Week end carnico...

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Winterhawk

Biker grossissimus
... interamente trascorso a girare per i monti delle strette e ripide valli del Friuli: un'esperienza emozionante ed impegnativa, come solo in questa stagione di grazia è possibile vivere. :il-saggi:

Se avete un pò di pazienza leggete quanto segue. :omero:

Nel w-e appena trascorso ho sperimentato un altro tipo di emozione, mai provata prima, visto che è pur sempre da poco tempo che vado per monti in sella alla mtb; si è trattato di un giro ad ampio respiro svoltosi in due giorni, nella panoramica ed impegnativa cornice carnica che fa riferimento alle vette più imponenti che sono presenti nella nostra regione. L'idea era quella di partire da Rigolato ed arrivare al Rifugio Marinelli verso sera, farsi una bella doccia ritemprante, mangiare qualche specialità carnica, bersi una bella grappetta e quindi pernottare nella suggestiva ambientazione d'alta quota. Per far si che ciò avvenisse è stato necessario posticipare la partenza, che è avvenuta di primo pomeriggio: alle 15:00 in punto, dal piazzale principale di Rigolato, è iniziata l'ascesa verso la frazione di Ludaria, secondo uno schema già sperimentato e collaudato; superata la prima ripida ma breve parte di salita esposta al sole, si è raggiunta la sterrata pista del Temerat, protetta dall'ombra del bosco. Raggiunto in breve il ponte sul Degano, dopo aver affrontato una breve discesa, si è pedalato per poco lungo la S.S. Carnica, fino al bivio per Givigliana; qui è iniziata la breve salita asfaltata per Tors ed al successivo bivio il dilemma si è riproposto: la frana aggirata lo scorso anno sarà o meno presente lungo la mulattiera? Superare quest'ostacolo allora non fu molto simaptico ma neanche la prospettiva di compiere oltre 250 mt di dislivello aggiuntivi al 15% (soprattutto se visti nel computo globale della giornata e in prospettiva dell'intero w-e) non è molto allettante. Alla fine decido di rischiare ed intraprendere la via che potrebbe essere ancora occlusa, sperando in un improbabile intervento di ripristino avvenuto in questi mesi (dato che da quelle parti alcune forestali sono oggetto di manutenzione e sistemazione). Naturalmente la frana è ancora lì, che aspetta solo di essere scavalcata con la bici in spalla ed un pò di incoscienza.


Il successivo tratto già è noto: si tratta di attraversare il ponte sul Rio Fulìn, raggiungere Collinetta e affacciarsi di fronte ai M.ti Canale, Capolago e Coglians, con la casa delle streghe, dai singolari infissi cremisi, posta in primo piano.


Raggiunta in breve Collina, dopo una sosta obbligata per l'approvvigionamento dell'acqua (quella entro la sacca idrica aveva raggiunto temperature improponibili), è iniziata la parte più suggestiva: l'ascesa verso il Rifugio Marinelli. Raggiunto e superato in breve il Rif. Tolazzi (1350 mt), si è intrapresa la strada a fondo naturale (CAI 143) in direzione del rifugio succitato. La salita è abbastanza impegnativa, ma più per il fondo spaccato che non per le pendenze (comunque in certi tratti abbastanza elevate); in compenso, il sole oramai stanco ed il fresco del tardo pomeriggio rendono l'ascesa gradevole. L'ampia conca erbosa punteggiata dai consueti margini di conifere è dominata dalle imponenti creste circostanti e conferisce una sensazione particolare di aspettativa, se si pensa che il rifugio resterà celato fino all'ultimo alla vista di chi percorre questa traccia. Raggiunta Casera Moraret si prosegue a sinistra (la direzione destra del sentiero 143, destinata a chi vuole salire a piedi, non è pedalabile) e si continua a salire. Il dislivello viene superato abbastanza rapidamente, anche se la stanchezza comincia a farsi sentire: fermarsi, sudati, significa cominciare ben presto a sentire un pò troppo fresco ma pedalare senza alcune brevi soste non è proponibile, così si approfitta anche per fare un paio di foto ai cuccioli di marmotta che emergono per pochi istanti dalle loro tane. Il cocuzzolo del M.te Floriz (2186 mt), posto sulla sommità della conca che a breve sarà raggiunta, sembra invitare l'esploratore, da tanto sembra a portata di mano, a scattare un'istantanea da brivido, ma la fioca luce serale non renderebbe giustizia a questo spettacolo, così l'appuntamento viene rinviato alla mattina seguente. Suparata un'ultima curva, appare il rifugio (2111 mt), quasi volesse dire "sorpresa! Eccomi qui."


