UN BEL GIRO IN BICI

  • Clicca qui per iscriverti al canale Whatsapp di MTB Mag per rimanere aggiornato a tutto quello che succede nel mondo della mountain bike!

rampiman

Biker novus
16/4/04
15
0
0
umbria
www.aslabase.it
UN BEL GIRO IN BICI

Chiamatemi pure Mario, se volete. Quella che sto per raccontare è una storia vera che sembra inventata tanto è strana ma, come spesso accade, la realtà supera a volte la fantasia. Me ne stavo, dunque, seduto su uno degli anonimi sedili del 14 barrato, come un manzo rabbonito da anni di sottomissione al duro lavoro dell’impiegato di concetto (ve lo immaginate un manzo dietro una scrivania che scrive al computer? Ecco, a parte le corna, forse, quello potrebbe essere il mio ritratto) leggendo e aspettando pazientemente, al capolinea, di essere trasferito dagli arresti domiciliari notturni ai lavori forzati diurni e così da tempo immemorabile e per sempre, e sempre con quel giornale aperto sotto gli occhi e le puzze della città e dei suoi abitatori. Un tipo vestito da ciclista, con un bel casco rosso in testa, sale su, poggia una borsa di tela verde su uno dei sedili in fondo e si accomoda sul posto accanto, assumendo la stessa aria rilassata di uno sulla poltrona del dentista e comincia a scrivere qualcosa su un pezzo di carta. Normalmente, i tipi vestiti con i propri abiti di lavoro incontrati fuori dal loro contesto operativo hanno sempre suscitato in me un vivo sentimento di repulsione, quasi come quando trovi una mosca nella minestra o uno sconosciuto nel letto con tua moglie, che ti viene voglia di dire: “Ma perché sei qui, non è questo il tuo posto”; perché è come trovare un calzino nel frigo, c’è qualcosa di sbagliato. Un ciclista vestito da ciclista su un autobus, penso, non è come un lavoratore che sta fuori dal proprio contesto operativo, indi dovrebbe essere incapace di destare in me sensazioni spiacevoli, ma un ciclista con la penna e senza bici, su un autobus, è pur sempre uno che sta fuori dal proprio contesto e, se sta fuori posto, per me è da classificare come il calzino di cui sopra. Mentre me ne sto così utilmente a filosofare, con lo sguardo fisso all’entrata del bus, mi accade una cosa mai successa prima in tanti anni di pendolarismo by autobus, sempre dominato da irritazione cronica del sistema nervoso centrale: le palpebre superiori tentano di raggiungere quelle inferiori con un movimento lento ma inesorabile di scivolamento sulla superficie corneale oculare; in pratica, mi sto appisolando. Stranamente continuo a vedere, o così mi sembra, ciò che accade fuori di me e vedo prima uno e poi l’altro di un paio di stivali bianchi, da cui emergono le gambe e poi il resto di una biondissima Venere dalla pelle d’ebano, denti d’avorio e testa bionda, che accarezzano rapidi e leggeri i due gradini del bus, subito seguiti, lentamente, dalle scure e piatte scarpe di una anziana signora, un cagnolino sotto al braccio sinistro e uno sfilatino di pane sotto al destro. In perfetta sincronia, ma da due porte diverse, l’autista, vestito da autista e quindi lavoratore incontestabilmente inserito nel suo contesto operativo, ed uno straniero, in cerca di fortuna e vestito come gli pare, saltano sul bus facendolo dondolare di lato. L’autista sa dove sedersi e tira un pomello (vrùn vrùn fa il motore), mentre lo straniero dinoccolato moro scarrufato (chiamiamolo pure B.) si guarda intorno e si mette in moto verso il ciclista e sta per aprire bocca e dire : “Fratello…”, quando l’altro si alza su e, con uno scatto leggero ma deciso, scende i gradini al volo, appena un secondo prima che si chiudano le porte, poi inforca una bici appoggiata al muro, una di quelle con le ruote grosse (da montagna le chiamano) e, pedalando, si allontana. “Oggi andare tutto storto”, borbotta B. basito. Poi, vedendo che lo sto osservando (non so come faccio, dato che le mie palpebre