la lunghezza della pedivella ideale è strettamente legata alla tua conformazione fisica...lunghezza del femore, tibia e quindi cavallo...
detto questo, è indubbio che una pedivella più lunga ti permette di fare meno sforzo, rispetto alla 170, a parità di difficoltà di salita, però la rivoluzione del piede segue una circonferenza più grande...ossia, potresti tenere un pignone posteriore più piccolo a parità di sforzo (sarebbe da fare qualche calcolo, ma la teoria è questa)
se ti piace (è il tuo stile) pedalare duro, forse la 175 ti potrebbe andare bene...se invece lo stile fosse più agile (dalle 85/90 rpm in su) allora l'unica è provare a vedere se le tue articolazioni digeriscono la circonferenza di pedalata più grande....
per tua info ti riporto un articolo che avevo trovato in rete tempo fa e che può cmq farti riflettere:
"Un limite nell'utilizzazione di quelle più lunghe è individuato nel fatto che "fanno più strada", durante la rivoluzione del pedale.
Una pedivella da 160 mm percorre una circonferenza di 1.004,8 mm.
Una da 165 mm ne fa 1.036,3.
Una da 170 mm 1.067,6 mm.
Una da 172,5 mm 1.083,3 mm.
Una da 175 mm 1.099 mm
Una da 180 mm 1.130,4.
A 110 pedalate al minuto la pedivella da 160 mm avrà percorso 110.528 mm (1.004,8 per 110), mentre una da 175 avrà coperto 120.890 mm. Con una differenza lineare di 10.362 mm. Ovvero più di 10 metri e mezzo.
Ma, se questo dato è incontestabile è altrettanto vero che la pedivella più lunga consente di spingere un rapporto più lungo, perché aumenta il cosiddetto braccio della potenza ed il sistema di leve (coscia-tibia-piede-pedivella) diventa più favorevole a parità di forza applicata. Con notevoli vantaggi, specie sul passo e in salita.
E in volata?
A parità di numero di pedalate sviluppate la pedivella più corta obbliga il pedale a "coprire" una maggiore distanza. Ed è necessario avere una muscolatura realmente da velocista, cioè in grado di mobilizzare così velocemente le proprie fibre (il che accade per lo più negli sprinter puri).
Inoltre, come si sa, la rapidità muscolare è una dote per lo più innata (dipende dal numero di fibre "veloci" presente nei muscoli) prettamente nervosa, difficilmente allenabile, facilmente deteriorabile nel tempo (età).
Il che comporta una conseguenza: che la cosiddetta "agilità" (facilità e alta frequenza nella pedalata) sia estremamente variabile e personale, ed il suo limite massimo corrisponda ad una soglia di "ossigenazione " periferica muscolare (attraverso il sangue trasportato dai capillari) che è altamente soggettiva.
Se è vero che un rapporto alla ruota libera si comincia a "girare" bene attorno alle 80-90 pedalate al minuto, è altrettanto vero che ogni ciclista ha un suo regime di "rivoluzione" del pedale ottimale.
Eppure quello della ricerca dell'agilità a tutti i costi è uno dei "tabù" quasi intoccabili che ci giunge dal passato.
Ma quale agilità straordinaria deve mai inseguire il cicloturista - magari già avanti negli anni - che ha come esigenza fondamentale quella di pedalare attorno ai 25-30 all'ora?
Dunque se uno è agile per natura non compromette le sue qualità, anche se passa dalle pedivelle da 170 a quelle da 180.
Ma veniamo, infine ai vantaggi.
Le analisi biomeccaniche concordano nel segnalare che pedivelle più lunghe azionate ad identico ritmo e con lo stesso rapporto alla ruota libera, consentono di economizzare la forza di spinta sui pedali. Oppure, con la stessa quantità di forza, consentono una marcia più veloce.
Calcoli esemplificativi compiuti in vari laboratori di fisiologia e biomeccanica stabiliscono che, a parità di ritmo, con pedivelle da 180 mm.e un rapporto 52x13 si compie uno sforzo identico a quello che si otterrebbe usando pedivelle da 170 e un rapporto 52x14.
Dunque un vantaggio non disprezzabile, specie in situazioni particolari dove occorrano sforzi intensi (salita, gare contro il tempo, ecc.).
A questo si può aggiungere l'attività in Mtb, in mountain bike, dove la pedivella "lunga" offre indiscussi "atout", non essendoci in questa particolare attività problemi di regimi di rotazione particolarmente elevati.
La ricerca di una leva sempre più favorevole, inoltre, è testimoniato dal passato.
Anquetil usava pedivelle da 180 nelle prestigiose gare a cronometro stravinte (come il Gran Premio delle Nazioni); Darrigade usava quelle da 175 in montagna, e da 170 in pianura; Merckx quelle da 177,5 (contro le 175 abitudinarie). Marc Madiot, due volte vincitore della Parigi-Roubaix (l'ultima proprio quest'anno), usava sempre pedivelle da 180, pur con un cavallo del tutto "normale": 86 cm.! E senza problemi tendinei o muscolari di sorta.
Il vantaggio è talmente apprezzabile che è addirittura possibile strafare.
Cioè esser portati dalla facilità di azionare rapporti più lunghi ad impegnare una potenza maggiore. Ma questo si può benissimo controllare, verificando che la frequenza cardiaca non salga oltre certi livelli.
Per contro l'uso di pedivelle molto corte impedisce al cuore di salire oltre certe frequenze"
aggiungo:
quando allestii la mia prima 29er decisi di provare la pedivella 180 (anzichè la 175 che uso tutt'ora) ...devo dire che la resa della pedalata in salita era nettamente migliorata...per non parlare poi del fuorisella, estremente efficiente!....però, aimè, le mie articolazioni delle ginocchia mal digerivano la lunghezza superiore e dopo un breve periodo iniziai ad accusare dei fastidi alle ginocchia che sparirono solo quando tornai alle 175...
quindi, secondo me, al di là di tutto che ti possono dire e consigliare, l'unica è provare! o-o
trovare una guarnitura da 175 è abbastanza semplice ed economico (puoi provare una deore)...oppure qualcuno te la può prestare...o nel mercatino dell'usato...
montala e provala nelle varie condizioni di utilizzo, ma soprattutto fai uscite di almeno due ore...solo così potrai capire se le articolazioni soppotano la differente lunghezza.... o-o
ops...dimenticavo...io sono alto 1.75