Era domenica mattina, il sole opaco cercava di venire fuori dalla morsa delle nuvole. L’aria fresca del mattina, mi faceva pensare che solo un pazzo poteva uscire a quest’ora… ma ora era già troppo tardi per ripensarci.
Indosso il casco e stringo per bene le scarpe. Mi dirigo verso di lei, la mia “bambina”, è così che chiama la mia compagna di avventure mozzafiato. Controllo la pressione delle ruote. Si, va bene. Inserisco la borraccia nella sua sede, e si va. Mentre esco dal vicolo, un raggio illumina la strada percorsa dalle ruote. Salgo in sella. Click! Le scarpe si agganciano ai pedali, e come per magia ti senti tutt’uno con la bicicletta. Iniziano le prime pedalate, molto lente… per riscaldarmi. Trovo una bella sensazione, nel poter ascoltare il rumore dell’aria tra i raggi. A volte si riesce anche a non pensare, o forse non si vuole pensare. Mi lasco andare, l’andatura aumenta, e le gambe raggiungo il solito ritmo. Il sole è riuscito a spuntare, e ad avere la meglio sulle nuvole. Io mi dirigo verso Druento. La strada asfaltata è piena di buche. Mi capita di incrociare altri bikers, ci salutiamo con un sorriso, che dura solo un attimo, e poi ognuno via per la sua meta.
Mi alzo sui pedali, e salgo con decisione la strada in salita verso destra. Ci sono quasi. Sento il profumo del bosco richiamarmi. Vedo due guardie forestali a cavallo. Le saluto! Il sole mi riscalda la schiena, intanto prendo la borraccia, e bevo un sorso di acqua.
Eccomi arrivato al bosco. Sembra quasi di profanare questi luoghi a volte sconosciuti. Le ruote, incontrando la ghiaia fanno un po’ di fatica… ma dopo un po’ si adattano al percorso imboccato. Mentre la catena si sposta verso un pignone più piccolo. Il rumore delle ruote si fa più presente, sembra di essere soli. Ma da lontano sento dei rumori. Al mio passare, vedo due cervi. Sembrano salutarmi, e poi scappare via… per paura che qualcuno veda questo contatto tra uomo e natura.
Svolto a sinistra verso la curva in salita, purtroppo questa volta non ho preso molta rincorsa, e mi ritrovo ad arrancare. Ma non voglio e non devo, mettere il piede a terra.
La catena è in tensione, come i miei muscoli. Sento le gambe durissime. Cerco di alzarmi sui pedali. Ci riesco, e spingo con tutta la forza. C’è l’ho fatta. Sono arrivato, ho superato l’ostacolo. Ogni volta sembra sempre più difficile. Ma quando superi la salita, la vittoria è sempre maggiore. Mi fermo un attimo per una boccata di ossigeno, e recuperare le energie per la seconda parte del percorso. Intanto, sfilo una barretta energetica dalle tasche… e faccio uno spuntino! Dopo lo sforzo, un premio ci vorrà!
Riparto in sella, mi dirigo verso il sentiero alla mia sinistra. I raggi del sole, vengono nascosti dalle foglie verdi degli alberi, e disegnano delle ombre sul sentiero seminascosto. Mi imbatto in una discesa molto tecnica. Mani sui freni, per qualsiasi evenienza. Arretro il mio corpo sulla sella, per avere maggiore aerodinamicità. E scendo giù. L’aria mi attraversa ai lati, l’adrenalina è al massimo… un urlo, mi fa ritornare bambino. Il sentiero è pieno di buche e radici. Ad alta velocità è difficile scegliere la strada giusta. Le ruote entrano in una buca con dell’acqua stagnante, ed io mi faccio la doccia. Dovrò fare i conti pure con la mamma, quando torno a casa. Mi fermo, guardo la discesa appena fatta… e mi ripeto di essere completamente incosciente.
Riparto. Questa volta, il sigle track è da fare molto lentamente. Scendo giù, e mi ritrovo su una specie di ponte in legno, in cui l’equilibrio è precario. Sposto la ruota verso destra, lascio il freno anteriore, e via verso un salto impegnativo. Le ruote ritoccano il suolo. Freno!
Mi asciugo il sudore sulla fronte. E mi dirigo verso l’asfalto, per ritornare a casa.
