Prosegue la nostra settimana di ferie al lago di Ledro. Dopo un inizio scoppiettante (due escursioni in mtb su due giorni) concediamo una giornata di riposo al nostro fondoschiena e allunghiamo le gambe con una mattinata dedicata al FW.
Un bel giro del Lago di Ledro ci da la giusta carica per un pomeriggio di meritato riposo. Controlliamo orari autobus, si fa spesa, si legge ecc..ecc mentre, come da previsione, un forte temporale si abbatte sullo specchio dacqua davanti a noi. Il rumore dellacqua sul tetto in plastica del nostro camper è strano, accattivante e a volte quasi preoccupante. Un po si legge, un po si guarda fuori dal finestrino per osservare lo spettacolo della pioggia che cade. Le cime dei monti sono imbrigliate fra le dense nubi che si divertono a scorrazzare veloci nel cielo grigio piombo.
Come ogni posto del mondo, anche questo possiede il suo canton dla Jacma.
Ho già dissertato in passato sul significato di questo termine dialettale tipico del parmense.
Per farla breve: con questo modo di dire, si identifica in modo generico quella zona del cielo da cui, normalmente provengono perturbazioni temporali, e, quando tutto è passato, è il primo lembo di cielo che si riammanta di azzurro.
Il finestrino del camper che guarda verso il famoso angolo (canton) è proprio quello dalla mia parte, e, intanto che leggo, sbircio, con la coda dellocchio per vedere segnali di probabili imminenti schiarite.
E, sotto sera, le nubi cominciano ad aprirsi, lasciano filtrare quel po di luce che ci da sollievo e speranza per lindomani.
Fidarsi dellintuito, e dellosservazione del cielo va bene ma è necessario integrare i dati con le più tecnologicamente avanzate previsioni meteo provenienti dai vari siti sedicenti validi. La tecnologia ci assicura un indomani mattina bello e una tenuta del tempo fino al primo pomeriggio. Molto bene
Flora che è gasatissima, vuol subito organizzare una escursione per lindomani mattina. Una escursione valida ma che duri una mezza giornata
Sembra facile non conosco i territori e i sentieri
Devo fidarmi solamente delle relazioni descritte sulle carte, sullaltimetria e poco altro.
Provo a ravanare su internet, ma trovo quasi esclusivamente tracciati piuttosto impegnativi, sia a livello di tempi che a livello tecnico. Niente che possa essere pedalato per una mezza giornata (almeno da noi).
Alla fine decidiamo di provare il giro di Bocca Giumella-Passo Giovo. Una escursione di una 20ina di km con un dislivello di un migliaio di metri. Dovremmo riuscire a farcela.
Il tracciato descritto parte da Tiarno di Sotto (e ritorna a quello di sopra) .
Noi siamo in campeggio a Pieve di Ledro, e quindi, per velocizzare lattacco alla via, scendiamo lungo la strada che va verso Storo.
I pochi chilometri che separano Pieve da Tiarno vengono percorsi facilmente e velocemente grazie anche alla strada in leggera discesa.
Bene bene..
Attraversiamo il piccolo borgo di Tiarno di Sotto lentamente, gustandone la bellezza e lordine, prima di iniziare la ripida salita verso la chiesetta di S.Giorgio.
La strada si impenna e ci impegna seriamente.
Fortunatamente il fondo asfaltato ci aiuta nella progressione. La strada sale con andamento piuttosto incostante. Ora uno strappo cattivo, ora un tratto molto più leggero ci consente di riprendere fiato e riorganizzare le gambe.
Nonostante il clima afoso, non si sta male. Siamo immersi in un bel bosco e lombra delle piante mitiga parzialmente il caldo umido della mattina.
Il sole della mattina fa evaporare lacqua scesa nella giornata di ieri e laria umida ci rende appiccicosi. Si suda nonostante lombra e la quota che va progressivamente aumentando.
Gli strappi cattivi fanno rendere il nostro procedere, e la quota si va alzando rapidamente.
