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Un giro

Barney

Biker assatanatus
26/8/05
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Firenze
community.livejournal.com
Niente di ché; un giro in bike, mi ci è uscito un raccontullo, vedete un pò voi ...

- Allora, si và? - mi chiede

- Vai, andiamo - rispondo, come se fosse possibile una risposta diversa.

Siamo qui, davanti a casa mia con le bici, vestiti di tutto punto, caschetto, giubbino colorato, guanti e salopette col cavallo imbottito, scarpette con gli attacchi (lui, io sono ancora fedele ai vecchi laccetti).

- E dove si va? - mi chiede, riconoscendomi il ruolo, per me assai gratificante, di guida.

- Intanto si sale a Maiano, poi Fiesole o Vincigliata, vediamo. -

- duro?-

- Solo l'ultimo pezzo - rispondo, già in sella, mentre cerco di infilare il piede destro nella gabbietta del pedale.

Ed in effetti all'inizio è tutto in piano, quattro chilometri giusto per riscaldarsi, nel traffico cittadino, purtroppo, niente di particolarmente gradevole, finché imbocchiamo via Lungo l'Affrico, una stradina stretta fra il torrente ed i muri di cinta delle prime ville ai piedi dei colli a nord di Firenze, e già diventa assai più piacevole, ed anche più faticoso.

Mi invento una sosta - panorama per riprendere fiato, lui finge di credermi, anche se il panorama, ancora, non è granché.

Il passaggio dalla città alla campagna è quasi improvviso: superata l'ultima villa la strada finisce e imbocchiamo un sentiero acciottolato in discesa, superiamo un ponticello e riprendiamo a salire lungo una strada poderale; per fortuna non piove da giorni, è abbastanza asciutto e riesco a salire nonostante le mie gomme non proprio adatte: lui va via che è una meraviglia (oh, invidia); mi dico che è merito della bicicletta (una splendida biammortizzata che costa quanto una moto di grossa cilindrata) e delle gomme (con tasselli alti un dito), anche se sò bene che la differenza principale sta nelle gambe, e nel fiato, e nei miei chili di troppo.

Morale, mi faccio gli ultimi cento metri a piedi, eh si, perché quando il gioco si fa duro, i duri cominciano ... a fare stretching.

Arrivo in cima alla salita piuttosto affannato e lui è li, che un pò mi piglia in giro, un pò fa finta di credere alle mie giustificazioni (un crampo, devo sciogliermi ...)

Riprendiamo un pezzetto di asfalto in discesa, stavolta son io che lo lascio indietro, ma appena la salita riprende, lui riprende me, finché mi fermo ad un bivio:

- Fiesole o Vincigliata? -

- Vincigliata - rispondo deciso. Più per un ricordo nostalgico che altro. Nel bosco intorno a vincigliata ci venivo trent'anni fa, con la cinquecento, a far l'amore con Maria Grazia.

L'avevo conosciuta d'estate, al campeggio dove lavoravo, e ci eravamo messi insieme, come allora si diceva, già al nostro secondo incontro, e la sera già eravamo nel mio bungalow a scopare. La lasciai io, piuttosto male anche, poco dopo Natale; avevo una vecchia ferita da curare e non trovai di meglio che passarla a lei.

L'estate successiva la rividi, ma i miei approcci fallirono e lei si mise con un giocatore di rugby di uno e ottanta per uno e ottanta, nel senso che era un cubo, di muscoli e forza bruta; per mesi mi preoccupai nel pensare a lei che gli confidava che razza di bastardo ero stato, ed a lui che decideva di vendicarne l'onore ed il dolore.

La strada sterrata da Maiano a Vincigliata scorre in saliscendi abbastanza facili, le frequenti pozze (eppure non piove da giorni!) fanno sì che nessuno dei due voglia stare dietro, io men che meno, dato che la sua bici - come incontra una pozza - pare uno spargiletame: cominciamo a gareggiare: se perdo in salita mi rifaccio, però, in discesa.

Da Vincigliata scendiamo verso Firenze: c'è un sentiero del CAI in cui ci buttiamo a rotta di collo; passiamo davanti a tre tizi con arco e frecce che ci guardano strani: che cazzo ci avete da guardare, oh arcieri, forse che vi paiamo più strambi di voi?

Arriviamo a casa mia dopo neanche un'ora dalla partenza, venti chilometri, due borracce vuote ed una discreta quantità di terra e fango sulle biciclette, sulle scarpe, sulle tute.

- A sabato prossimo - mi dice mentre carica la razorback sulla macchina, - ma si và a Fiesole - aggunge con un sorriso strano.

- Va bene - rispondo, mostrando una baldanza assolutamente ingiustificata.
 

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