Ciao, di quale futuro si parla!!!
I giovani italiani e l'ansia per il domani
Il futuro fa paura ai giovani italiani. O questa è una delle chiavi di lettura dell'indagine
Il futuro in mano a chi? realizzata attraverso interviste a un campione di 1074 giovani da
Cittalia, centro studi dell'
Anci, l'associazione che riunisce i Comuni italiani. Il sottotitolo spiega bene la situazione in cui si sentono intrappolati gli under 35 del nostro paese, “generazione sospesa tra incertezze e voglia di partecipazione” che si esprime soprattutto a livello locale.
Il primo elemento, l'incertezza, nasce in particolare dalle preoccupazioni per la precarietà del lavoro e i bassi salari. Pensare al futuro è causa di ansia: 6 intervistati su 10 lo confermano, e questo sentimento si avverte maggiormente tra le donne (che vedono chiudersi le opportunità), tra chi vive al Sud (penalizzato dalle sue debolezze strutturali), tra chi si trova in situazioni di disagio economico o senza lavoro. Chi si affaccia sul mondo del lavoro sembra già consapevole che dall'occupazione non trarrà soddisfazione o realizzazione personale. E la sensazione di incertezza è sempre più marcata.
I ragazzi vedono l'Italia del domani come un paese in declino, arretrato, gerontocratico, dove avanza chi ha amici e parenti da usare come grimaldello, marginale nello scenario internazionale.
Per contro, gli intervistati sperano in «un'ondata di rinnovamento» che metta fine a corruzione e clientele, stabilizzi le occasioni occupazionali, assicuri maggiore efficienza. Solo un bel sogno? I ragazzi interpellati da Cittalia non la pensano così: il processo di cambiamento, oltre alla diminuzione della conflittualità politica, esige una maggiore partecipazione dei cittadini e dei giovani alla vita pubblica e alle istituzioni.
Questa voglia di esserci e di impegnarsi passa soprattutto attraverso il Comune, l'istituzione più vicina ai cittadini. Il 56% del campione è interessato all'amministrazione comunale e non esclude un impegno in prima persona. L'idea che amministrare la propria città sia un dovere è radicata nell'86% degli intervistati, ma il 55% pensa che sia complicato accedere alla vita politica locale. Di fronte alle difficoltà, il desiderio di partecipare si esprime fuori dalle forme tradizionali, attraverso i comitati di cittadini per esempio, o grazie alle possibilità offerte da tecnologia e nuovi media. La politica, nonostante la sfiducia nei confronti dei politici, rimane tema di forte interesse e discussione. L'83% dei giovani si sente meglio rappresentata da un coetaneo, perché maggiormente aperto a idee innovative e moderne (32%) e più vicino al mondo giovanile (22%)
Per i ragazzi, le prime cinque priorità sono il potenziamento delle politiche culturali (39%), migliori politiche giovanili (37%), più azioni sociali a favore del disagio (36%), gli interventi ambientali (35%) e infine più attenzione per scuola e università. C'è una generale insoddisfazione (il 74% del campione) verso le politiche giovanili nel nostro paese, soprattutto nelle regioni meridionali e nelle isole (punte dell'80%). Tra i punti dolenti, i servizi per la formazione, la creatività e il lavoro, dove la percentuale di soddisfatti gravità tra il 20 e il 29%. In particolare, si avverte l'assenza di spazi dove coltivare interessi artistici e musicali. Eppure, dicono quasi tutti, le attività ricreative, le associazioni culturali, i laboratori potrebbero gettare le basi per un cambiamento.
Intanto, mentre il 42% dei giovani pensa che il proprio territorio attraversi una profonda crisi, si ritorna agli antichi schemi, alla migrazione verso il Nord del paese e aumenta (+5%) la voglia di emigrare all'estero. Le ragioni dello spostamento sono essenzialmente due: le poche opportunità offerte dal territorio rispetto alle aspettative personali (29%), l'assenza di opportunità occupazionali (25% del campione). (mf)
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E speriamo bene comunque vadi tanti auguri!!!