This is Elba: Ride for fun.
Three months ago.
Era inverno: il crepuscolo giungeva in fretta e senza preavviso.
La pioggia, incessante sui vetri, generava sospiri inquieti, togliendo anche il gusto di fantasticare sui maliardi week-end bikereschi.
Ricurvo sulla scrivania ero sommerso da indigeste carte; la mente, laboriosamente impegnata nella costruzione di un incerto futuro, ricercava evasione…
D’improvviso la posta elettronica, il moderno araldo degli dei, sussultò; e come l’arcobaleno colora il cielo dopo la tempesta, una e-mail inaspettata mi offrì la possibilità di catapultarmi nel fiabesco paradiso delle mountainbikes a largo delle coste italiche tra il Mar Ligure ed il Mar Tirreno nel
Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano: l’isola d’Elba aspettava solo di essere solcata dalle nostre grasse
ruote!
I trailbike Bros avevano lanciato l’esca: io, come il salmone che risalendo la corrente viene catturato dall’orso, già stavo preparando bike e bagagli per la partenza.
Day 0 [gio, 30.04.2009] : La partenza
Consegno la bike al più saggio dei trailbike bros, maxdrome senior, puntuale come un orologio carico i bagagli nel nuovo van for riding.
In un battito di ciglia – ho dormito per l’intero viaggio – approdiamo nella bucolica Piombino. L’aria è irrespirabile, fantastichiamo sulle avventure che ci aspettano al di là del mare: i veterani erudiscono i pivelli, e l’uomo chiamato Cable Chip “maxdrome junior” mostra i video dei sentieri dell’isola avvalendosi di futuristiche tecnologie.
Parte del gruppo, “Calamaro”, “Bella di padella”, lo “stoico Maurizio” e “Manuelito” sono già sul luogo in sella ai loro ferrosi cavalli; i furbetti hanno approfittano del giovedì pomeriggio per raidare tra i scoscesi sentieri dell’oasi elbana.
In serata sbarchiamo sull’isola e circospetti, grazie alle abilità navigatorie – contestate fin dai tempi della civiltà messapica - di tom tom maxdrome, arriviamo al camping “La Foce”.
Ci insediamo nella “capanna” dalle peculiari dimensioni: io, alto un metro e “ottanta” voglia di crescere, mi sento un Nano nella casa dei Puffi.
Condivido la cameretta (forse 3 mq, un armadietto stile palestra, tre letti di cui uno a castello) con il tranquillo e assennato Sandrino, impeccabile nell’abbigliamento e nella dotazione tecnica e con Cable Chip, l’uomo che dorme con il costume e va in spiaggia con i pantaloni da freeride.
A fianco, accampati nella camera da letto, maxdrome senior – pisolo tra le mura domestiche - e signora - messapica Carmen -, vera padrona della regia capanna, sono una ottima compagnia.
Day 1 [ven 1.05.2009] : Elba_KB il messia…
Sono le 8 del mattimo, il gruppo compatto, auto munito, parte alla volta di Porto Ferraio; ad aspettarci, dinanzi alla Konad, un adrenalico ceffo isolano: Elba.kb.
Solo poche ore prima l’elbano con la sua fiammeggiante Canyon aveva condotto per i sentieri dell’isola “the Father of Froriders” al secolo Wade Simmons e il suo fedele alter ego Richie Schley insieme ad un paio di pischelli in erba del team Rocky Mountain Mario Lenzen e James.
Oggi invece gli toccava scarrozzare l’agguerrito gruppo dei romani, gente di spirito ma dalla tecnica sindacabile…
I tamburi cominciarono a battere e le gambe a mulinare sui pedali, guizzanti, come devoti romei pellegrini, seguiamo il messia di giornata: l’esperto e tecnicamente valido Elba kb.
Cominciamo il giro dalla rotatoria di Carpani direzione San Martino.
Con l’atteggiamento dei lords inglesi che sorseggiano il tè pomeridiano imbocchiamo il cammino fino alla strada di Poggio al Molino, pedaliamo verso Monte Pericoli e percorriamo il sentiero fino alla provinciale. Ancora a destra, bivio per la Biodola, e via verso le Cime, poi a sinistra per il Viticcio.
Nel corso del giro, con l’attenzione del soldato che piantona, guardo le spalle a maxdrome senior, elefantiaco sasso nel tecnico stretto e imprendibile freccia nel veloce aperto: il sentiero è un bellissimo single track nel bosco, molto guidato e veloce.
