
Andrea si fa venir a recuperare mentre una cioccolatona con panna e biscotti e un buon gelato (non avevo freddo! che gennaio scemo!) ci ristorano. (Grazie)
Stoico Andrea.

Il programma era di fare Vercio al mattino e Montorfano al pomeriggio, ma s'è fatto tardi, vista la difficoltà del sentiero trovato, quindi veloci come treni, col forte vento a favore, torniamo a Gravellona, fermandoci solo due volte a gonfiare la gomma post che avevo trovato buca uscendo dalla gelateria.
Dubbio: sarà stato Andrea a sabotarmela per ripicca con un silenzioso "dove cazzo mi hai portato?"? ahahahah

Grandi!

 

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Belle foto, molte mi sembrano sfuocate.
purtroppo sì. Quando c'è poca luce la mia macchinetta fotografica non fa miracoli. Poi spesso devo fermarmi, estrarla, accenderla e scattare tutto di corsissima, perché il poco-poser ha fretta di andare. Per fare delle belle foto il più delle volte bisogna poter smanettare. Gli scatti del diretur o degli altri fotografi professionisti non sono quasi mai fatti con così tanta fretta!
Da notare la tecnica di Rupicapra, quando affronta un tratto tecnico ha sempre la lingua fuori....
l'ho notato anch'io e penso che prima o poi se la mozza!
 

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Dungue... il brossimo weekend che volete fare?
Annamo a Cannero? http://www.mtb-forum.it/community/forum/showpost.php?p=5070593&postcount=85



Cannero (200m) - Trarego (771m) - Cima Ologno (1132m) - bel sentierino (D-360m) - Trarego - Cima Morissolo (1311m) - Sentiero 5 - Alpe Ronno - nuova variante sulla Costa d'Oro - Cannero (D-1130m).
1500m di goduria.
Oppure:
Cannero (200m) - Il Colle (1238m) - anello sul M. Spalavera (1534m) - Il Colle (D-300m) - Cima Morissolo (1311m) - Sentiero 5 - Alpe Ronno - nuova variante sulla Costa d'Oro - Cannero (D-1130m).
Entrambi i giri possono essere stralciati nel caso in cui si voglia partire tardi, senza perdere il discesone finale.






Andiamo domenica? zero termico sopra i 2000m. Sole.
In settimana dovrebbe arrivarmi la nuova ruota posteriore, sabato sposto disco e cassetta.
 

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Biker pazzescus
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Che paccari.... mi avete convinto a non andare a sciare per pedalare in compagnia... poi non siete venuti!
Per fortuna i pazzi non mancano e gli irriducibili hanno fatto un giretto in condizioni eccezionali. Che ridere!

ph di Silvano
c'era giusto un pochino di neve che rallentava appena.

Foto di Silvano https://picasaweb.google.com/111326626436490890940/RiveRosseConNeve12?authkey=Gv1sRgCPj886epsfi4EA#https://picasaweb.google.com/111326626436490890940/RiveRosseConNeve12?authkey=Gv1sRgCPj886epsfi4EA#

Foto di Roby https://picasaweb.google.com/robytrec/2901RiveRosse?authkey=Gv1sRgCM2fg6Shw-7iNg#https://picasaweb.google.com/robytrec/2901RiveRosse?authkey=Gv1sRgCM2fg6Shw-7iNg#

Foto di HK: https://picasaweb.google.com/101652...9RiveRosseAMNeve?authkey=Gv1sRgCLHwuKW5kYOvHQ

Video di Andrea Buscaglia: files.me.com/buscaglia.andrea/pj4hwj.mov
 

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Biker pazzescus
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Turi mi ha invitato alle Rive Rosse. La forte tentazione di girare in ottima compagnia questa volta però si è scontrata con la sconsolante prospettiva di fare un altro giro castrato, con poca ciclabilità e poco dislivello.
Avevo bisogno di ossigeno, di guardare molto lontano, fare qualcosa di diverso.
Quindi sono partito solingo verso Omegna. Temendo di aver freddo, ho tardato la partenza: 10.15 in sella. Non è stata una grande idea: o meglio, sì, ho fatto tutto il giro in maglietta e pantaloncini, però in alto la neve era troppo molle e si faceva fatica. 2 ore prima sarebbe stata più ghiacciata e percorribile con minore fatica.
Pazienza. Ero in pace, tranquillo coi miei pensieri frullanti, come ogni giro in solitaria. La mente percorre ogni ambito dell'esistenza... calcoli di lavoro, idee per migliorare qualche oggetto di uso quotidiano, morosa, relazioni umane varie ed eventuali, ricordi di viaggi e appunti mentali per futuri decolli, politica, urbanistica, arte, sport, camper unimog, kamaz, dakar ecc girano i pedali e girano i pensieri.