Il navigatore mi evidenzia alcuni tratti a tornanti.
Andanti, tornanti, come si vuole, ma sono davvero duri. Il fondo è reso scivoloso dal bagnato ma soprattutto dai resti di lavorazione di taglio del bosco.
Tornante dopo tornante progrediamo. Flora si ferma a fotografare i cartelli segnaletici che evidenziano il nostro salire.
Finalmente arriviamo a Bocca Giumella. Le indicazioni per passo Giovo ci dicono che dobbiamo ancora salire per un centinaio di metri. Poco male, abbiam fatto 30 facciam 31..
Dopo una primo tratto di discesa, una nuova secca salita ci porta appena sotto malga Cap.
A leggere le relazioni il panorama dovrebbe essere notevole, purtroppo dense foschie già avvolgono le cime dei monti intorno e non riusciamo a distinguere nulla. Laria calma e umida e il grigio sempre più cupo che ci circonda è metereologicamente preoccupante. La Malga Cap sembra chiusa o cmq non si vede anima viva in giro, quindi non perdiamo tempo in poesia (anche se andrebbe decisamente fatta) e ci inerpichiamo lungo la pestata che sale fino allo scollinamento, una 40ina di metri sopra la malga.
Su in cresta soffia un leggera arietta, che raggela il sudore che impregna le nostre magliette. Velocemente vestiamo qualcosa di protettivo, apriamo forcelle e sospensioni, abbassiamo le selle e ci predisponiamo alla discesa.
La carta ci indica un tratto abbastanza ripido ed insidioso, ma più in là, dopo passo Giovo.
Di qui dovremmo godere di uno spettacolare colpo docchio sul Carè Alto e sulla Val Daone, ma un po per nebbia, un per fretta, non riusciamo a gustare nulla di tutto ciò. Ma le montagne son li e non scappano, possiamo benissimo tornare unaltra volta
Ora ci inoltriamo nel bosco in assetto da discesa.
Riparati dalle fronde degli alberi laria è tornata ad essere ferma, calda e umida, ma al momento non ci scopriamo.
Il sentiero alterna tratti estremamente scorrevoli ad altri tecnici, completi di strette curve in discesa o gradini di roccia o radici.
Dobbiamo fare un paio di stop per scavalcare ( o passare sotto) alberi probabilmente caduti con gli ultimi cattivissimi temporali. Poca fatica
Scendendo ci rendiamo conto che nel bosco la luce filtra più chiara e anche la temperatura sembra crescere.
Molto bene. Approfittiamo di una sosta obbligata per riporre i giubbini. In capo a pochi minuti arriviamo a Passo Giovo.
Ora inizia la parte più rognosa del sentiero. Le pendenze aumentano e il fondo, a causa delle piogge è scivoloso e ricco di pietrame smosso.
Cerchiamo di seguire traiettorie pulite e un po più asciutte, ma non è facile.
Con prudenza scendiamo lungo quello che un tempo era sede stradale romana. Si vede bene che il ciottolato non è posato a caso ma frutto di una antica ingegneria. Su questi sassi ben posati e viscidi le nostre ruote tendono a scivolare da tutte le parti. Dove il ciottolato non è posato vi sono accumuli di pietra e legna che rendono complicata la nostra discesa.
In un tratto davvero sporco e viscido Flora non se la sente di scendere in sella . Con la scusa di darle una mano a far scendere la bici salgo in sella alla sua nuova Merida da 27,5 e provo a percorrere un po dello smossa pietraia. La mtb scende che è un piacere, va via liscia che è una favola. Purtroppo la moglie reclama il suo mezzo e riprendo in mano la mia Scott. Non pensavo si sentisse così tanto la differenza di diametro di ruota .farò un pensierino per un cambio mezzo .appena ci saranno un po di soldini in più
Per fortuna, come da relazione, il sentiero cattivo dura poco e ben presto ci troviamo a far correre le nostre bici su comoda mulattiera.