Risaliamo su asfalto direzione Portoferraio, la voglia di conquistare nuove discese ci difende dal canto ammaliatore del ristorante Tre Colonne, resistiamo e continuiamo verso le Cime fino al sentiero del Brunello: godurioso single track con il gasse tutto aperto!
Dopo 26 km complessivi, ritorniamo al punto di partenza: al piazzale della konad. Carichiamo le bici sulle macchine e picchiamo per approdare alla spiaggia.
Lì ci ristoriamo con un frugale pranzo a base di frittura di calamari, pesce spada ed angus.
La stanchezza prende il sopravvento e la sabbia finisce per cingere le nostre membra.
Nel pomeriggio adeguatamente pasciuti grazie al pasto orientato alla massima efficienza atletica, al pari di un motore diesel satollo di benzina riprendiamo le bici anche se qualche anziano rinuncia alla ripresa.
Saliamo per diversi km su strada bianca.
Di nuovo in vetta ci catapultiamo a cascata verso la ambita spiaggia.
Il tracciato è arido, pieno di solchi ed impegnativo; l’andatura costante e le pause inesistenti.
Il fiato si spezza e al pari della fattucchiera che nei vicoli di Trastevere molesta insistentemente i passanti, la fatica afferra molti di noi e ruzzoloni incolpevoli si susseguono tra sguardi divertiti.
Il sentiero finisce e siamo di nuovo sul piazzale antistante il lido in cui riposano le carrozze di metallo arroventate dal sole acuto.
Alla fine della giornata i km percorsi sono 38, magistralmente condotti dalla nostra personale guida messianica Elba.kb!
Il giro è stato splendido, abbiamo trovato di tutto: varietà di percorsi, difficoltà tecniche, fatica, etc etc….
Affaticati e soddisfatti, come quando si raggiunge l’oggetto del proprio amore, torniamo al camping.
Il soggiorno in capanna, grazie soprattutto alla signora maxdrome, è piacevole come nell’agriturismo di zio Arduino (etimologicamente l’amico valoroso): i Maxdrome bros hanno svaligiato l’orto di famiglia e la sapiente regia della messapica signora fà il resto.
Gaudente e spiritualmente partecipe mi ritrovo steso sulla lettiera intento a recuperare le perdute forze per il giorno seguente….
Day 2 [sab. 2.05.2009] : Zen riding
Diversamente dal primo giorno anticipiamo la sveglia di mezz’ora, l’atmosfera mattutina friccica e con grande convinzione prepariamo l’artiglieria da raidata.
Il programma della giornata è stato definito la sera precedente. Un solo giro: 19 km - detto “er troppolo” - una salita e una discesa per 1000m di dislivello… “sembra abbordabile” suggerisce il biker faticatore gentilmente ospitato nel mio inconscio…capirò solo a fine giornata e a mie spese che il nome stravagante del percorso non è casuale....
I senatori del gruppo hanno trascorso la notte a raccomandarsi agli dei della mtb e ad educare i novizi sui demoni che avrebbero potuto incontrare lungo il percorso roccioso.
L’atmosfera friccicosa li ha inspiegabilmente straniti, (confideranno solo in serata i loro timori per la salita) XR400 e Tostarello partono alla garibaldina, anticipano il gruppo ancora impegnato negli approvvigionamenti all’alimentari del paese, e raggiungono in solitaria la vetta della montagna ….
A rifornimenti completati anche noi altri cominciamo a salire, i primi km su asfalto mi aiutano a spezzare il fiato ed anche la gamba…Poi ancora salita in singletrack, nel bosco delle meraviglie: rocce, alberi, muschio e folletti che scherzosamente frenano le ruote.
Porto la bike a passeggio per gran parte della salita. Sui pedali subisco l’incantesimo del bosco fatato e quasi da fermo, su un tecnico passaggio in ascesa, cado direzione dirupo; il santo protettore Lollo, foto affaccendato, frena la mia corsa e mi evita l’osso fracassato.
Qualche metro più avanti invidioso con sorriso radioso anche er Luke “bella di padella”si stende a pelle d’orso in un passaggio insidioso.
La salita del Monte Perone prosegue senza soste, i pedalatori del gruppo capeggiati da Cable Chip, approfittando della lentezza delle retrovie in cui casualmente ero rimasto invischiato, fotografano il bel panorama.
