Sono sdraiato sulla sabbia bianca, mentre il calore del sole ed una brezza leggera asciugano il mio corpo....le onde del mare si allungano pigre sulla battigia e....un treno???? Lentamente mi connetto alla realtà, butto un occhio alla sveglia: sono le sette, ma fuori è ancora notte....beh, ormai sono sveglio, esco dal letto caldo e, rabbrividendo per lo sbalzo termico, vado lentamente in bagno, pensando a chi me lo faccia fare......
Alcuni sciacqui con l'acqua fredda mi restituiscono alla vita, allora scendo in cucina e mentre mi sparo la quotidiana dose di caffeina butto uno sguardo distratto al Forum, poi nel pieno possesso delle mie facoltà mentali mi avvio in garage per il consueto rito della vestizione, cosa che vista la temperatura più che autunnale ruba alcuni minuti in più alla giornata....
Pronti, via.....dove vado??? Il cielo è plumbeo e compatto, quasi foriero di precoci nevicate, ma il meteo ha messo bello quindi, visto l'incombere del Grande Inverno opto per un ultimo giro all'Alpe Piazzo, da dove scenderò per il sentiero rimesso a nuovo dagli amici del Gravity ( mi spiace ma non riuscirete mai a portarmi in cima con la navetta!!!).
Si parte, subito l'aria frizzante mi pervade, riempiendomi di energia e facendomi godere ogni metro dell'altrimenti tedioso trasferimento su asfalto. Pochi chilometri e giungo nella cittadina da dove prende il via la salita prescelta: fuori dai bar e dalle pasticcerie, dove fino a pochi giorni prima si aggiravano orde di cercatori di funghi e raccoglitori di castagne, sono rimasti soltanto gli ultimi nottambuli, che mi scrutano curiosi con occhi arrossati dai bagordi....un piccolo flashback e mi rivedo nella mia vita precedente!
Eccomi, inizia la salita e, nonostante la temperatura si avvicini abbastanza allo zero, mi tolgo la maglia a maniche lunghe, un sorso di acqua finalmente fresca e parto. Una quindicina di chilometri mi porteranno fino ai 1850 metri del rifugio: decido di seguire la vecchia strada del Passo S.Marco, è abbastanza faticosa per fondo e pendenza ma indubbiamente pedalare nel bosco è tutt'altra cosa...
Il rumore delle castagne che cadono evoca nella mia mente immagini di battaglie incruente a suon di pigne tra elfi e trolls, mentre lo scrocchio delle foglie secche fa da accompagnamento al mio ansimare...
Superati in agilità i primi chilometri di sterrato rientro sull'asfalto e giungo all'ultimo paese verso il Passo: qui l'esistenza ha un sapore antico, vedo alcuni contadini indaffarati nel rito autunnale dello spargimento del letame negli orti: quelli che sono scarti di oggi diventeranno il cibo di domani, il cerchio della vita si chiude un'altra volta.....
Noto che il concime animale qui ha un odore completamente diverso, quasi muschiato, che ben si concilia con l'umido profumo della bruma mattutina, comunque niente a che vedere con l'olezzo dei campi fertilizzati in pianura, probabilmente anche l'alimentazione bovina è diversa....Per un attimo dalle nebbie del passato emerge il ricordo di quando andavo nella stalla, dei forti odori degli animali, il calore che sprigionavano quei corpi possenti, il sapore del latte appena munto, bevuto senza timori di chissà quali malattie, e con nostalgia penso a mio nonno, allora per me era un gigante, nodoso come un faggio e burbero come solo chi ha faticato tanto può essere....
Pedalando tranquillamente mi immergo nella policromia autunnale dove le varie tonalità di rosso donate dai faggi si sommano al giallo ed al marrone degli ultimi castagni, risaltando sul verde brillante di rugiada dell'imminente abetaia. A questo piacere per gli occhi si somma quello non indifferente di essere praticamente solo, sono stato superato solo da due moto, un trattore che arrancava peggio di me ed un'auto, su una strada dove solo un paio di settimane fa transitavano carovane di auto e mandrie di centauri. Dall'alto il Passo mi osserva, sornione e coperto di neve: gli lancio un arrivederci al prossimo anno, svolto a sinistra e procedo su strada più ripida nel mezzo di una bellissima abetaia: qui gli odori si fanno ancora più pungenti, però mi accorgo che manca quel ronzio di che fa da sottofondo alle pedalate estive e ti fa pensare di essere in un immenso alveare.
Vedo alla mia destra un formicaio gigante, ma della moltitudine dei suoi abitanti nessuna traccia. Ad occhi inesperti sembrerebbe solo un enorme mucchio di aghi di pino, ma sicuramente all'interno la vita procede secondo le regole stabilite dalla nostra grande Madre. Mi sovviene la favola della cicala e della formica e penso che forse c'è una giusta via di mezzo.....
Un fruscio attira la mia attenzione: uno scoiattolo indaffarato nella raccolta provviste mi lancia uno sguardo curioso, per poi risalire a folle velocità verso la sua casa sull'albero, ne volevo una anche io da piccolo.....
Un'amanita muscaria ancora perfetta occhieggia tra le piante di mirtillo, mentre su una ceppaia un gruppo immenso di chiodini mi dà l'illusione del pubblico assiepato al traguardo. Spronato da questi silenti amici supero gli ultimi tornanti, non prima di avere posato le ruote della belva sulla prima neve della stagione e di avere riflettuto sul detto "Beati gli ultimi perchè saranno i primi", in questo caso la prima neve sarà l'ultima ad andarsene..
Eccomi giunto, appena mi fermo il sudore a contatto con l'aria fredda ed umida mi circonda di un'aura impalpabile, non mi resta che coprirmi e giù, a rotta di collo, verso altre emozioni, sicuramente con più adrenalina ma non per questo più forti....