Il sole è tornato a splendere nel cielo che si è andato progressivamente liberando dalle grigie nubi. Arriviamo rapidamente a Tiarno di Sopra, non ci resta che rientrare per ciclabile.
Attraversiamo lentamente il bel borgo e pedaliamo verso Tiarno di Sotto, da dove eravamo partiti poche ore prima.
Flora si ricorda di aver visto le indicazioni per una cascata .è presto, il tempo è bello .andiamo a vedere.
Seguiamo le indicazioni, passiamo accanto ad un mulino, e imbocchiamo una bella mulattiera nel bosco
Fine della divagazione: una bella sbarra chiusa e un cartello di divieto di transito causa lavori di manutenzione ci bloccano dopo pochi metri.
Che facciamo? Andiamo, torniamo? Qui non cè nessuno .
Intanto che ci interroghiamo arrivano gli operai addetti alla manutenzione dopo la pausa pranzo.
Facciamo due chiacchiere con loro, e chiediamo se fosse possibile, anche per qualche minuto, andare a vedere la cascata.
Ci spiegano che stanno facendo lavori di ripulitura delle siepi e degli alberi, di prestare attenzione, e di andare pure a vedere la cascata. Contenti come le pasque ringraziamo e andiamo lungo il sentiero. Seguiamo il ruscello e dopo pochissimo siamo al cospetto di una stupenda cascata dacqua allinterno di una grotta. Piccola ma davvero affascinante.
Guardandola bene mi sembra di vedere 3 animali all'abbeverata....alla sinistra un anziano leone, al centro una capra con l'abbozzo delle corna, e a destra si potrebbe raffigurare l'antenato dell'uomo...gorilla od Orango che dir si voglia....
Decisamente l'acqua in sospensione toglie ossigeno e il cervello così in asfissia vede cose strane....
Ci soffermiamo pochi minuti e poi ritorniamo alle bici. Salutiamo gli operai che nel frattempo si erano rimessi alacremente al lavoro, e ripartiamo alla volta del campeggio. Ora la fame si fa sentire .non cè barretta che tenga cè bisogno di qualcosa di più .
Un bel giro del Lago di Ledro ci da la giusta carica per un pomeriggio di meritato riposo. Controlliamo orari autobus, si fa spesa, si legge ecc..ecc mentre, come da previsione, un forte temporale si abbatte sullo specchio dacqua davanti a noi. Il rumore dellacqua sul tetto in plastica del nostro camper è strano, accattivante e a volte quasi preoccupante. Un po si legge, un po si guarda fuori dal finestrino per osservare lo spettacolo della pioggia che cade. Le cime dei monti sono imbrigliate fra le dense nubi che si divertono a scorrazzare veloci nel cielo grigio piombo.
Come ogni posto del mondo, anche questo possiede il suo canton dla Jacma.
Ho già dissertato in passato sul significato di questo termine dialettale tipico del parmense.
Per farla breve: con questo modo di dire, si identifica in modo generico quella zona del cielo da cui, normalmente provengono perturbazioni temporali, e, quando tutto è passato, è il primo lembo di cielo che si riammanta di azzurro.
Il finestrino del camper che guarda verso il famoso angolo (canton) è proprio quello dalla mia parte, e, intanto che leggo, sbircio, con la coda dellocchio per vedere segnali di probabili imminenti schiarite.
E, sotto sera, le nubi cominciano ad aprirsi, lasciano filtrare quel po di luce che ci da sollievo e speranza per lindomani.
Fidarsi dellintuito, e dellosservazione del cielo va bene ma è necessario integrare i dati con le più tecnologicamente avanzate previsioni meteo provenienti dai vari siti sedicenti validi. La tecnologia ci assicura un indomani mattina bello e una tenuta del tempo fino al primo pomeriggio. Molto bene
Flora che è gasatissima, vuol subito organizzare una escursione per lindomani mattina. Una escursione valida ma che duri una mezza giornata
Sembra facile non conosco i territori e i sentieri
Devo fidarmi solamente delle relazioni descritte sulle carte, sullaltimetria e poco altro.
