Un freeride perfetto

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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Tomac

Biker infernalis
8/4/03
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San donà di Piave
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Eccomi qui…sono sulla cresta del mondo, da qui domino la tranquilla cittadina che sta ai piedi di questo paradiso.…credo sia una città Canadese…non capisco, sono ancora stordito dal frastuono dell’elicottero che mi ha appena scaricato. Si sente ancora in lontananza. Mi guardo attorno, il cielo tutto azzurro ….SSSHHH…. ora è silenzio totale…rotto appena dal rumore del vento che solca questa cresta e che fa innalzare della polvere dorata.
Ora però il gioco si fa duro, è ora di fare sul serio! M’infilo le protezioni; gambe, braccia, pettorina e casco integrale, mi sembra di essere un guerriero pronto alla battaglia. Un ultimo controllo al mio destriero….tutto ok! Si parteeeeee.
Da subito s’inizia con una picchiata in verticale, via dritto, non posso curvare, la forza di gravità mi vuole….ma io resisto, accenno a qualche virata, surfo sulla ghiaia polverosa come sulla powder che fino a qualche mese ricopriva questo versante. Mi sento un perfetto freerider, libero, scelgo la via che voglio….ecco..un salto, tiro verso di me la piega e la velocità fa il resto..via un altro;..questa volta sono scomposto, cerco di controllare in volo..mi va bene atterro e via ancora più veloce….ora però il ripido paesaggio cambia, diventa più lento, piu’ verde. Mi fermo un attimo ad osservare la linea che ho appena tracciato. Fantastica! Posso vedere ancora la polvere che si sta posando e qualche pietra che rotola verso valle. Ora però arriva la parte che preferisco, il single track di montagna, queste stradine veloci, strette, sassose sembrano fatte apposta per mettere alla prova i miei riflessi, qualsiasi elemento che madre natura mette davanti alle ruote è una sfida per le mie sospensioni.
Ora basta filosofare, via a manetta!
Quattro pedalate e la velocità torna alta, complice la gravità, mi butto in questo budello che scende ora a tornanti; pietra, sasso, pietra, curva stretta, zampata a terra, rilancio…meglio inventarsi qualcosa….vedo un’alternativa” meglio boicottare due tornanti”, ci passo attraverso e via….ora un piccolo torrente mi taglia la strada…no problem.. bunny hop e via, l’acqua non mi avrà mai!
Ora filo tra dei bassi pini che però crescono sempre più inghiottendo il mio amato single track…anzi anche il fondo cambia, diventa piu’ viscido, la guida si fa più accorta e sensibile, bisogna andarci di fino, ora le traiettorie sono precise, le radici non perdonano. Il bosco emana odori meravigliosi, fatti apposta per rilassarti, per in qualche modo “stenderti” ed, infatti, rapito da quest’invisibile sirena, come i marinai che portavano Ulisse cado in tentazione in tutti i sensi. Il bosco ora fa parte di me, mi ricopre; sono scivolato su una lastra bagnata…capita fa parte del gioco, è il prezzo da pagare però questo fa aumentare l’adrenalina.
Mi sistemo e riparto, dritto attraverso il bosco voglio affrontarlo nel suo vivo, dentro, dove non deve lottare con le modifiche dell’uomo, è questo il vero spirito. Giù sempre più giu’….ora scorgo un toboga naturale fatto dall’acqua; stupendo; su e giu’ derapando come su un pipe, evito gli impuntamenti della forcella e lascio scivolare via il mezzo.
Ora sono in pieno bosco, vedo dei percorsi strani, “cosa sono quelli” mi chiedo. Percorsi infiniti fatti in legno, passerelle che s’innalzano…”nooo non credo ai miei occhi”!! “Il north-shore”! Cavoli un percorso appena fatto, d'altronde il Canada ha dato origine a tutto..come non poterlo trovare qui! Lo affronto, è una cosa nuova ma non sembra difficile penso…ma faccio appena in tempo a salirci e subito cambio idea.
Da due metri d’altezza tutto cambia, in più metteteci del legno umido, dei passaggi sempre piu’ stretti e la miscela per una scivolata sicura è servita.
Qui ci vuole coordinazione, peso ben bilanciato e via. Salgo su questa scaletta, ridiscendo, prendo velocità, ora però la passerella si restringe, ci passo appena con i miei gommoni, cavoli che brividi, non è bello guardare a terra. Cadere da qui non è piacevole ma per fortuna si allarga, ora passo su un lungo tronco di un vecchio albero che mi fa aumentare la velocità. Intravedo un salto e non voglio farmi trovare impreparato. Mi avvicino sempre di più e via un no-hand perfetto. E’ la prima volta che provo ma devo dire che regala delle sensazioni strane. Sembra di perdere la padronanza del mezzo..ma non è così! Lascio questi percorsi artificiali e mi dedico alla discesa libera come piace a mé, mi si addice di più, è come intendo io il freeride. Ora continuo nel bosco lascio scivolare via la bike…che riprende velocità…ma che succede davanti a me “c’è qualcosa di strano”…”sono veloce”…”mi preparo sembrerebbe un salto”…”sono sempre più veloce”…mi avvicino…”ma è alto”….”non posso mollare”….”ma è una strada che attraversa il bosco”….”saranno 8-9 metri di salto”….decido in frazioni di secondo…”.sono in volo”…un brivido mi percorre la schiena ho appena portato il peso all’ indietro, non me ne rendo conto ma sono di traverso in volo a metri di altezza, in pieno bosco. Mi sembra di essere uno scoiattolo volante…plano…si sta per avvicinare l’arrivo…l’atterraggio è in pendenza sono tranquillo…ma appena tocco terra, crack!!! Terra, bike, ruota, verde, albero, terra….terra ovunque. Non capisco, vedo la ruota posteriore distrutta, buio, sento dell’umido al collo….ma non è sangue….non capisco sono confuso sarà la botta alla testa…poi sento una voce familiare che mi chiama…ma sono in un bosco; non puo’essere mi ripeto, ma la voce si fa sempre più forte, piu’ forte, insistente ora la sento bene. Mi chiama sono io il mio nome ….ora realizzo è mia madre che mi chiama. Meglio alzarsi e guardare meno kranked prima di andare a letto.
 

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