Dopo le foto, inizia il momentum del percorso: un sentiero tecnico a mezza costa, in parte lastricato, caratterizzato da un panorama mozzafiato, che passa sotto i cavi della bidonvia e regala eccezionale soddisfazione nel percorrerlo.
Terminata l’ascesa, indossiamo le
protezioni e ci catapultiamo in un breve tratto di discesa molto trialistica: conquisto i primi posti del gruppo e mi avvinghio alla calcagna di Lollo, prima santo ora demone che con tecnica incantevole cuce sartoriali traiettorie in sella al suo rigidino.
Arriviamo ad uno piazzale ricco di pini e contiamo i feriti: il forcellino di Sandrino si è affettuosamente cinto ad una roccia.
La contentezza per la discesa, effimera, svanisce al sorgere di una nuova salita: la via Crucis.
La salita è a dir poco irta, le ginestre gialle, che mostrano la loro bellezza ai lati della strada, ci accompagnano fino al santuario della Madonna del Monte.
Cable chip ed altri scellerati compagni riescono a pedalarla fino in cima; io come la capretta su lu tratturo spingo per l’intera sua lunghezza la mia beneamata.
In cima, sul piazzale, l’aria si fa tranquilla, ci rilassiamo e spaparanzati al sole esercitiamo le mandibole in un astruso esercizio ginnico di addenta e mastica…
Dopo esserci dopati con prosciutto di cinghiale e mozzarella di bufala, riempiamo le sacche idriche
e riprendiamo il giro.
Serraventosa è un falsopiano tendenzialmente in discesa molto divertente e ricco di rocce, il gruppo si sgrana velocemente, podisti tedeschi basiti ci applaudono.
Tutto fila liscio, galleggio sul tracciato e rifletto sulla complessità della vita… siamo a Serraventosa e non tira un alito di vento…
Il pensiero viene catturato dalla bellezza del posto, sinistramente simile al selvatico paesaggio sardo, la sensazione piacevole mi nasconde gli oscuri presagi che si stavano annidando tra i raggi della mia ruota.
Improvvisamente dopo aver schivato, galleggiato e superato rocce di tutti i tipi, la ruota, come la pecora dinanzi al lupo, si blocca: i raggi hanno agganciato la gabbia del cambio posteriore, estirpandone il supporto. Un morso netto che non consente appello.
Rapido conciliabolo con i Maxdrome bros; chirurgico intervento di Cable chip e improvvisamente, senza realmente comprendere, ripongo il cambio posteriore e la
catena nello
zaino.
Anche Keplero se lo sarebbe chiesto: si può andare senza catena… Dovevo rovesciare una convinzione antica come l’origine della bici..
Al Troppolo, considerate le precarie condizioni del mezzo meccanico mi anticipo insieme a Simon, Max e Tostarello, lo stoico Maurizio e Manuelito. Imbocchiamo il sentiero per Pomonte ma improvvisamente uno sconsiderato squillo telefonico interrompe la nostra corsa verso valle.
Si torna indietro, il sentiero giusto dirigeva verso Chiessi.
Ci ricongiungiamo agli altri. Infiliamo la discesa: il sentiero è una vera goduria!
Preoccupato, senza catena e senza cambio posteriore con il carro della bike libero da condizionamenti, mi immergo in un processo di semplificazione degno del più preparato piennellista della storia.
In sintonia con il nulla cosmico percepisco il vero significato del lasciarsi andare: nelle orecchie campeggia allegramente il brocardo less is more.
Fluido, come l’anguilla che scappa dalle mani dell’esperto pescatore, stavo percorrendo lo sciamanico viaggio iniziatico verso la luce, al pari del novello jedi avevo intrapreso il cammino della forza.
Il sentiero si conclude dentro Chiessi, delizioso paesotto in riva al mare.
Arrivo a valle distrutto dallo sforzo fisico ma con il cuore ricolmo di giocondità per il meraviglioso trail.
Gli autieri provvedono al riporto: Maxdrome, Simon, Bella di padella, baffo Max si imbarcano sulla navetta della dolcissima cerbera elbana, sorridente fanciulla che farebbe apparire mielato un rude camionista.
Gli altri si dirigono verso la spiaggia per un bagno di sole; io, calamaro e Stefano “the pitcher”assumiamo le fattezze della guardia d’onore del Quirinale e vigiliamo sulle amate bikes.