Provo a ravanare su internet, ma trovo quasi esclusivamente tracciati piuttosto impegnativi, sia a livello di tempi che a livello tecnico. Niente che possa essere pedalato per una mezza giornata (almeno da noi).
Alla fine decidiamo di provare il giro di Bocca Giumella-Passo Giovo. Una escursione di una 20ina di km con un dislivello di un migliaio di metri. Dovremmo riuscire a farcela.
Il tracciato descritto parte da Tiarno di Sotto (e ritorna a quello di sopra) .
Noi siamo in campeggio a Pieve di Ledro, e quindi, per velocizzare lattacco alla via, scendiamo lungo la strada che va verso Storo.
I pochi chilometri che separano Pieve da Tiarno vengono percorsi facilmente e velocemente grazie anche alla strada in leggera discesa.
Bene bene..
Attraversiamo il piccolo borgo di Tiarno di Sotto lentamente, gustandone la bellezza e lordine, prima di iniziare la ripida salita verso la chiesetta di S.Giorgio.
La strada si impenna e ci impegna seriamente.
Fortunatamente il fondo asfaltato ci aiuta nella progressione. La strada sale con andamento piuttosto incostante. Ora uno strappo cattivo, ora un tratto molto più leggero ci consente di riprendere fiato e riorganizzare le gambe.
Nonostante il clima afoso, non si sta male. Siamo immersi in un bel bosco e lombra delle piante mitiga parzialmente il caldo umido della mattina.
Il sole della mattina fa evaporare lacqua scesa nella giornata di ieri e laria umida ci rende appiccicosi. Si suda nonostante lombra e la quota che va progressivamente aumentando.
Gli strappi cattivi fanno rendere il nostro procedere, e la quota si va alzando rapidamente.
Il navigatore mi evidenzia alcuni tratti a tornanti.
Andanti, tornanti, come si vuole, ma sono davvero duri. Il fondo è reso scivoloso dal bagnato ma soprattutto dai resti di lavorazione di taglio del bosco.
Tornante dopo tornante progrediamo. Flora si ferma a fotografare i cartelli segnaletici che evidenziano il nostro salire.
Finalmente arriviamo a Bocca Giumella. Le indicazioni per passo Giovo ci dicono che dobbiamo ancora salire per un centinaio di metri. Poco male, abbiam fatto 30 facciam 31..
Dopo una primo tratto di discesa, una nuova secca salita ci porta appena sotto malga Cap.
A leggere le relazioni il panorama dovrebbe essere notevole, purtroppo dense foschie già avvolgono le cime dei monti intorno e non riusciamo a distinguere nulla. Laria calma e umida e il grigio sempre più cupo che ci circonda è metereologicamente preoccupante. La Malga Cap sembra chiusa o cmq non si vede anima viva in giro, quindi non perdiamo tempo in poesia (anche se andrebbe decisamente fatta) e ci inerpichiamo lungo la pestata che sale fino allo scollinamento, una 40ina di metri sopra la malga.
Su in cresta soffia un leggera arietta, che raggela il sudore che impregna le nostre magliette. Velocemente vestiamo qualcosa di protettivo, apriamo forcelle e sospensioni, abbassiamo le selle e ci predisponiamo alla discesa.
La carta ci indica un tratto abbastanza ripido ed insidioso, ma più in là, dopo passo Giovo.
Di qui dovremmo godere di uno spettacolare colpo docchio sul Carè Alto e sulla Val Daone, ma un po per nebbia, un per fretta, non riusciamo a gustare nulla di tutto ciò. Ma le montagne son li e non scappano, possiamo benissimo tornare unaltra volta
Ora ci inoltriamo nel bosco in assetto da discesa.
Riparati dalle fronde degli alberi laria è tornata ad essere ferma, calda e umida, ma al momento non ci scopriamo.
