Un incubo terribile

  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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Happykiller

Biker pazzescus
4/3/05
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Lac Leman
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Bike
Sentinella
Un'esperienza terrificante, in cui avrei dovuto avere un machete, un telefono satellitare e un'impermeabile, invece di una bici di 18kg, una corazza fradicia e un cellulare che non prendeva.

- Il racconto è lungo... ma se non c'avete un gazzo da fare, vi può intrattenere. -

Ieri punto la sveglia alle 7, mi alzo alle 10e40 insultandomi. Decido comunque di andare a fare una maledetta esplorazione che avevo in mente da parecchio tempo.

Sarei dovuto essere sul monte Rosa, ma recenti infortuni mi avevano impedito di andarci. Pazienza, il tempo non è nemmeno dei migliori: è velato.
Parto in super-ritardo. Trovo chiuso per lavori il ponte sul Sesia, il che mi costringe a far una lunga deviazione, rischiando ancora di più di perdere il bus che da Biella sale ad Oropa.
Tiro un po' e lo prendo al volo.
A Oropa, chiacchierando con Lorenz (che stava per scendere su percorsi freeride con una BMX con la Marza DJ) perdo la risalita della funivia. Uff, vabbeh. Lui parte, io guardo il cell e trovo un messaggio spezzagambe della mia donna. Provo a chiamarla, "ci sentiamo dopo". Vabbeh. L'umore intanto affonda.


Comincia a piovere.
C'ho solo una maglietta di scorta e nemmeno una felpa. Ero partito col sole e qualche velatura, ma sul Mucrone sembra che il tempo non sia mai bello.
Pedalo nei miei pensieri neri fino al Lago del Mucrone, avvolto nelle nebbie (non l'ho mai intravisto senza nebbia).



Dal lago mi carico la biga in spalla, da buon vertrider e m'incammino per il sentiero non troppo ripido.
Salgo bene; i dolori degli scorsi giorni al ginocchio sx e al tendine d'achille, che mi facevano zoppicare, sembrano ridimensionati. In brevissimo raggiungo il passo.



Pioviggina; sono in mezzo alle nuvole e non si capisce bene dove bisogna andare.
Mi cambio, mi corazzo e parto.
Dopo una decina di metri, dal bel sentiero principale, alcune tracce ben segnate si dipartono nell'erba alta.
E' tutto terribilmente viscido; il sentiero non c'è, ci sono solo questi segni rossi e bianchi sulle rocce. E' un prato pieno di buche profonde nascoste nell'erba, che lunga e bagnata non mi fa stare in piedi.



Perdo quota quasi interamente camminando con difficoltà.

Quando finalmente si aprono un po' le nuvole e riesco a vedere qualcosa, mi rendo conto di essere in una conca caotica, disseminata di rocce. Perfino i brandelli di pascoli sono costituiti da buche profondissime e strette. Ciclabilità nulla.



Vedo in alto l'altro sentiero che rimane in costa, sopra di me. Porterebbe al Rifugio Coda, ma non presenterebbe un'alternativa alla mia discesa, così riprendo a scendere. Anzi... i segni non si vedono più e mi ricarico la bici in spalla e comincia a vagare sù e giù per la conca, rischiando di cadere ad ogni passo tra queste pietraie.
Dei muggiti cupi e lugubri mi fan pensare che le mucche nelle nuvole siano zombies o tori inferociti. L'impraticabilità del terreno mi assicura che nessuna creatura non-alata possa tentare un inseguimento.
Anche in discesa è impossibile stare in sella. Rododendri sfioriti e erba alta nascondono pietre viscide, buche, buche, buche, buche, voragini di ogni sorta.
Ormai ho perso 250m, ritrovo i segni, il sentiero compare. Per quanto impraticabile, mi fa sperare in un miglioramento, dato che i segni si fanno più fitti e la traccia più evidente. Così decido di non ritornare sui miei passi (perdendo un'ora sennò un'ora con la biga in spalla, per risalire sull'erba bagnata, senza un sentiero...).
In realtà anche in discesa, se non considero i tratti più brevi di 6-7m fatti in sella, posso dire che non sono mai potuto scendere in bici.



Mi maledico.
Ho sempre detto "se non c'è un sentiero, s'inventa". No. Non sempre. Lì non c'è un pendio, un prato, un bosco, solo pietraie, infinite pietraie ricoperte parzialmente da un fantomatico strato di erba.