La salita scorre tranquilla, sotto un bel sole che scioglie lo stress come la neve.
Che bisogno che avevo di questi tornanti... 1, 2, 3... 10, 11, 12... ho perso il conto, sto pensando ad altro. Pazienza c'è google per ricontarli.



Guardo le cime innevate... Monte Mazzoccone... Monte Croce... sono lontane e coperte di neve. Uhm. Non si può proprio andar su?!
Il mio obiettivo originale è solo l'Alpe Camasca, dove arriva la strada. Oltre ci sarebbe da spallare parecchio. Bah... sono da solo, nessuno che può lamentarsi della demenzialità di certe idee. Punterò al Mazzoccone, se non si sfonda troppo.



Dopo 1000m di dislivello l'asfalto asciutto lascia strada alla neve battuta. oibò. Credevo che spalassero la neve fino all'alpeggio! invece hanno preferito battere quei 5-10cm di neve piuttosto che spalarla. Vabe'. Ha il suo fascino, ma era meglio partire quando era ghiacciata. Ora è molliccia e spesso si sfonda, si slitta, si perde l'equilibrio. Pazienza. Un po' di forza e ostinazione si riesce a fare in sella quasi tutta la salita, quindi ottimo.

_


Arrivato all'Alpe Camasca, mi dirigo verso il sentiero che sale al M. Mazzoccone, ma "vado o non vado?". Appena spingo la ruota fuori dalla traccia battuta, si incastra, sprofonda anche il piede fino a metà polpaccio. Pausetta al sole, panino, sonnellino su quel bel sasso caldo, liscio davanti alla baita? uhm... ci penso un po', poi mi torna in mente Bobo (Nomad 42) e mi decido a proseguire. Uomini o fighette? carico la bici in spalla (che con la neve, casco integrale e protezioni superava abbondantemente i 22kg) e mi inoltro nel bosco sulle vecchie tracce di ciaspolatori.



Un po' mi impiglio nei rami, ogni passo è un terno al lotto tra l'appoggiarsi sulla superficie crostosa, sfondare, scivolare in ginocchio. Ma porco. Lo sforzo per stare in equilibrio è superiore a quello per avanzare, quindi opto per sollevare solo il carro e guidare la ruota ant sulla traccia dei ciaspolatori. Per fortuna ho le ghette che mi tengono il piede asciutto fino in cima. Ogni volta che mi carico la bici in spalla finisco per prendere una facciata. La neve marcia è maledettamente più viscida di quella fresca.



Arrivo in vetta 1424m con un quarto d'ora di ritardo, molto contento.
Che pace che c'è!
E' una piccola cima, ma dubito che qualcuno ci sia mai salito in bici d'inverno. Il sole caldo mi tiene l'umore molto alto, nonostante le prospettive per la discesa non siano delle migliori.

Pensieri vanno ai mitici BdB, a Carb, al Turi (che sarebbe venuto con me se non si fosse impegnato con gli altri alle Rive Rosse)...



Mi godo i miei "panini panoramici" contemplando ogni dettaglio delle montagne circostanti. Quanto lavoro dimenticato! In Valstrona i boschi selvaggi d'estate nascondono insospettabili terrazzamenti. La neve che rimane sui piani più orizzontali evidenzia queste fasce che scandiscono i versanti boscosi. Ma cosa coltivavano in Valstrona?! Che povertà, che fatica... che opere mirabili dimenticate.

Davanti c'è il Mottarone, che mostra il suo lato più impervio e ostile, con i suoi canaloni rocciosi della Valle dell'Inferno e altre spaccature ripide. Mi ricordo quando avevo provato a scendere in bici di là, con quel brecciolino di granito sfaldato. Zero grip e strapiombi dappertutto. Era l'ultimo giro prima di vendere l'SX-Trail. Bici in spalla ed ero ritornato su, ripiegando sulla discesa classica per l'Alpe Tre Alberi.

Il lago d'Orta è avvolto in una foschia sonnecchiosa. Non lo si vede scintillare. A fatica distinguo i contorni, cercando di riconoscere le punte, i golfi e i paesini.

