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Alluminio e stress!

tiziano

Biker marathonensis
30/8/07
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Zone-Lucca
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Apro questa nuova discussione, cercando non sono riuscito a trovare altri topic a riguardo e spero di aver "beccato" la sezione giusta!

Volevo porre un quesito, riguardo alla durata dei vari componenti (attacchi, telai, curve, reggisella) in alluminio, in particolare quelli "light", che temono di più la fatica.

Tenedo presente sempre dell'utilizzo che ne facciamo, quanta vita può avere (mediamente) un componente in lega, per mantenere una buona affidabilità?

C'è modo di valutare se un componente in lega è "affaticato" e quindi da sostituire?
 

77clod

Biker assatanatus
20/8/07
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Brescia-Botticino
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è una bella domanda!!!!ci sono molte varianti,peso del biker uso che si fa' del componente spessore del materiale ect.!!!!mi sa' che è impossibile stabilire la durata di un componente light in alluminio come di uno in carbonio e come di uno in acciaio e titanio,ho visto telai rotti in tutti i materiali...e non solo light!!!

per quel che riguarda alluminio dovrebbe prima creparsi leggermente prima della rottura definitiva!!sottolineo "dovrebbe"in quanto a volte si rompono senza preavviso!!il carbonio tende a rompersi senza preavviso!!!pero' come ripeto dipende molto dagli spessori!!!
 

tiziano

Biker marathonensis
30/8/07
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Zone-Lucca
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E' esattamente questo il punto!o-o
La garanzia che danno le ditte sui vari componenti (2/3 anni, addirittura Trek a vita), che fiducia ci possono dare?

Vado oltre. Se un attacco, una curva rotta non mi viene riconosciuta in garanzia, pace, ma se ci lascio un dente (della bocca non della corona )o un braccio.....potrei rivalermi con il produttore?



P.s. ho preso in considerazione l'alluminio perchè mi da più fiducia, ho avuto il carbonio e mi ha creato più di un grattacapo.
 

77clod

Biker assatanatus
20/8/07
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Brescia-Botticino
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per la parte legale non ti posso aiutare!!so' che tutti i componenti sono testati e devono passare una specie di omologazione che pero' per sentito dire è un po' ridicola!!!!
 

Bowlofbeauty

Biker velocissimus
14/10/08
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Credo che i componenti che citi se di buona fattura abbiano una durata abbastanza lunga, però giustamente il pericolo è dietro l'angolo e non si sà mai, ovvio che se si rompe un componente e finisce lì poco male, se ci si fa male la situazione cambia, in ogni caso ammesso che ci si possa rivalere con il produttore non mi dà lo stesso più sicurezza, nel senso che se mi rompo seriamente, per non dire peggio, mi importa gran poco che il produttore mi rimborsi in qualsiasi modo lo faccia. Per quanto riguarda la garanzia a vita lascia il tempo che trova, inoltre si riferisce ai telai non ai componenti.
 

Danybiker88

Redazione
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Eh la rottura a fatica è un grosso problema delle lege leggere... Ne approfitto visto che ne abbiamo appena parlato a lezione per dare qualche spiegazione in più...

Teoricamente una lega che lavora all'interno del suo limite di elasticità dovrebbe durare in eterno. In realtà se sottoposto ad un discreto numero di cicli la lega dopo un po darà la formazione di alcune micro cricche, invisibili ad occhio nudo.
Queste micro cricche per la Teoria di Griffith creano dei punti di debolezza. Per farla breve nelle zone di queste cricche, gli atomi che si trovano al bordo della cricca sono sollecitati molto di più rispetto agli atomi del reticolo "sano". Questo determina un allargamento della crepa anche sotto sollecitazioni che in un materiale senza difetti rientrerebbero nel campo elastico, perchè, localmente, la sollecitazione è oltre il limite di elasticità e quindi provoca la rottura dei legami. E' un po come quando si sottopone a trazione un lenzuolo intero e uno con un pezzettino strappato. Quello strappato cederà prima.
Queste cricche si formano tendenzialmente su spigoli o punti di discontinuità e tendono a propagarsi (per la sopracitata Teorina di Griffith) determinando una riduzione della sezione del materiale. Quando questa cricca è troppo estesa, e la sezione rimanente è troppo ridotta in relazione alla sollecitazione si ha la rottura.

Un cedimento per fatica è caratteristico perchè sulla crepa si distinguono due zone:
- una è la superficie criccata, solitamente piuttosto lucida e liscia. E' la parte in cui si è propagata la cricca.
- l'altra è la zona di rottura per schianto, più ruvida e opaca. E' la parte non interessata dalla cricca, che avendo una sezione molto ridotta rispetto a quella prevista in fase di progettazione non è in grado di contrastare la sollecitazione.