Sulla strada del ritorno, incontro dei ciclisti, che mi guardano un po’ con disprezzo… ma che ne sanno del divertimento! Arrivato a casa… faccio i conti con Mamma!!!
Gianca
Indosso il casco e stringo per bene le scarpe. Mi dirigo verso di lei, la mia “bambina”, è così che chiama la mia compagna di avventure mozzafiato. Controllo la pressione delle ruote. Si, va bene. Inserisco la borraccia nella sua sede, e si va. Mentre esco dal vicolo, un raggio illumina la strada percorsa dalle ruote. Salgo in sella. Click! Le scarpe si agganciano ai pedali, e come per magia ti senti tutt’uno con la bicicletta. Iniziano le prime pedalate, molto lente… per riscaldarmi. Trovo una bella sensazione, nel poter ascoltare il rumore dell’aria tra i raggi. A volte si riesce anche a non pensare, o forse non si vuole pensare. Mi lasco andare, l’andatura aumenta, e le gambe raggiungo il solito ritmo. Il sole è riuscito a spuntare, e ad avere la meglio sulle nuvole. Io mi dirigo verso Druento. La strada asfaltata è piena di buche. Mi capita di incrociare altri bikers, ci salutiamo con un sorriso, che dura solo un attimo, e poi ognuno via per la sua meta.
Mi alzo sui pedali, e salgo con decisione la strada in salita verso destra. Ci sono quasi. Sento il profumo del bosco richiamarmi. Vedo due guardie forestali a cavallo. Le saluto! Il sole mi riscalda la schiena, intanto prendo la borraccia, e bevo un sorso di acqua.
Eccomi arrivato al bosco. Sembra quasi di profanare questi luoghi a volte sconosciuti. Le ruote, incontrando la ghiaia fanno un po’ di fatica… ma dopo un po’ si adattano al percorso imboccato. Mentre la catena si sposta verso un pignone più piccolo. Il rumore delle ruote si fa più presente, sembra di essere soli. Ma da lontano sento dei rumori. Al mio passare, vedo due cervi. Sembrano salutarmi, e poi scappare via… per paura che qualcuno veda questo contatto tra uomo e natura.
Svolto a sinistra verso la curva in salita, purtroppo questa volta non ho preso molta rincorsa, e mi ritrovo ad arrancare. Ma non voglio e non devo, mettere il piede a terra.
La catena è in tensione, come i miei muscoli. Sento le gambe durissime. Cerco di alzarmi sui pedali. Ci riesco, e spingo con tutta la forza. C’è l’ho fatta. Sono arrivato, ho superato l’ostacolo. Ogni volta sembra sempre più difficile. Ma quando superi la salita, la vittoria è sempre maggiore. Mi fermo un attimo per una boccata di ossigeno, e recuperare le energie per la seconda parte del percorso. Intanto, sfilo una barretta energetica dalle tasche… e faccio uno spuntino! Dopo lo sforzo, un premio ci vorrà!
Riparto in sella, mi dirigo verso il sentiero alla mia sinistra. I raggi del sole, vengono nascosti dalle foglie verdi degli alberi, e disegnano delle ombre sul sentiero seminascosto. Mi imbatto in una discesa molto tecnica. Mani sui freni, per qualsiasi evenienza. Arretro il mio corpo sulla sella, per avere maggiore aerodinamicità. E scendo giù. L’aria mi attraversa ai lati, l’adrenalina è al massimo… un urlo, mi fa ritornare bambino. Il sentiero è pieno di buche e radici. Ad alta velocità è difficile scegliere la strada giusta. Le ruote entrano in una buca con dell’acqua stagnante, ed io mi faccio la doccia. Dovrò fare i conti pure con la mamma, quando torno a casa. Mi fermo, guardo la discesa appena fatta… e mi ripeto di essere completamente incosciente.
Riparto. Questa volta, il sigle track è da fare molto lentamente. Scendo giù, e mi ritrovo su una specie di ponte in legno, in cui l’equilibrio è precario. Sposto la ruota verso destra, lascio il freno anteriore, e via verso un salto impegnativo. Le ruote ritoccano il suolo. Freno!
Mi asciugo il sudore sulla fronte. E mi dirigo verso l’asfalto, per ritornare a casa.
Sulla strada del ritorno, incontro dei ciclisti, che mi guardano un po’ con disprezzo… ma che ne sanno del divertimento! Arrivato a casa… faccio i conti con Mamma!!!
Gianca