Ne ho le scatole piene di questo tempo: il pomeriggio o piove o diluvia, la mattina è bello o almeno passabile, ma di mattina ho il brutto vizio di andare al lavoro (non riesco a smettere ).
Stamattina, sveglia alle cinque ed un quarto: colazione leggera e via, alle cinque e cinquantacinque sono in sella alla 29er.
La luce è già tanta, ma il sole non è ancora sbucato da dietro al crinale di Castellina in Chianti; fa fresco ma meno di quanto pensassi, e la gamba gira bene. Non c'è nessuno in giro: le case hanno tutte le tapparelle calate e le persiane chiuse, gli unici rumori sono il canto degli uccelli, il tubare delle tortore e l'abbaiata occasionale del cane che si chiede chi sia così scemo da essere in giro a quest'ora. In tutto il giro incontrerò solo animali, due caprioli, due lepri, perdo il conto dei fagiani che si levano in volo al mio passaggio.
In cima alla prima salita spunta il sole ed esco dallo sterro per uno stradello di campo. L'erba è fradicia: fino a sabato ci son stati solo acquazzoni, ma domenica ha piovuto a lungo e con insistenza; e poi a quest'ora un po' di "guazza" è normale. Supero una valletta su un lastricato medioevale (una tarda direttrice della Francigena ) e mi infilo su una strada che corre sul crinale di una fila di colline: a sinistra, grano ormai alto e quasi maturo, a destra filari di viti che la luce bassa fa brillare di un verde intenso: e in faccia il sole ancora basso e non in grado di scaldare. Basterebbe questa "impressione di un attimo" per ripagarmi della levataccia.
Mi infilo in uno stradello di campo in mezzo al grano, con l'erba alta che mi infradicia le scarpe, In fondo devo piegare a destra e poi guadare un fosso, ma nel mezzo della curva vedo nel prato incolto tra lo stradello e la siepe d'alberi che costeggia il fosso un cucciolo di capriolo. Proprio cucciolo no, è già grandicello, sarà alto mezzo metro scarso ma ha ancora le "toppe" di pelo più chiaro sulla groppa. Mi guarda con curiosità con gli occhi scuri e le sgraziate orecchie ritte, e non scappa. Già questo è strano, visto che i caprioli scappano a gambe levate al minimo rumore o pericolo, per cui mi fermo: appoggio il piede esterno a terra e mi immobilizzo per non spaventare l'animale, che è a una cinquantina di metri. Difficile che non mi veda, vestito completamente di giallo come sono... ma mi vede sì, continua a guardarmi e a muovere le orecchie. Poi a saltelli supera alcune zolle e entra nello stradello, si ferma e mi osserva ancora. Io sono immobile, la leva del freno anteriore ancora tirata. Dopo un'altra decina di secondi di reciproca osservazione, incredibilmente inizia ad avvicinarsi, sempre saltellando. E pigola: non saprei come a definire altrimenti il suo verso, a pelle mi ricorda il miagolio sommesso dei gattini, il suono è diverso ma il tono è quello. Continuando a pigolare, mi si avvicina fino a forse dieci metri, sempre osservandomi. Poi, come se il suo interesse per quello strano essere fosse improvvisamente svanito, si volta ed inizia a saltellare e correre verso la siepe di alberi e scompare.
In quei due minuti mi son sentito parte della Natura. Un momento breve, ma mi ha riempito il cuore e la giornata. E se stasera piove, pazienza.
Stamattina, sveglia alle cinque ed un quarto: colazione leggera e via, alle cinque e cinquantacinque sono in sella alla 29er.
La luce è già tanta, ma il sole non è ancora sbucato da dietro al crinale di Castellina in Chianti; fa fresco ma meno di quanto pensassi, e la gamba gira bene. Non c'è nessuno in giro: le case hanno tutte le tapparelle calate e le persiane chiuse, gli unici rumori sono il canto degli uccelli, il tubare delle tortore e l'abbaiata occasionale del cane che si chiede chi sia così scemo da essere in giro a quest'ora. In tutto il giro incontrerò solo animali, due caprioli, due lepri, perdo il conto dei fagiani che si levano in volo al mio passaggio.
In cima alla prima salita spunta il sole ed esco dallo sterro per uno stradello di campo. L'erba è fradicia: fino a sabato ci son stati solo acquazzoni, ma domenica ha piovuto a lungo e con insistenza; e poi a quest'ora un po' di "guazza" è normale. Supero una valletta su un lastricato medioevale (una tarda direttrice della Francigena ) e mi infilo su una strada che corre sul crinale di una fila di colline: a sinistra, grano ormai alto e quasi maturo, a destra filari di viti che la luce bassa fa brillare di un verde intenso: e in faccia il sole ancora basso e non in grado di scaldare. Basterebbe questa "impressione di un attimo" per ripagarmi della levataccia.
Mi infilo in uno stradello di campo in mezzo al grano, con l'erba alta che mi infradicia le scarpe, In fondo devo piegare a destra e poi guadare un fosso, ma nel mezzo della curva vedo nel prato incolto tra lo stradello e la siepe d'alberi che costeggia il fosso un cucciolo di capriolo. Proprio cucciolo no, è già grandicello, sarà alto mezzo metro scarso ma ha ancora le "toppe" di pelo più chiaro sulla groppa. Mi guarda con curiosità con gli occhi scuri e le sgraziate orecchie ritte, e non scappa. Già questo è strano, visto che i caprioli scappano a gambe levate al minimo rumore o pericolo, per cui mi fermo: appoggio il piede esterno a terra e mi immobilizzo per non spaventare l'animale, che è a una cinquantina di metri. Difficile che non mi veda, vestito completamente di giallo come sono... ma mi vede sì, continua a guardarmi e a muovere le orecchie. Poi a saltelli supera alcune zolle e entra nello stradello, si ferma e mi osserva ancora. Io sono immobile, la leva del freno anteriore ancora tirata. Dopo un'altra decina di secondi di reciproca osservazione, incredibilmente inizia ad avvicinarsi, sempre saltellando. E pigola: non saprei come a definire altrimenti il suo verso, a pelle mi ricorda il miagolio sommesso dei gattini, il suono è diverso ma il tono è quello. Continuando a pigolare, mi si avvicina fino a forse dieci metri, sempre osservandomi. Poi, come se il suo interesse per quello strano essere fosse improvvisamente svanito, si volta ed inizia a saltellare e correre verso la siepe di alberi e scompare.
In quei due minuti mi son sentito parte della Natura. Un momento breve, ma mi ha riempito il cuore e la giornata. E se stasera piove, pazienza.