Un arco ..... in MTB

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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cllocate

Biker marathonensis
31/12/03
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Ponte S. Pietro BG
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Ho aspettato volutamente qualche ora prima di scrivere queste note in modo di metabolizzare al meglio il tutto , visto che la giornata di ieri è di quelle, che per vari motivi, si ricorda a lungo.

A fine giornata infatti, un breve sondaggio tra i partecipanti, colloca tra gli 8 e i 10 anni il periodo utile per dimenticare le fatiche e riprendere in considerazione una ripetizione dell’esperienza.

A parte questa considerazione, è utile spiegare l’antefatto;
qualche tempo fa attratto dalle foto dell’Arco di Pegherolo reperite su Valbrembanaweb, mi è venuta l’idea di raggiungere il sito in MTB, per ricavare qualche bella foto.

Ne parlo con alcuni membri dell’ Orobie Fans Club e scopro un grande interesse per l’idea; va ricordato che l’Arco, entra di diritto fra i simboli della Valle subito dopo lo sky line del Pizzo del Diavolo.

La cosa accende la discussione sul forum di Valbrembanaweb, con disquisizioni di carattere etico-filosofico. Sordi ai richiami , procediamo nell’ organizzazione della gita.
Si decide di fare un uscita di trekking all’Arco, per prendere visione del percorso e vedere se l’idea è realizzabile, o se invece conviene tornare a più miti consigli e lasciare perdere!

Alla fine siamo in cinque a partecipare a quest’ uscita: cllocate (io) , IW2LBR ( Gino) , ol gogis , bepi, ed andrea.brembilla .

Venerdi sera l’ultimo giro di telefonate per sistemare la logistica, e qui scopro che qualcuno pensa già che io mi presenti con il mitico cammello (nome appioppato dagli appassionati biker alla mitica Nomad della Santa Cruz che probabilmente non pensava, quando ha attraversato l’Oceano, che anche in terra Italica il numero dei fuori di senno fosse così alto) comunque, dietro accorate pressioni, cedo alle insistenze e me lo porto appresso.

La mattina carico la bike e, dal mio garage che assomiglia più ad un negozio di articoli sportivi che ad un luogo per stivare mezzi, tolgo dallo scaffale qualche anello di fettuccia un paio di rinvii (purtroppo o per fortuna, rinuncio a una corda di 45 m. e a un paio di maniglie che avrebbero potuto anche dare un altro aspetto al reportage).

All’appuntamento in San Giovanni Bianco, i compagni di avventura arrivano tutti puntuali, l’entusiasmo è alto, ma comincio ad accarezzare qualche perplessità.
Comunque tutto è preparato a dovere, ed i compiti per la riuscita sono stati ben suddivisi, perciò ci sono : un biker , una guida , due sherpa , e un foto-reporter.

Per scelta tratteremo il meno possibile l’itinerario cartografico in modo da non indurre ripetizioni, che non siano più che coscienti sulla difficoltà della realizzazione.

Quindi si parte; dopo 100 m. lineari di pedalata ci infiliamo in un canale verticale privo di sentiero che risaliamo per 300 m. circa di dislivello che ci tiene impegnati per circa un ora; qui compaiono le fettucce, che ci aiutano a trascinare la bike verso il cielo.
Comincio a dubitare sulla riuscita, ed a lanciare qualche “piccola” invettiva nei confronti del tracciato e non solo, su quella che a detta di qualcuno, deve essere la parte semplice dell’itinerario quella definita “facile passeggiata”.

Arriviamo ai prati di Pegherolo che sono già sul distrutto andante, ma la bellezza del luogo e una breve pausa rifocillatrice, fa recuperare forza e morale a tutti.
Si riparte attraversando i prati e infilandosi nel bosco, continuando sul sentiero (poco più di una traccia) mai ripido in questo tratto , che si addentra in una valle profonda ed in alcuni tratti passa sotto alcune pareti rocciose.
Ad un certo punto, dopo esserci inoltrati in profondità nella valle, il sentiero comincia a salire molto ripidamente; lo sforzo per portarsi appresso la bike è decisamente impegnativo, ed il merito per averla fatta arrivare all’Arco, va riconosciuto per intero ad andre.brembilla e bepi, che si sono superati nello sforzo compiuto.

Quando l’Arco fa capolino tra gli alberi ridando morale alla spedizione, ci si rende conto che il peggio deve ancora venire, infatti il tratto finale del tracciato non è più né un sentiero né una traccia, ma un ghiaione in parte colonizzato da magre erbe che rendono ancora più insicuro e difficile l’avanzare.
Un ora di pura fatica anche senza bike, figuriamoci per chi si trascina appresso un cammello di 15 kg.

Nota a margine per chi volesse avventarsi verso l’Arco; la pericolosità del luogo, sta anche nella possibile caduta di sassi provocata dai compagni di gita, perciò è importante viaggiare raccolti e vicini in modo di ridurre al minimo il rischio di essere colpiti dalla caduta di sassi.

Ci si trova in equilibrio precario, in un luogo di una bellezza selvaggia quasi unica (si trova più gente in Val Parina che viene indicata come selvaggia per antonomasia); nessun rumore entra in questa valle, solo le nostre voci ed il rumore dei sassi smossi.
Il pensiero va a Giampietro Piazzalunga, che il 23-09- 2000 inerpicatosi sin qui per realizzare delle belle fotografie, pochi attimi prima di trovare la morte aveva potuto gioire di fronte a tanta bellezza. Lo ricorda una lapide.

Il nostro calvario ha termine ai piedi dell’Arco, tutti gli aggettivi di bellezza e imponenza qui possono essere spesi a ragion veduta.
Dopo aver rifiatato procediamo alla realizzazione delle fotografie che ci eravamo ripromessi di scattare; non si aggiunge niente all’Arco è l’Arco che completa noi .
L’Arco, così imponente e incombente mette parecchia soggezione; il tempo di qualche brevissimo passaggio per effettuare un po’ di scatti, visto che il terreno non è di quelli che concede il minimo errore, ed in breve ci troviamo su piccolo colletto a consumare il nostro pranzo in compagnia dei camosci che pascolano in lontananza.

L’entusiasmo è alto, ci inebriamo delle bellezze della zona, con maggiore vigore dopo aver aggirato l’Arco e trovando le Torcole incorniciate, da questa cornice di roccia .

Il resto è storia di una difficile discesa riguardo al primo tratto e di una bellissima discesa tecnica nella seconda parte; merito naturalmente di chi ha portato la bike in salita!
Un grazie ai compagni di gita per aver coniugato ancora una volta la passione e lo spirito dell’Orobie Fans Club nella scoperta e diffusione degli angoli più belli della nostra Valle, in questo caso anche in ambito MTB.

Di seguito alcune foto:

(cliccare sulle immmagini per visualizzarle a 1000x750 pixel)
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Grazie Claudio
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