Brand globali come Adidas, nella loro lunga storia, i metodi per fare utili enormi a fronte della minimizzazione dei costi li hanno cavalcati tutti, offrendo anche loro, nel loro piccolo, il proprio contributo al cambio climatico.
Molti anni fa l’attenzione del consumatore era solo sul prodotto, quindi il marketing investiva su quello. Più recentemente si è spostata sul lifestyle, e e marketing investiva sulle emozioni...
Il tema di oggi è invece la
brad reputation, il marketing di tutte le multinazionali è concentrato solo e soltanto su quella!
Molto bene, nulla da obiettare, tuttavia, non è che togliendo dai litorali 4 ballette di bottiglie in pet, per produrre una scarpa della quale ne venderai 10 paia all’anno, quando delle altre ne vendi milioni al giorno, ti lavi la coscienza da decenni di delocalizzazioni, consumo di risorse, emissioni, produzione di rifiuti.
Resta comunque il fatto che è meglio una scogliera con 4 ballette di plastica in meno che con 4 in più, quindi,
nulla in contrario.
Tuttavia io consiglierei ad Adidas... grazie che pulisci le coste, però le 4 ballette mandale al termovalorizzatore e fai le
scarpe buone col polimero vergine, così durano 10 anno invece che 5 e si crea meno abbigliamento usa e getta. I soldi che risparmi nel processo, evitando di dover gestire la complessità derivante dall’impiego in piccola percentuale di una porcheria di granulo scarso da riciclo meccanico, li investi per andare a pulire altre spiagge e, se proprio quella plasica la vuoi far riciclare, la mandi a chi produce i tubi e le panchine...