sono ormai incollate tra loro), mi fa: “Ciclista non buono. Lui scappato troppo svelto, forse polizia lo cerca. Però lui lasciato grossa borsa verde. Noi vedere dentro”. E senza aspettare una mia risposta o, almeno, un mio cenno di consenso, comincia a rovistare nella borsa, dove trova carte e libri. “Per carità, portare guai. Ultima volta che trovato libri e carte, a mio paese, pensavo di rivendere per farci qualche soldo ma per poco non ci lasciavo pelle. Polizia diceva che erano di cattiva banda terroristi e io accusato e bastonato. Per fortuna che io non sapere leggere e scrivere quelle cose difficili, così io libero ma da allora io sicuro che carte scritte e documenti portare sfortuna”. Traballando per curve e scossoni, il bus va, portando un uomo deluso che ora si sta movendo verso la ragazza bionda. Possiamo chiamarla L. che non è una vera bionda ma ossigenata lo è, certamente perché le bionde “hanno più successo delle more”, come dice sempre la mia collega, quella che “Per carità, io non ci penso affatto alla carriera”, poi la trovi che esce dall’ufficio del capo e si risistema gonna, camicetta e capelli (biondi). L. tiene in mano un libro dalla copertina gialla, ma ora sta guardando fuori dal finestrino, dove la sua attenzione sembra catturata da un ciclista col casco rosso che mulina i pedali accanto al bus, al centro della strada, ma a un metro e mezzo da lei, ammirata insieme dalla leggerezza e dalla forza dell’andatura, (ma non chiedetemi che “rapporto” spingesse quello li, perché non ne so molto di tecnica ciclistica).
“Toh, guarda! Padrone di borsa verde”, fa B. mentre si siede accanto alla Afrodite di colore, a poca distanza da me, che seguo tutta la scena come in un sogno. “Scusa, signorina. Tu fa me tirare giù finestrino, perché io parlare a lui” esordisce eseguendo. E sporge la testa per dire: “Fratello…”, ché quello, frenando improvviso, diverge a sinistra per strade imbiancate (di fianco all’asfalto), e finisce ingoiato dal verde. “Ma va’ a diavolo!” impreca B. dentro la sua testa ritraendola, e intanto la campagna continua a correre intorno. “Scusa signorina se io ti disturba, ma quel tipo ha lasciato borsa su autobus in fondo dei sedili” farfuglia intimidito dall’insuccesso B., rivolto alla bionda. La signora con il suo cagnolino, seduti un poco più in là, osservano severi la scena come a pensare: ”Eh! Una volta certe cose non potevano succedere. Tra maschi e femmine e di ogni colore, poi! Bau, bau!”. Un tipo dalla testa rasata mugugna qualcosa, subito zittito dalla fidanzata, una tipa tutta trafitta da spille dorate nel naso e nelle orecchie. L. sembra incuriosita dalla storia del pedalatore e chiede a B. dove sia questa borsa. “E’ su sedili laggiù. Se vuoi io vado a prendere” propone B. che si alza di nuovo e mentre borbotta: “Carta scritta portare guai”, l’autobus si ferma bruscamente e, così squilibrato, B. finisce in braccio a cagnolino e signora che guaiscono all’unisono, suscitando l’ilarità malamente repressa di un paio di ragazzini, che stanno ridendo da alcuni minuti per ogni nonnulla. “Scusate” dice B. rivolto a cane e signora, mentre si ricompone e va a prendere la borsa verde, con la faccia di chi sta pensando se non sia meglio scendere. “Ecco signorina” dice B. porgendo la borsa alla bionda. “Grazie! A proposito, io mi chiamo Laura” dice Laura “E io Ben”, risponde Ben, che le porge la mano sorridendo. “Guarda, ci sono alcuni libri di Fisica, una tesi di laurea, dei fogli ed una busta da lettere aperta.” “Possiamo dare tutto a autista. Lui farà avere libri a ragazzo” dice Ben che cerca di dribblare eventuali guai. Ma Laura, curiosa più che mai, propone di cercare il nome del ciclista per riconsegnargli il tutto direttamente. Dentro alla busta c’è un foglio piegato. Laura lo apre e legge forte: “Chi trova questa borsa è pregato di restituirla all’indirizzo