Uno dei giri più belli che si possono fare.

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Conte Nic

Biker novus
7/1/11
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Milazzo (ME)
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Il Capitano del Team Adventure di Milazzo consolida il suo primato di miglior ideatore di percorsi in mountain bike e conduce un manipolo di matti a immolarsi in una sua improbabile idea semipedalatoria.
Imperturbabile, tranne qualche timida imprecazione, il manipolo di matti gli va dietro nella fitta boscaglia, nella tundra più impervia, nel torrente che travolge.
La strada è raid del fango, letto di fiume, sassi dall’aspetto inquietante.
Due biker scompaiono. Che fine hanno fatto? Semplicemente nessuno si pone questa domanda. Molto casuale e fortunoso il ricongiungimento.
Un biker va nominato: Antonello. E per un motivo ben preciso. Da 15 anni compie sempre lo stesso gesto. Incorreggibile. Inossidabile. Lancia grossi massi nell’acqua lavando dalla testa fino ai piedi i suoi migliori amici che lo guardano con occhi misericordiosi: “Proprio a me?”
I biker conquistano la sponda del fiume e si risale in verticale. La bici impenna e per non cappottare il povero biker deve spostarsi in avanti, molto in avanti, ben piegato sul manubrio. La punta della sella gli si conficca nel... no, meglio fermarsi e proseguire a piedi.
La trazzera è ora ben provvista di profondi canaloni di fango secco. L’equilibrio si fa incerto. Chi decide di pedalare sull’orlo esterno finisce rovinosamente nel burrone. Due, tre metri giù, frenato da un meraviglioso cespuglio di rovi o da un signor canneto.
I biker sono affamati, scavalcano un recinto e rubano clementine. Si sentono degli spari. Stanno per essere impallinati? No, pericolo scampato. E’ un cacciatore di cinghiali. Clementine? Che schifo, sono completamente asciutte.
Donne! Arriva il bikerino! Dov’è la nostra Clementina?
Un biker scompare. Che fine ha fatto? Ah, meno male, nulla di grave: trattasi di improcrastinabile appuntamento con la torta di compleanno.
Tra tendini lacerati, quadricipidi infuocati e polsi che ululano vendetta si giunge in quota.
Ma che roba è sta discesa? Il fondo stradale è di cemento ed è ripida, molto ripida. Rapida per alcuni, molto rapida. Ma ecco che in curva ci si imbatte in una trappola micidiale. E’ il famigerato e scivoloso lippo! Rischio di caduta? Magari! Qui si rischia la vita. Meglio un dritto e immolarsi nella ‘ddichedda (ortica).
Quando il cemento finisce, finisce pure la strada. Si prosegue nell’impraticabile sterpaglia. Però il paesaggio è impareggiabile: da sinistra a destra si può ammirare il Tirreno e le isole Eolie, lo Ionio e lo Stretto di Messina, la catena dei Peloritani e l’Etna innevata. Chi c’era se la sta ridendo sotto i baffi, evidentemente è un'ironia che piace.
Ancora discesa. Ed ecco apparire un grosso e lungo serpente che sbarra la strada. Imprevedibile. Una ruota artigliata lo trancia in due, creando un pertugio per i biker che seguono. Gli animalisti insorgono. Ma non verrà fatto il nome del serpicida, tranne che comincia per “P” e finisce per “le”.
E siamo di nuovo dentro un fiume. Meno male che è limpido e non la fogna del primissimo guado.
Tra biker che cadono per crampi, altri che smarriscono la via maestra, altri che nulla li smuove, tra biker dallo sguardo sperduto e biker minorenni allo sbaraglio, tutti travolti da un insolito destino, termina anche quest’avventura.
Nella volata finale primeggia Pasquale. Vuoi vedere che è quello della serpe?
Il Capitano ci offre un caffè al bar Cd. Mitiche queste testuali sue parole: “Questo è uno dei giri più belli che si possono fare”.

Nic

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