Sono passati già 20 anni. Dopo quel giorno persi ogni tipo di interesse per il ciclismo, riprendendolo più di 10 anni dopo.
Fino ad allora, negli anni della mia adolescenza, del liceo e dei primi dell’università, i pomeriggi di maggio e luglio erano tabù: attaccato alla tv, prima su Rai3 e poi su Italia uno, prima con la mitica voce di papà Adriano e poi con quella di Davide De Zan, solo ad aspettare quel momento, che sapevamo tutti sarebbe arrivato: lo scatto del Pirata, in faccia a tutto e tutti, senza possibilità di scampo per nessuno, a sfiancare chi sembrava imbattibile.
Aria calda, ventilatore acceso (i condizionatori non esistevano allora da me), tapparelle abbassate per tener fuori la canicola e le cicale che frinivano fuori… Tutto sospeso in attesa dello scatto, provando ad intuire dai movimenti della mitica Mercatone Uno quando sarebbe avvenuto. Quei pomeriggi restano uno dei ricordi più nitidi che ho della mia adolescenza ora che ho 42 e rotti anni.
Quanta bellezza ed epicità in quelle tappe, tra Alpi e Pirenei, e quanti scatti fatti con gli amici con la bandana in testa gridando: Pantani, ecco! Scatta Pantani!
Ti si amava Marco, e avremmo continuato ad amarti tutti e nonostante tutto.