Detto questo appare chiaro che teoricamente si può prevedere un cedimento a fatica di una lega leggera (alluminio). Osservando con attenzione le zone più pericolose (spigoli o superfici di discontinuità, quindi saldature) prima di arrivare al cedimento per fatica si dovrebbero vedere delle crepe. Insomma guardando con attenzione il telaio dovrebbe essere possibile prevedere una rottura a fatica, a patto che la crepa non si sviluppi sotto la vernice o in zone non visibili.

Per quanto riguarda i materiali compositi a matrice polimerica (fibra di carbonio) il cedimento per fatica è più subdolo. Infatti la matrice polimerica (resina epossidica) in cui sono annegate le fibre è un materiale con un modulo di Young (o modulo di elasticità) molto alto. Di conseguenza è in grado di subire delle deformazioni importanti rimanendo nel campo elastico, senza dare segni esterni. Nel caso si abbia un cedimento del rinforzo di carbonio per fatica (o anche solo per un urto contro una pietra che ha causato una rottura della fibra) questo cedimento non è detto che sia visibile all'esterno. Se la resina epossidica è danneggiata, esternamente il materiale può sembrare perfetto. A questo punto diventa impossibile, se non ricorrendo a tecniche particolari quali gli ultrasuoni (tecniche molto costose), determinare lo stato del materiale che quindi può cedere di schianto, anche se esternamente sembrava perfetto.

Per chi volesse approfondire:
http://it.wikipedia.org/wiki/Meccanica_della_frattura - Meccanica della frattura e teoria di Griffith
http://it.wikipedia.org/wiki/Frattura_(metallurgia) - la frattura in metallurgia
 
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tiziano

Biker marathonensis
30/8/07
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Zone-Lucca
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In poche parole, la miglior difesa contro le rotture da affaticamento (alluminio) è l'ispezione del componente e non sempre valida.

Allora, per evitare rotture subdole, i produttori, non potrebbero progettare i componenti in maniera che nei punti di cedimento tendano a piegarsi o a creparsi?
Mi sembra che la Thomson, progetti i componenti con questo criterio, anche se non sono proprio "light"!o-o
 

Danybiker88

Redazione
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E' vero esistono componenti progettati per rompersi in determinati punti. Un esempio possono essere le leve freno dei FOrmula The One che hanno una scanalatura in modo che la reva si rompa a metà, permettendondi comunque di mantenere una metà intera per riuscire a tornare a casa.

"progettare i componenti in maniera che nei punti di cedimento tendano a piegarsi o a creparsi?" se tu crei dei punti di rottura vai a minare la resistenza dell'intero componente. Prendi il caso della leva dei The One: questa sarà più facilmente soggetta a rottura di una leva normale, perchè dove c'è la scanalatura si ha una sezione inferiore, e quindi una minore resistenza.

Ad ogni modo la Teroia di Griffith spiega molto bene come si propagano e dove si generano le cricche. Adesso quella che ho postato è una versione è semplificata, ma in sostanza la cosa importante è che le cricche si generano sempre nei punti di discontinuita e sugli spigoli (in assenza di imperfezioni nel materiale). Per cui sarà inutile andare ad analizzare per esempio la parte centrale di un tubo di un telaio, ma si dovranno andare ad osservare le saldature e le zone dove la superficie presenta delle curve. Insomma non è obbligatorio analizzare tutto il telaio o il componente, basta tenere d'occhio le parti più deboli (saldature, zone di curvatura, spigoli, zone di innesto di materiali diversi, zone fortemente sollecitate, ecc).
 
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tarcy

Biker assatanatus
18/10/03
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mazzano (BS)
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il problema è anche un altro.
Parlando ad esempio di pieghe manubrio, qualche anno fa un test di una nota rivista evidenziò ad esempio che le pieghe in carbonio erano le uniche a superare tutti i cicli di prova, e che quelle in ergal erano le prime a cedere di schianto, quelle comunque più robuste non in carbonio erano in lega 2014.
acquistando dunque una piega in carbonio si porebbe pensare in teoria di essere sicuri, se non fosse che ad esempio delle leve freno strette troppo, pur senza intaccare il materiale, creano una specie (non sono ingegnere) di interruzione nell'assorbimento delle vibrazioni portando in quel punto alla rottura del materiale.
personalmente ne deduco due cose:
la prima è che è preferibile affidarsi a prodotti di marca nota che presumibilmente abbia un laboratorio test.
la seconda è che è molto importante il montaggio e quindi preferibile farlo personalmente se si è sufficientemente preparati, oppure affidarsi a meccanici esperti e non improvvisati.
 