Continuo a scendere a piedi seguendo queste tracce su quel che sarebbe dovuto essere un sentiero. Ad un bivio, prendo quello che si rivelerà essere una tortura peggiore.
C'è un'afa tropicale. Rimango tutto corazzato perché non posso farmi male per nessun motivo.
Il cellulare non prende, nessun uomo sembra che sia più passato di qui megli ultimi mesi; non ci sono baite e non si vede neanche più il sentierino che andava sù in alto all'altro rifugio.
Sono assolutamente da solo.
Spingo. Continuo a spingere da ore, cercando di farmi strada con la bici a mo' di bastone per non vedenti, scoprendo sempre profondissime buche canaglie.



Infine arrivo a questa maledetta Balmetta: due stalle mezze diroccate, un po' di liquame, sassi, ortiche, non un metro quadro di prato piano.
Si intensifica la pioggerella. I segnali bianco-rossi spariscono. Vago per 20 minuti alla ricerca di un altro segnale. Intorno c'è solo una giungla di pietre, erba alta un metro e 20, ortiche, dirupi. Non si vede nessun sentiero neache in lontantanza.
E' tutto così selvaggio e inospitale! Cazzo!
Sono disperato, perché il pomeriggio ormai è a metà e sono ancora in alta quota. La strada è lontanissima. Sono disperato e mi ricordo di avere un Dio. L'unico appiglio in quell'inferno.
Non so dove andare. Ho fame e sete. Poca acqua. Sono bloccato tra i dirupi sul torrente e le pietraie. Il cielo si chiude sempre più minaccioso.
Ogni passo può tradirmi, perché il terreno è così insidioso da non permettere due metri in sella. Ancora in giro con la bici in spalla tra le mille buche e sassi melmosi.
Mi continuo a ripetere "non posso farmi male, non posso farmi male", ben sapendo che se mi fossi rotto una caviglia, sarei morto lì, di fame e sete, senza che nessuno mi potesse trovare prima di una settimana di ricerche con l'elicottero.
Continuavo a sudare, scivolare, a trascinarmi il mio cancello in questi posti infami.
Finalmente ritrovo un segnale. Non trovo il successivo. Vago. Lo ritrovo. Calo giù la biga per canaloni di sasi coperti di ques'erba bagnata sottile e lunghissima che vuole intrappolarmi la gamba tra le rocce sottostanti.
Buche buche e ancora buche.
Ho paura di incontrare una vipera tra tutte quelle rocce e anfratti. Cosa altamente probabile!
Fortunatamente almeno la vipera non la trovo. Ma ad un certo punto non trovo più nemmeno i segnali.
L'erba è altissima, sono stremato, il tempo stringe. Tenendo la bici in piedi cerco di farmi strada per scoprire cosa c'è sotto quella coltre spessissima di filamenti.
Da un'ora sono ossessionato da centinaia di tafani che mi ronzano intorno, si appoggiano sulla mia pelle madida di sudore e pioggia, mi tentano di pungere. Ce ne ho in faccia, sul collo, sulle braccia, sulle gambe. Non ne posso più. Ne scaccio uno se ne posano cinque. Roba da Hitchcock.
Poi mi trovo bloccato tra una frana e le gole del torrente, tra noccioli e erba fin sopra al petto (e non sono un nano!).
Salgo sulla pietraia, dove almeno vedo dove mettere i piedi, ma la pioggia la rende terribilmente infida. Mentre continuano a scioglersi i lacci delle scarpe, come una maledizione, anche col doppio nodo, ogni 10 metri devo chinarmi a riallacciarle. Ma che cazzo è!?
Sulla pietraia mi cadono gli occhiali, che ovviamente si infilano negli anfratti più profondi. Sposto un macigno enorme, mi sdraio tra le rocce appuntite e con la punta delle dita, infilando il braccio in un buco, riesco a recuperarli. E vaffanculo, fato infame!
Riprendo la bici in spalla.
Vedo un segnale! unico, isolato, non se ne vedono più intorno. Vago ancora a caso tra quest'erba alta maledetta e infinite buche e sassi viscidi. Non ne posso davvero più.
Ormai è tardi. Non si riesce ad andare avanti, son quasi le cinque!
Mi infilo tra i bassi cespugli d'ontano per cercar di evitare quell'erba che non sopporto più e continuo ad agganciarmi col casco appeso allo zaino, facendo strisciare la bici e me stesso sotto i rami bassi.
Scivolo per l'ennesima volta, prendo un colpo alla caviglia e al ginocchio, che fortunatamente è ben corazzato con le Raceface Rally FR. Grazie a Dio non mi faccio male in modo serio e posso proseguire.
Se mi fossi fracassato qualcosa lì nella macchia, mai nessuno mi avrebbe trovato. Magari qualche animale selvatico. Ho paura.
Mi manca ancora tantissimo e sono in mezzo al nulla.
Sono nel posto più inospitale che abbia mai percorso. Perfino le 2 ore di pietraia nel Vallone del Forno per andare sul Corno Bianco dalla cresta est, mi parevano più simpatiche. Almeno là non ero da solo.
Ogni tanto mi viene in mente la mia fanciulla che non ha buone prospettive per il nostro futuro. Confortante. Uff.
Disperato, ma sempre fermo nelle mie decisioni e tenendo il sangue freddo (non ho nemmeno mai imprecato ad alta voce, cosa che faccio spesso in situazioni ben più facili), mi faccio largo tra le fronde e i macigni verso il torrente. "Almeno dall'elicottero sul torrente potrebbero trovarmi, domani".
Affronto un traverso con un breve strapiombo ben celato dall'onnipresente erba altissima e mi trovo a passare su impossibili rocce bagnate, tenendo la bici sospesa nel vuoto, aggrappato alle ortiche, scivolando a tratti, con brividi agghiaccianti che mi corrono lungo la schiena. Ah, ovviamente perseguitato dai tafani, non dimenticatelo.