Nonio, Arola, Alpe Sacchi, Alpe Ranghetto, ripidissima salita sul montagnozzo sbagliato, discesa galleggiando sui rododendi, spallatona fino al Monte Croce, grandine, Alpe Camasca, Quarna, Nonio... ripercorro con gli occhi il giro delle creste che avevo fatto l'estate scorsa, crogiolandomi nei ricordi epici.
Penso alle avventure davvero epiche vissute da altri bikers, che ho letto sul forum e ridimensionano la mia epopea, ma poco importa. I miei giretti non hanno niente di incredibile, ma "Sono uno di quelli che va". Non vado più forte di chissà chi, non sono un fulmine né in salita né in discesa, non mi credo niente di che, ma cacchio, sono qui su in cima perché non mi sono fatto spaventare dalle difficoltà. Dopo mezz'ora di facciate e scivolate nella neve, la bici che pesa, e la meta che non sembra avvicinarsi, penso che l'opzione di ripiegare indietro sarebbe stata la più gettonata tra i miei soci.
Un po' di positività è quel che mi serve in questo periodo duro. Anche fare poco di più della pantofolosità mi fa piacere.

Sono settimane che lavoro dalle 9 di mattina alle 5 (di mattina) e gli scorsi weekend sugli sci sono stati insoddisfacenti. Dovevo sfogarmi davvero. Ci voleva una salita catartica così.

Due bei paninazzi, una mela, un tea bollente del thermos e un sole che vuol trasformarmi in una lucertola oziosa. Godo.




L'ipotesi di scendere dalla cresta est - per evitare il lungo tratto in piano (da spingere) del Sentiero Beltrami - dev'essere scartata, perché molto esposta e viscida. La studio un po', ci penso e ripenso, ma ricordo quando son salito a piedi di là e m'ero detto "da fare con l'asciuttissimo", quindi da solo con la neve e i freni bagnati non è il caso.



La stupida consistenza e spessore della neve non mi consente neanche di scendere da dove ero salito, quindi decido di deviare a caso giù per i pendii.
Non si può lasciar correre un cm perché è molto ripido e lo strato di neve scivola sull'erba e felci sottostanti. E' un casino stare in piedi e i freni bagnati non riescono a scaldarsi ed asciugarsi. Un po' una merda insomma.
Mi infogno in un boschetto troppo ripido per questo stato di scivolosità delle pastiglie sui dischi (forse unti? li ho puliti con uno straccio non pulitissimo? boh), ma la luce che penetra tra le fronde è magica e il "mondo porco!" si stempera in accettazione, perché il posto è bello e sono contento di essere lì anche se non va tutto come dovrebbe.



Scopro un alpeggio che non avevo mai visto, e proseguo free fino ad intercettare il Sentiero Beltrami T20. Quanto mi fa piacere scoprire qualcosa di nuovo! sarà il lato infantile, non so, ma certe piccole scoperte mi sembrano arricchirmi come il primo Penny.



La neve marcia spessa, un po' schiacciata irregolarmente e la poca pendenza rendono quel tratto non ciclabile d'inverno.
Appena la pendenza lo consente, giù a capofitto sulla sterrata stretta, coperta di neve. Se d'estate è una discesa banale, ora l'andar dritto e stare in piedi è già abbastanza circense.
I freni riprendono a frenare e smettono di lamentarsi urlando come asini scuoiati. Bene. Bastava riuscire a scaldarli un po'.



A Quarna chiedo informazioni perché non mi ricordo dove si prende l'altra mulattiera per Omegna. Chissà perché mi guardano come un alieno? è un pomeriggio di febbraio e questo è in maglietta, pantaloncini, casco integrale e ghette e bici strana. Almeno pensando "questo è matto", hanno evitato di farmi raccomandazioni o le classiche previsioni di morte e sfighe.
Ihih

Mi "scatafazzo" giù per la mulattiera lastricata parzialmente innevata. Tutto percorribile, basta prestare attenzione e non voler fare i ganassa.
Fortunatamente un pedone mette in tempo il guinzaglio al suo grosso doberman, altrimenti ora avrei avuto un ricordo cruento di questo giro.
Hanno fatto un'accurata manutenzione del sentiero, togliendo tutti i rovi e felci che infestavano la mulattiera l'estate scorsa, quindi è molto facile.



Dopo il Santuario non c'è quasi più neve e scendo più tranquillo e sicuro.
Dopo un po' di tentativi riesco a chiudere in sella l'unico passaggino tecnico davvero stretto. Ah l'ostinazione che soddisfazione che dà certe volte!



E giù fino al lago!
Bene. Temperatura ancora ottima. Sole ancora sopra le creste. Nessun crampo, nessuna ferita, nessuna rottura. Bene. Bici dissalata nel lago, protezioni e ghette lavate, posso proiettarmi verso una bella merenda!