Non c'è il tempo per emozionarsi che, simultaneamente, l'altro versante (direzione Timau - M.te Paularo) rivela la sua vastità, tra prati verdissimi posti appena sotto al rifugio e vette semicelate da sporadici nembi in movimento nonchè da una velata ma pallida luminescenza, esaltata dagli ultimi e tenui raggi solari.


La vista spazia in modo incredibile, dalle vette poste sopra Forni Avoltri a quelle opposte (ruotando lo sguardo da ovest ed est), passando per tutta la lunga cresta che vede la sua sommità nel M.te Crostis (2250 mt) sotto al quale si trova Forcella Plumbs, che sarà raggiunta il giorno successivo.
Il risveglio avviene in un'atmosfera quasi surreale, permeata da un silenzio ovattato che viene interrotto solo dal ronzio del gruppo di alimentazione esterno di servizio al rifugio, che segnala inesorabilmente la ripresa delle attività in quest'ultimo.


Uscendo all'esterno, si respira un'aria di attesa e di curiosità, mentre si osserva la direzione che a breve sarà percorsa: un sentiero panoramico da affrontare spingendo inizialmente la bici in salita, fino a raggiungere il rilievo che sovrasta il rifugio: questa operazione viene compiuta in pochi minuti, ma grande è la soddisfazione, poichè il rifugio sottostante sembra già essersi allontanato in modo sensibile, pur restando a portata di mano, e rimpicciolito dalla rocciosa mole sovrastante posta alle sue spalle.






La prima luce del mattino lotta con i residui di umidità lasciati dalla notte ed il cielo appare ancora in parte velato da questa coltre diafana, mentre si affronta il primo tratto di discesa: sembra di scorrere su un binario sopraelevato e di essere costantemente prossimi a spiccare il volo: l'esile traccia domina la ripida vallata sottostante ma, pur essendo ciclabile, percorrendola si realizza subitaneamente che è sufficiente una piccola svista per ritrovarsi esanimi a fondo valle.


La successiva ascesa verso la cima del M.te Floriz, sempre effettuata a spinta, restituisce il tempo per osservare l'ampio panorama circostante: il sentiero 174 ubriaca la vista, da tante sono le prospettive che offre...


Quasi non si sa da che parte guardare e, per alcuni attimi, sembra di perdersi irrimediabilmente in fantasie e suggestioni continuamente sussurrate da ogni scorcio su cui si soffrma lo sguardo, anche se per pochi istanti. Solo la vista della traccia posta innanzi alle ruote riporta alla realtà, così anche il secondo tratto di discesa viene affrontato; superata la parte esposta ci si immette negli ampi prati che precedono Forcella Plumbs: ora il sentiero diviene scorrevole, veloce, molto piacevole. Mentre le ruote grasse lambiscono i ciuffi d'erba circostanti la mole del M.te Crostis, guardiano silente della Forcella, si fa sempre più vicina ed oscura; la traccia che lo ascende sembra dire ad un biker che impunemente osasse anche solo pensare di salire: "di qui non si passa"!


Forcella Plumbs rivela un anfiteatro punteggiato da radi alberi che spiccano tra i verdissimi pascoli e dal bestiame che osserva pacifico ed indifferente i visitatori che si immettono nel suo dominio indiscusso.




Raggiungere la Malga sottostante è questione di poco; in breve il sentiero si trasforma in una mulattiera, seguita da una parte cementata, che viene percorsa in discesa fino ad incontrare un cancello, posto appena prima di un ponte. Superato quest'ultimo si continua a scendere lungo il CAI 150, fino ad incrociare il ferale bivio che, sulla sinistra, risale e porta ad aggirare il versante della montagna, per immettere alla salita successiva. Dopo una prima parte "interlocutoria", lungo la quale si approfitta per una breve pausa e per prepararsi psicologicamente a ciò che a breve seguirà, la traccia sfocia in una pista forestale più ampia, da poco sistemata: nonostante l'ottimo fondo, compattato e scorrevole, non è così agevole salire: la pendenza è elevata e la discesa precedente non ha contribuito di certo a mantenere le gambe in codizione ottimale per affrontare una parte come questa; inoltre, il sole va sempre più alzandosi e la temperatura cresce; fortunatamente gli alberi sono preziosi alleati con la loro ombra generosa, così questi 1,85 Km vengono superati senza eccessiva sofferenza. Giunti in corrispondenza di uno slargo, si nota la più stretta traccia originaria, che prosegue quasi in piano su fondo naturale, cinta su entrambi i lati dagli abeti rossi profumati di resina: pedalare in questo tratto è sempre emozionante ed in breve Sella Bioichia appare in tutta la sua bellezza. A destra c'è il tratto di sentiero 151 che scende verso Givigliana, di fronte si nota il medesimo sentiero 151 che scende dal M.te Crostis mentre sulla sinistra c'è la traccia che porta alla sommità della Sella, punto dal quale si potrà nuovamente osservare le cime lasciate alle nostre spalle: è quest'ultima la prima meta: dopo aver spinto le ruote grasse pere pochi minuti, appare nuovamente alla vista la conca di Forcella Plumbs, sul lato destro, mente di fronte, spettacolare, il valico posto tra i M.ti Capolago e Coglians (non visibile dalle altre posizioni precedenti) rivela uno scorcio della valle interna posta sul territorio austriaco; a dominare quest'apertura, proprio di fronte, c'è il Rif. Lambertenghi-Romanin (1955 mt), che da un anno attendevo di vedere, poichè sempre le nebbie l'avevano celato alla vista nelle precedenti occasioni.