In qualche modo riesco a calarmi sul torrente, che presenta belle piccole conche smeraldo e rocce levigate. Non sono nelle condizioni di apprezzare questi colori.
Il cielo è grigio, il tempo scorre inesorabile.
"non posso farmi male, non posso farmi male".
Continuo a calarmi lungo il torrente, scivolo, mi bagno un piede. Scivolo, faccio sù e giù con la bici in spalla tra i massi. Cerco di usare la bici come stampella per aiutarmi a frenare sulle placche di roccia per scendere, ma anche le gomme slittano. Nulla mi aiuta. Rocce bagnate e levigate nel torrente e versanti ripidissimi (almeno 60°) a destra e sinistra, composti da caotici ammassi di sassi, arbusti e erbacce altissime. Ma dove cazzo sono!?

La mia disperazione ha una battuta d'arresto quando mi rendo conto che la valle è abbandonata dagli uomini da moltissimo tempo, ma non da Dio. Infatti come per incanto, proprio in mezzo al torrente ritrovo un evidente segno bianco-rosso del sentiero.
Non si capisce da dove arrivi, non se ne vedono altri che salgono, ma per fortuna c'è un sentiero che scende. Grazie Dio!

Rimango contrario ad ogni religione, ma non alla fede. E questo qualche volta serve. :-)

Il sentiero cmq non sembra essere ancora ciclabile, ma per lo meno c'è! ed è segnato!
Finalmente vedo una possibilità di sopravvivenza.
Ormai sono stremato e il sentiero massacrato di sassi viscidi tutti scomposti, è un'ennesima prova, ma per lo meno, posso fare qualche tratto in sella!
Poi le cose migliorano. Il sentiero si allarga a mulattiera. Ci son sempre pezzi da fare con la bici in spalla, ma per lo meno, anche se dovessi distruggermi un legamento, so che almeno strisciando posso arrivare da qualche parte.
La mulattiera è martoriata, abbandonata a se stessa da tempo immemore, tutta bagnata è un tormento di jolly. Ma vado. Se c'è discesa e un abbozzo di sentiero, vado. Non sono lucido, perché affamato, assetato e con i crampi a ogni muscolo.