Il sentiero alterna tratti estremamente scorrevoli ad altri tecnici, completi di strette curve in discesa o gradini di roccia o radici.
Dobbiamo fare un paio di stop per scavalcare ( o passare sotto) alberi probabilmente caduti con gli ultimi cattivissimi temporali. Poca fatica
Scendendo ci rendiamo conto che nel bosco la luce filtra più chiara e anche la temperatura sembra crescere.
Molto bene. Approfittiamo di una sosta obbligata per riporre i giubbini. In capo a pochi minuti arriviamo a Passo Giovo.
Ora inizia la parte più rognosa del sentiero. Le pendenze aumentano e il fondo, a causa delle piogge è scivoloso e ricco di pietrame smosso.
Cerchiamo di seguire traiettorie pulite e un po più asciutte, ma non è facile.
Con prudenza scendiamo lungo quello che un tempo era sede stradale romana. Si vede bene che il ciottolato non è posato a caso ma frutto di una antica ingegneria. Su questi sassi ben posati e viscidi le nostre ruote tendono a scivolare da tutte le parti. Dove il ciottolato non è posato vi sono accumuli di pietra e legna che rendono complicata la nostra discesa.
In un tratto davvero sporco e viscido Flora non se la sente di scendere in sella . Con la scusa di darle una mano a far scendere la bici salgo in sella alla sua nuova Merida da 27,5 e provo a percorrere un po dello smossa pietraia. La mtb scende che è un piacere, va via liscia che è una favola. Purtroppo la moglie reclama il suo mezzo e riprendo in mano la mia Scott. Non pensavo si sentisse così tanto la differenza di diametro di ruota .farò un pensierino per un cambio mezzo .appena ci saranno un po di soldini in più
Per fortuna, come da relazione, il sentiero cattivo dura poco e ben presto ci troviamo a far correre le nostre bici su comoda mulattiera.
Il sole è tornato a splendere nel cielo che si è andato progressivamente liberando dalle grigie nubi. Arriviamo rapidamente a Tiarno di Sopra, non ci resta che rientrare per ciclabile.
Attraversiamo lentamente il bel borgo e pedaliamo verso Tiarno di Sotto, da dove eravamo partiti poche ore prima.
Flora si ricorda di aver visto le indicazioni per una cascata .è presto, il tempo è bello .andiamo a vedere.
Seguiamo le indicazioni, passiamo accanto ad un mulino, e imbocchiamo una bella mulattiera nel bosco
Fine della divagazione: una bella sbarra chiusa e un cartello di divieto di transito causa lavori di manutenzione ci bloccano dopo pochi metri.
Che facciamo? Andiamo, torniamo? Qui non cè nessuno .
Intanto che ci interroghiamo arrivano gli operai addetti alla manutenzione dopo la pausa pranzo.
Facciamo due chiacchiere con loro, e chiediamo se fosse possibile, anche per qualche minuto, andare a vedere la cascata.
Ci spiegano che stanno facendo lavori di ripulitura delle siepi e degli alberi, di prestare attenzione, e di andare pure a vedere la cascata. Contenti come le pasque ringraziamo e andiamo lungo il sentiero. Seguiamo il ruscello e dopo pochissimo siamo al cospetto di una stupenda cascata dacqua allinterno di una grotta. Piccola ma davvero affascinante.
Guardandola bene mi sembra di vedere 3 animali all'abbeverata....alla sinistra un anziano leone, al centro una capra con l'abbozzo delle corna, e a destra si potrebbe raffigurare l'antenato dell'uomo...gorilla od Orango che dir si voglia....
Decisamente l'acqua in sospensione toglie ossigeno e il cervello così in asfissia vede cose strane....
Ci soffermiamo pochi minuti e poi ritorniamo alle bici. Salutiamo gli operai che nel frattempo si erano rimessi alacremente al lavoro, e ripartiamo alla volta del campeggio. Ora la fame si fa sentire .non cè barretta che tenga cè bisogno di qualcosa di più .