Dietro a quest'ultimo c'è il lago Seewarte, descritto da chi l'ha visto come un piccolo paradiso. Rammaricato dalla consapevolezza che quel luogo non è raggiungibile in sella, ma felice per aver finalmente potuto osservare questa prospettiva, penso a ciò che segurà a breve: la discesa verso Givigliana lungo il sentiero già conosciuto:


la prima parte è davvero emozionante: superati i prati alti di Sella Bioichia, da cui sono visibilissime le imponenti cime poste a cavallo tra la Val Pesarina e la Val Degano, ci si immerge entro un fittissimo bosco: il sentiero resta godibilissimo lungo tutto il tratto alto: l'ottimo sottofondo costituito da terra, qualche radice e aghi d'abete rende divertente la guida, fino a che la traccia si allarga e il sottofondo presenta un acciottolato smosso, che rende più impegnativo il controllo del mezzo, seppur senza mai che quest'ultimo risulti problematico. Raggiunta Givigliana viene fatta scorta d'acqua, operazione quanto mai gradita, e si scende verso Rigolato, luogo nel quale le vetture attendono dal giorno precedente, ma non prima di aver immortalato le alte vette poste dinnanzi:


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41 Km e 1955 mt di dislivello sono stati appena superati in questi due giorni, ma non è ancora finita. Infatti, dopo aver pranzato a Forni Avoltri, un'altra impresa attende: l'ascesa fino a Sella di Tuglia dalla frazione di Avoltri. Il pinnacolo del M.te Tuglia (1931mt) sembra chiamare, e cela alla vista la sella omonima retrostante:


Non ho mai iniziato un'escursione alle 17:00 (e neanche dopo aver già faticato), senza contare che il giro è completamente inedito, quindi non so di preciso cosa riserverà. Si tratta di salire lungo il sentiero 230, che si prende dalla S.S. Carnica, e di scendere per il sentiero 229 che dalla quota di 1597 mt ridiscende fino a Forni Avoltri: un classico percorso ad anello. Lasciata la parte bassa della frazione di Avoltri, si pedala in leggera salita fino ad incontrare un bivio, posto appena al di sotto della parte alta del paese: si svolta a sinistra e si attraversa un ponte; il fondo diviene subito sterrato e, dopo una breve e ripida salita, ci si imbatte in un cancello di ferro, dietro al quale vi sono dei prati incolti e una casera; sulla sinistra c'è un sentiero ed è da qui che inizierà la salita. Dopo aver superato il primo ripido tratto a spinta, si può iniziare a pedalare sul single track,


che sale abbastanza decisamente, fino a raggiungere presto un punto in cui esso diviene una comoda mulattiera quasi ad andamento in falsopiano. In pochi minuti sono stati superati già oltre 100 mt di dislivello e si può notare, sulla destra, il paese appena lasciato.


Si prosegue, fiancheggiando la S.S. carnica, pedalando tra i fitti boschi che a tratti si aprono rivelando le imponenti guglie dei M.ti Siera, Creta Forata, Geu e Cimon,


fino a quando la traccia sfocia nella statale: a questo punto inizia un breve ma intenso tratto di calvario: si sale su asfalto in direzione Sappada (pendenze fino al 15%), fino a raggiungere il primo tornante, da cui si accede -sulla sinistra- ad una forestale segnalata dalle indicazioni CAI. Presa questa direzione, si scende per pochi metri, ma ben presto inizia la difficile salita che terminerà poco prima della Sella di Tuglia: questa ascesa presenta pendenze notevoli, a tratti cementate, ed in breve supera 500 mt di dislivello, fortunatamente quasi tutti superabili entro l'ombra del bosco. Dopo gli ultimi sforzi la faticosa salita (interminabile come sensazione, ma breve dal momento che supera il dislivello rapidamente ) termina ed un successivo tratto a sali-scendi culmina in una immaginaria galleria naturale (le cui pareti sono gli alberi del bosco) da cui filtra una luce intensa che non riesce del tutto a celare i prati oltre presenti. La vista si apre improvvisamente sulla Sella, rivelando altri pascoli, ampi prati cinti dagli abeti e, a sovrastare tutto ciò, le cime viste in precedenza dal basso, che ora sembrano davvero imponenti.