Mi abbevero a quasi tutti i ruscelli che trovo, trangugiando enormi quantitativi di acqua di dubbia provenienza. E se mi deve venire la caghetta, amen. Ho già abbastanza problemi adesso. Voglio solo arrivare all'asfalto.
Su un ponte c'è un'indicazione "Sordevolo". Bene, penso di essere quasi arrivato. Ma ovviamente mi sbaglio.
Successivamente c'è un bivio, che però non ha indicazioni. Che minchia! prima che non c'erano bivi, c'erano indicazioni. Ora che c'è un bivio, non ci sono indicazioni! La mulattiera più ampia sale a sinistra, l'altro più stretto scende a dx verso il torrente. Faccio un pezzo su quella ampia, ma poi vedo che sale troppo, torno indietro e scendo sull'altro sentiero.
Dopo un bel pezzo in discesa, tra sassi viscidi e fango, arrivo su un ponte strettissimo. L'attraverso e comincio a risalire sull'altro versante, su un sentiero strettissimo. Dopo un po' vedo che continua a salire e stringersi. Cazzo. Torno indietro. Scendo, riattraverso, mi carico la bici in spalla per l'ennesima volta e risalgo allo stremo delle forze fino al bivio.
Ho mal di schiena. E' tardi.
Spingo ancora in salita sulla mulattiera più ampia, attraversando acquitrini.
E' tutto viscidissimo, ma adesso salgo in sella e non scendo più a piedi. Fanculo. Ora la mulattiera si fa più larga. E' dissestata da morire, le ruote fanno quello che vogliono, ma lascio lavorare forca e ammo (prendendo anche delle belle incassate) e vado. Lascio che il pelo intrinseco si faccia guidare dal jolly e a cervello fuso viaggio forte.
Finalmente si allarga, si spiana un po'.
...improvvisamente ASFALTO!
Sono vivo!

Epilogo

Poco più avanti inizierebbe un sentiero che in mappa avevo individuato come interessante, perché mi avrebbe portato a Biella su ameni falsipiani. Ma vista l'esperienza appena passata e il tempo ormai esaurito, decido di seguire la via più certa, ma non meno faticosa.

Sono le 6 passate. Ero partito circa all'una e mezza. Troi@porca.

Finalmente vedo qualcuno! mi si allarga il cuore a scoprirmi in un posto dove gli umani passano. Ora sono libero, se capitasse, di stramazzare al suolo, senza che il mio destino sia macabro. Che gioia. Ma che stanchezza estrema!

Mi metto a salire, affamato e assetato lungo la stradina, che fortunatamente ha una pendenza accettabile, tanto da stupirmi del mio ritmo sostenuto. Alla faccia del mio ginocchio che fino a sabato mi faceva zoppicare! Mi abbevero ad un altro dubbio ruscello e salgo. Chiedo info ad un pedone, che mi conforta, illudendomi che la strada non sia ancora lunga.
Ancora qualche km di salita docile, sotto i nuvoloni cupi. Si sentono le risate di chi ha azzeccato la giornata, rimanendo in compagnia a grigiliare e brindare nelle baite e alla festa campestre nell'Abbazia della Trappa. Si sentono anche flauti e strumenti a corda di tipo celtico, grida di festa... sembra che tutti mi deridano, senza vedermi. "Idiota, ma dove cacchio ti sei cacciato?! Sfigato!".

Finalmente arrivo ai ripetitori dove inizia la discesa nota. Mi sdraio a terra cercando di recuperare le ultime energie per avere un minimo di lucidità.
Non ne recupero. Mi mancano le forze. Ho crampi anche alle braccia, per tutto il tempo che ho passato a sollevare la bici. Neanche dopo ore di arrampicata anni fa, avevo mai avuto crampi così forti alle braccia!
La schiena è a pezzi.
A fatica mi rialzo. Non capisco se sono bagnato per il sudore, per l'umidità d'Amazzonia dell'aria o per l'acqua raccolta dall'erba e arbusti.
Comincio la discesa senza capier bene dove sto andando, mi manca feeling. Eh, certo, mi son scordato di togliere il propedal. Ok, ora va meglio. Vado giù forte, non come al solito, ma mi faccio portare dall'istinto, visto che il cervello ormai è fuori uso.
Evito i doppi, ma non mi risparmio nessun drop.
Perfino il Buco della Burcina (quanti lavori c'han fatto?! ormai è da cicloturismo!), c'arrivo vicino e mi dico "son freerider, mica bao bao micio micio". Ihih. Sono rincoglionitissimo, mi muovo come uno zombie, ma vaffanculo, giro la bici, prendo la rincorsa e vado. Fiumh, droppo fuori in un modo indegno, dal punto più alto. Non capisco come, ma staccando mi son anche grattato il culo sulla ruota post. Boh. Bel volo, ma atterro bene, pulito e vado via, senza voltarmi. Non voglio chiedermi cos'ho fatto. L'ho fatto più veloce del solito? boh. Solito... parolone... è più di un anno che non lo faccio e son andato lì, deciso, con un po' d'incoscienza. Bene, bene... via. Non sono in grado nemmeno di essere felice, tanto son stanco.
E giù ancora, per i ripidi del Gorgo Moro, insaziabile. Ma qui ormai è ordinaria amministrazione.
Mi pareva scontato che dall'asfalto non si potesse scendere! Stanco morto, provato anche psicologicamente, ma mica crossocuntrista! :-P

