Se si pensa che a Calamosca ci sono degli sterrati dove tuttora si svolgono esercitazioni militari, con tanto di carri blindati, e che certi punti vengono periodicamente ruspati (per non dire che qualcuno, in passato, vi ha pure appiccato degli incendi) l'idea di questo illustre scienziato, che le bici siano causa di degrado, fa un po' sorridere.
Sicuramente tutti i frequentatori (e ce ne sono dei più svariati generi) dovrebbero portare rispetto all'ambiente, lasciando la minor traccia possibile del proprio passaggio.
Parlo anche di semplici fazzolettini, lattine, rifiuti vari ...
Tuttavia la salvaguardia del territorio non può identificarsi con l'ottuso divieto di svolgervi questa o quella, o addirittura qualsiasi attività.
Si deve pervenire a un necessario equilibrio tra le esigenze di tutela della natura - dal punto di vista idrogeologico, della flora, della fauna, del paesaggio - e quelle legate alle attività antropiche, rappresentato da un utilizzo razionale consapevole e, direi, coordinato, delle risorse.
Non si può pensare di vietare l'accesso. Casomai si deve indirizzare il passaggio lungo determinati sentieri, e neppure uno solo, ma tanti (tra l'altro, il giorno che si smette di passare, la flora in genere ricresce...).
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Un modello di civiltà lo offrono le regioni alpine, dove è ammesso praticare le più svariate attività dinamiche, che perlopiù sono organizzate, guidate o comunque ben regolamentate da popolazioni e amministrazioni locali sensibili e intelligenti, che sanno cogliere le opportunità offerte dalla presenza di tanti, e più diversi, appassionati della vita all'aria aperta, anziché respingerli o bistrattarli.
La montagna non è certo un ambiente che evochi poco rispetto. Eppure è consentito sciare, andare in MTB, fare parapendio, arrampicata, rafting, equitazione, solo per citare alcune attività. E, in fin dei conti, tutto ciò porta denaro e lavoro agli autoctoni, che gestiscono i propri alberghi, garnì, bed & breakfast, malghe e quant'altro, senza dover necessariamente aspettare gli investimenti dell'Aga Khan, degli Emiri arabi, degli Americani o dei Magnati Russi per "valorizzare" il proprio territorio.
Il fatto è che Cagliari (così come tutta la Sardegna) è un luogo dove il creatore ha fatto molto bene il suo lavoro, mettendo a disposizione mare, colline, spiagge, stagni, un clima straordinariamente adatto ad una vita dinamica, ma dove l'essere umano si è spesso distinto per aver sprecato le opportunità che gli sono state regalate dalla natura.
Questa politica di pseudo tutela dell'ambiente, basata sui divieti assoluti o prescrizioni assurde, ha favorito e favorisce l'abbandono, generando mostri di incuria e degrado, laddove una presenza umana ragionevole, controllata, ed un uso razionale delle risorse del territorio potrebbero generare benessere e una alta qualità della vita.
Calamosca e la Sella, sono luoghi dove in bici puoi, non solo fare allenamento in ogni stagione e a due passi dalla città ma, puoi soprattutto godere delle albe e dei tramonti memorabili, respirare l'aria che profuma di timo e di salsedine, ammirare la potenza delle maestralate che spazzano il golfo, incontrare una biscia o un coniglio che ti attraversa il sentiero, veder passare a pochi metri da te un gruppo di pernici, mentre stai sudando sui pedali.
Ma se qualcuno vuole buttarsi giù a capofitto, perché non individuare e/o tracciare un sentiero specifico, lontano dagli animali timidi e dai più delicati fiorellini?! Basta avvisare: qui si fa downhill. Niente pedoni. In un altro sentiero si va solo a piedi. In un altro ancora si va, educatamente, a piedi e in MTB. É così difficile condividere civilmente le risorse?