Resto a lungo incantato di fronte alla mole del Cimon


e alla guglie aguzze delle altre vette vicine quali i M.ti Geu e Creta Forata,


ma anche i M.ti Pleros e Creta della Fuina,



quindi scatto diverse foto e, una volta seduto ad un tavolo esterno dell'ospitale ed organizzata struttura con la cartina freneticamente portata alla mano, mi ripropongo di identificare una ad una tutte le cime visibili. L'aria si fa frizzante, la sera sta per scendere ed il sole digradante verso ovest -oramai basso- mi nega la possibilità di fare qualche foto in quella direzione. Alla malga apprendo che il sentiero 229, dopo recenti lavori di trasformazione, non è più tale, quindi mi avvio a scendere lungo una ripida pista forestale


(più ampia e dal fondo migliore nella parte alta), che però regala altri scorci panoramici emozionanti,


prima di culminare presso il piccolo campetto sportivo di Forni Avoltri. Supaerato quest'ultimo ci si immette nella S.S. verso la direzione di Sappada, si attraversa il centro di Forni Avoltri e si svolta subito a sinista, in direzione Avoltri: superato il ponte si raggiunge l'ampio piazzale ove la vettura attende. Altri 18,1 Km e 795 mt di dislivello sono stati superati: per questo w-e credo possa bastare! :sborone: :i-want-t:
 

Winterhawk

Biker grossissimus
goldreic ha scritto:
ho letto solo ora questa recensione, complimenti marco.
è stato veramente un weekend super. speriamo di ripeterlo presto...

Grazie, ma se così si è rivelato è stato sicuramente anche per merito vostro. :-o

In quanto a ripetere non c'è problema: fino a che la stagione lo permetterà, con la piacevole compagnia con cui già ho avuto il piacere di uscire, ;-) intendo proseguire decisamente in questo genere di avventure. :magna:
 

Winterhawk

Biker grossissimus
La seconda puntata della serie... :mrgreen:

Alcune fotografie dell'escursione di venerdì, con ascesa al Rif. Marinelli da Timau e di sabato, giornata nel quale dal Rif. Tolazzi abbiamo asceso a piedi il sentiero che porta al Rif. Lambertenghi - Romanin ed al Lago di Volaia.

Venerdì:

Un'immagine tardo pomeridiana del rifugio, solitario e stagliato, che ci attende:


Dopo aver dormito tutta la notte, si scopere che anche i raggi del sole (quei pochi che filtrano dalle nubi in ascesa) possono essere ottimi veicoli per finire tra le braccia di Morfeo:


Saliamo lungo le pendici erbose del Pic Chiadin e, da quasi 2300 mt di quota, osserviamo la vallata di Timau, ove eè ben visibile la mulattiera che abbiamo percorso il giorno precedente:


Un auto scatto di tre facce che ancora conservano i residui del sonno apppena concluso, sovrastate dalla Creta della Chianevate, una cresta rocciosa stupenda:


Si inizia a scendere lungo il sentiero CAI 144 per Timau:


ET, incuriosita dal panorama e dai cercatori di mirtilli, si guarda intorno:


Verso il laghetto, poco al di sotto di questa piccola piramide erbosa:


Un'immagine dei prati circostanti che caratterizzano questa vallata, incastonata tra i poderosi rilievi che costituiscono la panoramica delle vette e le crete che si dipanano lungo il confine con l'Austria:


Una cartolina con nyholm in discesa:


Una vista sul Passo di Monte Croce Carnico:


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Alcune foto relative alla camminata di sabato, svoltasi inizialmente al sole e poi interrotta in corrispondenza del Rifugio dalla pioggia, con relativa mancanza di visibilità, che ci ha fatto temere di non riuscire a vedere il versante austriaco ed il famoso lago di Volaia; fortunatamente, dopo una ottima fetta di torta e una provvidenziale sosta presso la taumaturgica stufa a legna, le nubi si sono pian piano diradate, concedendo alla vista di cadere tra scorci indimenticabili:

Il canalone del passo di Volaia, con i basamenti rocciosi della Cima Lastrons del Lago:


Lungo l'ascesa da 590 mt di dislivello, percorsa in 50 minuti:


Il Rifugio Lambertenghi - Romanin, posto a 1955 mt di quota; alle sue spalle c'è il lago:


Due immagini del lago e del versante austriaco, carpite furtivamente tra un passaggio di nubi e l'altro:




Il crocefisso posto presso il cippo di confine presente tra i M.ti Capolago e Cima Lastrons del lago, al centro del Passo di Volaia:
 

Classifica giornaliera dislivello positivo

Classifica mensile dislivello positivo