scritto in fondo. P.S.: Comunque vada, sappiate che io voglio farcela e ce la farò, perché SOLO CHI VUOLE CE LA PUO’ FARE”. “Il mistero si fa fitto” pensa Laura; “Per me lui pazzo”, pensa Ben a voce alta. “Guardate”, fa uno dei due ridanciani ragazzini, indicando con il braccio teso una sagoma rossa sulla curva appena dietro di loro. “Eccolo laggiù il vostro amico”. “Chi amico? Noi neanche conoscere lui!”, esclama Ben. “Però, lui sembra forte con bici”. Ormai tutti nell’autobus sono rivolti verso quel tipo lì. “Guarda come pedala!” dice uno; “Mamma, mamma, perché corre così forte?” chiede un bimbo alla madre, che coglie l’occasione per spiegare: “Lui è così forte perché mangia tutti i giorni la verdura e non guarda mai la televisione”, provocando l’ammirazione silenziosa del piccolo verso quella specie di extraterrestre ma lasciandolo insoddisfatto sui motivi di tanta fretta. “Una volta un mio amico aveva scommesso con noialtri che in bici arrivava prima lui del 5, da capolinea a capolinea, e per poco non gli prende un infarto a metà strada” sdrammatizza un altro. Ormai la foga delle pedalate ha convinto tutti che quello è un duello in piena regola e tutti fanno commenti con le teste girate a guardare fuori dai finestrini, anche io, che sembro in trance, anche la signora col cagnolino (bau, bau!). Quando il grosso mezzo, stridendo, è costretto alla fermata per caricare uno, tutti accompagnano con lo sguardo il ciclista che li sorpassa, in salita, proteso in avanti e saettante come una lucertola sui muri d’estate. Quando il nuovo passeggero sale, viene accolto da un applauso spontaneo che lo costringe, imbarazzato, a guardarsi in basso se, per caso, non abbia la patta dei pantaloni aperta o qualcosa di peggio. Ora il tipo ha accumulato un vantaggio incolmabile e tutti siamo contenti di vederlo all’ultima fermata, dove ha appena appoggiato la bici e aspetta, stremato e pure infangato, di salire su, da noi, per ricevere un inatteso tributo fatto di “Tu bravo!”, “Ce l’hai fatta!”, “Complimenti!”, e le mani che si stringono ed i sorrisi che gli cancellano la fatica. “Avete per caso visto una borsa verde? Era là in fondo!” chiede ancora ansimante indicando gli ultimi sedili. “Eccola, eccola!” esclama Laura porgendogli quanto cercava. “Scusa se mi sono permessa di sbirciare dentro, ma cercavo un indizio per recapitarla al proprietario. Per fortuna sei ricomparso e… complimenti per l’impresa” e lo bacia sulle guance come fa una vera miss con i campioni del pedale, consegnandogli la borsa come fosse un mazzo floreale. “Però, mi piacerebbe sapere il motivo di questa sfida” sussurra Laura indagatrice. “Grazie, grazie”, si imbarazza lui evasivo. “Siete stati tutti molto gentili, anche l’autista che sta aspettando per ripartire, ma ora dovrei andare” e prendendo la borsa scende al volo, la sistema a tracolla e riparte. “Aspetta” gli grida dietro Ben, “Ti è caduto foglio!”. “Grazie e addio!” saluta, ormai lontano, alzando un braccio dal manubrio. “Boh! Chissà se è carta importante, questa. Che ne dici Laura?”. “Non saprei, Ben. Fammi vedere! Sì, c’è scritto…c’è scritto: “Chiamatemi pure Mario, se volete. Quella che sto per raccontare è una storia vera che sembra inventata tanto è strana ma, come spesso accade, la realtà supera a volte la fantasia”. “E’ storia strana, Laura?”. “Si, Ben, strana ma…simpatica: quasi come te”. E, a quelle parole, mi sveglio felice e con la voglia matta di fare un bel giro in bici in mezzo al verde.

Rampiman
 

rampiman

Biker novus
16/4/04
15
0
0
umbria
www.aslabase.it
Risposta al messaggio di BLU:

Se sono riuscito a far meditare una persona con ciò che ho scritto,
mi sento già ampiamente soddisfatto.
Attendo il risultato del tuo commento/critica e di quanti altri lo desiderino.
Ciao! :8):
 

Classifica giornaliera dislivello positivo

Classifica mensile dislivello positivo