Peccato essere stato da solo. Per fortuna però che sono andato anche da solo!
 

Happykiller

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Sestri Levante
Dopo un complicato supercarico del portabici sulla Punto di Pol, partiamo un pochino in ritardo.
Il viaggio a velocità cautelativa non è sufficiente per farci arrivare a Sestri tranquilli. Su un giunto autostradale non propriamente liscio, il grande peso delle tre bici attaccate dietro fa spaccare uno degli agganci delle cinghie che legano il portabici al portellone. Fermi tutti, spavento, riparazione al volo e via.
Sovrapensiero poi finiamo dentro a Genova e alla fine accumuliamo 45 minuti di ritardo.
C'era mezzo mondo a Sestri in bici, ma il nostro ritardo ha diluito i gruppi e siam saliti relativamente in pochi.

Lasciando alle spalle una giornata strepitosa sulle nostre montagne e laghi, la nuvolaglia e la foschia sul mare non mettono di buon umore, ma si pedala a buon ritmo in buona compagnia.
In cima all'area picnic andiamo giù per S. Anna cercando di stare al sole con vista mare, mentre l'altro gruppo prova una nuova pista che va in una valle laterale. Il terreno e il panorama di Sestri sono davvero stupendi.
La Baia del Silenzio ieri era caratterizzata da un rumore incessante di moto da enduro, che smanetavano sulla spiaggia per una manifestazione.



Dopo un rapido pranzo sugli scogli, ripartiamo per raggiungere la discesa delle Mimose passando da una strada che sale oltre le gallerie in direzione Chiavari. Il sole ormai picchia forte e non sembra certo febbraio.
La discesa delle Mimose è sempre una goduria, tant'è che la rifacciamo subito dopo (a ranghi ridotti), passando dalla Costa Rossa.








Molto bene.
Un gelatone buonissimo completa la giornata. Voglia di ripartire zero. Staremmo lì ancora almeno il giorno dopo, ma nun ze po'ffa.
 

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Biker pazzescus
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Domenica prossima? andiamo ad esplorare la zona sopra Laveno?

Sulla cartina mi ispirerebbe fare:
SALITA +850m: Caldè (frazione a sud di Porto Valtravaglia) - Muceno - Monte Pian Nave
DISCESA -700m: Monte Pian Nave - S. Michele - Ligurno - Sarigo
SALITA +620m: Sarigo - S. Antonio - Pizzo Cuvignone (Cap. Adamoli)
DISCESA -770m: Alpe Cuvignone - Caldè

I sentieri sono numerosissimi da scegliere in loco. Prepraro una mappa, se vi va di andare su di lì.
L'ambiente è particolare perché ci sono immense stupende faggete e roccia calcarea tipo alto Garda.
Si percorrerebbero belle sterrate della Linea Cadorna e i panorami sul lago sono magnifici.

Il Meteo di Luino per domenica dà soleggiato e temperature sui 18°C.



Se non si vuol fare la prima discesa e seconda salita, si può optare per un placido giro del monte Colonna. O si può stralciare la discesa, reimmettendosi sulla strada della seconda salita più in alto verso Biogno.
Altra interessante discesa, ad occhio meno ripida, si può prendere dal Passo Barbè oltre i Pizzoni di Laveno.
Il fondo penso sia ostico, con roccia sgretolata.

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Essendo la quota massima molto bassa, ritengo difficile pestare neve.


 

robytrec

Biker grossissimus
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trecate
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bravi e belle foto, come sempre
 

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Biker immensus

mi sembra un bel posto...
 

va pian

Biker velocissimus

Non mi spiacerebbe esplorare nuove zone.... e poi è a un'ora da casa. Se viene anche Turi ci troviamo a Vergiate. ( non alle 7 ).
 

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bravi e belle foto, come sempre
Ahiò... e 40... NON QUOTARE LE FOTO!!!
o-o
mi sembra un bel posto...
Non mi spiacerebbe esplorare nuove zone.... e poi è a un'ora da casa.
Ci sono stato in moto l'anno scorso e mi era parso interessante.
Visto che è vicino a casa, essere in sella alle 9 non è catastrofico, no?
7e55 a Borgo Ticino? 8 si parte, 9 a Caldè, 9e15 si pedala.

OT:
guarda questo sito, carino, ci hanno lavorato un sacco:
http://www.advrider.it/unimog/
io sbarello... prima mi farò un po' di esperienza in moto, poi quando sarò famigliato, spero di farmi un camper così. Ho visto tante varianti. Con una creatura senza pannolone si può muoversi anche così.
 

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