Non c'è niente da fare, non potrò mai scegliere: salita o discesa, le amo tutte e due allo stesso modo......
Alcuni sciacqui con l'acqua fredda mi restituiscono alla vita, allora scendo in cucina e mentre mi sparo la quotidiana dose di caffeina butto uno sguardo distratto al Forum, poi nel pieno possesso delle mie facoltà mentali mi avvio in garage per il consueto rito della vestizione, cosa che vista la temperatura più che autunnale ruba alcuni minuti in più alla giornata....
Pronti, via.....dove vado??? Il cielo è plumbeo e compatto, quasi foriero di precoci nevicate, ma il meteo ha messo bello quindi, visto l'incombere del Grande Inverno opto per un ultimo giro all'Alpe Piazzo, da dove scenderò per il sentiero rimesso a nuovo dagli amici del Gravity ( mi spiace ma non riuscirete mai a portarmi in cima con la navetta!!!).
Si parte, subito l'aria frizzante mi pervade, riempiendomi di energia e facendomi godere ogni metro dell'altrimenti tedioso trasferimento su asfalto. Pochi chilometri e giungo nella cittadina da dove prende il via la salita prescelta: fuori dai bar e dalle pasticcerie, dove fino a pochi giorni prima si aggiravano orde di cercatori di funghi e raccoglitori di castagne, sono rimasti soltanto gli ultimi nottambuli, che mi scrutano curiosi con occhi arrossati dai bagordi....un piccolo flashback e mi rivedo nella mia vita precedente!
Eccomi, inizia la salita e, nonostante la temperatura si avvicini abbastanza allo zero, mi tolgo la maglia a maniche lunghe, un sorso di acqua finalmente fresca e parto. Una quindicina di chilometri mi porteranno fino ai 1850 metri del rifugio: decido di seguire la vecchia strada del Passo S.Marco, è abbastanza faticosa per fondo e pendenza ma indubbiamente pedalare nel bosco è tutt'altra cosa...
Il rumore delle castagne che cadono evoca nella mia mente immagini di battaglie incruente a suon di pigne tra elfi e trolls, mentre lo scrocchio delle foglie secche fa da accompagnamento al mio ansimare...
Superati in agilità i primi chilometri di sterrato rientro sull'asfalto e giungo all'ultimo paese verso il Passo: qui l'esistenza ha un sapore antico, vedo alcuni contadini indaffarati nel rito autunnale dello spargimento del letame negli orti: quelli che sono scarti di oggi diventeranno il cibo di domani, il cerchio della vita si chiude un'altra volta.....
Noto che il concime animale qui ha un odore completamente diverso, quasi muschiato, che ben si concilia con l'umido profumo della bruma mattutina, comunque niente a che vedere con l'olezzo dei campi fertilizzati in pianura, probabilmente anche l'alimentazione bovina è diversa....Per un attimo dalle nebbie del passato emerge il ricordo di quando andavo nella stalla, dei forti odori degli animali, il calore che sprigionavano quei corpi possenti, il sapore del latte appena munto, bevuto senza timori di chissà quali malattie, e con nostalgia penso a mio nonno, allora per me era un gigante, nodoso come un faggio e burbero come solo chi ha faticato tanto può essere....
Pedalando tranquillamente mi immergo nella policromia autunnale dove le varie tonalità di rosso donate dai faggi si sommano al giallo ed al marrone degli ultimi castagni, risaltando sul verde brillante di rugiada dell'imminente abetaia. A questo piacere per gli occhi si somma quello non indifferente di essere praticamente solo, sono stato superato solo da due moto, un trattore che arrancava peggio di me ed un'auto, su una strada dove solo un paio di settimane fa transitavano carovane di auto e mandrie di centauri. Dall'alto il Passo mi osserva, sornione e coperto di neve: gli lancio un arrivederci al prossimo anno, svolto a sinistra e procedo su strada più ripida nel mezzo di una bellissima abetaia: qui gli odori si fanno ancora più pungenti, però mi accorgo che manca quel ronzio di che fa da sottofondo alle pedalate estive e ti fa pensare di essere in un immenso alveare.
Vedo alla mia destra un formicaio gigante, ma della moltitudine dei suoi abitanti nessuna traccia. Ad occhi inesperti sembrerebbe solo un enorme mucchio di aghi di pino, ma sicuramente all'interno la vita procede secondo le regole stabilite dalla nostra grande Madre. Mi sovviene la favola della cicala e della formica e penso che forse c'è una giusta via di mezzo.....
Un fruscio attira la mia attenzione: uno scoiattolo indaffarato nella raccolta provviste mi lancia uno sguardo curioso, per poi risalire a folle velocità verso la sua casa sull'albero, ne volevo una anche io da piccolo.....
Un'amanita muscaria ancora perfetta occhieggia tra le piante di mirtillo, mentre su una ceppaia un gruppo immenso di chiodini mi dà l'illusione del pubblico assiepato al traguardo. Spronato da questi silenti amici supero gli ultimi tornanti, non prima di avere posato le ruote della belva sulla prima neve della stagione e di avere riflettuto sul detto "Beati gli ultimi perchè saranno i primi", in questo caso la prima neve sarà l'ultima ad andarsene..
Eccomi giunto, appena mi fermo il sudore a contatto con l'aria fredda ed umida mi circonda di un'aura impalpabile, non mi resta che coprirmi e giù, a rotta di collo, verso altre emozioni, sicuramente con più adrenalina ma non per questo più forti....
Non c'è niente da fare, non potrò mai scegliere: salita o discesa, le amo tutte e due allo stesso modo......