Velluto Bianco

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olivia 73

Biker tremendus
7/10/07
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Cupra Marittima (AP)
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La sveglia suona alle 6.45. La spengo e mi rimetto sotto le coperte. Dopo 5 minuti risuona di nuovo. La rispengo di nuovo e di nuovo sotto le coperte. Altri 5 minuti e….. diiiii diiiii diiiii diiiii…..diiiii diiiii diiiii diiiii….
Off ….coperte…. diiiii diiiii diiiii diiiii…..diiiii diiiii diiiii diiiii….
La storia va avanti fino alle 7.15, quando decido definitivamente di alzarmi. Questo succede tutte le mattine da un mese a questa parte. Oggi però è un giorno speciale. Sto per andare in montagna, sulla neve. Sassotetto. Mi vesto e mi preparo a rimanere in apnea per tutto il giorno, visto che i miei pantaloni da sci, vecchi senza averli mai indossati, hanno deciso di ristringersi di una taglia!!!!!
Fuori piove e la cosa mi rallegra. Per andare sulla neve devo rinunciare al mio solito giro in mtb. In questo periodo riesco ad andare in bici due volte a settimana, il martedì ed il giovedì, con le mie amiche di fatiche. Questo mi piace molto perché “mi vesto” da guida e riscopro stradine che non ricordavo più. Ma la domenica è speciale. Perché è un uscita di gruppo, perché spingi di più, perché fai percorsi più impegnativi, perché vedi i risultati derivanti dall’”allenamento” infrasettimanale.
Oggi dovevo rinunciare a tutto questo. Svegliarmi con la pioggia mi ha, quindi, riscaldato il cuore e mi ha fatto partire con gioia e senza rinunce.
La destinazione non è lontana; circa 1,5-2 h di macchina. L’unico tormento sono i tornanti.
Il viaggio è un via vai di colline colorate. Rosso…marrone..verde marcio..giallo ocra.
Sinuosità femminili…calde…morbide…dolci.
Ma ecco che comincia ad intravedersi un filo di zucchero velato ai lati della strada. Le temperature scendono, la pioggia si trasforma in nevischio.
Dietro le colline spuntano, in lontananza, capezzoli bianchi, irrigiditi dal freddo. Le nudità coperte, per pudore, da un velo di nuvole.
Ora è un alternarsi di bianco, rosso, marrone, verde marcio, giallo ocra. Ma quando arriviamo in alto lo zucchero velato si è trasformato in panna montata e la montagna in una coperta soffice, bagnata, candida.
Non c’è nessuno. Solo il VENTO. È un vento forte, che fa male al viso, che ti spinge lontano. Non c’è neanche silenzio, perché senti gli alberi della pineta vicina, che URLANO, e la neve, smossa dal vento, che ti trafigge il viso.
Ma tutto questo è una situazione piacevole, perché diversa dal solito. Nuova.
I bambini si divertono. Giocano a rincorrersi e tirarsi le palle di neve, a scivolare con lo slittino, a fare pupazzi. È un continuo salire, scivolare, tenersi i cappelli per non farli volare, ridere.
Io faccio da spola tra sotto e sopra. Mi trascino gli slittini per fare divertire LORO.
È il tormento della mia vita. Spingere in salita anche là dove si dovrebbe solo scendere.
FA FREDDO.
Le mamme vanno al bar a riscaldarsi.
IO, invece, rotolo in una valanga di neve…di fango…di sabbia..Giù sempre più giù. E’ la mia vita.
Annaspo, soffoco, riemergo, trovo una appiglio, risalgo, mi trascino piangendo. Le lacrime fanno male perché sono aghi di ghiaccio. Riesco lo stesso ad arrivare di nuovo in cima, lasciando però, dietro di me, una scia rossa su un VELLUTO BIANCO.
Respiro. Mi guardo intorno. C’è uno spicchio di SOLE che mi riscalda sciogliendo il ghiaccio dentro me.
Mi asciugo le lacrime. Controllo le ferite. Mi rimetto in piedi. E con rabbia mi dico:
Ok. Sono di nuovo pronta. Ricomincio da capo!!!!
 
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