Calamaro si abbandona ai suoi ricordi albicelesti, sogna la pampa e nell’istante che separa il lampo dal tuono si addormenta accompagnandosi con sincopati respiri degni di una grancassa.
Racconto a the Pitcher - sdraiato all’ombra di un sottile strato di pace interiore - la sublime esperienza vissuta sul trail, l’emozione provata nel “non avere avuto” in un mondo in cui possedere significa essere.
D’improvviso mi rendo conto che the pitcher aveva ceduto al serrato abbraccio di Morfeo ed oggi mi chiedo se la madre di quella sonnolenza sia stata il racconto sul sentiero della luce o la stanchezza del giro appena concluso.
Stoico e in stato ipnotico, resto da solo a piantonare le bici dei miei compagni d’avventura.
Gli autieri fanno ritorno e portano a compimento la missione riporto. Tutti insieme ci allontaniamo da Eldorado e veleggiamo verso il camping.
Un’altra mitica giornata di raidate volge al tramonto, Maxdrome senior con scrupolo certosino, grazie ad una lungimiranza provvidenziale, sostituisce il cambio della mia bici: la ancillottina è di arrembante.
Parte della truppa trova il tempo per concludere la giornata con un pisolino sulla spiaggia di fronte al camping.
Day 3 [dom. 3.05.2009] : sgambettata sul Monte Calamita
Sono affaticato e dolorante, mi alzo con sofferenza.
I Maxdrome bros, con l’arguzia tipica dei risolutori di indovinelli, colgono la svaccata atmosfera da “togliamo le tende e recuperiamo le vettovaglie”.
Propongono un giro che nella loro fantasiosa mente ci avrebbe permesso di sciogliere i muscoli e recuperare le forze.
Il dislivello è contenuto anche se tutto positivo… fortunatamente il giro svetta anche per il suo panorama mozzafiato.
Raggiungiamo il monte Calamita su cui si sviluppano tre percorsi ad anello a varie altezze; al livello del mare albergano la famose miniere di ferro dell’isola.
I senatori, nonostante l’età, sono arrembanti e cominciano a salire una rampa in cemento degna di Messner.… il resto del gruppo è riottoso: questa non è la giornata degli esploratori indomiti è piuttosto il giorno della digestione del fantastico we elbano, della presa di coscienza di quanto è stato e di quello che potrà essere…
Quindi proseguiamo su una strada ampia e priva di difficoltà tecniche;
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Il panorama è meraviglioso.
Gli inglesi sono soliti pensare: “When you live in Rome, do as the roman does”; noi alle pendici del monte Calamita approfittiamo del tratto del tracciato che fu della Coppa del mondo dh del 1992 in cui Tomac mostrò al mondo cosa è possibile fare con una mtb...
Veloci come saette ci catapultiamo nell’unico tratto di discesa del giro, in fila indiana e a gas tutto aperto.
Novelli cavalieri con i nostri agili cancelli sentiamo risuonare le ferraglie dei tempi che furono al pari dell’ignaro turista che ai fori imperiali sente riecheggiare le orazioni di Catone il Censore nel Senato Romano.
Sostiamo brevemente al baretto e ritiriamo rapidi, come la lingua della lucertola dopo aver catturato la mosca, verso le macchine per impedire a Josef, il nostro calabro australiano, di perdere il traghetto di ritorno.
Il pomeriggio non placa la voglia di bike e con i Maxdrome bros e Lollo, grazie a Sandrino che si traveste da maggiordomo, ci dedichiamo all’ultimo singletrack della gita dentro al bosco.
Frizzanti, come cavallette in un campo di grano, percorriamo un bel single track che tanto ricorda il boschetto della nostra villa pamphili.
Il sentiero si conclude con un droppino da una passerella di legno sulla spiaggia.. il tramonto chiude l’ultimo giro del weekend.
Assorti nel contemplare tale meraviglia, siamo pieni di pace e serenità come lo sono i monaci shaolin quando meditano sulle cime del tibet…
La sera è festa: Simposio conclusivo con elba kb che ci mostra al ristorante le foto dei mostri sacri del team rocky mountain accompagnati la settimana precedente….
Cala il sipario e rientriamo nei camerini.… il pensiero è ancora alle fantastiche emozioni vissute e già i registi – maxdrome bros – che hanno reso possibile questa avventura stanno preparando il prossimo weekend sognando il ponte di San Pietro e Paolo.
Roma 1 giugno 2009.
Tuot