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mascio

Biker forumensus
17/8/08
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faloppio
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Trek procaliber
La regola buona(soprattutto per le pieghe e per i manubri in carbo) sarebbe quella di sostituirli dopo l'urto(come indicato dalle case costruttrici...).Ma cosa vuol dire urto?La semplice caduta della bici da fermo o la schianto in discesa?E poi chi lo farebbe?
 

Alone

Biker perfektus
21/9/06
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Poggibonsi (SI)
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SCOR
molto interessante:
quindi seguendo la famigerata teoria, una piega flat , anche light,dovrebbe essere(salvo punti critici, tipo piccole scalfiture, determinati da un urto contro qualcos'altro) piu' resistente a lungo termine rispetto a una rise, dato che la piegatura determina di per se' dellediscontinuita' nella materia del tubo..o sbaglio??
 

Borich

ModeraturDesaparecido
3/8/05
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Gianduja city
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No perchè si sta generando troppo la teoria, il concetto di "punto di discontinuità" e quello di "piega e\o spigolo".

Pensiamo ai famosi telai idroformati, alle bici con la "gobba", oppure come dici tu le pieghe manubrio.

In questo caso le "pieghe" o meglio curve presenti, non sono frutto di un "trauma" ma di una procedimento voluto e progettato.
Per questo non si possono considerare pdd, infatti il materiale viene direttamente formato in quel modo, e maggiorato dove serve.
Quindi anche microscopicamente la lega non presenta "debolezze".

Se invece andiamo a vedere come "piega" quella presente tra orizzontale e obliquo, possiamo considerarla come pdd, infatti è presente una saldatura che in ogni caso va ad intaccare la struttura.
questo perchè si uniscono due pezzi separati in cui si creano giocoforza delle tensioni maggiori.

(spiegazione molto spannometrica)
 

Danybiker88

Redazione
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Teoricamente la curva è un punto di maggiore debolezza (seppur non in modo eccessivo essendo la curvatura di una piega rize poco accentuata), ma non sarà mai un punto di debolezza come può essere ad esempio lo spigolo di una barra ad L, essendo la curvatura decisamente inferiore.
Detto questo bisogna però considerare che nella realizzazione di un manubrio rize, la zona di curva viene fatta volontariamente più spessa per ovviare a questa maggiore debolezza. Per tanto questo problema teorico dovrebbe essere risolto in fase di progettazione.
Tutto questo ha valore se la sezione è costante, mentre il discorso si complica nel caso di manubri che hanno diametro variabile (Ad esempio quelli OS)

Bisogna poi considerare che la zona più sollecitata di un manubrio è indubbiamente la zona un cui è fissata all'attacco manubrio. In quella zona si generano delle sollecitazioni di taglio che stressano molto il materiale, più che la flessione legata all'uso. Non a caso moltissime rotture avvengono in quella zona. Sempre per questo motivo le pieghe oversize hanno un diametro maggiore nella zona di attacco manubrio e non nella zona periferica. La sezione maggiore oltre a migliorare la rigidità, migliora anche la resistenza del componente in quella zona.
 

Danybiker88

Redazione
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Attenzione che una punto di discontinuità o uno spigolo è un punto di debolezza anche se si suppone il materiale perfetto, quindi privo di porosità o altri difetti.
E' comunque giusto il tuo ragionamento che, essendo maggiorato il materiale, in teoria quello potrebbe anche essere un punto più robusto degli altri.
 

tiziano

Biker marathonensis
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Zone-Lucca
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Per prima cosa, un ringraziamento a tutti, in particolare a Danybiker88, per la spiegazione tecnica, bravo davvero!o-o

Altro dilemma!
Sabato, leggendo una rivista di settore mtb appena uscita (mtb magazine pagina 10), sono ricaduto in confusione.
Nelle lettere, c'era una risposta riguardo alla resistenza a fatica di un telaio di alluminio allo scandio.
Ebbene, partendo dalla fine in cui si diceva che un telaio del genere non ha vita eterna (e su questo possiamo essere daccordo), nella risposta c'era scritto che i telai allo scandio (quindi io ci metto anche i componenti), sono più leggeri, più rigidi e, di conseguenza, più soggetti a deperimento.

Poco più di un anno fà, contattai direttamente Colnago per informazioni su un paio di telai strada, esattamente il Dream in alluminio, e lo Strada in alluminio allo scandio, ebbene la risposta datami fù esattamente contraria, ovvero i telai allo scandio sono più leggeri, ma anche più resistenti alla fatica e confortevoli.
Chi dei 2 ha dato la risposta giusta? Sempre considerando che ogni telaio fà storia a se.o-o
 

Danybiker88

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Tratto da wikipedia:

E ancora:
In compenso però i telai in lega Al-Sc sono più sottili di un telaio in una normale lega di alluminio e quindi si bozzano più facilmente.
 

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