Arrivo in stazione alle 19 passate, sconvolto. Avevo preso l'autobus per Oropa sette ore prima. Minkia!

Sono vivo, al sicuro. Non mi sono fatto male e non ho spaccato nulla della bici (solo il parafanghino dré). Forse ho quadrato un po' le ruote in sulle mulattiere, ma chissenefrega. Sono qui.
Anche i problemi con la donna passano il secondo piano.

Mai più!
Mai più!
"Se non c'è un sentiero s'inventa"... non vale dappertutto.
"Bello tosto, ostico"... c'è un limite.
"Esplorazione da solo? Carb lo fa spesso"... sì, ma non in posti così infami!
Mai più da solo in valli selvagge, dimenticate, senza tracce, senza possibilità di chiamare aiuto. Mai più affidarsi a mappe tanto ottimistiche da essere ridicole. Mai più il Mucrone.

Ero abituato a fuoripista nella conca di Oropa o dalla Panorami Zegna, e là, anche tribulando, ci si diverte sempre... dando fondo al manico, in qualche modo ce se la cava sempre... idem in una moltitudine di altri posti, anche nei rovi, mi son sempre divertito, anche soffrendo, spingendo e quant'altro, perché in un modo o nell'altro in discesa son sempre stato in sella. Invece lì, vacca putenga, era impraticabile! Ma roba che a piedi rischi la caviglia ad ogni passo, dove ci sono più buche che in una foresta vietnamita!

Ieri vedevo Lost, con questi che correvano nella giungla... che invidia!! Io in 5 ore di calvario non ho mai trovato 3 metri piani! non orizzontali, dico, ma senza buche profonde, rocce-saponetta, enormi ciuffi d'erba e altre amenità.
Ma che posto del cazzo.
Quella valle è un'immensa frana, una pietraia unica, a tratti ricoperta da un'inconsistente velo d'humus, che non colma gli spazi tra le rocce, ma fa crescere metrate d'erbaccia; erba che sembra essere stata messa lì apposta per celare la miriade di trappole volte a spezzarti una gamba o un piede o un polso.

E' stata una prova estrema di selfcontrol, oltre che di resistenza. Credo di essere arrivato al limite, forse oltre. E dire che tra alpinismo e freeride old-style, ne faccio di fatiche! e mi trovo in situazioni ben rischiose, eppure... lì mi son trovato davvero in una situazione disperata.


MAI PIU'!
 

raw69

Biker marathonensis
birrone gelato, mega bucatino all'amatriciana, rutto libero... è tutto pronto!!!

ADESSO RIPARTIIIII!!!!

hai copiato le famose parole del film di fantozzi vero??:smile::smile::smile:(ti manca il tavolinetto apparecchiato davanti al televisore:smile:)
@ happykiller: cacchio che storia.......io allla mini stalla avrei gia' mollato....sarei morto li'....ma te hai tenuto duro....complimenti per la tua tenacia.....(solo un info...avevi la sx trail o la slayer?)
daiiiiiiiiiiiii continua il racconto...sono curioso...come e' finita su quel tratto asfaltato??
se trovi un editore questo racconto ci potresti ricavare un bel po' di tin tin....
 

mikael33

Biker poeticus
22/3/06
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castelfidardo(an)
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non mi metto nemmeno a leggere..
mhuamhuamhua :smile: è vero,te non leggi i mex lunghi,me ricordo da quella volta ke n'avevo messo uno kilometrico:smile::smile::smile: .........èmmejo:hahaha:

@happykiller:ti capisco,dovendo usicre spesso d'inverno a fare pedalate x tenere "sano" il ginokkio,mi son trovato spesso in condizioni simili(nbon uguali...non sono così sfigato:fantasm:).........ste situazioni mi fanno odiare la biga......èmmejo se non ce penso :D
 

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